Con la sua voce e il suo “corpo areoplanistico” Piera degli Esposti ha scritto un capitolo importante della storia del teatro e del cinema del nostro Paese, come attrice, in primo luogo, ma è anche autrice di cinema e di teatro e ha sperimentato la regia. Corpo e voce sempre al lavoro, al punto che il critico Sergio Colomba ha parlato per questa sua ricerca di “sorellanza” con Carmelo Bene. Innovativa, anticonformista e spregiudicata ha scardinato le convenzioni del teatro, ha annusato e attraversato l’avanguardia, si è formata con le donne, nella vita direi, e mai con le accademie:
«Mi incantavo moltissimo di certe signore amiche di mia madre che venivano a casa mia, col cappello la borsetta … che poi una l’ho portata anche in scena, si chiamava Elide, […] oppure zia Adele, che raccontava raccontava e intanto accarezzava un pezzo di tovaglia … ». [1]
La madre, conosciuta anche come la “moraccia”, è una donna forte e a volte ingombrante; il padre, sindacalista, si prende cura della famiglia nei momenti più difficili della malattia della moglie: «la mamma era enorme, oltretutto come personalità […] e io nella volontà di accudirla?, chissà cosa mi è venuto… una cosa di amore, di protezione. […] La mia casa era molto teatrale, sai, un grande teatro con le sue finestre, i suoi personaggi, i suoi spazi, si respiravano questi grandi volumi d’aria … e dentro mia madre, mio padre, mio fratello e mia sorella. Io sono stata molto legata agli affetti familiari, sempre, moltissimo, in un modo quasi incredibile … anche se l’ho sentita tutta frantumata questa famiglia, e io nell’immaginazione sempre a cercare di legarla, come se io fossi stata la legatora di questa cosa che si sfascia, si rompe». [2]
Negli anni della guerra trascorre lunghi periodi a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, presso dei parenti che vivevano nella tenuta cinquecentesca di Villa Cicogna [3]. Proprio qui, ancora bambina, matura l’idea di diventare attrice. Incoraggiata da Luigi Gozzi a fare teatro, ma respinta dall'Accademia d'Arte drammatica, esordisce a Roma alla fine degli anni ‘60 con il Teatro dei 101, diretto da Antonio Calenda, poi recita come prima attrice al Teatro Stabile d’Abruzzo in Antonio e Cleopatra con Aldo Trionfo e allo Stabile di Firenze con Tino Schirinzi.
«Io quando lavoro sto bene … ecco potrei stare, se lavorassi sempre senza interruzione anche senza amore … be’, giocherei magari sempre ma senza darci troppo peso …» [4].
Lo spettacolo che rivela al grande pubblico il suo estro e le sue tonalità segna la svolta nella sua carriera: è Molly cara, monologo tratto dall’Ulisse di Joyce per la regia di Ida Bassignano. È il 1979 e di questo spettacolo la stessa Piera disse: «Quel ruolo segnò la possibilità di essere me stessa in scena. Molly fu qualcosa di diverso» [5], talmente diverso che, in quell’occasione, Eduardo De Filippo la definì «o’ verbo nuovo».
«Quando recito, quando faccio le prove, sono come in un altro mondo. Alle pause non vado al bar con gli altri, niente, me ne sto lì attenta a tutto, felicissima, anche di aspettare, seduta sulla mia seggiola come nel banco di scuola, sì perché a scuola ci sono andata poco, forse c’è anche questo, una nostalgia, la voglia di apprendere. […] faccio disegni, scrivo, mi accudisco, vado a fare una passeggiata, penso a me come a un bimbo. […] ti farò vedere i miei copioni, sembrano dei campi di guerra, non si vede più dove è la stampa, sono tutti pieni di segni, di scritte, e li studio sempre, anche quando siamo già in scena da un mese, due, un lavoro che non faccio da sola, ma col regista» [6].
Il debutto in televisione è nel 1966 con lo sceneggiato Il Conte di Montecristo. La sua carriera cinematografica inizia l’anno successivo con il film Trio diretto da Gianfranco Mingozzi, a cui seguirà Questi Fantasmi di Renato Castellani, Medea di Pier Paolo Pasolini e Sotto il Segno dello Scorpione dei fratelli Taviani. A teatro lavora con registi importanti del “nuovo teatro italiano” come Scaparro, Guicciardini, Sequi e Castri mietendo successi con Madre Coraggio, Prometeo e lo Stabat Mater.
