Pittrice di ritratti. Fuori dalle avanguardie storiche. Detto così sarebbe già molto, sia per gli ostacoli posti alle carriere delle artiste, figuriamoci quelle fuori dalle mode. Ma Romaine Brooks (1874-1970) fu di più: insofferente a qualsiasi convenzione e definizione, fu una intellettuale intimamente ribelle, nomade, lesbica, inquieta. E, nonostante ciò, o proprio per questo, simile a molte donne del suo tempo. Quelle del suo entourage - capeggiato da Natalie Barney che fu sua compagna per 50 anni - presero il nome di Amazones.
La statunitense Romaine nacque in un albergo di Roma, dove la madre si trovava per caso, il primo maggio 1874. La madre non la voleva. Il rapporto tra Beatrice Romaine Goddard ed Ella Waterman fu complicato sin dall’inizio. Tanto che nel 1958 Romaine scrisse: «Mia madre sta tra me e la vita».
Era la seconda di tre fratelli. Il maschio, Henry St. Mar, nato nel 1866, era mentalmente instabile e Romaine dovette spesso occuparsene, da ragazza. Con la sorella Mary Aimée, Maya, che era nata nel 1874, Romaine, non si prese mai molto. Un’altra bambina, Ella Mary, morì a un anno, nel 1871.
Ella Waterman era ricca: il padre Isaac morì nel 1883 lasciando nell’agio, pare, più i nipoti che i figli. Ella non li avvisò, ne gestì i soldi e Romaine si considerò, di suo, povera, sino alla morte della madre. Il padre, alcolizzato figlio di un predicatore nato a New York nel 1837, era scomparso dalla scena poco dopo la nascita di Romaine.
La fanciullezza della futura pittrice fu “strana”, come la definisce anche la biografa Cassandra Langer. Per tentare di curare il figlio maschio, St. Mar, Ella avrebbe deciso di tornare in Europa, lasciando la figlia alla sua lavandaia, Mrs Hickey. Eppure la bambina aveva già abitato con i nonni materni. Dall’estremo lusso, Romaine sarebbe passata così alla vita della monella di strada, benché la lavandaia avrebbe incoraggiato la sua passione per il disegno. Di più, Ella sarebbe scomparsa senza lasciare traccia di sé né tantomeno soldi e Mrs Hickey avrebbe rintracciato solo a fatica il nonno materno che si era subito ripreso la bambina e l’aveva riportata nella lussuosa dimora di Chestnut Hill. Può darsi che Romaine abbia inventato, raccontando la vicenda.
Compiuti gli otto anni, Romaine fu spedita nel collegio cristiano di St. Mary’s Hall, a Burlington, nel New Jersey. Scuola protestante come tante, istituita per tener impegnate le ragazze fino al debutto in società. Romaine ne uscì quattro anni dopo, avendo trascorso gran parte del tempo a disegnare e, pare, a leggere. A quel punto sarebbe stata accompagnata dalla madre a Londra. A quattordici anni fu spedita in un nuovo istituto religioso. Probabilmente in Liguria e comunque in Nord Italia. Romaine sostenne poi che il clima bigotto, retrivo e medievale che si respirava nel convento la indusse a tentare il suicidio. Come tutte le ragazze del suo ceto, ne uscì teoricamente per sposarsi, dopo un passaggio, a diciassette anni, nel 1891, nella scuola di “perfezionamento” di Mademoiselle Bertin a Ginevra.
Nel 1894, ormai ventenne, Romaine sbarcò finalmente a Parigi dove restò due anni e dove visse con i soldi concessi a fatica dalla madre. Si era messa in testa di fare la cantante, nonostante la sua passione per il disegno e il talento per l’arte figurativa. Né si parlava di candidati mariti. Anzi già le si attribuisce un amore “gigantesco”: la cantante lirica Clara Butt che era alta quasi un metro e 90. Il distacco definitivo dalla famiglia arrivò con il trasferimento a Roma all’Accademia di Belle Arti, tra le poche aperte alle donne, e la prima “fuga” a Capri, nel 1899, per sottrarsi all’asfissiante gallismo dei colleghi di studio.
Capri, con la sua colonia di artisti stranieri sembrava, appunto, la meta ideale. Come racconta Romaine nelle memorie, l’isola era a sole due ore di navigazione da Napoli, ma sembrava allora remota come se fosse stata in Grecia. E poi era diventata un buen ritiro per intellettuali e miliardari anglosassoni inquieti e sessualmente queer. Ma quella luce abbagliante e quei panorami mozzafiato non erano in sintonia con la malinconia e la palette di grigi tipica di Romaine. La morte della madre, il 1° novembre 1902, la rese, finalmente, ricca e indipendente. E impresse una vera svolta alla sua vita.
