Maria Luisa nacque da Camillo e Giovanna Berneri, ebrei libertari che nell’Italia della propaganda fascista entrarono presto in conflitto con la propria realtà territoriale, sociale e politica. Il padre, già negli anni Venti, era passato dalla militanza liberal-socialista a scelte eterodosse, fino a divenire uno degli intellettuali di maggior spicco ed originalità del movimento anarchico non solo italiano.
Con l’ascesa al potere di Benito Mussolini, nel 1922, Camillo Berneri, insegnante a Firenze, si rifiutò di accettare le direttive e gli obblighi imposti alla sua professione dal regime. Fu costretto all'esilio a Parigi, dove la sua casa divenne in breve tempo luogo di intense elaborazioni e pratiche antifasciste. Le due figlie, Maria Luisa e Gilliane, crebbero dunque in un contesto culturale assai caratterizzato politicamente.
Maria Luisa francesizzò il proprio nome in Marie Louise, forse anche per una forma di rimozione dei rapporti d’una terra d’origine che aveva respinto lei e la sua famiglia. In Francia intraprese studi di psicologia, cogliendo il significato eversivo delle nuove prospettive freudiane. In quegli stessi anni abbracciò l’anarchismo militante, partecipando alla realizzazione di riviste come «Révision», insieme a Luis Mercier Vega, alias S. Parane.
Il padre partecipò attivamente, già dal 1935, alla Guerra Civile di Spagna e, dopo un periodo trascorso sul fronte aragonese, si trasferì a Barcellona dove diede vita a una delle più illuminate ed innovative riviste dell’anarchismo italiano nate dalla Rivoluzione Spagnola «Guerra di Classe». Marie Louise si recò due volte in Spagna; la seconda, nel 1937, a seguito dell’assassinio dei fratelli Rosselli da parte dei fascisti e per quello del padre avvenuto per mano di sicari stalinisti nel corso della resa dei conti interna al movimento rivoluzionario in Spagna. Le insegne degli assassini di Camillo Berneri sono manifestamente simili a quelle di chi tentò di uccidere George Orwell e la moglie e in ciò si coglie tutta la barbarie ideologica che ha finito per condizionare la cultura, investendo pezzi consistenti anche dell’intellighentia della sinistra ortodossa italiana. Conseguenza di questo clima culturale è senz’altro la marginalissima diffusione, sino almeno al 1989, delle opere di Gorge Orwell, Karl Popper, Thorstein Veblen e la mancanza di un’approfondita conoscenza delle opere della stessa Marie Louise Berneri, cui probabilmente non ha giovato nemmeno l’essere donna ed ebrea.
Durante la Guerra Civile di Spagna, Marie Louise ebbe modo di intrecciare contatti e di prodigarsi per dare sostegno materiale a bambini e rifugiati politici. Riuscì così a costruire una rete di relazioni internazionali e a divenire un punto di riferimento dell’arcipelago anarchico.
Dopo l’esito drammatico dell’esperienza spagnola, delusa e disgustata dalla Francia e dall’Italia, Marie Louise si stabilì in Inghilterra per ricongiungersi al compagno Vernon Richards (Vero Recchioni, di genitori liguri). Dopo il matrimonio Marie Louise ottenne la cittadinanza britannica mentre la sorella Gilliane rimase invece a Parigi dove dal dopoguerra studiò psicologia e divenne anch’ella attivista del movimento anarchico.
La madre Giovanna, per il suo impegno antifascista e nel movimento anarchico, venne arrestata a Parigi all’inizio della guerra e, dopo un periodo di detenzione nel sud della Francia, fu estradata verso l’Italia dal regime di Vichy, rimanendo in prigione sino alla Liberazione. Per le stesse ragioni ideologiche e culturali che la guerra fredda consolidò ed espanse, il suo impegno di intellettuale di spicco del movimento antifascista è praticamente assente da ogni riferimento bibliografico concernente la storia della Liberazione.
In Inghilterra, Marie Louise Berneri fu animatrice della casa editrice anarchica Freedom Press, dagli eventi drammatici della guerra spagnola sino alla sua morte.
