Maria nasce il 12 luglio 1778 a Roncastaldo, quattro case alle falde dell’appennino bolognese. Il paese più vicino è Loiano che diverrà noto agli epidemiologi perché nel 1812 sarà letteralmente sconvolto da una epidemia di tifo petecchiale. I genitori sono Carlo Nanni e Caterina, braccianti giornalieri. Maria è una bella bambina, ma è affetta da una malformazione alle spalle tanto che, un giorno, il suo ritratto ufficiale la raffigurerà con una spalla nuda e una coperta da uno scialle. La malformazione per la piccola è però quasi una fortuna: la tiene lontana dai campi e i genitori, non conducendola con loro durante la giornata lavorativa e dunque non potendola sorvegliare, la affidano a un cugino paterno, don Giacomo Dalle Donne, sacerdote nella “terra di Medicina” (un paese accanto a Bologna) e da cui Maria mutuerà il cognome. La piccola potrebbe presto rendersi utile in casa, con qualche piccolo lavoretto.

Don Giacomo osserva Maria che cresce. E, riconoscendo le precoci doti di apprendimento della giovane che gli paiono eccezionali, chiede un parere al botanico, nonché medico condotto di Medicina, Luigi Rodati (1763-1832), il quale subito conviene con don Giacomo sulle capacità intellettuali di Maria tanto da decidere di occuparsi personalmente dell’istruzione della giovane. La speranza, l’idea, è che possa addirittura diventare una nuova Laura Bassi (1711-1778), la prima donna a ottenere, nel 1732, una laurea in filosofia e una cattedra onoraria, ma stipendiata, di philosophia universa, cioè di filosofia naturale. La Bassi, affermata studiosa newtoniana, era morta proprio l’anno in cui era nata Maria: non solo dunque il genio precoce, ma anche le date fanno sperare in un passaggio di testimone se non addirittura in una reincarnazione. Per parte sua proprio la Bassi appariva come una nuova incarnazione di Minerva, la dea con cui la dotta Bologna amava tradizionalmente identificarsi.

Nel 1792 Rodati è nominato aggiunto alla Cattedra di Botanica a Bologna. Si trasferisce e porta con sé la quattordicenne Maria la quale, a questa età, aveva già acquisito l’uso elegante e appropriato della lingua latina. Presto egli sarà professore di Botanica e prefetto dell’Orto botanico (dove si impegnerà per la classificazione delle piante secondo la nuova nomenclatura di Linneo della cui opera è profondo conoscitore) e, anche, professore di patologia e medicina legale. Non avrà più tempo per il “progetto Maria” che però non può e non deve essere abbandonato e dunque, a sua volta, chiede al fisico e matematico Sebastiano Canterzani (1734-1819), uno dei professori più quotati e meglio retribuiti dell’ateneo bolognese, di consigliarlo per il meglio sulla questione.

Per seguire l’istruzione a questo punto accademica di Maria, dopo una breve discussione, la decisione cade su Tarsizio Folesani Riviera (1759-1801), il giovane anatomista “halleriano” scettico sulla questione della elettricità animale studiata da Luigi Galvani (1737-1798), ma con un curriculum promettente. La scelta si rivela corretta: alla morte di Galvani, titolare della cattedra di anatomia e ostetricia (e succeduto direttamente a Giovanni Antonio Galli, 1708-1782), Riviera è nominato professore nel Gabinetto d’ostetricia dell’Istituto delle Scienze e Presidente dell’Accademia delle scienze per l’anno 1799. Ritiene suo compito primario anche l’istruzione delle levatrici, pur spostando l’insegnamento dall’Istituto delle Scienze (come voluto da Benedetto XIV) a casa propria.