Al cinema Piera Degli Esposti ha lavorato con Pasolini, i fratelli Taviani, Ferreri, Scaparro, Moretti, Bellocchio, Tornatore, solo per citarne alcuni. Nel 1986 interpreta Teresa in La Coda del Diavolo dell’esordiente Giorgio Treves e conquista il Nastro d’Argento. Lina Wertmuller la dirige in Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante di strada (1983) con Ugo Tognazzi, Il decimo clandestino (1989) e Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e di politica (1996). Miglior attrice non protagonista: nel 2003 con L’ora di Religione di Marco Bellocchio e nel 2009 con Il Divo di Paolo Sorrentino. Nel 2010 è diretta da Veronesi in Genitori & figli: agitare bene prima dell'uso e lavora nella fiction Rai Tutti pazzi per amore 2. La sua più recente interpretazione è nel film I baci mai dati di Roberta Torre.
Con Dacia Maraini, nel 1980 scrive Storia di Piera, che diverrà tre anni più tardi un film con la regia di Marco Ferreri. Il libro, un identikit di gruppo steso con un linguaggio “crudele e aggraziato” , è stato tradotto in Francia, Spagna, Brasile e Germania. Nel 2004 il sodalizio si rinnova con il libro Piera e gli assassini, un lungo intenso racconto in forma di dialogo, uno scrigno di racconti che raccoglie vicende di famiglia, aneddoti su registi, attori e compagni di lavoro nel solco della lunga amicizia tra Piera e Dacia.
[continua...]
NOTE
1. Piera Degli Esposti, Dacia Maraini, Storia di Piera, Mondadori 1980, pag.31.
2. Piera Degli Esposti, Dacia Maraini, Storia di Piera, Mondadori 1980, pp.52-53.
3. «Il gioco preferito di Piera era andare per i campi in bicicletta. D’estate, alla domenica pomeriggio, con la sua famiglia tornava alla casa colonica. Suo padre si distendeva su un panno sotto ai noci con un libro e tanti giornali, la mamma andava direttamente in cucina, cercava la tazza con la panna alta un dito per mangiarla con lo zucchero, la Piera correva a giocare con gli altri ragazzi. Piera abitava a Bologna, non studiava; lavorava in un laboratorio di sartoria, ma voleva recitare. La sua passione per il teatro si era manifestata fin da piccola quando, da via Orfeo dove risiedeva, si recava al teatro Duse in compagnia dei genitori. Dopo varie discussioni famigliari andò a Roma a studiarerecitazione. In quegli anni disertò la Cicogna (…).Con i primi successi ripresero le visite alla Cicogna. Ritornava a Natale. Quando arrivava era assalita dalle nostre domande sull’ultimo lavoro, sulle difficoltà incontrate sul futuro progetto. Mentre Piera iniziava a rispondere siavvicinava al magazzino dove erano parcheggiate le biciclette, entrava, ne inforcava una a caso e puntava verso il campo. Noi la inseguivamo per ascoltarla e, alla fine formavamo una lunga fila sulla cavedagna». Questo brano è trattoda Maria Rosa Frontini, Passi nel tempo: ricordi di Villa Cicogna. 1944-1988, in «Quaderni del Savena», Rivista dell’Archivio Storico Comunale Carlo Berti Pichat di San Lazzaro di Savena, 2009.
4. Piera Degli Esposti, Dacia Maraini, Storia di Piera, Mondadori 1980, pag. 43.
5. L’episodio è stato ricordato dal docente e critico teatrale Sergio Colomba in occasione del conferimento del Premio Città di San Lazzaro il 24 settembre 2010. Il Comune, alle porte di Bologna, le ha conferito il riconoscimento che assegna alle personalità che si siano particolarmente distinte nei rispettivi campi di attività e che abbiano valorizzato in tal modo la comunità sanlazzarese.
6. Piera Degli Esposti, Dacia Maraini, Storia di Piera, Mondadori 1980, pp. 44-45.
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Maria Rosa Frontini, Passi nel tempo: ricordi di Villa Cicogna. 1944-1988, in «Quaderni del Savena», Rivista dell’Archivio Storico Comunale Carlo Berti Pichat di San Lazzaro di Savena, 2009
Referenze iconografiche: Piera degli Esposti al Giffoni Film Festival 2010. Foto di Rossella Vetrano. Fonte: Flickr. Creative Commons Attribution 2.0 Generic license.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023