Sono trascorse solo poche settimane dallo storico viaggio della navicella spaziale Apollo 11 con Neil Armstrong e Edwin Aldrin a bordo, i primi esseri umani ad allunare, quand’ecco che anche Yvonne e Paolo "salgono sulla navicella matrimoniale" 1e si sposano in Campidoglio a Roma. È l’agosto del 1969.
Poco dopo il matrimonio, gli sposi tornano ad Amsterdam. Il loro viaggio di nozze non sarà nel lettone della stanza 702 dell’hotel Hilton, come hanno fatto qualche mese prima Yoko Ono e John Lennon, ma nella loro semplice abitazione del complesso studentesco in Stroomarkt. Comunque per Yvonne, il va e vieni tra Amsterdam e Roma iniziato fin dal 1962, quando ha conosciuto Paolo, proseguirà ancora per alcuni anni senza soluzione di continuità.
Yvonne è una giornalista, scrittrice e regista olandese. Nasce a L’Aia il 16 marzo 1943 da Theo Scholten (1918) e Jacoba Wilhelmina – detta Cootje – Koedam (1923). I suoi genitori sono persone intelligenti dotate di notevole curiosità e con ampi interessi, tra cui la politica, benché di origini modeste e istruzione elementare. Il padre, prima di essere imprigionato, lavora nella pubblica amministrazione; la madre fa la casalinga. Il 10 maggio del 1940 l’esercito tedesco occupa i Paesi Bassi. Nel settembre 1942, Theo viene arrestato dai nazisti e preso in ostaggio in quanto membro del partito comunista 2. Viene prima portato nel campo di concentramento di Amersfoort e poi trasferito in quello di Vught. Yvonne nasce mentre il padre è ancora internato. Theo ritorna a casa nel settembre 1943, dopo tredici interminabili mesi: è uno dei pochi fortunati a essere sopravvissuto e rilasciato.
Nel 1951 la famiglia Scholten composta da Theo, Cootje e da tre figli (dopo Yvonne sono nati nel frattempo un’altra figlia e un figlio), si trasferisce a Duindorp, un piccolo villaggio nei pressi de L’Aia dove Theo avvia un’attività in proprio aprendo una tipografia artigianale. Sua moglie Cootje sostiene totalmente la scelta del marito, pregandolo però di stampare qualsiasi cosa eccetto gli annunci funebri. Volendo evitare inutili chiacchiere, Theo affigge subito sulla vetrina della bottega il simbolo del CPN 3di cui è membro già prima della guerra. Cootje, invece, si iscrive al partito comunista alla fine della guerra.
Yvonne frequenta la scuola elementare pubblica Maria Montessori in Abeelstraat a L’Aia. Il suo maestro, il signor van Praag, un ebreo cosmopolita e comunista, la segue con sollecitudine per tutti gli anni delle elementari. Visti i buoni risultati, van Praag raccomanda ai genitori di iscrivere la figlia al Liceo Montessori de L’Aia, allora considerato il liceo della élite cittadina. Yvonne ottiene una borsa di studio che le permette di frequentare quel liceo esclusivo e segue l’indirizzo scientifico, data la sua ambizione di dimostrare l’intelligenza e la determinazione dei "figli e figlie del popolo". Yvonne è la prima della sua famiglia, proletaria e lavoratrice, a entrare nel mondo dell’istruzione superiore e ne è orgogliosa.
Gli anni della sua adolescenza sono contrassegnati dal credo comunista dei suoi genitori e in casa, con l’aria, si respirano gli ideali del CPN. A volte l’atteggiamento massimalista di suo padre rende il rapporto padre-figlia complicato. Lui è un comunista intransigente, soprattutto quando manifesta con veemenza le sue idee "bolsceviche", spesso convinto com’è di avere la verità in tasca. Il comportamento rigido del padre non riesce a offuscare, tuttavia, gli aspetti positivi degli ideali comunisti di cui Yvonne è persuasa: l’uguaglianza, il rispetto per il prossimo, l’equa distribuzione della ricchezza, il diritto al lavoro e all’istruzione per tutti. Sua madre Cootje, invece, è più tollerante: il suo è un comunismo moderato, che lascia spazio alle idee altrui anche quando non collimano con le proprie.
Al termine del liceo, Yvonne ottiene una borsa di studio e nel 1961 si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Amsterdam, considerata la facoltà dei "rossi". Sceglie espressamente quel corso di studi poiché, oltre all’interesse personale, spera che lo studio di quella materia possa avvicinarla a suo padre e aiutarla a capire il mondo comunista ideale e idealizzato in cui lui vive. Lascia la casa dei genitori e si trasferisce ad Amsterdam, felicissima di poter iniziare a vivere una sua vita indipendente. Nel contesto olandese dell’epoca, lasciare la casa dei genitori a diciotto anni è pratica comune e lei segue questa consuetudine.