È questo il momento giusto per far sostenere a Maria Dalle Donne, nella basilica di San Domenico, una pubblica disputa durata tre giorni (iniziata il 1º agosto 1799) sul tema De Integumentis. Il successo è tale da poter sostenere una ulteriore disputa al fine di conseguire la laurea dottorale in Medicina e Filosofia. E dunque, con una cerimonia pubblica e solenne, il 19 dicembre 1799, la ventunenne Maria Dalle Donne, accompagnata dalla poetessa e grecista Clotilde Tambroni (1758-1817), siede sullo scranno più alto del Teatro anatomico dell’Archiginnasio, quello riservato al Priore della facoltà medica, da dove, alla presenza di un folto pubblico, commenta magistralmente due tesi assegnatele quattro ore prima e tratte rispettivamente da un testo di Aristotele e da un aforisma di Ippocrate. Successivamente sostiene, con disinvoltura e prontezza, due argomentazioni contro le suddette tesi. La laurea in Medicina e Filosofia le viene consegnata per acclamazione e le viene anche concessa la facoltà di esercitare la professione medica. Durante il discorso di ringraziamento, è proprio Maria a chiedere che sia il suo maestro, Tarsizio Folesani Riviera, a ornarla delle insegne dottorali: la corona di lauro, l’anello e i libri, simboli di gloria, dignità e sapienza.

Non finisce qui. Laureata in Filosofia e Medicina, Maria si presenta a una pubblica disputa per ottenere l’abilitazione all’insegnamento della medicina. Il 23 e il 24 maggio 1800, sempre nella basilica di S. Domenico, numerosi sono coloro che si recano ad ascoltare la dottoressa che si esibisce in due tesi: Ex Anatomia et Physiologia, in cui analizza, secondo una prospettiva storica, le teorie sulla struttura (anatomia) e funzione (fisiologia) dei diversi organi ed apparati (con una rassegna bibliografica commentata sulla fertilità femminile e la fecondazione, sulle malformazioni fetali e sulla circolazione del sangue nell’utero e la circolazione placentare), e Ex Universa Medicina, in cui tratteggia i vari metodi terapeutici attribuendo importanza all’igiene, allo stile di vita, a quella che lei chiama Medicina Dietetica: osservare regole igieniche non solo rende la vita più sana, ma fa sì che il ricorso alla terapia chirurgica o a quella medica, cioè farmacologica, venga limitato. Il 29 maggio 1800 Dalle Donne affronta nell’Archiginnasio una terza disputa, andata perduta, su temi inerenti l’ostetricia e la neonatologia al fine di ottenere un incarico di “lettura medica” presso l’Università. È noto che, dopo aver trattato di argomenti di natura ostetrica, in questa disputa ella sviluppa anche il tema della cura del neonato, fornendo consigli pratici come quello di bandire l’uso delle fasce.

L’impresa sostenuta da Maria Dalle Donne riesce perfettamente. In considerazione dei suoi «meriti singolari», il 31 maggio 1800 l’Imperial Regia Reggenza la nomina “Accademica soprannumeraria, ossia straordinaria all’ordine de’ Benedettini Accademici Pensionati” nell’Istituto delle Scienze: proprio quel riconoscimento che il 22 giugno 1745 era stato attribuito a Laura Bassi direttamente da Benedetto XIV.

Il 23 maggio 1801, dopo nove giorni di malattia esacerbata da una “febbre maligna”, Riviera muore. Il ritratto che il biografo ne compone è un vero e proprio exemplum virtutis, suggellato dalla prematura scomparsa. Per Maria Dalle Donne è una tragedia.

Immediatamente però, e cioè il 24 pratile anno IX (13 giugno 1801), la sua nomina di accademica benedettina dell’Istituto delle Scienze e la pensione ad essa relata le vengono riconfermate quale segno della stima che le autorità, ora francesi cioè rivoluzionarie, nutrono per le sue doti. L’Amministrazione dipartimentale del Reno della Repubblica Cisalpina le riconosce il merito e la sostiene. A ciò si aggiunge la rendita annua elargita dal conte Prospero Ferdinando Ranuzzi Cospi (1740-1815), il coltissimo mecenate bolognese antifrancese, ora isolato nella sua villa di Budrio, che dispone anche che dopo la sua morte la rendita le venga raddoppiata e che le siano donati i suoi libri e i macchinari del suo gabinetto di fisica.

