Rosina Ferrario nacque a Milano da una famiglia borghese. Sin da giovane le sue passioni furono legate all'alta quota: alpinismo e pilota d'aeroplano. Era il 1911 quando si iscrisse a un corso di pilotaggio a Taliedo. L'anno seguente frequentò la Scuola d'Aviazione di Vizzola Ticino, diretta dall'Ing. Giovanni Battista Caproni, detto Gianni, dove il 3 gennaio 1913 ottenne il brevetto n. 203 utile a pilotare gli aeroplani. Fu così che divenne la prima donna italiana e ottava su scala mondiale a guidare velivoli.

Molte riviste dell'epoca scrissero di Rosina Ferrario e delle sue imprese alla guida di velivoli. Un articolo pubblicato su «La Rivista» descrisse l'aviatrice come una donna alta, magra, capelli corti, che conservava i modi anglosassoni trasmessi dal ramo materno (sua madre era di origine inglese) e si presentava in modo schietto. In questa occasione la donna raccontò che nel 1911, mentre si recava a Taliedo, vide lungo il viale un biplano passarle sopra ed esclamò: "Oh, come è bello, voglio volare anch'io!".

Dopo i primi disappunti da parte della famiglia riuscì a realizzare il suo sogno. In quel periodo era impiegata presso un ufficio di rappresentanza e il suo lavoro le permetteva di avere quattro ore di luce alla fine della giornata. Così lei ne approfittava per andare alla Baggina, dove rullava un Blèriot piccolo e usato, di proprietà privata.
Dopo che il monoplano fu danneggiato dal proprietario, Ferrario si recò nella più fornita ed equipaggiata scuola di Vizzola Ticino e disse "Io voglio volare". Il comandante del campo le rispose "Ben felice". Lei ribattè: "Che cosa occorre?" Egli rispose: "Mille lire di deposito, 500 per il brevetto e il pagamento delle rotture eventuali". Entusiasta esclamò: "Accetto!"

Il 30 marzo 1914 Ferrario fu tra i primi piloti a collaudare il monoplano Gabardini, chiamato tra gli addetti ai lavori "La Gabarda", presso il campo di Cameri a Novara, effettuando una strabiliante esibizione. Attualmente l'area è base dell'Aeronautica Militare.

I suoi insegnanti di volo furono Cobioni, deceduto poco tempo dopo, Borgotti e Maggiora, quest'ultimo morto nel 1917 durante un collaudo. Erano istruttori a terra, perché un velivolo poteva supportare solo il peso di una persona. Ferrario imparò da sola a rullare e a decollare: non aveva mai volato come passeggera.
Si narra che il monoplano da lei utilizzato fosse talmente malridotto che quando al terzo volo lei lo ruppe scivolando d'ala, i colleghi della scuola la festeggiarono, perché "finalmente cessava di vivere quel coso che poteva costare la vita ad uno di loro: gli allievi erano lieti anche perché la Ferrario era rimasta incolume".

Le venne recapitato il conto-spese che ammontava a 1.500 lire. La donna non si arrese e tornò presto alla guida di un velivolo.
Effettuò voli per circa un anno e mezzo, quasi quotidianamente, a Milano, Bergamo, Como, Cameri e Napoli. Stava per sottoscrivere un contratto che la vedeva come ospite in America latina, ma a causa della prima guerra mondiale, fu emanato il divieto di esportazione degli apparecchi e fu ordinata la militarizzazione dei piloti.

La donna fece domanda per fornire la sua opera come "crocerossina aerea" per trasportare i feriti dal fronte alle retrovie, ma la sua domanda fu rigettata con una lettera di risposta del Ministero della Guerra che le scrisse: "Non è previsto l'arruolamento di signorine nel Regio Esercito".
A quel tempo all'estero le donne pilote erano rare: tre o quattro in Francia, alcune in Inghilterra e rare in America.

Nel 1921 Rosina Ferrario convolò a nozze con l'imprenditore Enrico Grugnola. I due condividevano la passione per l'alta quota montana. Lei si dedicò alla famiglia e alla gestione dell'hotel Italia, un albergo aperto dalla coppia a Piazzale Fiume a Milano. Il 23 gennaio 1943 il Ministero dell'Aeronautica concesse a Rosina Ferrario la Medaglia di Benemerenza per i Pionieri dell'Aeronautica, istituita con Regio Decreto 18 aprile 1941 n.429, per dare un attestato di benemerenza nazionale a coloro che per primi prestarono la loro opera per la conquista del cielo. Morì a Milano il 3 luglio 1957 e attualmente è sepolta presso il cimitero di Sesto San Giovanni.

Anche un'altra celebre rivista, «La donna», le dedicò un articolo. Bianca Maria Cammarano promosse la sua figura di femminilità bella, coraggiosa e forte.

Ha la più comunicativa, la più soave, la più carnale fisionomia: essa sembra una poetessa, qualcuna che si lascia sorprendere sulla fronte la sua nostalgia più segreta, il suo più segreto amore. Ella sembra col suo sorriso una meditativa che dopo lunghe meditazioni, sentì nel cuore l'impeto per vivere una vita di nessuna altra donna italiana ancora vissuta: la vita del continuo rischio, la vita della continua elevazione, la vita che si scosta dalla sua fonte a misura che si accosta alla sua ebbrezza...
Durante le gare la Ferrario era in disparte, come a non voler recare disturbo agli altri piloti, ed era lontana dalle attenzioni del pubblico. Acclamata dal pubblico e dai suoi colleghi, Rosina Ferrario rappresentava la donna del domani.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Rosina Ferrario

Cammarano B. M. Rosina Ferrario. Rivista quindicennale illustrata «La donna». Anno IX. n.202. Torino. 20 Maggio 1913.

Cavara O. Precursori, donne e schiappini nel primo volo. Rivista mensile «La Lettura» del Corriere della Sera. Anno XX n.1. Gennaio 1920.

Ferrario R. Impressioni e propositi della prima aviatrice italiana. Rivista Mensile «Patria e Colonie». Anno II. N.5. Maggio. 1913. Milano. Casa editrice dottor Francesco Vallardi.

Piano R. Signorina Aviatrice. Rosina Ferrario. Prima pilota italiana. 2012. Baldissero d'Alba. Umberto Soletti Editore.




Voce pubblicata nel: 2025

Ultimo aggiornamento: 2025