Nell’estate del 1962, diciannovenne, fa il suo primo viaggio in Italia assieme ad alcune compagne d’università con destinazione un campeggio a Menaggio, sul Lago di Como. Un sabato sera Yvonne va a ballare con le sue amiche su uno dei battelli provvisti di musica e pista da ballo, mentre fanno il giro del lago. Sul battello incontra Paolo Paci, il suo primo grande amore. Tra i due scocca la scintilla foriera di grandi cambiamenti nelle loro vite, compreso il matrimonio celebrato sette anni dopo.
Dopo il campeggio Yvonne e Paolo vanno a Milano a casa di Massimo Paci, fratello maggiore di Paolo. L’appartamento dove approda è in via Matteo Bandello e il ricordo di quei giorni è ancora oggi molto intenso. Infatti, quell’appartamento ha una sua storia essendo uno dei luoghi dove si riunisce il gruppo che ruota attorno alla rivista operaista «Quaderni Rossi» di cui Massimo è redattore. Ogni tanto alle riunioni si presenta anche Toni Negri. Yvonne assiste affascinata, sebbene ancora digiuna del fervore politico e dei personaggi della Milano intellettuale e rivoluzionaria degli anni Sessanta, argomenti che coglierà appieno solo alcuni anni dopo.
Yvonne rimane incantata anche da scoperte più ordinarie, fatte durante quel suo primo viaggio in Italia. Per esempio, fare colazione al bar con caffè e cornetto; mangiare un pasto caldo anche a pranzo, spesso in trattorie in zona Brera, allora frequentata dai giovani e dagli intellettuali della sinistra. Impara ad arrotolare gli spaghetti senza usare il cucchiaio e a bere l’espresso e non il cappuccino dopo i pasti. Insomma, una sorta di corso accelerato di usi e costumi locali.
La frequenza all’università di Amsterdam non è obbligatoria e tra il 1964 e il 1967, Yvonne e Paolo risiedono soprattutto a Roma. Vanno ad abitare in centro, prima in vicolo del Cinque a Trastevere e poi a Campo de’ Fiori. Sono quelli gli anni in cui Yvonne vuole imparare l’italiano. Non segue corsi ma si esercita regolarmente e con buoni risultati, facendo da babysitter ai suoi “nipotini” in pectore, figli di Mara e Giorgio Iraci, sorella e cognato di Paolo. Ancora oggi, ha buoni contatti con i suoi ex-nipoti romani.
In quegli anni, Yvonne scopre Antonio Gramsci, una vera epifania. Attraverso il pensiero del politico e filosofo comunista, ritrova un comunismo rivoluzionario e nel contempo umano. Le sembra che il PCI sia tutt’altra cosa dal CPN olandese: è un partito popolare e anche “allegro” – ricorda le feste dell’Unità –, agli antipodi dell’intransigenza e del settarismo comunista conosciuti nel suo Paese. Si mette quindi a studiare Gramsci con il supporto di Ger Harmsen, docente all’università di Amsterdam ed espulso dal CPN: forse il dissidente olandese più conosciuto all’epoca. Approfondisce gli studi su Gramsci che, ha già deciso, sarà il tema della sua tesi di laurea. Paolo, da parte sua, intraprende la carriera artistica e dipinge.
Tra il 1967 e il 1969 Yvonne e Paolo tornano ad Amsterdam, dove lei trova un’occupazione come assistente universitaria. È quello un periodo fondamentale per i giovani delle società occidentali e non solo. In Europa i movimenti studenteschi partendo dall’Università di Trento nel 1966 e passando per il Maggio francese del 1968, galvanizzano i giovani. In Cecoslovacchia la rivolta si conclude tragicamente con i carrarmati russi in piazza San Venceslao e il sacrificio di Jan Palach nel gennaio 1969. Ad Amsterdam, l’occupazione della Maagdenhuis nel maggio del 1969, cui Yvonne partecipa, è seguita da manifestazioni contro la guerra in Vietnam e l’Apartheid in Sudafrica. Sono i prodromi di grandi cambiamenti sociali.
In Italia, oltre agli studenti, che rappresentano le avanguardie ideologiche, è il movimento operaio con le sue lotte sindacali a svolgere un rilevante ruolo, raggiungendo il culmine con il famoso autunno caldo del 1969. Yvonne vive in prima persona questo momento epocale. È presa dagli ultimi ritocchi della sua tesi su Gramsci e, proprio grazie ai suoi studi, è molto attenta agli eventi che si svolgono in quel periodo, soprattutto quelli relativi al movimento operaio.
