I am not a decorator
Alla morte della madre Mina - il padre Frederick era scomparso sette anni prima - Florence Schust viene affidata al tutore Emile Tessin, un amico di famiglia, che la indirizza a studiare alla Kingswood School a Bloomfield Hills (Mich.), dove si diploma nel 1934. A Kingswood conosce l’architetto Eliel Saarinen e la moglie Lojola, textile designer, che la invitano a visitare la vicina Cranbrook Academy of Art, fondata nel 1932 da George Gough Booth e diretta da Eliel.
Nata sulla spinta di un forte interesse di Booth per il movimento Arts and Crafts e per le implicazioni sociali insite in esso, la scuola di Cranbrook era una comunità artistica dedita ad attività educative e artigianali. Artisti e studenti-apprendisti vivono e lavorano presso il campus di Bloomfield Hills, in un'accademia che si distingue per un approccio libero e organico che privilegia le nuove idee e la soggettività. Invitata a fermarsi dopo il diploma per un’esperienza di un paio di anni, a Cranbrook la giovane “Shu” troverà un clima familiare e accogliente ma soprattutto un ambiente culturalmente stimolante e libero: lavora a fianco di Harry Bertoia, Charles Eames, Ralph Rapson, Eero Sarrinen, tutti destinati ad affermarsi come artisti, designer, architetti di fama internazionale.
Florence studia poi architettura all’Architectural Association di Londra (1938-39), trascorrendo le vacanze estive in Europa con i Saarinen, e poi all’Armour Institute (poi IIT) a Chicago con Mies van der Rohe (1940-41). Dopo una breve esperienza di lavoro con Walter Gropius e Marcel Breuer a Cambridge (Mass.) e presso lo studio Harrison & Abramovitz a New York, inizia a collaborare con Hans G. Knoll, industriale tedesco del mobile trasferitosi negli Stati Uniti, che nel 1938 ha fondato a New York la H.G. Knoll Furniture.
Il sodalizio professionale e sentimentale con Hans (si sposano nel 1946 e avranno due figli) dà vita a un’azienda di arredi presto nota nel mondo cui collaborano molti talenti, per lo più di nazionalità europea, come Jens Risom, Mies van der Rohe, Franco Albini, Harry Bertoia, Pierre Jeannaret e l’amico Saarinen. Un’attenta gestione del marketing (raffinate campagne pubblicitarie, progetto grafico di Herbet Matter, cataloghi come manuali di stile, show room monomarca progettati dalla stessa Florence a New York, 1951, Chicago, 1953, Milano, 1956 e San Francisco, 1956) e la partecipazione a mostre prestigiose (An Exhibition For Modern Living, 1949; Good Design, dal 1950 al 1954) rendono visibile la Knoll Associates come industria di arredi design-oriented, paladina della cultura americana del good design insieme alla “rivale” Herman Miller (Zeeland, Mich.), dalla linea più organica disegnata dagli americani George Nelson, Charles e Ray Eames, Alexander Girard, Isamu Noguchi.
Nel 1951 l’azienda diventa Knoll International e Florence progetta a New York un delizioso ufficio per il marito: le tende in bambù, le sedute di Eero Saarinen rivestite in tessuto di tonalità talpa e il tavolo-scrittoio restituiscono un’informale semplicità. L’ambiente è una delle immagini più pubblicate nei periodici, assurgendo a icona estetica dell’epoca.
Knoll Bassett promuove un progetto integrale di arredamento: pur disegnando lei stessa alcuni arredi dalle linee squadrate ed essenziali (serie Parallel Bar, 1954; Longue Chair, 1962; Executive Collection, 1961), delega ad altri designer l’ideazione dei mobili, fra cui sceglie ciò che le sembra più consono ai suoi interni. Con il Knoll Plannig Unit (KPU, da lei fondato e diretto dal 1943), la sezione di progettazione della ditta, affianca architetti e space planner nel progetto di uffici e spazi pubblici. Per rendere comprensibili le idee ai clienti, è fra le prime a utilizzare un approccio sensoriale al progetto con la tecnica del paste-up (che deriva dal mondo della moda), un collage a rilievo di tessuti, carta e colori.
Fra i progetti con il KPU si segnalano: gli uffici personali di Nelson Aldrich Rockefeller (New York 1946) e gli ambienti della Connecticut General Life Insurance Company (Bloomfield, Conn., 1954-57), della First National Bank of Miami (1957-58), della Bank of the Southwest (Houston 1956) dell’Alcoa Building (Pittsburgh 1952-53), del Columbia Broadcasting System (New York 1960-65).
