Giuliana Consilvio, incisora, pittrice, scultrice, punto di riferimento nel mondo della grafica d’arte, un’artista entusiasta e instancabile che continua ancora oggi a fare ricerca, ad apprendere nuove tecniche, a sperimentare nuovi linguaggi.
Giuliana nasce nel 1941 a Milano trascorre l’infanzia in un palazzo liberty del centro, così racconta:
“Le grandi vetrate stile floreale delle finestre sicuramente influenzarono il gusto del mio linguaggio visivo. L’ala est del medesimo palazzo fu abitata per alcuni anni dal maestro Arturo Toscanini che spesso di notte con le finestre aperte riascoltava, dirigendo, brani musicali a tutto volume. La sua immagine di personaggio con folti capelli bianchi che si agitava come se stesse dirigendo un’orchestra presente mi si è impressa nella mente alimentando le mie fantasie di bambina. L’infanzia fu per me un periodo di oasi felice tra i miei genitori e la complicità delle mie tre sorelle.”
I genitori Antonio e Maria si erano trasferiti alla fine degli anni Trenta da Roma a Milano. A Roma il padre era tagliatore presso la storica Sartoria Caraceni, così giunto a Milano decide di aprire in via Cerva una grande sartoria con una decina di lavoratori.
L’ambiente familiare è stimolante e in Giuliana è chiara fin dalla prima età scolare la passione per il disegno e la pittura. La famiglia asseconda questo desiderio, nonostante il momento economicamente molto difficile per la morte improvvisa del padre.
Giuliana si forma così presso il liceo artistico e l’Accademia di Brera, per continuare poi gli studi all’Istituto di Arte Grafica di Urbino. Le donne godono una visibilità relativa nel sistema dell’arte, riescono ad emergere a fatica:
“Ho dipinto per tanti anni immagini in uno stile non mio, ad opera compiuta intuivo che se pittoricamente il risultato era valido, non mi riusciva di identificarmi in esso. Tuttavia mi sostenevano le affermazioni degli addetti ai lavori: ‘Dipingi come un uomo’, ‘Nel segno hai la forza di un uomo’. Ero talmente gratificata da queste affermazioni, che all’inizio non ne avvertivo neppure l’implicita discriminazione.”
Ma tale consapevolezza non tarderà ad arrivare.
Negli anni Sessanta/Settanta insegna Educazione Artistica in numerose scuole medie della periferia di Milano; il contatto con un contesto difficile e spesso doloroso, la porta ad approfondire e a tradurre su tela il sentimento tragico che pervade questi anni lo stile quasi espressionistico della serie “le metropolitane” di cui scriverà nel 1994 Raffaele De Grada sul «Corriere della Sera» con le immagini di “Emigranti” “che narrano, con sintesi goyesca, lo spostamento senza meta di gruppi anomali, mossi dall'inquietudine. Fra simbolo e racconto, vengono descritte le ‘Metropolitane’: masse, quasi alienate che si spostano in silenzio, da un punto all'altro della città”.
Sempre a proposito di questo periodo drammatico e nel contempo ricco di istanze scrive nel 1990 Paolo Bellini su «Grafica d’Arte» in un articolo a lei dedicato:
“La sua produzione degli anni Settanta è un capitolo di grande valenza umana, oltre che artistica. È una sorta di spaccato di una società che, sulla scorta delle contestazioni sociali del Sessantotto, prendeva coscienza della perdita di valori che nessun miglioramento economico riusciva a cancellare. Qui è da leggere il lato migliore di Giuliana Consilvio, attiva su questi registri come oggi, attenta cioè alla qualità della vita che la società di volta in volta offre e che non sempre chi vive in quel periodo riesce a vedere e a valutare. […] Le sue donne, con i loro volti sofferenti, tesi, mai sorridenti, vanno ben oltre una generica protesta della condizione femminile, bensì traducono al femminile la consapevolezza angosciosa di significati perduti in una società che schiaccia, appiattisce, spersonalizza, esclude”. 1
Sono gli anni della rivoluzione femminista e Giuliana collabora con altre artiste quali Clemen Parrocchetti, Fernanda Fedi e il Gruppo Femminista Immagine di Varese per promuovere il convegno Donna Arte e società nel gennaio del 1978.
“Il mio compito fu quello di dimostrare che esisteva già una cultura artistica autonoma femminile. Andai alla ricerca di artiste che mi avevano preceduto dal ‘500 all’‘800 e ne trovai 193 solamente in Italia. Ricordo che tra i tanti critici d’arte invitati a quel Convegno per dialogare sul tema dell’essere artista donna in quegli anni, l’unica ad accettare e intervenire fu la storica dell’arte Rossana Bossaglia.”