Nell’agosto 1969 Yvonne e Paolo si sposano in Campidoglio a Roma, superando le loro numerose perplessità riguardo alle nozze, ma ottenendo in compenso il permesso di soggiorno per Yvonne, a quel tempo ancora necessario. Dopo alcuni giorni romani, i novelli sposi rientrano ad Amsterdam, dove si fermano solo pochi mesi: il tempo necessario a Yvonne per concludere l’università. Nel novembre 1969, infatti, Yvonne discute la sua tesi di laurea su Gramsci e viene promossa col massimo dei voti e cum laude. A quel punto non c’è più nulla di speciale che li trattiene ad Amsterdam, per cui si trasferiscono in Italia.
Prima di partire da Amsterdam, Yvonne prende contatto con la redazione di «De Groene Amsterdammer», settimanale di sinistra, con l’idea di scrivere per loro articoli dall’Italia. Questo è il seme che poi germoglierà facendola diventare corrispondente estera. Nello stesso periodo incontra anche i responsabili della casa editrice Van Gennep cui propone il progetto di un libro con una raccolta di testi di Antonio Gramsci da lei tradotti in olandese.
Partenza. Prima tappa a Milano in casa del fratello di Paolo, Massimo, che nel frattempo si è sposato con Paola Vinay, figlia di Tullio Vinay. 4 Arrivano in Centrale la sera del 10 dicembre. Il 12 dicembre alle 16.37 un ordigno esplode all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana, uccidendo 13 persone e ferendone altre 88. Una strage. Il tragico evento passa appunto alla storia come “la strage di piazza Fontana”. In seguito all’attentato lo Stato, o meglio il governo democristiano, attiva una serie di misure repressive. Da questo tragico evento inizia il periodo conosciuto come “Anni di Piombo”. Nel 1970 si formano le Brigate Rosse, attive fino al 1980, anno in cui sono ufficialmente sciolte. Le BR insieme ai gruppi di estrema destra di matrice neofascista, da Ordine Nuovo ai NAR-Nuclei Armati Rivoluzionari, sono i protagonisti invisibili ma incombenti nella società e nella politica italiana di quegli anni.
In seguito alle visite fatte ad alcune fabbriche milanesi, tra cui la Pirelli, Yvonne decide di scrivere un articolo per il «De Groene Amsterdammer». Il pezzo ha per tema il movimento operaio delle fabbriche di Milano e Torino, tema che la entusiasma particolarmente. Riflettendo sui suoi studi e sulla sua conoscenza di Antonio Gramsci, ha l’impressione di essere tornata indietro negli anni. Come se dal periodo di Gramsci nulla sia cambiato riguardo alle questioni della classe operaia. Spedisce l’articolo ad Amsterdam, per posta. In quegli anni, a parte il telefono e le telescriventi in dotazione delle agenzie di stampa, non esiste altro modo per inviare documenti.
Lasciata Milano, la coppia si traferisce a Roma che da quel momento diventa la città adottiva di Yvonne. Nel 1970 vanno ad abitare in un appartamento in via del Boschetto. Yvonne si reca spesso all’Istituto Gramsci per preparare la sua traduzione dei testi di Antonio Gramsci. Sono quelli anche gli anni degli hippies e delle manifestazioni pacifiste, del post-Woodstock e della conquista delle libertà individuali, dei viaggi in India e della sperimentazione delle droghe. Yvonne vive quel periodo in uno stato al limite della dicotomia, essendo attratta dai due mondi: da un lato il desiderio dello sviluppo del “sé” e del raggiungimento della propria emancipazione personale come donna e dall’altro la grande empatia e attenzione per gli avvenimenti sociali e per la causa operaia, ereditate dai genitori comunisti e corroborate sia dai suoi studi di scienze politiche sia dall’approfondimento del pensiero gramsciano. Una dicotomia tra la nascente carriera giornalistica, iniziata con l’articolo per «De Groene Amsterdammer», e la vita anticonformista e antisistema che in quegli anni è adottata da molti giovani.
Frequenta il giro degli amici di Paolo: artisti, intellettuali in erba e “fricchettoni”. È una perfetta figlia dell’epoca, rappresentante di quegli anni turbolenti alla costante ricerca di nuovi modelli di vita. Rifiuta il tipo di società dominante e il conformismo borghese e vuole una società più giusta, con operai e contadini retribuiti equamente, istruzione e sanità gratuite e accessibili per tutte le fasce della popolazione: una utopia non lontana dall’isola creata da Thomas More.