Una rigorosa metodologia di lavoro guida il gruppo dei giovani designer del KPU guidati da Florence: gli interni delle corporation sono sviluppati mediante interviste preliminari a tutti gli addetti, dagli impiegati ai manager. Fa seguito la pianificazione delle superfici indispensabili a ciascuno per svolgere le proprie mansioni mentre modelli tridimensionali (anche a scala reale o mock-up) e collage con indicazioni e campioni di materiali comunicano agli utenti le scelte progettuali. Un’eleganza non ostentata media fra le attese aziendali e un comfort ospitale. Il KPU trasmette un’estetica precisa e riconoscibile come “Knoll look”: è un razionalismo americanizzato – Florence lo descrive come “Bauhaus approach” –, rigoroso nelle finiture ma lontano dall’immagine asettica di molti uffici contemporanei. Alle scrivanie sono sostituite semplici tavoli da lavoro, privi di contenitori sottostanti, in modo che all’occorrenza si trasformino in tavoli da riunione informale. Affiancati dalle sedute progettate dai designer per il catalogo dell’azienda, Florence vi accompagna – quasi a guisa di silenti comparse – i propri arredi “complementari” (tavolini di servizio, poltrone, divani). Per gli spazi dirigenziali e le lobby è invece privilegiata la sottolineatura cromatica (nero, bianco, beige, blue royal, blue navy, arancio). Gli ambienti sono divisi da schermi sottili – e mai a tutt’altezza – di palissandro o di teak, da schermi traforati appesi al soffitto o, ancora, da gruppi di poltrone e divani collocati su accesi tappeti. Ai soffitti luminosi, oppure opachi ma staccati dalle pareti con la luce artificiale che piove dall’alto, si contrappongono le cortine in tessuto (nel 1944 è fondata la sezione tessile dell’azienda con disegni di Anni Albers, Eszter Haraszty e Suzanne Huguenin). Ciò che soprattutto distingue gli spazi dirigenziali o le sale d’attesa di Florence Knoll è l’idea che il visitatore debba essere accolto in un lussuoso soggiorno piuttosto che in un vero ufficio, una sensazione a cui le opere d’arte, incorniciate da pannelli opachi e colorati, danno un notevole contributo.
Dopo l’improvvisa scomparsa di Hans per un incidente automobilistico nel 1955 all’Havana, dove si trova per affari, Florence assume la presidenza della Knoll.
Nel 1958 sposa Harry Hood Bassett, che ha conosciuto a Miami, mentre sta progettando gli interni della First National Bank, e vive fra New York e la Florida. Si ritira dalla presidenza della Knoll nel 1960, pur prestandovi opera di consulenza, che interrompe nel 1965 per proseguire autonomamente l’attività professionale. Nel 1961 riceve la Industrial Design Gold Medal dell’American Institute of Architects e l’anno successivo l'International Design Award dell’American Society of Interior Designers. Dopo la morte di Bassett nel 1991, si dedica a un’intensa attività di beneficenza e di promozione della ricerca scientifica.
Dona nel 2000 il proprio archivio agli Archives of American Art (Smithsonian Institution), rendendolo disponibile agli studiosi, e nel 2002 le è conferita la prestigiosa National Medal of Arts dal presidente degli Stati Uniti d’America. Gli arredi, tuttora prodotti dalla Knoll, restituiscono la cultura dell’abitare dell’architetto Florence Knoll Bassett: non International Style né minimalismo, solo un’inimitabile sobrietà.
Magnusson Frattini Emanuela, Florence Knoll: una storia, in «Abitare», n. 385, giugno 1999, pp. 170-177
Larrabee Eric, Vignelli Massimo, Knoll Design, Harry N. Abrams, New York 1981
Lee Warren Virginia, Woman Who Led an Office Revolution Rules an Empire of Modern Design, in «The New York Times», 1° September 1964, p. 40
Lutz Brian, Knoll: A Modernist Universe, Rizzoli, New York 2010
Rouland Steven e Linda, Knoll TM Furniture, 1938-1960, Schiffer Publ., Atglen 1999
Tigerman Bobbye, «I Am Not a Decorator»: Florence Knoll, the Knoll Planning Unit and the Making of the Modern Office, in «Journal of Design History», vol. 20, n. 1, 2007, pp. 61-74
Florence Knoll Bassett papers, 1932-2000 (Archives of American Art, Smithsonian Institution)
La pagina a lei dedicata sul sito della Knoll
Makovsky Paul, Shu U, in «MetropolisMag.com», luglio 2001 (con intervista a Florence Knoll Bassett)
Referenze iconografiche: Pannello dedicato a Florence Knoll all'interno dell'esposizione Game Changers: Pennsylvania Women Who Made History. Foto di Governor Tom Wolf. Fonte Flickr. CC BY 2.0
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2024