Anticoli Corrado, un antico borgo affacciato sulla valle dell’Aniene, è noto come “il paese delle modelle”. Da lì sono arrivate a Roma per posare negli atelier e nelle accademie giovani di indubbio fascino e altrettanto indiscussa povertà, ragazze nubili di umili origini che cercavano di sottrarsi a un destino faticoso e segnato. Sfruttando la propria bellezza tentavano una via di fuga o più semplicemente speravano di incrementare i magri bilanci familiari o prepararsi la dote e il corredo.
La frequentazione tra artisti e modelle anticolane in più di un caso ha generato rapporti sentimentali sfociati in matrimonio ma, soprattutto, ha incoraggiato alcune di loro a trasformare l’attività di posa in ricerca artistica autonoma. È il caso di Pasquarosa Marcelli, nata ad Anticoli Corrado il 9 novembre 1896, che a sedici anni si trasferì dalla zia Maria Lucantoni, in passato modella prima delle nozze con lo scultore svizzero Bertoldo Nebel.

Pasquarosa cominciò a posare nel 1912 per lo scultore Nicola D’Antino, il pittore Felice Carena e l’artista romano Nino Bertoletti, con il quale avviò un’intensa relazione trasformatasi presto in un solido sodalizio amoroso, culturale e artistico.
Nino Bertoletti fu un vero compagno di vita, sempre al fianco di Pasquarosa per favorirne e sollecitarne le ricerche culturali e pittoriche, capace anche di qualche passo indietro pur di non ostacolarne o oscurarne la carriera.

Fu con lui che Pasquarosa, fino ad allora analfabeta, imparò a leggere e scrivere, a conoscere la poesia di Leopardi, fu seguendo i suoi consigli e i suoi incoraggiamenti che mosse i primi passi nella pittura, aiutata in questo anche dallo stimolante ambiente di Villa Strohl Fern dove, nel 1913 si trasferì insieme a Nino andando a vivere in uno degli studi artistici allestiti nel parco.
Qui si trovò a condividere arte, gioventù e vita con alcuni tra i protagonisti dei nuovi linguaggi artistici della Secessione romana come Deiva De Angelis, Cipriano Efisio Oppo, Carlo Socrate, Virgilio Guidi, Francesco Trombadori e molti altri.

Il suo interesse per la pittura la condusse già nel 1915 a esordire alla III Esposizione internazionale d'arte della Secessione romana dove espose cinque opere ricevendo un incoraggiante interesse da parte di critica e pubblico.
Tutti i quadri presentati da Pasquarosa furono venduti e acquirenti di due dipinti intitolati Garofani furono la regina Margherita di Savoia e il direttore dell’Accademia di Francia a Roma Albert Besnard. La sua arte venne celebrata come un evento del tutto inedito perché nata lontano dalle scuole e dalle accademie, dotata di uno spontaneo e quasi istintuale linguaggio espressivo caratterizzato da colori intensi, contrastanti, stesi sulla tela in pennellate pastose: un Espressionismo tutto suo, libero e indipendente.

Il successo proseguì con la partecipazione alla IV Esposizione della Secessione e qualche anno dopo, nel 1918, in occasione della mostra collettiva alla Casina del Pincio a Roma, Cipriano Efisio Oppo parlò di “miracolo” aggiungendo: «Tutti abbiamo visto in questa pittura inesperta qualcosa di straordinario».
Pasquarosa ricostruiva sulle tele le forme e gli oggetti che la circondavano e per questo i temi affrontati furono ‒ e continuarono a essere nel corso della sua carriera ‒ soprattutto nature morte, vasi di fiori, ventagli, ceramiche; meno frequenti, ma non per questo di minor valore, i ritratti e i paesaggi in cui rappresentò i luoghi che frequentava con la famiglia e le persone amiche.

Il 1915 fu non solo l’anno del suo esordio come pittrice ma anche l’anno in cui sposò civilmente Nino Bartoletti, col quale formò il nucleo familiare in cui nacquero nel 1916 il primogenito Giorgio e nel 1924 il secondogenito Carlo Francesco, in famiglia soprannominato affettuosamente Pupo. La relazione tra la pittrice e il suo compagno non fu facilmente accettata dai genitori di Nino, benestanti commercianti della capitale; già delusi dalle scelte del figlio che all’attività del commercio aveva preferito quella dell’arte, non accolsero con entusiasmo la giovane Pasquarosa, di origini umili, pressoché illetterata che però, audacemente e con risolutezza, intendeva consacrare la propria vita alla pittura.

Dopo la volontaria partenza di Nino per il fronte, l’aver imparato a leggere e a scrivere permise a Pasquarosa di colmare, con frequenti scambi epistolari, il senso di lontananza e nostalgia. La sua doveva essere un scrittura un po’ difficoltosa, l’aver imparato da grande forse non rendeva fluidi i gesti col pennino sulla carta, ma la tenacia e il sentimento guidarono sempre la sua mano. «Per fare bene l’indirizzo sulle buste ‒ le scriveva il marito dal fronte nel 1917 ‒ tira prima le righe col lapis che poi cancellerai quando l’inchiostro è asciutto. Desidererei molto anch’io che tu avessi una maestra per imparare a scrivere meglio. Ma ora non so come fare. È una delle cose più importanti che dovremo fare appena torneremo insieme».

