"E io, io che ero una di domani... defraudarmi del mio domani".
La frase, pronunciata in tutt'altro contesto da una delle protagoniste della narrativa di Laudomia Bonanni, potrebbe essere l'epigrafe conclusiva della vita e dell'opera della scrittrice abruzzese. Autrice moderna e originalissima, vincitrice di importanti premi letterari, paragonata da Eugenio Montale al Joyce di The dubliners e destinata, secondo Giulio Cogni, a restare per sempre una figura di rilievo tra le grandi narratrici, è stata ignorata negli ultimi anni della sua vita e ingiustamente dimenticata.
Nata nel 1907 in una famiglia di nobili decaduti, il nome le deriva da un personaggio letterario del Niccolò de' Lapi di Massimo D'Azeglio, romanzo molto amato dalla madre Amelia Perilli, maestra elementare e figura centrale nella sua formazione.
Lettrice vorace fin dalla più tenera età e scrittrice precoce, si diploma all'istituto magistrale, divenendo subito maestra. Lavora nei paesini montani dell'Abruzzo, a contatto con una realtà difficile, ma è una maestra appassionata e le difficoltà incontrate negli spostamenti e nell'avvicendarsi delle classi saranno materia di spunto per i suoi primi racconti. Nel 1927 si iscrive al PNF e, convinta dalla madre, pubblica il suo primo libro: Storie tragiche della montagna. Novelle d'Abruzzo. La vita nelle scuole montane è d'ispirazione anche per Noterelle di cronaca scolastica (1932). Dal 1938 collabora attivamente alla stampa fascista e viene nominata rappresentante dell'associazione delle donne fasciste al Tribunale dei minorenni de L'Aquila. Sarà allontanata da Sibilla Aleramo e, sempre per ragioni politiche, non sarà mai apprezzata da Fausta Cialente.
Finita la guerra, dopo un breve allontanamento dal lavoro per i suoi trascorsi di fedeltà al regime e dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica italiana, si affranca dall'immagine di sostenitrice del Fascismo e, nel 1948, manda quattro racconti raccolti con il titolo Il fosso a un premio letterario indetto dagli Amici della domenica, gli stessi del premio Strega. Arriva prima e due anni dopo replica con lo stesso libro vincendo anche il Bagutta.
Non c'è spazio per l'amore nella sua vita. Quando Sandra Petrignani, nel 1983, la intervista per il suo libro Le signore della scrittura, Bonanni se ne dichiara disinteressata da sempre, ma un rimpianto c'è:
"Mi sono salvata dalle spire della famiglia, del matrimonio, nonostante la mia educazione borghese. […] La letteratura si è presa tutto, è rimasto poco per il resto. Però non mi dispiace, anche se in cambio non ho avuto molto. Forse ho un solo rimpianto: quello di non aver voluto un figlio".
Dopo una profonda crisi depressiva, in seguito alla morte della madre, si trasferisce a Roma dove collabora come consulente al tribunale dei minori. I traumi e le sofferenze dei bambini e dei ragazzi con cui viene a contatto daranno vita, più tardi, al romanzo-saggio Vietato ai minori (1974) e nel 1961 riceve, dal Ministero di Grazia e Giustizia, l'Onorificenza al merito della redenzione sociale per l’attività svolta nel campo della rieducazione e riabilitazione dei detenuti, degli internati e dei minori traviati e per l’assistenza prestata ai liberati dal carcere.
Di carattere schivo ed estranea agli ambienti letterari, non riesce a integrarsi fino in fondo all'ambiente intellettuale del tempo e ai salotti culturali romani, ma si lega di un'amicizia sincera a Maria Bellonci. Torna a farsi notate con la raccolta di racconti Città del tabacco (1977) e Il bambino di pietra. Una nevrosi femminile (1979). Non ottiene successo Le droghe (1982) e dopo il rifiuto, nel 1985, del suo editore Bompiani di pubblicare La rappresaglia, Bonanni sceglie di non scrivere più, o quantomeno di non pubblicare, fino alla morte nel 2002.
La scrittura affilata e perturbante di Bonanni risponde alla sua idea del libro che "deve essere come un sasso che si butta per colpire". Tutti i suoi personaggi, anche i più controversi, hanno davvero la capacità di colpire a fondo il lettore. Linda, l'adultera dell'omonimo romanzo, è una donna bella e indipendente, la cui vita viene raccontata attraverso un arco temporale di ventiquattr'ore che fa emergere, per contrasto, una fauna maschile deprimente: il marito scialbo, l'amante vuoto, il molestatore fastidioso.
Elsa, la protagonista del racconto inedito La corrente (1939) è un'orfana che vive lontana dalla società insieme al nonno astronomo. In netto contrasto con l'ideologia fascista, che vedeva la donna proiettata esclusivamente a un destino di madre e massaia, il nonno è convinto che sia “l’educazione che fa le donne deboli” e la avvia con successo agli studi scientifici.
La Rossa, la partigiana de La rappresaglia – è sua la frase dell'incipit di questa biografia – è una combattente che non ha pietà per nessuno, una madre che partorisce da sola (come la zingara di Città del tabacco), che si “munge” il latte. L'imputata del titolo è la guerra, con i postumi di dolore, sofferenze e miserie che si porta dietro, ma è anche la donna che ha abbandonato il cadavere del figlio neonato avvolto in un giornale nel cortile di un palazzo ed è il mondo adulto che trascura e rovina i bambini, destinandoli a un'adolescenza e a una fine crudeli.
Le protagoniste dei racconti di Città del tabacco (1977) hanno tutte una grande forza di resistenza e una sapienza di vita superiore. Attraverso il resoconto dell'esperienza di psicanalisi di Cassandra, la protagonista di Il bambino di pietra, Bonanni lancia una dura critica alla famiglia borghese e all'inevitabilità per una donna di doversi confrontare con la maternità, con il desiderio o la sua negazione.
Sicuramente qualcosa di autobiografico serpeggia tra le pagine de Il bambino di pietra, come in altri motivi ricorrenti della sua scrittura: la stessa autrice riconosceva che ci fosse qualcosa di misterioso, di irrisolto, e nello stesso tempo dimenticato, nel suo passato.
Intervista rilasciata a Sandra Petrignani
Sandra Petrignani, Le signore della scrittura, La tartaruga, Milano, 2022.
Giulia Caminito, Amatissime, Giulio Perrone Editore, Roma 2022.
Laudomia Bonanni, Il bambino di pietra, Cliquot edizioni, Roma 2021.
Laudomia Bonanni, L'adultera, Elliot, Roma 2016.
Referenze iconografiche: Foto fine anni venti-inizio anni trenta, pubblicata nell'Epistolario di Laudomia Bonanni, volume I, curato da Fausta Samaritani ed edito nel 2006 a Lanciano, da Rocco Carabba editore. Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Voce pubblicata nel: 2023
Ultimo aggiornamento: 2023