Vi fu un tempo in cui, il primo giovedì di ogni mese, l’Egitto e tutto il mondo arabo rallentavano, talvolta si fermavano. Il motivo era uno soltanto: la radio trasmetteva il concerto di Umm Kulthum, che poteva durare ore ed ore.

Umm Kulthum, pseudonimo di Fāṭima Ibrāhīm al-Biltāgī, nasce in un piccolo villaggio nel Governatorato di Daqahliyya, Tamay al-Zahayra, in Egitto. Della data della sua nascita non siamo certi: potrebbe essere il 31 dicembre 1898 oppure lo stesso giorno ma del 1904, oppure ancora il 4 maggio 1904. Dimostra, sin da bambina, di avere una voce magnetica, fuori dal comune. Così, il padre, Imam, decise di camuffarla da ragazzino perché potesse entrare nel piccolo gruppo teatrale da lui diretto ed esibirsi durante i festival religiosi.
All’età di sedici anni ricevette il primo invito a trasferirsi al Cairo per potersi dedicare alla carriera di cantante, ma accettò solo nel 1923. Qui, grazie ad Amin Al Mahdi, politico e scrittore, imparò a suonare l’Oud e iniziò a frequentare i circoli culturali della capitale. Conobbe così il celebre poeta Ahmed Rami, che scrisse in tutto per lei centotrentasette canzoni. Rami la introdusse alla letteratura francese e al compositore Mohamed El Qasabgi. Nel 1932, Oum Kulthum fece il primo grande tour in Medio Oriente, esibendosi in città come Damasco, Baghdad e Beirut. Negli stessi anni, durante gli anni d’oro del cinema egiziano, recitò in qualche film.

Dal 1934, tutti i primi giovedì del mese la radio nazionale passava un suo concerto in diretta; questo divenne un appuntamento nazionale, che spinse numerose famiglie ad acquistare una radio. Nonostante spesso venga ricordata per le sue canzoni d’amore, Umm Kulthum fu un’artista dal colossale peso politico. Iniziò, in effetti, cantando d’amore in un arabo sublime; ma poi, la prima grande svolta. Nel 1948, Umm Kulthum rispose alla richiesta di una legione egiziana che si trovava in Palestina durante la prima guerra arabo-israeliana del 1948 di cantare una canzone in particolare. Tra i legionari vi era Gamal Abdel Nasser, giovane rivoluzionario che qualche anno dopo sarebbe diventato presidente.

Al tempo, Il Cairo era una città in fermento, in cui l’insofferenza verso l’imperialismo europeo era sempre più sentita. È in questo contesto che nel 1952, Nasser e i suoi compiono un colpo di Stato, deponendo re Farouk e accelerando il processo di liberazione dall’occupazione britannica. Nasser non diventò subito presidente; si preferì insignire di tale carica Mohamed Naguib, che, a differenza di Nasser, veniva da una famiglia facoltosa.
Durante il primo periodo nella capitale, Umm Kulthum si era esibita qualche volta per la famiglia reale; bastò questa fugace vicinanza perché Naguib decidesse di vietare la trasmissione di qualsiasi sua canzone dalla radio nazionale. Ma in Egitto (e in tutto il mondo arabo) vi era a quel punto una tale venerazione per lei che ostracizzare la sua musica avrebbe sicuramente leso all’unità nazionale. Nasser lo capì subito e si narra che, una volta sentita la notizia, avrebbe esclamato: “
Ma sono pazzi? Vogliono che l’Egitto si rivolti contro di noi?”.

Nel 1953 iniziava ufficialmente la collaborazione dell’artista con Nasser: questi avviava un programma alla radio, Sawt Al-Arab (“la voce degli Arabi”) che ebbe un istantaneo successo grazie all’appoggio di Umm Kulthum, che nel frattempo aveva gradualmente adattato i suoi testi al nuovo pubblico, non più di soli aristocratici (come fu all’inizio della sua carriera) che comprendeva anche gli strati artigiani e operai della società.

