“Un vero rivoluzionario non deve mai tener conto dei costi, perché sa che una rivoluzione ripaga sempre sé stessa, anche se costa sangue, e per mezzo di essa si perde la vita e si sacrifica tutto. Sa che la fiamma dell'ideale che ha causato la rivoluzione arderà in modo sempre più brillante e costante, e attrarrà sempre più uomini e menti, e grazie alla sua linfa vitale e al suo sacrificio diventerà più duratura”. 1
Nora, figlia del leader socialista e repubblicano James Connolly, è stata una donna tanto eclettica e incandescente, quanto ondivaga e contraddittoria. Istrionica e instancabile, si fece carico della pesante eredità del padre, cercando di seguirne le orme e di professarne la fede in un universo politico in continua evoluzione e mutamento, in cui navigò a vista cambiando spesso sponda e rotta (tanto da esser definita “una labour repubblicana in cerca di un partito che non troverà mai” 2), ma riuscendo comunque ad assurgere al ruolo di membro più in vista della famiglia.
L’infanzia di Nora, “bambina brillante e fantasiosa, che stupiva i suoi insegnanti con la sua prontezza” 3, cresciuta dal padre in modo attento e ideologicamente connotato, è legato a doppio filo agli alti e bassi della carriera paterna, in quanto, per seguirlo la famiglia si trasferì, da Edimburgo, prima a Dublino, poi negli USA – a New York e a Newark –, di nuovo a Dublino e poi a Belfast, vivendo sempre in misere condizioni materiali. La morte della sorella maggiore alla vigilia dell'imbarco per l'America impose a Nora in aggiunta l’onere di sostituirla nella gerarchia familiare, per cui, contro i desideri di James, interruppe gli studi all'età di tredici anni e cominciò a lavorare, per contribuire alle finanze della famiglia:
“Allora eravamo vicini al limite della fame e non c'erano servizi sociali ad aiutarci. La mamma poteva accendere il fuoco solo di notte, e ci riducemmo a due fette di pane imburrato per ciascuno a colazione”. 4
La crescita in mezzo alle faccende politiche paterne e il precoce ingresso nel mondo del lavoro le permisero di avvicinarsi, fin da adolescente, agli ambienti social-repubblicani di qua e di là dall’Atlantico, dove venne folgorata, oltre che dal socialismo gaelico del padre, dall’operaismo sindacale di Daniel De Leon con cui entrò in contatto a New York. E finalmente, quando la famiglia Connolly si stabilì a Belfast (nel tragicamente famoso, durante i Troubles, quartiere cattolico di Falls Road 5) nel 1911, Nora poté immergersi nei movimenti sindacali e repubblicani locali: entrò a far parte delle Fianna Éireann di Markievicz, si impegnò nell’agitazione nel Nord contro la Partition, raccolse fondi a sostegno dei lavoratori coinvolti nel Lockout di Dublino del 1913 (andando poi lei stessa a Dublino ad aiutare) e cominciò a collaborare con le milizie locali, organizzando la locale sezione del Cumann na mBan.
Nora prese poi parte, a Galway e a Tyrone, alla Easter Rising. Dopo varie peripezie, tornò con sua sorella Ina a Dublino, ma arrivò quando la resa degli insorti era cosa fatta. A questo punto, si fece il sostegno attorno a cui si sarebbe retta la famiglia: raccolse le ultime memorie del padre; accompagnò sua madre a visitarlo poco prima dell’esecuzione; consolò i fratelli e comunicò loro “che il padre era morto e gli lesse gli atti di condanna della corte marziale” 6. Da questi anni, nel 1935, estrapolò un libro di memorie in terza persona, Ritratto di un padre ribelle.
Con la famiglia sul lastrico, Nora tornò in America, dove venne accolta in modo trionfale, in qualità di prima partecipante alla Rivolta di Pasqua a visitare il paese, per cercare lavoro e propagandare la causa repubblicana. Nel 1917, tornò segretamente (per il bando impostole dall’Home Office), in Inghilterra e si impegnò nella campagna elettorale del Sinn Fein per le elezioni del dicembre 1918. Attiva, come tutta la famiglia, nel mondo della sinistra radicale, tra il settembre e l’ottobre 1921 fondò con il fratello Roddy (con cui porterà poi avanti una lunga e annosa disputa ideologica) il Partito Comunista d'Irlanda (in un processo simile a quello del Congresso di Livorno italiano sempre del 1921).