Nonostante l’originalità di riviste come «Freedom Bulletin» e «Freedom» (nuova serie) non si può certo dire che l’anarchismo britannico degli anni 1930 fosse davvero vitale. Una parziale svolta si ebbe nella seconda metà di quegli anni allorché Vernon Richards, con il contributo determinate della moglie, iniziò a pubblicare «Spain and the World», rivista che negli anni a seguire fu capace di catalizzare l’attenzione per il movimento libertario in Gran Bretagna e di dare nuova linfa alla casa editrice Freedom Press, tutt’ora attiva. Già nel 1936 Marie Louise credeva in quel progetto, tanto da impegnarsi insieme al padre ed a Torn Keel nelle discussioni teoriche da cui quell’esperienza avrebbe preso le mosse, e nella raccolta di fondi necessari per la sua pubblicazione.
Fra il febbraio e il giugno del 1939 Marie Louise Berneri ebbe un ruolo preminente nella pubblicazione di «Revolt», erede di «Spain and the World». Tra i suoi collaboratori figuravano, oltre al marito, anche Albert Meltzer, Tom Brown e i coniugi Leach e Sturgess. Quello stesso anno fu tra i fondatori di War Commentary e, sfruttando anche le sue conoscenze dell’inglese, del francese, dello spagnolo e dell’italiano, attentissima studiosa degli affari internazionali che preludevano allo scoppio della guerra e, dopo la fine di questa, ai nuovi equilibri internazionali. Ma fu anche abilissima organizzatrice e catalizzatrice del gruppo originario del Freedom Press.
Nell’Aprile del 1945, insieme ad altri redattori di War Commentary (John Hewetson, il marito Vernon Richards, e Philip Sansom), venne processata per “incitamento al disfattismo”, ma il capo di imputazione, almeno per lei, decadde a causa d’un cavillo giuridico che escludeva che si potesse accusare una moglie di cospirare col marito. Gli altri tre furono invece condannati e durante la loro detenzione Marie Louise si assunse la responsabilità di mantenere viva la rivista.
Fu tra i primi recensori del lavoro di Wilhelm Reich, con un articolo dal titolo Sexuality and Freedom, pubblicato sulla rivista di Gorge Woorcock «Now», nell’agosto del 1945.
Alla fine del 1948 diede alla luce un figlio morto e, il 13 Aprile del 1949, a causa d’una banale infezione virale, fu lei stessa a morire, a soli trentuno anni. La sua eredità teorica è contenuta in scritti e contributi editi in buona parte dalla Freedom Press, tra cui val la pena di menzionare un interessante post scriptum a un suo famoso articolo del 1942 (Vote – What for?), una nuova versione del famoso pamphlet antielettorale di Malatesta, The Russian Mith (1944), confluito poi in parte nel suo lavoro Workers in Stalin’s Russia, un lavoro estremamente accurato sulla reale condizione dei lavoratori nell’Unione Sovietica stalinista.
A qualche anno dalla sua morte, nel 1952, il Marie Louise Berneri Memorial Committee pubblicò Neither East nor West, un’antologia dei suoi articoli pubblicati dal 1939 al 1948. Altra pubblicazione postuma è Journey Through Utopia, un saggio estremamente completo ed efficace sul tema delle utopie, edito inizialmente da Routledge di Londra ed attualmente disponibile presso Freedom Press.
È del 1949 lo scritto della Freedom Press Marie Louise Berneri, 1918-1949: a Tribute. Ricordi di Marie Louise sono apparsi su «Zero I» nel giugno del 1977 a firma di Philp Sansom, e nella primavera del 1978, scritto da George Woodcock, su «Open Road 6».
Il marito Vernon Richards, probabilmente il maggior esponente dell’anarchismo britannico, fotografo ed amico personale di George Orwell, già combattente in Spagna e più volte detenuto per le sue idee, morì in assoluta povertà quasi novantenne nel 2000.
Referenze iconografiche: .Maria Luisa Berneri. Fonte: The Anarchist Library.Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023