Nel suo recente saggio Gesti di rivolta. Arte, fotografia e femminismo a Milano 1975/1980, Cristina Casero, a proposito della mostra Mezzo Cielo di Giuliana Consilvio, Fernanda Fedi e Giovanna Pagliarani tenutasi nel maggio del 1978 alla Galleria di Porta Ticinese, riporta ciò che le stesse artiste scrivono del proprio lavoro:
“Abbiamo scritto la storia delle nostre riunioni su una lunga tela bianca sovrapponendo le nostre scritture, con la doppia funzione del recupero polemico del mezzo tradizionale (la tela) e dell’annullamento vicendevole delle scritture come momento ambiguo. Inoltre abbiamo appeso in modo prospettico tre cornici vuote, le più ostentatamente tradizionali, quale supporto logico del modo di far cultura comunemente inteso. Il vuoto vuole significare la necessità di una nuova situazione culturale, di cui si fa fatica a intravedere sia i contenuti sia le forme.”
Le opere di Giuliana di questo periodo riflettono il clima partecipativo, impegnato e stimolante: le sculture in creta Vuoti di donna, i pannelli in ceramica Paesaggio femminile a tutto tondo e la serie di incisioni e dipinti Donne in sottoveste, Femminile a sinistra e Femminile azzurro, rappresentano una presa di coscienza e una consapevolezza nuove:
“Sono stati necessari 20 anni per vomitare immagini imposte, valori al maschile, sensibilità, emozioni maschili che il condizionamento scolastico-culturale e sociale mi aveva convinto essere mie. Finalmente ritrovai la mia matrice, i miei segni, la mia sensibilità: potevo cominciare a creare dalla mia originalità, cosciente di essere culturalmente diversa dall’artista uomo, ricca di esperienze che mi venivano dall’essere donna e di motivazioni che determinavano lo stile del mio linguaggio d’immagini consapevole di voler “incidere” sempre di più nel campo visivo nel senso di cambiamento, di invenzioni diverse, di ottiche diverse.”
Nel corso degli anni Ottanta Giuliana scopre il paesaggio e le atmosfere rarefatte della terra lombarda, nel suo girovagare tra i campi e le risaie scopre una sintonia nuova con l’ambiente e la natura. Sono di questo periodo le sue Cascine disabitate, le impronte lasciate dai trattori nel fango che creano textures anche sulla carta incisa. Nascono opere quali Schegge di luce, Il segno dipinto, Cielo di marzo, Scenografia lombarda.
Nel 1988 a Milano, presso Spartaco Art Gallery in occasione della sua esposizione personale di dipinti e grafiche Lombardia pitture e segno, Rossana Bossaglia presenta la monografia Il segno dipinto con un testo introduttivo del critico Franco Solmi, direttore della galleria d’arte moderna di Bologna. Nel suo scritto Solmi commenta così i dipinti di Consilvio:
“L’occhio penetra nei reticoli del segno e fruga la natura si fa materia esso stesso anticipando serrati tumulti naturalistici delle tele degli anni ’80 per le quali vale l’accostamento a forme dell’ultimo naturalismo padano” e ancora, il disordine urbano “[...] assedia le immagini di una periferia a misura d’uomo, che poeticamente continua a esistere e resistere, appunto, come immagine, ma prendendo le forme sublimate della memoria […]. Oggi la denuncia è in questa impenetrabile fissità, in questo tacere delle cose, in queste assenze che popolano un paesaggio…”.
È di questo periodo anche la sperimentazione di nuovi materiali, anche in una dialettica fra le due e le tre dimensioni, nelle opere realizzate – “come una archeologa” – facendo calare in calchi di terra-creta asfalto liquido poi fatti aderire sulla tela.
“Così andavo per le strade nelle prime ore del mattino per evitare il traffico. Il mio lavoro consisteva nel realizzare con terra-creta il calco dell’impronta lasciata dai pneumatici sull’asfalto.”
Nascono le opere Tracce e segni della città e Archeologie contemporanee. Scrive Franco Solmi:
“Questi ‘graffiti contemporanei’ sembrano riemergere dal deserto e dal silenzio che segue catastrofi immani, consumate per sempre. Soltanto che qui l’uomo non ha lasciato tracce attraverso cui la memoria presente possa ricostruirsi in un’immagine precisa. Sono soltanto segni di azioni, di oggetti, di movimenti pietrificati, umanamente illeggibili.”