Nel 1971 la casa editrice Van Gennep pubblica il suo libro su Gramsci, la prima pubblicazione in lingua olandese degli scritti del politico e filosofo italiano 5 È orgogliosa del suo ingresso nel mondo dell’editoria con un personaggio di tale spessore, che rappresenta per lei un vero maestro.
Qualche tempo dopo, Yvonne e Paolo decidono di intraprendere uno dei viaggi molto in voga in quel periodo: andare in India a bordo di una Citroën 2 CV. Partono pieni d’entusiasmo, ma il viaggio si interrompe in Afganistan dove, a causa di una epatite acuta, vengono ricoverati e costretti a rimpatriare, in aereo.
Nel 1973, al rientro dal loro viaggio on the road dal sapore kerouakiano, vanno a vivere prima in una comune agricola nei pressi di Todi, spostandosi qualche mese dopo a Elmo, un paesino della Maremma. Lì, insieme ad altri quindici adulti e alcuni bambini, costituiscono la loro piccola Repubblica Indipendente, nel cuore dell’Italia conformista e conservatrice. L’esperienza della comune è memorabile. Anni felici durante i quali Yvonne coglie il valore della natura e della vita semplice. Impara a fare il formaggio, a riconoscere le piante ma soprattutto conosce e fa tesoro della forza, la determinazione e la saggezza delle donne maremmane e delle donne in generale.
Durante gli anni della comune continua il suo lavoro giornalistico. Si reca spesso alla redazione de «Il Manifesto», dove conosce Luciana Castellina e Rossana Rossanda, per effettuare ricerche inerenti alla preparazione del suo nuovo libro 6che tratta della sinistra extraparlamentare italiana. Prende anche contatti con la redazione di «Lotta Continua» dove incontra Alexander Langer 7 che la aiuta nella selezione dei testi da inserire nel suo libro. Ha un bel ricordo di Alexander con cui instaura un rapporto di amicizia, affievolitosi poi col passare degli anni fino a perdere i contatti, soprattutto dopo il rientro nei Paesi Bassi. Viene a sapere del suicidio di Alexander avvenuto nel 1995 solo dopo alcuni anni, rimanendone molto colpita.
Nell’ultimo periodo nella comune, entra in contatto con il mondo della radiotelevisione olandese grazie a Hedda van Gennep, sua amica che lavora nell’ambito della produzione di programmi radiotelevisivi. Già durante il 1974, Yvonne inizia a curare e seguire produzioni per le emittenti radiotelevisive olandesi VPRO, IKON, VARA e NPS.
Nel 1976 finisce l’avventura della comune agricola e Yvonne rientra a Roma. Lei e Paolo si separano e lui parte per un viaggio in America Latina. Yvonne è prostrata. Nel 1977, auspicando una riconciliazione, parte anche lei per il Sudamerica per incontrarlo. Il tentativo di rappacificazione fallisce e lei viaggia sei mesi da sola tra Venezuela, Colombia, Ecuador e Perù.
Tornata in Italia, è di nuovo alla ricerca di una casa. Grazie ad alcune conoscenze comuni, incontra il compositore Boris Porena e sua moglie Paola Buçan. Tra Yvonne e la coppia si sviluppa una stretta amicizia. Decide di andare ad abitare a Cantalupo dove risiede la coppia, certa di trovarvi un ambiente piacevole e familiare. La sintonia con i due musicisti e la tranquillità della campagna l’aiutano a ricomporre pian piano il puzzle della sua vita. Il lavoro, comunque, rimane per lei una grande fonte di energia e Roma, peraltro, è a portata di mano. Tuttavia, la capitale riserva ancora sorprese.
Il 16 marzo 1978, le Brigate Rosse rapiscono Aldo Moro, assassinato il 9 maggio successivo, dopo 55 giorni di prigionia. Il 22 maggio 1978 viene approvata dal Parlamento italiano la legge n. 194 che disciplina le modalità di accesso all’aborto. Una legge emanata dopo anni di mobilitazione da parte del campo largo progressista, guidato in particolare dal Partito Radicale, dal CISA 8 e dal movimento femminista con il quale Yvonne intensifica i contatti.
Nell’estate del 1978 è di nuovo ad Amsterdam. Già da qualche tempo Yvonne collabora alle interviste per il programma radio Hoor Haar (Ascoltala) grazie alla sua mentore Hedda van Gennep. Ed è parlando con Hedda che nasce l’idea di fare un documentario sulla storia italiana del Novecento vista da una prospettiva femminile. Hedda ne rimane entusiasta e incoraggia l’amica ad andare avanti.
