Gisèle Halimi è stata un’avvocata, attivista, deputata e scrittrice francese, alla quale si devono alcune delle vittorie fondamentali del Novecento nel campo dei diritti civili.

Fu il contesto familiare e tunisino della sua infanzia a incidere fin da subito sulla sua visione del mondo, instillandole le prime scintille di rivolta. Anzitutto la sottomissione delle donne e quella “maledizione di nascere femmina” (Una feroce libertà) così preponderanti nel comportamento dell’amatissimo padre e nella rassegnazione e severità della madre, un inaccettabile giogo al quale la giovane Gisèle rispose con un precoce sciopero della fame che sfociò nella sua prima vittoria femminista. Poi i diktat dei dogmi religiosi, tremendamente misogini e asfissianti all’interno della comunità ebraica alla quale apparteneva. E infine il razzismo, subito fra i banchi di scuola per le sue origini ed enfatizzato dalla gabbia colonialista francese che stringeva la Tunisia in quegli anni. Non deve stupire quindi come, con una determinazione olimpica, Gisèle riuscì a raggiungere Parigi per intraprendere alla Sorbona gli studi di legge e filosofia, in quella terra tanto sognata fra le righe di Hugo, Molière e Cartesio.

La sua carriera d’avvocata debuttò in un contesto complesso e, al contempo, propizio alla scesa in campo: il suo giuramento coincise infatti con gli inizi del conflitto algerino e Gisèle mosse i primi passi nell’avvocatura difendendo gli esponenti dell’FNL. Nell’Algeria che si batteva per la propria indipendenza era stato istallato tutto un sistema di giustizia farlocca che, al terrorismo e ai movimenti di liberazione, rispondeva con l’obbrobrio della tortura e dei tribunali militari. Di fronte a questo cortocircuito di civiltà e alla soppressione dei diritti fondamentali, Gisèle si impegnò strenuamente e si batté a lungo per il rispetto dei canoni dell’umanità, fino ai trattati di Evian del 1962 che posero fine al conflitto, mettendo a dura prova la vita dei suoi due figli, facendo la spola fra Algeri e lo studio del Presidente della Repubblica per chiedere la grazia dei condannati a morte e rischiando finanche la vita.

Al 1960 risale il processo più celebre, quello di Djamila Boupacha, una giovane miliziana che, dopo un tentato attacco terroristico, era stata imprigionata, torturata e stuprata per estorcerle informazioni circa la rete di resistenza. Gisèle Halimi ne ottenne la scarcerazione e, con l’aiuto di alcuni intellettuali (fra i quali Simone de Beauvoir, Aimé Césaire e Françoise Sagan) utilizzò il caso per infiammare l’opinione pubblica francese e informarla della barbarie al di là del Mediterraneo.

Non ho mai potuto accontentarmi del mio ruolo di avvocata. Sentivo in me l’esigenza del testimone sceso in campo. Perorare in aula era il compito del semplice difensore. Rivolgersi all’opinione pubblica, quello della militante dei diritti e delle libertà. (Avocate irrespectueuse)

Questo storico processo mostra il meccanismo utilizzato da Gisèle Halimi per contrapporsi agli orrori delle ingiustizie: difendere anzitutto quell’”irriducibile nocciolo d’umanità” (Ibidem) che ogni presunto criminale possiede, poi usare il processo come punto d’appoggio e puntare il dito ben al di sopra della testa dei giudici, contro le leggi antiquate e disumane, e infine esortare l’intera società civile, tramite testimonianze di personaggi celebri, alla presa di coscienza. Abile fu anche il suo utilizzo dei mezzi di informazione, stampa, televisione e radio; il processo-spettacolo era tassello necessario al doveroso mutamento della società.

Gisèle Halimi compare fra le firmatarie del celebre Manifesto delle 343, l’epocale raccolta firme accolta sulle pagine del «Nouvel Observateur» nella quale alcune celebri francesi (attrici, scrittrici, registe, sociologhe) ammisero pubblicamente di aver abortito, cosa al tempo ancora illegale. Fra le firme c’era anche quella della già citata Simone de Beauvoir, che Gisèle conobbe nel settembre del ’58 insieme a Sartre, e con la quale fondò Choisir la cause des femmes, associazione nata per lottare a favore della decriminalizzazione dell’aborto. Choisir venne creata poco dopo il celebre processo di Bobigny del 1972, durante il quale Gisèle difese anzitutto Marie Claire Chevalier, una minorenne accusata dal suo stesso stupratore per esser ricorsa all’interruzione di gravidanza, e successivamente la madre e altre “collaboratrici”, che avevano aiutato la ragazza nel suo progetto. Nel corso dell’arringa finale, Gisèle dichiarò :

C’è ancora il diritto, oggi, in Francia, in un Paese che si vuole "civilizzato", di condannare le donne per aver deciso di sé stesse o per aver aiutato un’altra donna a disporre di sé stessa? (Plaidoirie pour l’avortement)
.