Per quanto modeste, le condizioni economiche di Maria Dalle Donne le consentono di poter continuare a studiare. Con coraggio, va avanti. L’11 febbraio 1804 il prefetto del Reno trasmette gli ordini al Rettore della università e comunica a Maria Dalle Donne il decreto che pone proprio lei alla direzione della nuova Scuola per levatrici, da crearsi sul modello di quella attiva a Milano all’ospedale di S. Caterina alla ruota. La scuola però stenta a partire. Il 21 giugno 1805 al suono delle campane di tutta la città entra l’Imperatore: Bologna è illuminata a festa. Napoleone incontra Clotilde Tambroni e Maria Dalle Donne e finalmente, dopo un anno di indecisioni, si riparla ancora della scuola per levatrici tanto che il Governo autorizza i corsi. La sede non c’è ancora, ma casa Dalle Donne andrà benissimo.

Il corso di levatrice, di un anno, prevede una parte teorica e una parte pratica di tirocinio presso una levatrice o un chirurgo. Da Dalle Donne viene rilasciato un attestato di idoneità riguardante l’insegnamento teorico necessario per poter sostenere l’esame finale davanti alla Commissione esaminatrice, composta da medici e chirurghi, la quale, a questo punto, può consegnare il diploma abilitante la professione di levatrice.

Cambia la situazione politica, ma ancora una volta subito, è cioè il 13 novembre 1815, il Governo Pontificio riconferma a Dalle Donne il suo incarico di “Istruttrice delle levatrici”, da esercitarsi sempre presso la sua abitazione. Questa volta, dopo il rilascio dell’attestato e, poi, del verdetto positivo della commissione medico-chirurgica esaminatrice, sarà l’Autorità ecclesiastica a consegnare la patente per l’esercizio della libera professione. Saranno circa 20-25 all’anno le allieve, sempre per lo più donne sposate o vedove, che, provenienti da Bologna, dal circondario e anche da località più lontane, la verranno a cercare. Per trovarla, se non è in casa, in via Saragozza, e non è al fianco di qualche donna in travaglio, e neppure all’Ospedale degli Esposti, è sufficiente recarsi in S. Domenico o nella cantoria della vicina S. Caterina, la chiesa di via Saragozza ricostruita nel 1817 dove Maria suona l’organo.

L’attività di Maria Dalle Donne, laureata in medicina con facoltà di esercitare e di insegnare, ma relegata in casa a istruire sulla teoria del parto, termina con la sua morte il 9 gennaio 1842.

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Fonti, risorse bibliografiche, siti su Maria Dalle Donne


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C. Bonafede, Maria Dalle Donne, Cenni biografici e ritratti d’insigni donne bolognesi raccolti dagli storici più accreditati, Tipografia Sassi nelle Spaderie, Bologna 1845.


O. Sanlorenzo, Maria Dalle Donne e la Scuola di Ostetricia nel secolo XIX, in «Alma Mater Studiorum. La presenza femminile dal XVIII al XX secolo. Ricerche sul rapporto donna e cultura universitaria nell’Ateneo bolognese», CLUEB, Bologna 1988, pp. 147-156.


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M. Cavazza, Laura Bassi. Donne, genere e scienza nell’Italia del Settecento, Editrice Bibliografica, Milano 2020.


P. Govoni, Feminist networks beyond the science wars: the ‘female brain’ in the 1790s and the 1990s, in «Notes and Records. The Royal Society Journal of the History of Science» 2022, 77 (2): 337-352.


Maria Dalle Donne, ALMA MATER STUDIORUM – Università di Bologna, https://www.unibo.it/it/ateneo/chi-siamo/la-nostra-storia/alumni-e-personaggi-celebri/maria-dalle-donne


F. Patuelli, Maria Dalle Donne, in «Scienza a Due Voci. Le donne nella scienza italiana dal Settecento al Novecento», ALMA MATER STUDIORUM - Università di Bologna, https://scienzaa2voci.unibo.it/biografie/100-dalle-donne-maria




Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2025