Dopo una richiesta di fondi olandesi, che vengono concessi in tempi record, Yvonne inizia l’ennesima avventura nella quale si butta a capofitto, come suo solito. Sempre nel 1978, mentre è impegnata con le ricerche e le interviste per il film, diventa corrispondente dall’Italia del noto quotidiano olandese «De Volkskrant». Sono quelli gli anni in cui lavora come un’ossessa. Scrive articoli per «De Volkskrant», cura produzioni per il programma radiofonico Hoor Haar e per alcune emittenti olandesi. Dovendo essere spesso a Roma per lavoro, affitta una stanza in via Milano, un posto in città che le permetta di alleggerire lo stress lavorativo dalla fatica del pendolare.
A Napoli, nel 1978, durante le riprese di un documentario della IKON sulla povertà in Europa, Yvonne conosce Wessel van der Hammen di cui s’innamora. Da quell’incontro nasce una relazione importante. È separata da Paolo però non è ancora divorziata ufficialmente. Sempre nello stesso periodo, per lavoro, si reca nel Sahara Occidentale per un servizio giornalistico nei campi dei militanti del Fronte Polisario.
Nello stesso anno, mediante il regista olandese Rolf Orthel 9che in seguito produrrà anche il suo docufilm, Yvonne incontra Primo Levi. Trascorre con lui a Torino un pomeriggio intenso, una manciata di ore che le si imprimono indelebili nella memoria. Durante quella visita, Yvonne gli accenna del documentario sulle donne italiane che sta realizzando, cosa che induce Levi a presentarle la sua cara amica Bianca Guidetti Serra, avvocata. Ed è tramite loro che, in seguito, Yvonne incontra Anticzarina Cavallo, figura importante nel suo film. Nel frattempo, le sue ricerche vanno avanti sebbene in maniera rapsodica, essendo presa da una infinità di impegni sia di lavoro che personali.
A Roma consolida i rapporti con la Casa delle Donne in via del Governo Vecchio. La sua affinità con il movimento delle donne si intensifica: sente di essere una femminista convinta sin dalla nascita e continuerà a esserlo negli anni a venire. In quel periodo collabora saltuariamente con Radio Donna, una trasmissione dell’emittente Radio Città Futura 10 dedicata al collettivo femminista. La radio è in via dei Marsi, nel popolare quartiere romano di San Lorenzo.
In quello stesso periodo Yvonne conosce Teresa Noce e Joyce Lussu, due donne straordinarie che in seguito vorrebbe intervistare per il suo documentario. Nel frattempo, continua a fare la spola tra Cantalupo, Roma e Amsterdam.
Il 9 gennaio 1979 un commando dei NAR guidato da Giusva Fioravanti, irrompe negli studi di Radio Città Futura, entra nella redazione di Radio Donna e comincia a far fuoco con i mitra. Le pallottole colpiscono le cinque donne che stanno svolgendo un dibattito. I fascisti lanciano anche delle molotov. Alcune di loro rimangono ferite gravemente. Anna Attura, 38 anni, Rosetta Padula, 35 anni, Linda Ingafù 11, 58 anni, Gabriella Pignone, 47 anni, Nunni 12Miolli, 55 anni; questi sono i nomi delle donne che quella mattina si trovano nei locali della radio 13C’è grande commozione e sdegno a Roma, dove si organizzano manifestazioni di solidarietà e protesta e vengono lanciati appelli di mobilitazione a tutte le forze femministe, democratiche e di sinistra. Non è sorprendente, tuttavia, che in quegli anni cupi ma purtroppo ancora oggi, l’attentato fascista a delle “donne qualsiasi” abbia avuto poca eco sui media nel resto del Paese. Nelle tante menzioni di atti terroristici eseguiti dall’estrema destra in Italia in quel periodo, l’attentato a Radio Donna viene nominato raramente.
Questo atto terroristico è troppo grave per non essere raccontato e divulgato. A Yvonne sorgono dubbi riguardo alla sua idea originale del documentario sul Novecento italiano al femminile. Dirotta quindi i sussidi ricevuti verso un nuovo progetto modificato, il quale, partendo dall’attentato a Radio Donna, si sviluppi attorno alla partecipazione e al contributo delle donne italiane nei momenti cruciali del paese: la Seconda guerra mondiale, la Resistenza, il voto alle donne, fino al movimento femminista. Il trasferimento dei finanziamenti verso il nuovo progetto le viene accordato.
