Pastora Pavón Cruz, conosciuta artisticamente come La Niña de los Peines, fu la cantante di flamenco più celebre del XX secolo e una delle prime donne nella storia della musica ad aver registrato la propria voce. Nacque a Siviglia nel 1890 nel cuore di Puerta Osario, un quartiere che al tempo era ai confini della città. Pastora apparteneva a una numerosa famiglia gitana, composta da nove fratelli e sorelle (molti dei quali morirono prematuramente), tutti dedicati al mondo del flamenco; anche la madre, la Señora Pavón, era una famosa ballerina di flamenco.
Pastora, analfabeta, crebbe ascoltando il flamenco suonato nell’officina del padre fabbro, El Paiti, del quale rimase orfana molto giovane. Si esibì per la prima volta all’età di sette anni nella taverna di Ceferino, a Siviglia. Si trasferì a Bilbao ma non le fu permesso di cantare per la sua giovane età, così cominciò a lavorare come modella per il pittore Ignacio Zuloaga. Trascorse inoltre diverso tempo a Malaga, dove condivise la casa con un'altra leggenda della canzone flamenca, La Trini.
Dopo le sue prime esibizioni, a Pastora Pavón Cruz venne attribuito il soprannome ‘La Niña de los Peines’ (La Fanciulla dei Pettini), per via di un tango che cantava spesso che includeva i seguenti versi: “Péinate tú con mis peines; mis peines son de canela” (Pettinati tu con i miei pettini; i miei pettini sono di cannella). I pettini erano un elemento fondamentale del costume delle ballerine di flamenco. Questo soprannome, anche se a lei non piaceva, diventó poi quello ufficiale.
Nel 1922 partecipò al Concurso de Cante Jondo a Granada, una importante manifestazione creata da Manuel de Falla come momento di diffusione e cura del canto flamenco. In quella occasione incontrò il poeta Garcia Lorca che negli anni 30 avrebbe scritto di lei:
Maestra de gemidos, criatura martirizada por la luna o bacante furiosa. Verde máscara gitana a quien el duende pone mejillas temblonas de muchachas recién besadas. La voz de esta mujer es excepcional, rompe los moldes de toda escuela de canto como rompe los moldes de toda música construida.1
Ebbe un’unica figlia, Pastora Escacena Pavón, Tolita, nata dalla sua relazione amorosa con il cantante di flamenco Manuel Escacena García, relazione che finì con la morte di lui nel 1928. Fu la prima donna a portare il flamenco sul palcoscenico di un teatro e la più celebre rappresentante della scuola gitana. Sperimentò 10 stili (palos) del flamenco e ne creò due nuovi: Bamberas e Lorqueñas. Le Lorqueñas non sono un vero e proprio stile flamenco, ma una serie di canzoni popolari musicate dal poeta Federico García Lorca e adattate al flamenco dalla Pavón. Tra le più celebri ci sono “Anda Jaleo” e “Café de Chinitas”.
Nel 1933 sposò José Torres Garzón, di tredici anni più giovane di lei e artisticamente conosciuto come Pepe Pinto, anche lui cantante di flamenco. In un'intervista con Manuel Alonso Vicedo, Pastora affermò: «Litighiamo, ma da quando ci siamo sposati lui è mio marito e io gli obbedisco», segno che questa obbedienza era stata comunque oggetto di contrattazione.
Nel 1935 in un’intervista con Josefina Carabias, prima giornalista donna spagnola, confessó il desiderio di ritirarsi dalla scena per vivere tranquilla a Siviglia, ma fu invece costretta a smettere di cantare per i tre anni successivi a causa della guerra spagnola.
Successivamente lavorò per un certo periodo in coppia con un’altra importante interprete della canzone flamenca, Concha Piquer. Nel 1961, dopo la ultima esibizione a Cordova, Pastora si ritirò definitivamente dal palcoscenico, anche su pressione del marito che aveva raggiunto un'indipendenza economica sufficiente.
Dall’età di sessant’anni fu affetta da arteriosclerosi e da demenza senile fino ai suoi ultimi giorni di vita, quando morì il 26 novembre del 1969.
Stando ad alcune ricerche recenti, l’ascolto della voce di Pastora in un album in 78 rpm pubblicato negli USA nel 1941, ispirò due brani dei grandi jazzisti Gil Evans e Miles Davis presenti nella raccolta Sketches of Spain (1960). La Pavón fu inoltre intervistata e fotografata dall’importante etnomusicologo statunitense Alan Lomax durante il suo viaggio in Spagna nel 1952-53. La Niña de los Peines era un'artista unica, capace di trasmettere la passione e l'emozione del flamenco con la sua voce. Il suo stile di canto era caratterizzato da grande forza e intensità e da una sua peculiare esecuzione interpretativa, che le diede un posto di primo ordine tra i grandi maestri del canto flamenco. Una statua le è stata dedicata nella Alameda de Hércules di Siviglia.
*questa voce è a cura di Maya Caltabiano, Beatrice Damiani, Alma Scarpa, Aurora Cannici, Gaia Moscarelli, studentesse dell’istituto Civico Polo Linguistico Manzoni a Milano. Sono accomunate dalla passione per le lingue e hanno partecipato in gruppo alla redazione di una voce biografica dell’Enciclopedia delle donne come parte del percorso PCTO.
Capitolo III (Los ambientes de Sevilla, artistas y espectáculos) e Capitolo IX - Capitolo XI - (Cierre. Pastora como resumen, Pastora como promesa) da “La niña de los peines - El mundo flamenco de Pastora Pavón" di Cristina Cruces Roldán Manuel Bohorquez - intervista
La Niña de los Peines - Wikipedia
Pastora Pavón - Culturalismi
Studi Interculturali 1-2013 Di Gianni Ferracuti
La Niña de los Peines - andalucia.org
mosaicoflamenco.com
Sepultura familia Pavón - Ayuntamiento de Sevilla
La Niña de los Peines - El mundo flamenco de Pastora Pavón di Cristina Cruces Roldán
Entrevista con la Niña de los Peines (notas), Alan Lomax, 1952
Bamberas | "De Palo en Palo" - WordPress.com
Manuel Bohórquez Casado, La Niña de los Peines
Josefina Carabias (1908-1980): entrevista a Pastora Pavón Cruz, 21 de julio de 1935
Palos del flamenco: Lorqueñas y lorquianas - TFM LIVE
Voce pubblicata nel: 2024
Ultimo aggiornamento: 2024