Studentessa universitaria istriana uccisa dalle milizie di Tito, nei pressi dell’isola di Veglia, tra il 10 e il 12 maggio 1945. Figlia di Nicolò, ex ufficiale della Marina militare italiana e della baronessa Carla von Herzberg, nacque nell’isola di Cherso (odierna Cres – Croazia) il 16 maggio 1918. Melita aveva due fratelli, il maggiore Nicolò, nato nel 1916 e Zaccaria di un anno più giovane di lei. La famiglia di Melita, di origini nobiliari, era proprietaria della vicina isola di Plauno (che faceva parte dell’arcipelago chersino) e il nonno paterno aveva ricoperto più volte cariche politiche di spicco.
Diplomatasi al Regio Liceo classico Dante Alighieri di Fiume nel luglio del 1937, Melita si iscrisse alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano nell’autunno dello stesso anno, usufruendo per tutta la carriera scolastica dell’esonero parziale dalle tasse universitarie in quanto cittadina italiana residente in territorio jugoslavo. Dopo il trattato di pace del 1918 l’isola di Plauno era stata ceduta alla Jugoslavia: per questa ragione la famiglia Petris aveva bisogno del passaporto per raggiungere l’isola di cui era proprietaria. Melita, insieme al fratello Nicolò, anch’esso iscritto al Politecnico, si trasferiva a Milano durante i mesi invernali per seguire le lezioni e preparare gli esami di profitto, e ritornava nell’isola di Plauno per la pausa estiva. Dal “fascicolo studente” e dai registri di iscrizione conservati presso gli Archivi Storici del Politecnico si può ricostruire il percorso universitario di Melita. Dopo il biennio preparatorio si iscrisse al triennio di specializzazione, dove scelse l’indirizzo di ingegneria chimica. Sostenne brillantemente tutti gli esami fino alla fine di giugno del 1942 quando come ultimo esame affrontò Metallurgia e Metallografia. Tornò a casa come di consueto per preparare la tesi di laurea (di cui sfortunatamente non si conosce il titolo) ma vi trascorse ben pochi mesi in tranquillità.
Dal 13 settembre al 13 novembre 1943 l’intero territorio istriano venne occupato dai partigiani di Tito e alla fine di novembre dello stesso anno venne invaso dalle truppe naziste. Nella notte tra il 10 e il 12 maggio del 1945 i tre fratelli Petris vengono prelevati durante la notte, quando erano nella loro casa, dalle milizie titine e trucidati nelle vicinanze. Si presume che l’accusa contro Melita fosse quella di aver collaborato con i nazisti, per i quali avrebbe potuto svolgere mansioni di interprete, essendo di madrelingua tedesca. Non sono noti ad oggi i particolari riguardanti le morti dei tre fratelli, e neppure la data è certa. Nel fascicolo universitario di Melita (e in quello del fratello Nicolò) compare la scritta: “dichiarazione di presunta morte 13 maggio 1945”.
La sua tragica vicenda ricorda quella della studentessa istriana Norma Cossetto.
Maria Luisa Lemessi, La villa: dolci e tristi ricordi d’infanzia, Villanova di Guidonia, Aletti, 2007
Luigi Tomaz, 1943-1945: Cherso in guerra, in «Comunità Chersina», n. 74, dic. 2005
Marino Coglievina, Martiri chersini, in «Arena di Pola», 3 settembre 1988
Politecnico di Milano, Area sistema archivistico e bibliotecario, Archivi Storici, sez. Segreteria, Tit. XIII. Decaduti e cessati, Petris di Plauno, pacco n. 169
Politecnico di Milano, Area sistema archivistico e bibliotecario, Archivi Storici, sez. Segreteria, Repertori, Registri di iscrizione Ingegneria, 1937
Per analogia con la figura di Norma Cossetto si segnala:
Red Land (Rosso Istria), di Maximiliano Hernando Bruno, Venicefilm, 2018
Referenze iconografiche: Melita Petris, foto dalla carta d'identità presente nel fascicolo personale studente conservato nell'archivio del Politecnico di Milano.
Politecnico di Milano, Area sistema archivistico e bibliotecario, Archivi Storici, sez. Segreteria, Tit. XIII. Decaduti e cessati, Petris di Plauno, pacco n. 169.
Voce pubblicata nel: 2019
Ultimo aggiornamento: 2023