L’idilliaca vita nella residenza della Sabina, inframezzata dagli innumerevoli viaggi di lavoro, viene tuttavia disturbata da un fatto inquietante. Nel luglio 1979 una pattuglia di carabinieri in tenuta antiterrorismo, irrompe nell’appartamento di Yvonne, mentre un elicottero volteggia sopra il paese. In un casale di Vescovio, una frazione a 6 km da casa sua, viene scoperto un covo delle Brigate Rosse. I Carabinieri e la Polizia eseguono sopralluoghi preventivi in abitazioni sospette della zona circostante. Tra queste c’è anche l’appartamento di Yvonne, finita forse, non si sa come, nel mirino del SISDE 14 e sbattuta nelle pagine dei giornali come possibile brigatista e intermediaria tra le BR e la RAF tedesca. In Olanda, la famiglia e gli amici entrano in uno stato di grande preoccupazione.
Al momento dell’irruzione dei carabinieri Yvonne è a Roma per lavoro. L’incredibile storia si conclude con un nulla di fatto. Nelle note, frammenti di articoli apparsi su «l’Unità» in cui Yvonne viene prima sospettata. Verrà poi chiarita la sua estraneità ai fatti. 15
La magia di Cantalupo è svanita e Yvonne non si sente più tranquilla in quella casa. Trasloca di nuovo e si trasferisce ad Albano, paese dei Castelli Romani.
Si concentra sul nuovo tema del documentario: l’attentato a Radio Donna. Yvonne vorrebbe girare il film con un’equipe tutta femminile ma è un’impresa difficile, essendoci a quei tempi poche donne tra i cameraman e i fonici e spesso impegnate. Ingaggia quindi due professionisti olandesi Albert van der Wildt per le riprese e Menno Euwe per il suono. Essendo giornalista, Yvonne ha ben chiaro cosa vuole raccontare, ma ora deve farlo attraverso le immagini e questo, in momenti di particolare difficoltà, le mette una certa ansia tanto da farle gridare ogni tanto, in silenzio tra sé “Ma in che cavolo d’impresa mi sono cacciata!’”.
Va in Piemonte e intervista Anticzarina Cavallo, ex partigiana e co-fondatrice del PCI di Torino e sua figlia Isotta, personaggio intenso e di grande spessore, la cui intervista rappresenta un momento importante del film. Delle altre donne di rilievo ai fini del documentario, conosciute nel corso delle sue ricerche, Yvonne riesce a intervistare Joyce Lussu con la quale si crea immediatamente un’atmosfera di reciproca stima e simpatia. Purtroppo non arriva in tempo per intervistare Teresa Noce che muore nel gennaio 1980.
Tra Yvonne e le cinque donne vittime dell’attentato a Radio Donna, si instaura un rapporto che va oltre le pure riprese per il film. Nasce una sorellanza che si percepisce con limpidezza dalle immagini del documentario stesso. Infatti, tornata in Olanda, Yvonne si adopera insieme ad altre compagne di alcuni collettivi femministi olandesi per la raccolta di fondi necessari per invitare le cinque donne ad Amsterdam: un gesto di solidarietà e vicinanza. Farle uscire finalmente dalla stanzetta della redazione radio dove, per fortuna, hanno ripreso a trasmettere il loro programma dedicato alla presa di coscienza delle casalinghe. Farle uscire dalle loro case e, per la prima volta, dall’Italia.
Durante le riprese, il collettivo cinematografico femminista olandese Cinemien 16 le chiede di poter distribuire il suo film nei Paesi Bassi, cosa che Yvonne non esita ad accordare.
Torna ad Amsterdam per il montaggio che affida a Digna Sinke, una specialista nonché amica, la quale realizza un ottimo lavoro di editing.
Wessel, nel frattempo, la sollecita a considerare seriamente l’idea di tornare a vivere in Olanda. Di nuovo un passo importante che, di nuovo, richiede una decisione ragionevole: senza accorgersene si sta avvicinando ai quarant’anni.
Yvonne e il suo film sono finalmente pronti per affrontare pubblico e critica. A gennaio del 1981 il film va in première al The Movies di Amsterdam. Il 15 gennaio sul quotidiano NRC appare un articolo con un titolo che elogia l’opera prima di Yvonne 17. Il 16 gennaio il film viene trasmesso in televisione sul Ned1, il primo canale olandese. In quello stesso anno, il film ottiene anche la sua première romana al cinema Farnese in Campo de’ Fiori. Il film viene selezionato per la prima edizione del Nederlands Film Festival 18che si tiene a Utrecht dal 24 al 30 settembre 1981. Yvonne è molto contenta e soddisfatta per il successo e per tutti i riconoscimenti. Donna è il suo primo e unico film.
