Fra le ventuno donne che parteciparono all’Assemblea Costituente, Maria nacque a Catania il 6 luglio 1913 da Sebastiano e Serena Fiorini, di origini nobili. Ancora studentessa, entrò a far parte dell'Azione Cattolica della sua città, all’interno della quale dal 1940 al 1948 fu presidente diocesana della Gioventù femminile. Infermiera volontaria della Croce rossa italiana durante la seconda guerra mondiale, meritò – per dedizione e impegno – la medaglia d’oro al valore. Contribuì a fondare nella sua città natale l’Avis (Associazione volontari italiani del sangue); nel 1944 fu tra le prime iscritte alle Acli (Associazione cristiana lavoratori italiani) ed entrò a far parte della sua commissione nazionale femminile; fra le iniziative di cui si occupò in quegli anni vanno poi ricordate anche la realizzazione della casa dei lavoratori, della casa dello studente, nonché di scuole artigiane e di laboratori.

 Segnalata dalla Gioventù femminile dell’Azione cattolica alla Democrazia cristiana come “un elemento idoneo ad entrare nella lista per la Costituente”, nel 1946 fu eletta all’Assemblea costituente, dove, nonostante il successo elettorale, non intervenne mai e non presentò interrogazioni. Fu  però cofirmataria di un emendamento sostitutivo del primo comma dell'art. 48 (art. 51 del testo definitivo) – “Tutti i cittadini di ambo i sessi possono accedere agli uffici pubblici in condizione di uguaglianza” -   presentato nella seduta del 22 maggio 1947 e  che porta la firma, oltre che di Maria Nicotra, anche di altre  Costituenti: Maria Federici, Maria De Unterrichter Jervolino, Angela Guidi Cingolani, Teresa Noce, Nilde Iotti, Filomena Delli Castelli, Angela Gotelli, Nadia Gallico Spano, Vittoria Titomanlio, Teresa Mattei, Laura Bianchini e Rita Montagnana. Nella precedente formulazione era infatti scritto che le donne potevano accedere agli uffici pubblici “conformemente alle loro attitudini, secondo le norme stabilite dalla legge”.

Eletta nel 1948 alla Camera dei deputati,  nella I legislatura repubblicana, durante la sua attività parlamentare partecipò ai lavori di varie commissioni (fu  l'unica donna a far parte della Commissione parlamentare di vigilanza sulle condizioni dei detenuti negli stabilimenti carcerari, attiva tra il 1949 e il 1953) e si occupò di problematiche diverse, dalla tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri, al controllo sulla stampa destinata all’infanzia e all’adolescenza, a questioni legate al settore dei trasporti e delle comunicazioni,  partecipando all’attività della Camera  con diciassette interventi e come cofirmataria di sei proposte di legge. Prima delle non elette nelle successive elezioni – quelle del 1953 - tornò  a Catania, dove si dedicò all’impegno nel movimento femminile della Dc di cui, nel 1954, fu eletta vicedelegata nazionale con Stefania Rossi, sotto la presidenza di Elisabetta Conci;  dal 1960 al 1965 fu anche  presidente dell’Istituto autonomo case popolari di Catania.

Intanto nel 1955 aveva conosciuto  il dirigente della Dc Graziano Verzotto, un ragazzo più giovane di dieci anni, padovano, con un passato durante la Resistenza nelle brigate bianche assieme a Enrico Mattei col quale lavorò poi all’Eni,  mandato a Catania da Fanfani per riorganizzare il partito siciliano, di cui fu segretario regionale dal 1962 al 1966. Nel 1967 Graziano Verzotto lasciò l'Eni e approdò alla presidenza dell'Ente minerario siciliano (Ems); nel 1970 acquistò la squadra del Siracusa divenendone presidente e  centrando al suo primo anno la promozione in Serie C; nel 1968 fu eletto al Senato della Repubblica,  nella V Legislatura, ma l'11 dicembre 1969 si dimise perché dichiarato ineleggibile, essendo incompatibile la carica politica con quella di presidente dell'Ems.

I due si sposarono e Maria resterà sempre accanto al marito appoggiandolo nella sua ascesa politica. Ma Verzotto fu indubbiamente  personaggio discusso e ambiguo. Lo troviamo non solo testimone di nozze del mafioso Giuseppe Di Cristina ma anche implicato nella scomparsa di Enrico Mattei (fu lui l’ultimo a salire sull’aereo del presidente dell’Eni, il giorno prima dell’esplosione) e del giornalista Mauro De Mauro (fu uno degli ultimi a parlare con il giornalista, che stava seguendo una pista sull’incidente aereo di cui fu vittima Mattei). Per non farsi arrestare, quando fu coinvolto nello scandalo finanziario dei “fondi neri” della banca di Michele Sindona - e forse anche allarmato per un tentativo di sequestro di cui fu vittima: un rapimento che probabilmente più che al riscatto puntava a una valigetta piena di documenti segreti che portava sempre con sé -  scappò all' estero, prima nella Beirut dilaniata dalla guerra civile e poi a Parigi, dove resterà per diciassette anni.

Maria non lo seguì: restò in Sicilia prendendo le redini di ciò che il marito aveva lasciato, compresa la presidenza del Siracusa, divenendo così il  primo presidente  donna di una squadra di calcio a livello professionistico Quando, in seguito all’indulto, nel 1991,  Verzotto fece rientro in Italia, lei lo raggiunse a Padova, dove morì il 14 luglio 2007.

FONTI

Samanta Giambarresi, Maria Nicotra Fiorini, in  http://www.toponomasticafemminile.com

Cecilia Dau Novelli,  Nicotra (Nicotra Fiorini), Maria,  in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della enciclopedia italiana, Roma 2013

Maria Teresa Morelli, Maria Nicotra, in  http://www.fondazionenildeiotti.it

Patrizia Gabrielli, Maria Fiorini Nicotra Verzotto: l’instancabile lavoratrice,  in Eadem, Il primo voto. Elettrici ed elette, Castelvecchi, Roma 2016

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Maria Nicotra Fiorini

Referenze iconografiche: Maria Nicotra, 1946. Fonte: dati.camera.it  Creative Commons Attribution 4.0 International license.

Voce pubblicata nel: 2018

Ultimo aggiornamento: 2023