Nasce a Bruxelles nel marzo 1839 da padre tedesco e madre inglese; vive l’infanzia in Belgio e la giovinezza in Russia. Dopo essere stata, per qualche tempo, precettrice in casa dell’ambasciatore belga a Milano, giunge a Padova nel '70. Si sposa con il professor Giovanni Omboni, docente di geologia presso l'Università patavina, e intraprende una serie di iniziative che la porteranno al centro della vita culturale e sociale della città: assieme a Rosa Piazza promuove nei primi anni '70 un Comitato femminile per l'istituzione di un giardino froebeliano, che sorge effettivamente nel '74; nel 1883, in seguito alla disastrosa alluvione dell’anno prima, lavora alla fondazione della prima cucina economica della città; da presidente dell'Associazione padovana contro l'accattonaggio promuove poi la nascita del Ricovero diurno per i piccoli mendicanti, che diviene nel 1895 un istituto destinato ad accogliere l'infanzia materialmente e moralmente abbandonata, alla quale offrire un percorso che mirasse all’autosufficienza, pur nel rispetto del ruolo delle famiglie. Convinta che simili istituzioni non dovessero concepirsi come forme di beneficenza, ma come stimolo temporaneo all’intervento pubblico, si dedica –sempre senza protagonismo- ad ogni iniziativa educativa cittadina, compresa la locale Società zoofila. Ama la musica e le arti in genere, e sostiene così alcuni giovani promettenti tra cui Fausto Zonaro, poi affermato pittore.
Libera pensatrice, traduce dal tedesco e cura la prima edizione italiana del saggio di David Strauss, noto esponente della Sinistra hegeliana, L'antica e la nuova fede ed è in contatto con alcuni esponenti dell’intellighentsia europea, come documentato anche da alcuni libri conservati nel Museo dell’educazione di Padova. Partecipa alla battaglia abolizionista contro la prostituzione di stato, firmando interventi sul periodico “La Donna” di Gualberta Beccari e divenendo membro del comitato italiano della Federazione Britannica e Continentale contro i regolamenti pubblici in materia.
Di formazione protestante, ma aperta ad una ricerca spirituale ‘ecumenica’, si avvicina agli ambienti dell’Unione per il Bene, a carattere interconfessionale, e vuole che nella cura dei bambini del suo istituto, pur nel rispetto di tutte le fedi, non sia mai impiegato personale religioso, al punto da prescriverne la laicità anche nel proprio testamento. È ancora tra le promotrici della prima scuola professionale femminile di Padova nel '93, membro del consiglio direttivo dell'Università Popolare e collaboratrice della rivista dell'Unione Femminile di Milano, di orientamento socialista, dove scriveva nel 1901:
Finché lasciamo crescere nell’abbandono, nella miseria, in un ambiente fatalmente viziato falangi di povere creature condannate per forza a cadere nei bassi fondi del pauperismo parassitico o colposo, che cosa si può sperare? Tutti gli altri sforzi per migliorare l’ambiente sociale saranno più o meno paralizzati da questa zavorra impura. Tale opera di salvataggio non è opera di semplice carità, è anzitutto opera di utilità sociale, è diritto e dovere. L’amore ne è guida e la ragione la impone.
Aderente al piccolo Comitato pro suffragio femminile che sorge a Padova nel 1906, in spirito risorgimentale allo scoppio della Grande guerra è tra le principali esponenti del Comitato di preparazione civile e quindi del Comitato di mobilitazione femminile. Si spegne a Padova nel 1917.
Liviana Gazzetta, Figure e correnti dell’emancipazionismo post-unitario in Donne sulla scena pubblica. Società e politica in Veneto tra Sette e Ottocento, a cura di N. Maria Filippini, Milano 2006, pp. 138-184
Ead., Spiritualità, riforma educativa ed emancipazione femminile: una rete locale in età giolittiana in Fogazzaro nel mondo, a cura di A. Chemello e F. Finotti, Vicenza, Accademica Olimpica 2013, pp. 511-531
Stefania Masiero, Amare, operare, sperare. Il contributo di Stéphanie Etzerodt Omboni alla società tra Ottocento e Novecento, Edizioni Diodati, Padova, 2020
Voce pubblicata nel: 2018
Ultimo aggiornamento: 2024