Alla fine del 1981 decide di tornare nei Paesi Bassi e va ad abitare a Hilversum 19 con Wessel. Inizia a lavorare part-time nella redazione del programma radiofonico Hoor Haar (Ascoltala). Nel frattempo, lavora anche come giornalista freelance e collabora con alcune le emittenti radiotelevisive, con il settimanale «De Groene Amsterdammer » e con il «Volkskrant».
Nel 1983 nasce Ruben, il primo e unico figlio. Yvonne, prima della nascita del bambino, scopre che la sua separazione da Paolo Paci fatta in Italia, non è mai stata comunicata all’anagrafe olandese, quindi lei nei Paesi Bassi è ancora moglie di Paolo e, se non divorzia, il bambino risulterà figlio di Paolo. Yvonne avvia di gran corsa le pratiche di divorzio nei Paesi Bassi e, onde evitare altre sgradite sorprese, Yvonne e Wessel si sposano. Proprio lei, che fin da adolescente è contraria al matrimonio, si sposa per la seconda volta!
Al ritorno nel suo paese natale, Yvonne deve reinserirsi nella routine olandese e reimparare a sottostare a una vita regolata dagli appuntamenti e dalle agende. Gli atteggiamenti, le regole e le consuetudini acquisiti nei circa dieci anni di esperienza di vita italiana sono difficili da esportare nell’Olanda di quegli anni.
Nel 1986, Yvonne produce per la trasmissione Hoor Haar un radio-documentario su Fanny Schoonheyt, una giovane olandese che nel 1936 ha partecipato alla guerra civile spagnola nelle fila delle milizie repubblicane. La storia di Fanny, non abbandonerà Yvonne per molto tempo.
Negli anni successivi alla nascita di Ruben, Yvonne continua a lavorare come freelance e realizza soprattutto radio-interviste o radio-documentari per il programma Een leven lang (Tutta una vita), tra cui quello sul processo ai NAR in Italia per l’attentato a Radio Donna, realizzato da Yvonne tra il 1985 e 1986. Verso la fine del secolo scorso, scrive vari articoli su Primo Levi per il settimanale «De Groene Amsterdammer» e svolge una ricerca per un radio-documentario per conto dell’emittente VPRO. Inizia il nuovo millennio e nel 2003, compiuti sessant’anni, Yvonne decide di andare in pensione, soprattutto perché vuole solo scrivere. Sì, scrivere è sempre stata la sua grande passione.
L’anno successivo a Wessel viene diagnosticata, purtroppo, una forma aggressiva di cancro: gli rimangono al massimo sei mesi di vita, dicono i medici. Lui smette immediatamente di lavorare e comincia il difficile percorso delle terapie. Per tutti e tre, per lui in particolare, è l’inizio di un periodo buio, confuso e faticoso, una grande sfida affrontata comunque da tutti con calma, coraggio, determinazione ma anche inquietudine. Wessel non si fa illusioni, ma ce la mette tutta per non soccombere alla prostrazione e allo stress fisico provocato dalle terapie. Forse per il fisico forte e la sua voglia di vivere, o forse grazie alle terapie azzeccate, sia quel che sia, Wessel viene in qualche modo miracolato e muore nel 2019, quindici anni dopo aver ricevuto la prima diagnosi di cancro.
Sono quelli anni difficili per Yvonne, anni in cui si divide tra l’assistenza a suo marito e la realizzazione dei suoi numerosi impegni. Nel 2006 cura per la VPRO il radio-documentario sugli incidenti avvenuti nella scuola Diaz di Genova durante e dopo il G8 nel 2001, assistendo poi da remoto alle sedute del processo che ne segue. Ricercare, partecipare e registrare rimanendo a casa nel suo studio vicino a Wessel, grazie a internet, le sembra una straordinaria svolta tecnologica. Per il suo radio-documentario sulla scuola Diaz, Yvonne riceve il premio Tegel 20per l’anno 2006. È la prima edizione di questo premio che le viene assegnato nella categoria Menzione d’onore.
Nel 2007, Yvonne riprende la sua attività, più o meno a tempo pieno. Wessel sta meglio e i medici hanno aumentato le aspettative di vita. Non è guarito e qualsiasi piccolo dolore insolito o imprevisto fisico fanno ricadere sia lui sia Yvonne nell’ansia e nell’insicurezza. Tuttavia, appena possono, approfittano dei periodi in cui Wessel sta meglio per viaggiare, specialmente in Italia.
Tra il 2007 e il 2008 Yvonne decide di scrivere la biografia su Fanny Schoonheyt quando l’IISG 21riceve il carteggio della ragazza antifascista, che pubblica nel 2011 col titolo Fanny Schoonheyt, Een Nederlands meisje strijdt in de Spaanse Burgeroorlog (Fanny Schoonheyt – una ragazza olandese nella guerra civile spagnola), libro edito dalla Meulenhoff. Fanny è anche conosciuta come “la regina della mitragliatrice” e “la ragazza più coraggiosa di Barcellona”.