In questi anni è determinante per l’evoluzione in campo calcografico la sua esperienza vissuta nel famoso Atelier 17 di Hayter a Parigi: il segno inciso-scavato nella lastra diventa un solco, la superficie della matrice morsa dall’acido presenta delle valenze scultoree più che grafiche.
Anche in pittura la tavolozza si arricchisce dell’elemento materico. Giuliana scopre la cellulosa e realizza a mano il supporto per le sue opere, supporto che diventa protagonista nei suoi Fogli-Scultura, oggetti dalla consistenza corposa dove il pigmento si mescola alla cellulosa e il segno penetra nell’impasto cartaceo così come le tracce dell’uomo lasciate sull’asfalto dai pneumatici diventano la pelle della città logorando la natura.
Numerosissime mostre costellano la sua attività artistica in Italia e all’estero, ma un evento tra i tanti è significativo: nell’agosto del 1979 in occasione del 33° Campionato d’Europa Africa e Mediterraneo di sci nautico, il presidente del CONI e il presidente della Federazione sci-nautica italiana di Milano incaricano Giuliana di realizzare un bozzetto per il manifesto ufficiale dei Campionati europei, come marchio della manifestazione e come annullo postale primo giorno dall’ufficio filatelico dello Stato italiano, nonché la realizzazione del francobollo a celebrazione dei campionati europei di Castelgandolfo (Roma) emesso dalla Repubblica di San Marino ai primi di settembre. Il soggetto è tratto da un'incisione con una figura femminile che scia sull’acqua. Infine la commissione di una lastra di rame incisa ad acquaforte da donare a Papa Giovanni Paolo II Wojtyla come trofeo della Federazione, dono che Giuliana emozionata porgerà direttamente al Pontefice. Sempre nel 1979 su commissione della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde (Cariplo) realizza un dipinto di 3x2 metri, nel quale si sintetizzano la dinamica dei principali sport sponsorizzati dalla stessa Cariplo.
Ma l’attività di Giuliana è anche didattica, negli anni Ottanta/Novanta il suo laboratorio San Cristoforo oltre a essere Scuola-Bottega di tecniche di incisione e di stampa a mano, diviene luogo molto attivo di numerosi dibattiti, incontri ed esposizioni con artisti, stampatori, critici, storici dell’arte e galleristi su temi inerenti “L’incisione originale”. Partecipano anche registi televisivi che realizzano servizi per la RAI dove viene ripresa l’attività del Laboratorio e della Fornace San Cristoforo. Durante questi incontri-dibattiti, allo storico dell’arte professor Paolo Bellini, insieme ad altri, nasce l’idea di dar vita ad una rivista dedicata all’incisione e al disegno per colmare la scarsa informazione storica e tecnica sull’arte incisoria. Nel 1990 esce il primo numero: «Grafica d’arte» rivista di storia dell’incisione antica e moderna e storia del disegno.
L’impegno e la volontà di Giuliana continuano ancora oggi a tradurre attraverso il suo personalissimo linguaggio artistico e poetico in opere come Paesaggio corrotto e Paesaggio del degrado le tematiche ambientali, denunciando la sistematica devastazione che l’uomo opera sulla natura.
Tra le sue mostre personali più recenti Sguardi interrogativi – opere dal 1991 al 2010 – presso il Broletto a Pavia presentata da Alberto Veca, Marilisa Di Giovanni e Rossana Bossaglia; nell’ottobre 2019 Spazi inattesi al Museo MAIO (Museo dell’Arte in Ostaggio e delle grafiche visionarie) a Cassina de’ Pecchi presentata dalla critica d’arte Carol Morganti e Geografia dello spazio, paesaggio oggi al Centro-Culturale Casa Gialla di Cavalese (TN). Luglio 2020 – Luglio 2021 con 70 opere Dipinti, Fogli Scultura, Incisioni e Ceramiche.
Raffaele De Grada, Gli inquieti “Emigranti” della Consilvio, «Corriere della Sera», 26 aprile 1994, Milano
Paolo Bellini, «Grafica d’Arte», n. 4, ottobre/dicembre 1990
Franco Solmi, Il segno dipinto, monografia, ed. Cesare Ferrari, 1988
Cristina Casero, Gesti di rivolta. Arte, fotografia e femminismo a Milano 1975/1980, ed. Enciclopedia delle donne, 2020
Voce pubblicata nel: 2021
Ultimo aggiornamento: 2021