A questo punto Umm Kulthum diventa un vero e proprio simbolo della rivoluzione in Egitto e del movimento anticolonialista in tutto il mondo arabo. Una delle canzoni che passavano più spesso su Sawt Al-Arab (Mansoura Ya Thawret El Ahrar) era proprio un incoraggiamento alla lotta alla liberazione.

La Rivoluzione di Luglio è potente. Trae la sua forza dal suo spirito arabista, dai nostri giorni, dai nostri sogni e dal nostro anelito alla libertà. Siamo noi la Rivoluzione e i rivoluzionari. Rivoluzione degli uomini liberi, sei destinata alla vittoria. La Rivoluzione è destinata alla vittoria e viene ravvivata da Dio, che ci ha donato ʿAbd al-Nāṣir. Con il nostro leader, spazzeremo via il nostro nemico.

Nel 1956, durante la crisi di Suez, quando l’Egitto dovette difendersi da una tripla aggressione (Regno Unito, Francia e Israele), Umm Kulthum non si tirò indietro e, anzi, una sua esibizione dell’inno della Repubblica Araba Unita (intitolato Walla Zaman Ya Selahy, “Per anni, la mia arma!”) veniva trasmessa in radio ogni dieci minuti circa.

La sua fama non si limitò all’Oriente. Nel 1967 si esibì al teatro parigino L’Olympia, riscuotendo un enorme successo. Al di là del messaggio politico di cui si fece portavoce, che rimane fondamentale per capire una personalità complessa come la sua, Umm Kulthum era in grado di incantare il suo pubblico.

Umm Kulthum morì nel 1975 di nefrite nell’ospedale del Cairo. Al suo funerale parteciparono oltre 4 milioni di persone; era morta la “quarta piramide” egiziana (come veniva spesso definita). L’ultimo atto di amore del popolo egiziano nei suoi confronti si ebbe proprio il giorno del suo funerale, quando in massa decisero di prendere e condurre il suo feretro fino in moschea.

Umm Kulthum è ancora oggi parte integrante della quotidianità di moltissimi arabi. La sua eredità non si esaurisce al mero ambito musicale: è stata un simbolo di identità culturale e riscatto per il mondo arabo. Artisti e intellettuali di tutto il mondo hanno riconosciuto la grandezza della sua voce, paragonandola per intensità e tecnica a quella di Maria Callas. Umm Kulthum ha ricordato ai popoli oppressi che la liberazione è anche arte e passione.

*voce a cura di Fatima Zahra El harch.
Nata nel 1996, è dottoranda di ricerca in Studi Giuridici Comparati ed Europei presso l’Università di Trento. Si interessa di questioni di giustizia sociale e diritti umani, con particolare attenzione alle politiche di immigrazione e al modo in cui queste influenzano la libertà di movimento dei cittadini del Sud globale. Partecipa al gruppo SCRIBUNT: (Gruppo di) Scrittura di Biografie - Università di Trento (referenti Maria Barbone; Susanna Pedrotti; Lucia Rodler).

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Umm Kulthum*


Faber, T. (2020). She exists out of time': Umm Kulthum, Arab music's eternal star, The Guardian. https://www.theguardian.com/music/2020/feb/28/she-exists-out-of-time-umm-kulthum-arab-musics-eternal-star URL consultato il 28 agosto 2024

Migliorisi, A. (s.d.). Umm Kulthum. La madre di tutte le estasi, Ondarock. https://www.ondarock.it/altrisuoni/ummkulthum.htm URL consultato il 28 agosto 2024

Wagner, A. (2023). Umm Kulthum and Gamal Abdel Nasser, the voice of the Arabs. PAM https://pan-african-music.com/en/umm-kulthum-gamal-abdel-nasser/ URL consultato il 28 agosto 2024



Voce pubblicata nel: 2017

Ultimo aggiornamento: 2025