Una delle conseguenze dirette di questo caso mediatico fu l’adozione della legge Veil nel 1975.

È infine lo stupro, quest’ “atto di ordinario fascismo” come lei stessa lo definì, il centro nevralgico di uno dei processi più tormentati e difficili di Gisèle, quello di Aix-en-Provence del 1978. In questa terza, epocale occasione, l’avvocata dovette difendere Anne Tonglet e Aracoeli Castellano, due turiste lesbiche originarie del Belgio che erano state brutalmente violentate da quattro ragazzi durante un campeggio lungo la costa marsigliese. Il processo si svolse fra indescrivibili dichiarazioni di misoginia e omofobia (i ragazzi avevano solo “fatto l’amore”, l’omosessualità delle vittime spiegava il loro accanimento contro gli uomini), tentativi di linciaggio, percosse e sputi ricevuti quotidianamente da Gisèle e dalle altre sorelle di Choisir, radunate in piazza a sostegno delle due vittime. Anche in questo caso il risultato ottenuto con grande fatica fu assai prezioso e portò all’adozione di una legge che riformulò il crimine di stupro e ne indurì le pene.

Senza mai abbandonare la toga, quella “toga feticcio dentro la quale mi sento al sicuro”, Gisèle Halimi approdò ben presto alla politica. Un rapporto ambivalente e difficile, ma necessario affinché le cause di Choisir, sempre più ampie nella salvaguardia dei diritti delle donne, potessero approdare là dove le leggi venivano fatte. L’avvocata venne eletta all’Assemblea Nazionale, ma rimase sempre più isolata, invisa all’opposizione e ostracizzata dai partiti più vicini per la sua insubordinazione. Nonostante la brevità di questa parentesi legislativa, Gisèle Halimi ne colse appieno l’occasione e si adoperò, nel 1981, accanto a Robert Badinter, per la depenalizzazione delle relazioni omosessuali e poi, l’anno successivo, per la modifica del giuramento degli avvocati, che possedeva ancora un pericoloso legame fra il loro operato e la difesa delle moralità sociali. Nel 1985 divenne ambasciatrice francese all’UNESCO e, dieci anni dopo, membro dell’Osservatorio per la parità di genere.

Le pagine dei suoi libri, fortemente autobiografiche, sono la testimonianza sia di un coraggioso percorso di strenua lotta, sia il riflesso di un’intensa esistenza attraversata al fianco dei principali personaggi di tutto un secolo. Fra le cene con Elsa Triolet e Louis Aragon, le conferenze con Chomsky, l’affetto che la legava a Pablo Neruda e gli appuntamenti con Sollers, Veil, Gary e Castro, spicca soprattutto lo stretto legame col filosofo esistenzialista Sartre, amato come un padre, e i difficili rapporti affettivi con de Beauvoir, nella quale “mi aspettavo una sorella di lotte”, scriverà dopo la morte di quest’ultima, “e che invece si mostrava sempre più un’entomologa” (Le lait de l’oranger).

In occasione dell’omaggio reso a Gisèle Halimi, dopo la sua scomparsa, al Palazzo di Giustizia di Parigi, il presidente francese Macron aveva accennato alla possibilità di includere l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza nella Costituzione francese. Il 4 marzo 2024, con una votazione favorevole da parte dell’Assemblea Nazionale, questa proposta diventa legge e la Francia, di conseguenza, il primo Paese al mondo a introdurre l’aborto fra i diritti costituzionali.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Gisèle Halimi

Opere citate nella voce
Le lait de l’oranger (Gallimard, 1988)
Avocate irrespectueuse (Plon, 2002)
Une farouche liberté (con Annick Cojean, Grasset 2020); Una feroce libertà (trad. it. Lamberto Santuccio, FVE Editori, 2024)
Plaidoirie pour l’avortement (Gallimard, 2023)

Altre opere
Djamila Boupacha. Avec Simone de Beauvoir (Gallimard, 1962)
Choisir la cause des femmes. Le programme commun des femmes (Grasset, 1978)
La nouvelle cause des femmes (Seuil, 1997)
Ne vous résignez jamais (Plon, 2009)

Sitografia
choisirlacausedesfemmes.org



Voce pubblicata nel: 2024