La Basilicata, da molti sentita e vissuta come periferica rispetto a più ampie aree geoculturali e alle correnti letterarie in esse presenti, a un’analisi più attenta mostra il suo profilo di autentico crocevia di culture diverse, come testimoniano i suoi monumenti architettonici e archeologici, le testimonianze storiche e i suoi più di cento dialetti.
È, dunque, in questo quadro complesso e per alcuni aspetti contraddittorio che si inserisce la figura di Laura Battista, nata a Potenza nel 1846. Il padre, Raffaele, originario di Agrigento, era giunto a Potenza come insegnante di Latino nel Real Collegio di Basilicata e vi manifestava apertamente le sue convinzioni di patriota - il che gli costò l’espulsione dall’insegnamento -, qui aveva sposato Caterina Atella, donna colta e di sentimenti liberali, morta nel 1859, quando Laura aveva tredici anni. Il padre fu per lungo tempo il suo unico maestro, mentre la madre lasciò in lei un grande vuoto, come si comprende dalla lirica All'usignuolo (1859), fatta pubblicare dal padre nel 1860, insieme a un racconto del figlio Camillo, in Fior di Ginestra, strenna lucana.
L’ispirazione di Laura Battista andò poi sempre più legandosi al suo entusiasmo per il Risorgimento. Aleardo Aleardi apprezzò molto una sua lirica dedicata a Garibaldi, che gli era stata inviata dal padre. Le belle
traduzioni di alcune elegie di Tibullo, di Goethe, di Moore, di Byron, mostrano l’ampiezza della cultura di Laura e la padronanza della lingua nel difficile lavoro di traduzione, mentre la corrispondenza con Aleardi, Graf e Carducci, raccolta in un Epistolario pubblicato da Drucker a Verona nel 1879, testimonia la sua padronanza dei temi letterari e la comprensione della condizione storico-culturale del tempo.
Nel 1874 venne nominata maestra del Convitto Magistrale di Potenza, incarico che lasciò dopo pochi mesi, sia per le precarie condizioni di salute, sia per risiedere a Tricarico, dove aveva sposato nel 1870 il conte Luigi Lizzadri, appartenente ad una delle più antiche famiglie del centro materano. Descritto come un uomo ozioso e vizioso, egli era figlio di Francesco Maria e di Rosalba De Deo, originaria di Minervino Murge, e
discendente del giovane martire dei moti napoletani del 1794, Emmanuele De Deo, uno degli eroi cantati da Laura 1
La vicenda umana di Laura Battista è segnata da questo infelice matrimonio combinato, sia perché Tricarico, benché centro non privo di qualche stimolo culturale, la isolava dal più ampio contesto cui aspirava, sia per la dolorosa perdita delle sue quattro figlie, Rosalba, Raffaella, Margherita ed Ermenegilda, di cui scrisse
nelle liriche composte tra il 1759 e 1873. Le sopravvisse solo il figlio maschio Francesco Nicola Arnaldo. Nel 1879 pubblicò, con prefazione di Abele Mancini, Canti, una raccolta di ottantuno liriche (Tipografia Conti, Matera), dedicata alle figlie perdute:
"Pongo sull'urna/ dei miei quattro figlioletti/ spasimo e sospiro del mio
cuore/ questi canti/ come ghirlanda non di alloro/ ma di cipresso/ cresciuto alle mie
lagrime” (Canti, p.1).
