Non sono molti, per la fascia di età dai tre ai sei anni, a usare l’espressione "Scuola dell'infanzia". Resiste ancora, dopo vent’anni dagli Orientamenti del 1991, l’espressione "Scuola materna", introdotta con la legge del 1968 che stabilì l’intervento diretto dello stato in quella fascia d’età. Tra le persone anziane resiste il termine antico di “Asilo”, come la parola presepe, che si riferisce ormai soltanto al periodo natalizio, benché avesse indicato in tempi remoti l’asilo infantile. Furono Rosa e Carolina Agazzi a introdurre il nome “Scuola materna” a partire dal 1895. È un nome che sottintende l'ispirazione all'ambiente familiare, ma ad un ambiente familiare modello, ordinato, pulito, dove ci si vuole bene e ci si aiuta scambievolmente. "Materno" quindi è l'atteggiamento affettivo della maestra e di tutto un indirizzo familiare “naturale”, nel quale prevalgono gli esercizi di vita pratica e le attività di carattere estetico (disegno spontaneo, canto, esercizi ritmici, lavoretti ornamentali).
L'esperienza didattica delle due giovanissime sorelle inizia fra il 1889-1890 a Nave, presso Brescia: Carolina ha in consegna un asilo di centottanta bambini, ospitati in una stalla; Rosa, al piano superiore, settantatré alunni della scuola elementare, tra i sei e i dodici anni. L'ambiente non è né sufficientemente ampio né sufficientemente areato, i banchi antiquati, il materiale didattico inesistente – la popolazione scolastica troppo numerosa, disordinata, sporca. Nel 1895 le sorelle Agazzi si trovavano a Mompiano (oggi quartiere periferico di Brescia-nord), in un asilo improvvisato, frequentato da cento bambini e dotato del materiale didattico froebeliano, contro il quale Rosa Agazzi muove serrate critiche nel Congresso Pedagogico nazionale di Torino del 1897, nel quale si rilancia il Metodo Agazzi e la consacrazione di Mompiano ad asilo modello.
L'opera di Mompiano ha inizio con una bonifica igienica dell'ambiente, giunta a buon punto quando ogni bambino ottiene asciugamani, fazzoletti, bavaglini individuali. Poi, nell'esperienza d'ogni giorno, ecco viene maturando il metodo. Hanno inizio anche gli esercizi di giardinaggio e si mette a punto il primo allevamento d'animali domestici. La casa dei bambini è un nuovo tipo di asilo: in esso le lezioni di impostazione tradizionale vengono ridotte al minimo, mentre si dà modo ai bambini di attendere a occupazioni note e familiari (rassettare, apparecchiare, lavare, ecc.), si curano il dialogo, il senso sociale e quello di responsabilità mettendo in relazione i bambini più grandi con quelli più piccoli. Né libri né lavagne, ma materiali di uso comune: “cianfrusaglie”, spaghi, rocchetti, “contrassegni” per educare alla gestione di spazi individuali e attività espressive come il canto, espressione individuale e corale e momento di relazione e di libertà imprescindibile.
Armonia e bellezza si ritrovano in tutti i momenti della vita quotidiana. Il bimbo deve essere membro attivo della grande “famiglia dei bambini”. La scuola “materna”, che Rosa dirige dal 1896, pensata come una casa, servirà da modello a molti altri asili infantili istituiti col nome delle sorelle Agazzi.
Come abbiamo detto le sorelle Agazzi insieme alle ricerche di Maria Montessori e Giuseppina Pizzigoni, mettono al centro del lavoro educativo il bambino, il quale deve crescere in un ambiente familiare che stimoli la sua creatività e deve avere un continuo dialogo con l'adulto.
La sorella maggiore ha il carattere più forte e una personalità più trainante. È lei che firma i libri che divulgano la comune esperienza: essi non hanno mai l'aspetto di scritti sistematici, ma piuttosto di scritti occasionali, dettati sul momento dell'esperienza. Abbracciano tutte le attività della scuola materna: gli esercizi di lingua, il canto, i lavoretti. Le opere maggiori di Rosa Agazzi sono, in ordine di tempo: La lingua parlata (1898) dove Rosa Agazzi si preoccupa di eliminare alcuni gravi difetti, comunemente presenti anche nel linguaggio che la madre usa col suo bambino: le storpiature, i diminutivi, che anziché semplificare l'apprendimento delle parole, lo complicano e lo rendono più confuso; L'abbiccì del canto educativo, pubblicato la prima volta nel 1908; Bimbi, cantate!, edito nel 1911, a compimento dell'opera precedente; Come intendo il museo didattico dell'educazione dell'infanzia e della fanciullezza, che uscì in prima edizione nel 1922. Questo libro, quando apparve, aveva chiaramente l'intenzione di liberare definitivamente la scuola infantile dall'artificioso e geometrico materiale Froebel. Invece dei simboli froebeliani, le Agazzi presentano oggetti reali, naturali, veri, tali da poter suscitare la curiosità e la simpatia del bambino. Citiamo infine la Guida delle educatrici dell'infanzia (1929) e le Note di critica didattica (1942).
Subito dopo la fine della cosiddetta Grande Guerra, le due sorelle tennero corsi di informazione e aggiornamento nelle nuove provincie di Bolzano e di Trento. Nel 1927 lasciarono l’attività scolastica.
Aldo Agazzi, Il metodo delle sorelle Agazzi, Brescia, La Scuola 1934
Marco Agosti, Vittorino Chizzolini, La scuola materna italiana, Brescia, La Scuola 1939
A. Milana, Metodi Agazzi e Montessori, Firenze, 1986
Libera Maria De Padova, Viaggio nelle scuole Italiane tra '800 e primi '900
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023