Nativa americana di Acoma Pueblo, questa artista apparteneva ad una famiglia di vasai da generazioni: iniziò con la ceramica all'età di otto anni, dopo l’apprendistato con la prozia Helice Vallo; in seguito anche lei indirizzò a questo mestiere sette dei suoi nove figli. Sposata con Toribio Luis, durante il secondo conflitto mondiale il cognome fu cambiato in Lewis, in occasione del reclutamento di un figlio nei Marines.

Come altre artigiane dei paesi vicini, inizialmente Lucy vendeva le sue ceramiche dipinte ai bordi della strada, finché divenne famosa per la qualità fine dei prodotti, decorati con uno stile che mescolava motivi tradizionali e ideazione personale. Date le numerose richieste, arrivò anche a tenere lezioni lontano dal suo villaggio, che però rimase sempre il suo luogo di residenza abituale. Qui di solito le ceramiche non recavano la firma delle autrici, ma a partire dagli anni ’50 Lucy iniziò a siglare i propri vasi. Inizialmente la comunità d’origine disapprovò questa deviazione dalle consuetudini, ma l’artista aveva aperto la strada permettendo che tutte le ceramiste rivendicassero visibilità.

Lucy utilizzava tecniche antiche, apprese non tramite studio, ma solo attraverso l'osservazione e la sperimentazione. Mantenendo la tradizione, che considerava sacro questo mestiere per il suo legame con la terra, l’artista raccoglieva la creta in località segrete e la lavorava seguendo le modalità apprese per linea materna: non prendeva materiale in eccesso e con riti particolari ringraziava la madre terra per questo dono; eliminava dalla terra le impurità e la mescolava con scarti di ceramica triturata, allo scopo di rendere più resistente l’impasto; modellava l'argilla rigorosamente a mano con il procedimento a colombino; raschiava le pareti con strumenti ricavati da un tipo di zucca coltivata appositamente e le lisciava con una pietra; rivestiva il vaso con una diluizione caolinata in modo da rendere bianca la superficie; dipingeva l’esterno con un sottile pennello di yucca usando colori di origine vegetale; evitando giorni considerati infausti, cuoceva i pezzi finiti - di solito alti non più di 40 centimetri - in una fossa all'aperto con combustibile ricavato dal letame.

Questa modalità di cottura, che l’umanità conosce da almeno trentamila anni, si protrae anche per giorni. Il fuoco a legna provoca una affumicatura spesso disomogenea, costringendo a scartare diversi pezzi e vanificando così una parte del lavoro.

Lucy Martin Lewis si serviva di un repertorio ornamentale frutto di continua ricerca, riportando alla luce antichi disegni creati dalle artigiane appartenenti ad altre tribù, come i Mimbres (sottogruppo Apache) e gli Anasazi (antenati degli indiani Hopi). Ma spesso dipingeva i suoi vasi con una decorazione originale che nasceva dalla loro stessa forma.
Con il procedimento a mano libera e la grande padronanza della linea, l’artista otteneva veloci sintesi espressive. I fregi prevalenti erano geometrici e venivano tracciati su fondo bianco lucido con segni estremamente sottili e precisi, a volte in nero ma anche a colori; fra questi prevalevano il nero, il marrone, il giallo e l’arancione. I motivi includevano fiori, arcobaleni, motivi a stella, motivi a zigzag riferibili al fulmine, fasce colorate che simboleggiano l’acqua, oggetto di venerazione per l’aridità di certi periodi.
I disegni erano sempre nuovi e Lucy era nota anche per la pittura di animali elegantemente stilizzati: ricorrono di frequente i pappagalli (a cui gli antichi attribuivano la capacità di individuare le falde acquifere) e il motivo del "cervo con la linea del cuore" proprio delle indigene Zuni, per utilizzare il quale Lucy ottenne da loro un’espressa autorizzazione: tale precauzione non fu determinata tanto da leggi di mercato, quanto dal rispetto per le antenate e dall’obiettivo di lasciare attenta memoria della loro cultura. L’autrice si faceva depositaria di veri e propri riti riguardanti la terra e l’acqua, ma non si limitava a perpetuare queste tradizioni cultuali e le forme estetiche apprese: associandovi una continua innovazione ne faceva un’arte viva e ancora attuale.

Lewis ricevette diversi premi, come quello ottenuto dallo stato del New Mexico, dalla College Arts Association, dall'American Crafts Council e dall'Honolulu Academy of Fine Arts. Il suo lavoro si trova nelle collezioni della Smithsonian Institution, del National Museum of the American Indian, del National Museum of Women in the Arts e molti altri centri di spicco.




Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024