In quello stesso 2011 suo figlio Ruben 22, già laureato in ingegneria dell’informazione, consegue il diploma di film editor, finendo un percorso iniziato alcuni anni prima all’Accademia Olandese di Cinematografia (Netherlands Film Academy). Qualche tempo prima, infatti, ha scoperto che il film editing è la sua vera passione. Ruben è sposato ed è attualmente papà di due bambine che rappresentano la grande felicità di Yvonne.
Nel 2015 Yvonne pubblica la sua seconda opera sul tema della guerra civile spagnola e dei volontari delle Brigate Internazionali: Bart van der Schelling (1892-1970) De zingende Hollander van de Lincoln Brigade (Bart van der Schelling – l’olandese cantante della Brigata Lincoln) edito dalla Ad. Donker. Storia di Bart che parte per l’America in cerca di fortuna. Dopo un discreto successo come cantante a Broadway, entra nelle fila della Brigata Lincoln 23 e va a combattere in Spagna. Ritorna negli Stati Uniti ferito e, a causa del maccartismo imperante negli USA in quegli anni, si trasferisce in Messico, dove si afferma come pittore naïf.
Yvonne si immerge sempre più nelle storie della guerra civile spagnola e dei volontari olandesi e nel 2022 esce il suo terzo libro sul tema: Een Hollandse jongen aan de Ebro - Dagboek van Spanjestrijder Evert Ruivenkamp (Un ragazzo olandese sull’Ebro – Diario di Evert Ruivenkamp combattente in Spagna) edito dalla Jurgen Maas. Nel libro sono riportati brani dal diario di Evert, scritto durante la guerra e la famosa battaglia dell’Ebro. Cronache giornaliere schizzate come piccoli quadri impressionisti.
Nel 2022, l’EYE Filmmuseum inizia il restauro del suo docufilm Donna girato originalmente in analogico su pellicola 16mm. Per questo progetto il museo incarica Gerdien Smit, addetta alla collezione dell’EYE, per le ricerche relative al film e alla regista, e Simona Monizza, curatrice, per il restauro della pellicola. Il lavoro procede in modo impeccabile e tra le tre donne si crea una perfetta armonia. Questo connubio professionale che unisce ricerca storica e tecnica del restauro cinematografico, si conclude il 23 luglio 2023 con la proiezione della prima del film Donna: vrouwen in verzet in versione restaurata nella sala grande dell’EYE. Per l’autrice e regista l’intero progetto del museo rappresenta un riconoscimento alla sua carriera e un regalo prezioso.
Yvonne, attiva e instancabile, attualmente (marzo-giugno 2024) sta studiando 185 dossier del BVD - Binnenlandse Veiligheidsdienst 24(Servizi Segreti Nazionali) desecretati di recente. Deciderà in seguito come e per cosa utilizzarli.
Ha una infinità di altre idee che le occupano la mente, ma al momento il suo desiderio più grande è che la versione restaurata del suo docufilm Donna, riesca a trovare una nuova strada e un nuovo pubblico in Italia: per non dimenticare! Come si dice da queste parti, per Yvonne "er is nog werk aan de winkel!" (c’è ancora parecchio lavoro da fare!).
Intervista a Yvonne Scholten a cura di Gerdien Smit dell’EYE Filmuseum di Amsterdam, nell’ambito dello studio per il progetto di ricerca sul collettivo femminista Cinemien. Febbraio 2023 NPS radio documentario ‘Feind hört mit: het BVD-dossier van mijn vader’ di Yvonne Scholten (Il nemico ci ascolta! Il dossier di mio padre dall’archivio dei Servizi Segreti), 20 maggio 1998. Conversazione tra Yvonne Scholten e i suoi genitori Cootje e Theo Intervista a Yvonne Scholten a cura di Franco Tirletti, 16 novembre 2023 Intervista a Yvonne Scholten a cura di Franco Tirletti, 18 dicembre 2023 Wikipedia.nl: https://nl.wikipedia.org/wiki/Yvonne_Scholten Archivio storico del quotidiano «l’Unità» Radio Doc, 2008, Het vergeten proces (Il processo dimenticato) De Tribune, giugno 2007, De schande van Genua (La vergogna di Genova) NRC Handelsblad, 15 gennaio 1981 Donna - van Yvonne Scholten: indrukwekkend filmdebuut 100 jaar militante vrouwen in Italië Archivio storico dei radioprogrammi della NOS, emittente radiotelevisiva
Voce pubblicata nel: 2024