Dopo le nozze Pasquarosa e il marito si erano trasferiti in via Antonio Bosio, nei pressi della via Nomentana, nello stesso edificio in cui viveva Luigi Pirandello. Anche lui contribuì a schiuderle le porte della letteratura facendole conoscere, tra le altre, le opere di Shakespeare e aiutandola a comporre una ricca e solida biblioteca personale, vero tesoro per lei che, pur avendo iniziato tardi a leggere, si rivelò un’appassionata e colta lettrice. Nonostante la differenza culturale, il sentimento di sincera amicizia tra Pasquarosa e Pirandello non venne mai meno: nei ricordi del nipote Paolo Bertoletti trova posto il racconto, divenuto quasi mitico in famiglia, del pranzo preparato dalla pittrice in occasione del premio Nobel assegnato allo scrittore siciliano.

Tranne un certo rallentamento delle presenze espositive negli anni Venti, dopo la mostra nella Galleria d’arte Bragaglia del ’23, l’attività pittorica di Pasquarosa proseguì costante; nel lavoro condotto ogni giorno, anche nei periodi di vacanza, in modo disciplinato e rigoroso, mantenne fede alle propria ricerca pittorica e al linguaggio dei colori, dei quali in parte “sciolse” la pastosità dei primi anni, approdando in alcuni dipinti ad atmosfere silenti e immote (come Capanne sulla spiaggia del 1927); restò soprattutto fedele al suo essere artista e donna indipendente e libera. Sulla scena dell’arte rientrò nel 1928 presentando alcune opere all’Esposizione internazionale di pittura e scultura di Madrid; nel mese di febbraio del ‘29 tenne la sua prima personale all’Arlington Gallery di Londra, prima italiana a esporre in Inghilterra.

La mostra, accolta con favore, fu un’importante occasione per far conoscere, attraverso trentanove dipinti, la sua produzione pittorica, soprattutto nature morte e composizioni floreali ma anche alcuni scorci di Roma. Il 1929 fu un anno con altre soddisfazioni ma anche con preoccupazioni: le venne assegnata un’intera sala alla Prima Mostra del Sindacato Laziale Fascista di Roma (dove espose nuovamente nelle edizioni del 1932, 1936, 1937, 1942), ma fu anche costretta a trasferirsi alcuni mesi a Parigi (città che amava profondamente) per sottoporre il suo secondogenito Carlo Francesco a un difficile intervento chirurgico e risolvere la malformazione congenita al palato.
I riconoscimenti proseguirono l’anno successivo con l’esordio alla Biennale di Venezia, alla quale partecipò altre cinque volte (1932, 1934, 1936, 1948 e 1954) e nel 1931 con la Quadriennale di Roma, dove tornò anche nel 1935, nel 1939, nel 1948, nel 1955-56, nel 1959-1960 e nel 1966.
Quando nel 1971 Nino morì, l’immenso dolore portò Pasquarosa quasi a isolarsi; poco più di due anni dopo, il 10 ottobre 1973, si spense a Camaiore.

La sua è stata una vita piena di soddisfazioni professionali (non ultimo il premio Marzotto vinto nel 1951 ex aequo con Mario Mafai), non priva di dolori e difficoltà, ma sempre accompagnata dal calore delle persone incontrate. Nel suo cammino esistenziale e artistico è stata costantemente benvoluta e circondata dalla stima di intellettuali, scrittori e critici, da Massimo Bontempelli e Paola Masino a Corrado Alvaro, da Luigi Pirandello e Marta Abba a Olga Ossani (Febea) e Olga Resnevič Signorelli, da Emilio Cecchi a Roberto Longhi.

Altrettanto importanti furono i legami nel mondo dell’arte: oltre alle amicizie costruite nella vivace realtà di villa Strohl Fern e della Secessione romana, Pasquarosa ebbe frequentazioni con Felice Carena, con Giorgio De Chirico (conosciuto nel ’19 e che la definì «donna di alta qualità e pittrice piena d’ingegno»), Leonetta Cecchi Pieraccini, Armando Spadini, e, in tempi successivi, con Renato Guttuso, Fausto Pirandello, Toti Scialoja, Antonello Trombadori.
Da gennaio ad aprile 2024, a quasi cento anni di distanza dalla mostra londinese del ‘29, l’Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra l’ha ricordata con un’esposizione che ha ricostruito le tappe della sua prestigiosa carriera.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Pasquarosa Marcelli

Monica Grasso, Marcelli Pasquarosa, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 69, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007.
Pier Paolo Pancotto (a cura di), Pasquarosa 1896-1973. Un fenomeno dell’arte nella Roma del Novecento, catalogo della mostra 24 giugno – 25 ottobre 2009, Roma, Museo di Villa Torlonia, Casino dei Principi, Palombi Editori.

Francesca Bonanni, Pasquarosa, il colore dell’anima, Roma, Palombi Editori, 2013.

Irene De Guittry, Pasquarosa (Pasquarosa Marcelli Bertoletti).

Emma Sedini, Il ritorno a Londra di Pasquarosa. Pittrice “fenomeno” dell’arte, in «Artribune», 19 marzo 2024.

Referenze fotografiche

1. Pasquarosa, 1912, foto di Barbara Belotti per gentile concessione del dottor Paolo Bertoletti.

2. Pasquarosa, 1921, foto di Barbara Belotti per gentile concessione del dottor Paolo Bertoletti.

3. Pasquarosa con il figlio Giorgio, 1921, foto di Barbara Belotti per gentile concessione del dottor Paolo Bertoletti.

4. Pasquarosa (la quarta sulla destra) al Premio Marzotto, 1953, foto di Barbara Belotti per gentile concessione del dottor Paolo Bertoletti.

5. Pasquarosa, Vaso di fiori con specchio, 1915, foto di Barbara Belotti per gentile concessione della dottoressa Carmela Tulelli Bertoletti.


Voce pubblicata nel: 2025