La vita di Gemma de Gresti Guerrieri Gonzaga si intreccia con il dramma della Prima guerra mondiale e l’eroismo silenzioso di chi si spende per il bene degli altri.
Nata a Borghetto d’Avio, all'epoca parte dell'Impero austro-ungarico, Gemma è la sesta di sei figli. Figlia di Oddone de Gresti, un diplomatico con radici profonde nel patriottismo italiano, e di Emilia de Asart, nobildonna russa, il suo destino si dipana tra lo studio e i salotti culturali, ma il suo cuore si rivolge ben presto verso le sofferenze del mondo esterno. In questo contesto, è anche importante ricordare la figura di Elvira de Gresti, zia di Gemma, che gioca un ruolo fondamentale nella sua formazione personale (e con la quale Gemma ha per un periodo convissuto). Studia in un collegio a Firenze e vive tra Roma, Torino, Bologna e il Trentino. Nei salotti romani e torinesi ha contatti con personaità di spicco della politica italiana.
La vita di Gemma prende una piega inaspettata quando incontra Tullo Guerrieri Gonzaga, ufficiale della Regia Marina; i due si sposano nel 1894. Tuttavia, dopo la prematura morte di Tullo, avvenuta nel 1902, si ritrova vedova a soli 29 anni, con un bambino da crescere, Anselmo. Questo evento segna l’inizio di una nuova fase della sua vita, una fase in cui la sua determinazione e il suo spirito umanitario si manifestano con forza e chiarezza.
Quando scoppia la prima guerra mondiale, il mondo di Gemma si complica ulteriormente. I soldati trentini e adriatici, arruolati nell'esercito austriaco, si trovano prigionieri in Russia.
Nel 1914, durante una visita alla sua tenuta, apprende della difficile situazione di alcuni giovani del paese, prigionieri in Russia. Non si ferma di fronte agli ostacoli burocratici e diplomatici; ottiene un’udienza con l’ambasciatore russo in Italia e inizia a scrivere a parenti e amici in Russia per ottenere informazioni sui soldati. La sua tenacia porta a un successo iniziale: riesce a rintracciare i fratelli Franchini, figli dei contadini che lavoravano nella tenuta di San Leonardo. Questa vittoria personale la spinge a intensificare il suo impegno, accogliendo richieste di aiuto da famiglie trentine, friulane e dalmate, creando un tessuto di sostegno che abbraccia l'intera regione.
L’ufficio che Gemma apre a Torino diventa un centro nevralgico di comunicazione e assistenza. La sua opera non è solo un atto di pietà, ma un vero e proprio movimento di resistenza e speranza. Con il passare del tempo, riesce a stabilire una rete di corrispondenza con molte località russe, superando la resistenza delle autorità italiane a intervenire per i prigionieri dell’esercito austriaco.
L'entrata in guerra dell'Italia – il 24 maggio 1915 – cambia le carte in tavola, trasformando il suo impegno da assistenza individuale a una lotta più ampia: persuadere il Governo italiano a organizzare il rimpatrio dei soldati trentini prigionieri. Nel 1916, in collaborazione con le missioni governative, Gemma avvia l’operazione di rientro dal campo di Kirsanov, un’impresa che richiede coraggio e una pianificazione meticolosa. Attraverso il Baltico, il Mare del Nord e un lungo viaggio che li porta attraverso la Siberia e l’Oceano Pacifico, migliaia di prigionieri ritornano in Italia grazie ai suoi sforzi.
Non si ferma qui. Nel 1923, fonda l'Associazione Reduci dalla Russia, un'organizzazione dedicata a riunire gli ex prigionieri e continuare la ricerca di chi è rimasto disperso. L’impegno di Gemma non è solo un atto di aiuto materiale; è un modo per ristabilire la dignità e la memoria di uomini e donne che hanno sofferto a causa della guerra.
Negli anni del dopoguerra, Gemma si dedica alla ricostruzione morale del Trentino Alto Adige, affrontando le sfide politiche e sociali con la stessa determinazione che aveva dimostrato durante il conflitto. Riconosce l’importanza di ricostruire non solo le infrastrutture fisiche, ma anche i legami sociali e comunitari che la guerra aveva distrutto. Ribadisce anche l’importanza della memoria, contribuendo alla costruzione della Campana dei Caduti di Rovereto.
La sua opera umanitaria, le collaborazioni con altre donne testimoniano la rete di solidarietà e amicizia che ha saputo costruire in vita. Su tutti, ricordiamo l’amicizia con Maria Guerrieri Gonzaga in Maraini, sua cugina, amica di Maria Montessori e madrina di battesimo di Elsa Morante.
La vita di Gemma si conclude il 14 marzo 1928, in un ospedale di Rovereto, ma la sua eredità perdura. La Tenuta di San Leonardo, nella cui chiesetta ne riposano le spoglie, rimane oggi un simbolo della sua dedizione. Gemma non è solo una figura storica; è un esempio di come una singola vita possa fare la differenza, come un gesto di umanità possa risplendere nei momenti più bui della storia.
Luisa Pachera, “La marchesa Gemma Guerrieri Gonzaga nata de Gresti di San Leonardo”, Rovereto, Osiride, 2008.
Pino Loperfido, “Il sogno di Gemma”, sceneggiato radiofonico a cura di Giacomo Tomasi e interpretato da Mario Cagol.
Voce pubblicata nel: 2024
Ultimo aggiornamento: 2024