Nora, durante la guerra civile, militò nelle fila dei repubblicani “di sinistra”, guidati da Eamon De Valera, che si opponevano al Trattato Anglo-Irlandese e al governo nato da esso. Infatti, sposatasi nel segno della lotta con Seamus O'Brien (cambiando il cognome in Connolly O'Brien), militante feniano, viaggiatore commerciale e corriere durante la guerra d'indipendenza, assunse ruoli di primo piano nelle gerarchie rivoluzionarie, tra cui quello di segretaria del ministro delle finanze Austin Stack. Come altre compagne, venne rinchiusa nelle famigerate prigioni di Mountjoy, Kilmainham (dove organizzò la lotta delle prigioniere 7) e North Dublin Union (passando, come il marito, il primo anniversario di matrimonio rinchiusa in cella).
Rilasciata nell’agosto 1923 e terminata la guerra civile, non si diede per vinta e continuò a lottare per quegli ideali a cui (come il padre) aveva dedicato la propria vita, militando in molte delle forme assunte della sinistra irlandese e scrivendone una parte della storia. Co-fondò il Workers’ Party of Ireland (1926-1927), ma si dimise dopo aver fallito nel sostituire la Irish Worker League di James Larkin (vecchio compagno di lotte del padre) come affiliata dell’Internazionale comunista. Nel 1934 organizzò, con Peadar O'Donnell, i rami del Republican Congress di Belfast ma, messa in minoranza la sua risoluzione che chiedeva la creazione della Repubblica dei Lavoratori proprio da quella di O’Donnell, che proponeva, invece, la creazione di un fronte unito repubblicano (la politica dei Fronti Popolari propagandata dal Comintern e messa poi in atto in Francia e Spagna), uscì dall’organizzazione.
Infine, entrò nel Partito Laburista, ma ne uscì nel 1939, dopo che questo abbandonò l'obiettivo strategico della repubblica operaia. Nel mentre, negli anni Trenta, Nora lavorò come corrispondente d'affari e come statistica nell'Irish Transport and General Workers’ Union (il sindacato fondato dal padre) e, durante la seconda guerra mondiale, come agente di telefonia, fino a quando la malattia non la costrinse al ritiro.
Membro indipendente del Seanad Éireann tra il 1957 e 1969, eletta dai Taoisigh De Valera e Seán Lemass, si oppose a diverse proposte del Fianna Fáil, in particolare al tentativo del 1959 di abolire la rappresentanza proporzionale e al disegno di legge promosso dalla Chiesa Cattolica per consegnare le minorenni delinquenti al sistema manicomiale di Magdalen.
Negli ultimi anni della sua vita, nonostante la cecità, co-editò la selezione degli scritti del padre (1978) e dettò le sue memorie, We will rise again (1981). Inoltre, in un ultimo colpo di coda, re-intraprese (in modo sorprendente visti i placidi trascorsi da senatrice) la vita da militante attiva al fianco del Provisional IRA e dell’Irish Republican Socialist Party di Seamus Costello, che definì “il [partito] più vicino ad essere l’erede degli ideali di suo padre” 8. Manifestò a favore degli attivisti (tra cui Bobby Sands, martire e icona della lotta repubblicana) rinchiusi nel blocco H del carcere di Maze a Long Kesh che stavano facendo lo sciopero della fame, e prese parte a vari altri atti politici in Ulster, rischiando pure di essere arrestata.
Morì a Dublino il 17 giugno 1981 lasciandosi dietro un’immagine molto opaca e sfaccettata di sé, e fu seppellita nel cimitero di Glasnevin.
M. Ward, Unmanageable revolutionaries: women and Irish nationalism, 1983
N. Connolly O’Brien, We Shall Rise Again, London, Mosquito Press, 1981
S. Levenson, A Biography of James Connolly, London, Quartet Books 1977
U. MacEoin, Survivors, Dublin, Argenta Publications 1980
Referenze iconografiche:
Prima immagine: Fotografia di Nora Connolly O’Brien, 1910-1920. Fonte: We never forget. Immagine in pubblico dominio.
Seconda immagine: Nora Connolly O’Brien durante una riunione con altre figure politiche irlandesi a Dublino, 1919. Fonte: rte.ie. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2021
Ultimo aggiornamento: 2023