Il titolo della raccolta rimanda ai Canti leopardiani. Molti, del resto, gli elementi della biografia e della poesia di Battista che trovano riscontro nella lirica leopardiana: la fatica degli studi, le conseguenze della debole complessione fisica, l’infanzia e l’adolescenza deludenti, soprattutto perché vissute nell’isolamento, la consapevolezza del dolore. L’apprezzamento di Prati, Aleardi e Carducci per le sue liriche non condusse al riconoscimento del suo ruolo di poeta, cui ardentemente aspirava, sicché, delusa, si dedicò di nuovo all’insegnamento. Ottenuta nel 1883 l’abilitazione all'insegnamento delle Lettere Italiane nelle scuole normali e negli educandati femminili, le fu affidata la cattedra a Camerino. Nella prolusione pronunciata per l’inizio dell’anno scolastico, Laura Battista manifesta la sua consapevolezza della difficile condizione della donna, in particolare del Sud, condizione di cui la sua dolorosa e deludente esperienza personale era una evidente testimonianza:
“E veramente la donna, o vilipesa o trascurata presso le nazioni rozze dì qualsivoglia età, non poteva più oltre, nello svolgimento intellettuale e morale dei popoli rimanersi addietro, quasi non fosse anch’essa creatura di Dio, destinata compagna e coadiutrice dell’uomo, e capace di aspirare al Vero, al Bello e al Grande…Non cesserò di ripetere col divino Leopardi: “Donne, da voi non poco/La Patria aspetta! A senno vostro il
saggio/E il forte adopra e pensa”. E a questo proposito io vi dirò, non certo per vanità di parlarvi di me, ma per esservi sprone all’onorata palestra, come dai miei teneri anni fui naturalmente inclinata a conoscere, e mi bastarono pochissime lezioni elementari, avute in famiglia dai congiunti, per mettermi in grado di superare da me sola ogni ostacolo nel progredire studiando sui libri; [...] M’ebbi però, per soverchia tenerezza del mio Genitore, avvertimenti quotidiani di non dovere studiar troppo, essendo io una donna di complessione gracile, e perché mi sarebbero toccati nel mondo, insieme all’acquistato sapere, assai disinganni! Sicché dovetti, mio malgrado, e malgrado l’arcano intuito che spingevami ad adorar l’Arte e particolarmente la Poesia, sogno delle mie notti, astro de’ miei giorni tenebrosi e dolenti, almeno in parte uniformarmi a tale temperamento... io figlia della derelitta Basilicata, derelitta per secoli d'ignominioso e degradante servaggio 2”
Durante lavori di schedatura di volumi della Sezione lucana della Biblioteca “Tommaso Stigliani” di Matera è stato ritrovato un quaderno manoscritto con il titolo Sèguito dei canti di Laura Battista, dono del tenente colonnello Rocco Sanseverino in data 30 luglio 1948, che aveva già donato alla stessa biblioteca il dramma dedicato a Emanuele De Meo. 3
Questo il ritratto che apre la raccolta, ad esso Laura Battista poeta e donna consegna a noi lettori e lettrici la sintesi poetica del suo corpo e della sua anima:
Il mio ritratto
Neri ho gli occhi e vivaci; ampia la fronte,
pallido il viso, e la persona breve.
Sì l'amistà che l'ira in me son pronte
pari all'impulso che il mio cor riceve.
L'odio e l'amor, qual da inesausta fonte
sgorgano ancora dal mio petto: e neve
sarà un giorno sul crin; ma pur le impronte
del prisco incendio cancellar non deve.
Odio i vili, i malvagi, gli oppressori:
amo ogni cosa che sia grande e bella,
dal sole ai bimbi, dalle stelle ai fiori...
Ed ogni alma dolente è a me sorella,
che nel lungo sentier de miei dolori
sol questo appresi, a non fidar che in quella!
Commedie edite e inedite, Potenza, Tip. V. Santanello, 1869
Laura Battista, Canti, Tipografia Conti, Matera, 1879
Giovanni Caserta, Laura Battista. Sèguito dei Canti, Editore Giannatelli, Matera 2004
Maria Teresa Imbriani, Appunti di Letteratura lucana, Consiglio Regionale della
Basilicata, Industrie Grafiche ed Editoriali Soveria Mannelli, 2000
Maria Teresa Imbriani, La cultura letteraria, in Potenza capoluogo (1806-2006), S. Maria Capua Vetere, Spartaco, 2008
Voce pubblicata nel: 2021
Ultimo aggiornamento: 2023