Nel 1903, di nuovo a Capri, Romaine decise di sposare il nullafacente pianista omosessuale John Ellingham Brooks. Forse non si aspettava che lui, che aveva già quarant’anni e un nutrito carnet di amanti, a cominciare dallo scrittore Somerset Maugham, decidesse di trasformarla in una vera moglie. L’esperimento fallì.
Romaine lasciò l’inutile marito a Capri dove, a sue spese, visse fino alla morte. Lei invece prese di nuovo la via dell’Europa. Si stabilì a Parigi, continuò a viaggiare, soprattutto a Londra. E coltivò amori. Dal 1905, e per oltre trent’anni, Romaine restò fedele al suo talento, facendo la pittrice ma scegliendo, senza deroghe, i suoi committenti e le persone da ritrarre.
Fu Natalie Barney la persona più importante della sua vita. Fu anche l’unica delle sue amanti che Romaine non dipinse mai nuda. Gabriele D’Annunzio, invece, a cui viene ancora legato il suo nome, fu l’amico di un breve tratto di strada: si conobbero a Parigi e lei lo mantenne ad Arcachon. Da lui arriva il suo soprannome: Cinerina.
Di rilievo, invece, da un punto di vista sentimentale ed erotico, furono le relazioni di Romaine con la poeta Renée Vivien, già conclusa nel 1907, e con Winnaretta Singer, conosciuta a Londra nel 1912. D’Annunzio in compenso le aveva fatto conoscere, nel 1911, la ballerina Ida Rubinstein, che non solo alimentò la passione di Romaine, ma ne spinse la pittura verso un erotismo inedito.
Nel 1916, nel pieno del conflitto e quando ormai aveva quarantadue anni, Romaine si innamorò follemente di Natalie Barney, che di anni ne aveva quaranta. Due anni dopo la loro relazione aveva preso la forma, instabilmente stabile, che l’avrebbe caratterizzata per i successivi cinquant’anni. Prima di tutto perché Natalie manteneva rapporti, anche importanti, con altre donne, a partire da Elisabeth de Gramont, con cui, nel 1918, strinse un patto matrimoniale.
Il legame fra Romaine e Natalie, fu, dunque, un legame tra due nomadi: Capri, Firenze, Parigi, Stati Uniti, Grecia, Saint-Tropez, insieme o con altre partner. E anche per periodi lunghi: nel 1935 Romaine si trasferì per conto suo a New York e affittò stanze all’Hotel des Artistes, nell’Upper West Side di Manhattan. Né lei né Natalie erano state danneggiate in modo particolare dalla Grande depressione del 1929, benché gli affari minerari della famiglia Waterman, ossia della madre di Romaine, fossero falliti.
Nel 1937 Romaine comprò una villa a Firenze e di certo non ignorava quanto misogino e feroce fosse il regime fascista e quanto la ricchezza non avrebbe potuta proteggerla per sempre. Eppure, fu proprio a Firenze che scelse di vivere durante la guerra. Di fatto, finché l’avanzata degli Alleati e l’occupazione nazista non portarono la città sulla linea del fronte, nel 1944, Romaine frequentò il gruppo di intellettuali, molti britannici e americani, che ci vivevano, e a fare la sua solita vita.
Nel Dopoguerra si divise fra Firenze e Nizza, per poi scegliere, definitivamente, la città francese.
Nonostante le tante frequentazioni, i tanti amori e il legame lunghissimo con Natalie, Romaine rimase una solitaria. Negli ultimi anni lo divenne in modo parossistico. Restò però fedele al suo lavoro e, proprio con l’aiuto di Natalie, tentò di proteggerlo e conservarlo. Per anni non le riuscì.
Nel 1968 il numero della rivista «Bizarre» che il pittore e critico francese Edouard MacAvoy volle dedicare interamente a lei, riaccese i riflettori sulla sua arte. La grande mostra di due anni dopo allo Smithsonian American Art Museum, a Washington, la consacrò. E lei decise di donare al museo gran parte dei suoi lavori. Morì in un freddo pomeriggio del 7 dicembre 1970. Sola. Barney la seguì, assistita da un’infermiera, il 2 febbraio 1972. E si fece seppellire con una foto di Romaine.
Romaine Goddard Brooks, No Pleasant Memories, Smithsonian Institute, Celebrating 175, Manuscript, 4 maggio 2022
Cassandra Langer , Romaine Brooks. A Life, The University of Wisconsin Press, 2015
Valeria Palumbo, S’avanza la mia ombra a passi di lupa. Viaggio tra artiste incendiarie, Enciclopedia delle donne, 2024
Ciro Sandomenico, Romaine Brooks la «Cinerina» di D'Annunzio. Itinerari d'amore e d'arte fra Parigi, Venezia e Capri, Liguori, 2014
Diana Souhami, Natalie and Romaine: The Lives and Loves of Natalie Barney and Romaine Brooks, Riverrun, 2013
Voce pubblicata nel: 2024