La chiamavano “La signora delle Favole” o “La signora delle Fate” ed è rimasta, nella memoria, l’autrice di Le novelle della nonna nonostante lo spessore storico e pedagogico di tante altre sue opere. Emma Perodi fu una scrittrice poliedrica che attraversò, con zelo e operosità, generi letterari diversi, spaziando dai romanzi storici agli articoli di moda, dalle favole per l’infanzia alle opere pedagogiche. Fu donna colta, libera, indipendente, anticonvenzionale e cosmopolita.
Era nata a Cerreto Guidi il 31 gennaio del 1850 da Adele Morelli Adimari, di origini nobili, e da Federigo, ingegnere.
Crebbe in un ambiente della ricca borghesia toscana che le permise non solo di poter studiare ma anche di perfezionare una cultura linguistica che la trasformerà in seguito in un’ottima traduttrice dal tedesco, dall’inglese e dal francese. Fu la prima a tradurre Le affinità elettive di Goethe. Come si evince dal carteggio di alcune Lettere, fu la madre che si prese cura della sua istruzione e di quella della sorella Matilde, inculcando loro il gusto della lettura, del bello artistico, della musica e l’importanza della conoscenza delle lingue straniere.
Per problemi finanziari familiari, Emma fu costretta, da bambina, a trasferirsi prima a Pisa poi a Viareggio per stabilirsi definitivamente a Firenze. A Pisa, a sette anni, frequentò il Conservatorio di Sant’Anna, un educandato per fanciulle istituito nel 1786 per volere del Granduca Leopoldo I, ma lo abbandonò dopo appena un anno e mezzo. Da alcune testimonianze la causa di questo abbandono si attribuisce al carattere riottoso che già manifestava a quell’età e che mal si addiceva a quella scuola rigidamente ecclesiastica. Lei stessa descriverà quell’ambiente in Diciotto mesi in convento.
In seguito, si recherà varie volte in Germania per studiare le nuove tecniche pedagogiche di Fredrick Froebel, pensando di intraprendere la strada dell’insegnamento. Rientrata in Italia, decise invece di intraprendere la professione di giornalista e scrittrice.
A 23 anni scrisse il suo primo romanzo Il Cavalier Puccini (1877) e iniziò la collaborazione con «La Gazzetta d’Italia» e con il periodico fiorentino «Cordelia», rivista letteraria educativa dedicata principalmente agli interessi materiali e morali delle donne italiane. Lì, a puntate, pubblicò Le idee di Elena, un racconto innovativo che, audacemente, descriveva la storia di una operaia sottopagata e costretta a subire molestie dal datore di lavoro.
La sua vasta produzione letteraria viene schematizzata in un periodo toscano, uno romano e uno siciliano. Questi tre periodi coincidono con l’espansione generale sia dell’editoria libraria che del giornalismo colto che affrontava svariati temi culturali. In quegli anni nasceva e si sviluppava in Italia un’esigenza di alfabetizzazione culturale di donne e bambini che dovevano trovare in questa nuova dimensione prodotti letterari a loro consoni. Gli editori scommettevano e investivano in questa nuova fascia di mercato: “popoli e fanciulli”.
Nel periodo toscano, Emma Perodi, a Firenze, respirò il fermento culturale di quei tempi nei salotti di nobildonne frequentati da intellettuali e stranieri. Di questo periodo resteranno, affettuosamente impressi nella sua mente, i paesaggi naturali della regione che ritroviamo in molte sue opere.
Al periodo romano risale invece la sua notorietà. Emma era già madre di Alice, nata nel 1878, di cui non rivelerà mai la paternità. A Roma conobbe Gabriele D’Annunzio e altri scrittori e scrittrici dell’epoca. Diventò collaboratrice del «Fanfulla della Domenica» e assunse, dopo Carlo Collodi, la direzione del «Giornale dei Bambini». Fu proprio sulle pagine di questo giornale che lei dirigeva che venne pubblicata una delle favole più conosciuta al mondo: Pinocchio. E su Pinocchio si racconta un aneddoto relativo al finale della favola. Collodi, nella prima stesura, faceva morire il burattino di legno impiccato a un albero dal Gatto e dalla Volpe. Questo epilogo non piacque ai lettori ma soprattutto proprio a Emma Perodi che, con severa inflessibilità, gli impose di cambiare il finale.
Scrisse anche sul «Corriere della Sera» e altri quotidiani e riviste. Giova ricordare che quasi tutti i giornali di fine Ottocento intrecciavano, in modo singolare, notizie di cronaca e mondanità, arte e moda, letteratura e consigli domestici, politica e cultura varia. Nelle redazioni iniziarono a lavorare le prime giornaliste che spesso rivaleggiavano tra loro ma che si ritrovavano compatte davanti all’ostilità degli uomini nell’apertura alle donne di questa professione.
Emma Perodi spesso, con il pretesto della moda, affrontava i temi dell’emancipazione femminile, come del resto fecero Rosa Genoni, Carolina Lattanzi, Maria Antonietta Torriani, conosciuta come Marchesa Colombi, e tante altre.
Grazie all’editore Edoardo Perino (definito “lo stampatore del popolo”), che pubblicò le prime firme femminili dell’epoca come Grazia Deledda e Matilde Serao, arrivarono al grande pubblico anche Le novelle della nonna. In seguito, il libro verrà sempre ripubblicato, a volte anche in forma ridotta, dal 1906 al 1972. Negli ultimi anni alcune novelle sono state tradotte in inglese con il titolo Tuscan Tales. Sono 45 novelle ambientate nel Casentino, in una cornice contadina e medievale dove Regina Marcucci, la nonna, che potremmo definire una matriarca, racconta ad adulti e piccini storie popolate di scheletri, fantasmi, orchi, streghe, santi e demoni, nobili e plebei immersi in atmosfere goticheggianti. Racconti intrisi di saggi consigli, di raccomandazioni con intenti pedagogici e moralistici. Attraverso questa narrazione si recuperarono storie e leggende orali che rischiavano di andare perdute per sempre: usi, costumi, proverbi, superstizioni popolare. Le novelle della nonna viene considerato un doppio libro composto da una cornice in cui si trova il personaggio (la nonna) che racconta e il pubblico che ascolta e le novelle vere e proprie. La cornice, ubicata nel podere di Farneta presso Camaldoli, fotografa e descrive le fatiche, le speranze di questo nucleo familiare contadino, il nascere dei nuovi amori e di nuove vite che continuano a muoversi in un contesto lavorativo laborioso e onesto in cui tutti e tutte danno il loro quotidiano contributo. Il sapere della nonna rassicura perché legato all’esperienza collaudata degli avi, ma pur essendo così autorevole e spesso arcaico, su di esso si può innestare il nuovo, portato dalla diffusione dell’alfabetizzazione. Infatti, dopo ogni racconto, i più giovani avanzano dubbi, perplessità, riflessioni sull’elargizione di quel sapere. Nella stesura, Perodi pose grande attenzione all’uso corretto della lingua italiana che in quel periodo era importantissimo perché costituiva un modello di lingua valido in tutto il Paese, recentemente unificato.
Un’altra sua opera, Le fiabe dei fiori, fu definita dai critici una trovata geniale. Qui la scrittrice fa narrare ai fiori favole educative ma le storie sono anche un pretesto per divulgare nozioni di botanica.
Approdata a Palermo in occasione dell’Esposizione Nazionale del 1891, Emma Perodi restò innamorata dell’aria che lì si respirava, dei colori del mare, del clima mite e dell’ospitalità della gente. Dopo essere stata corrispondente per alcuni giornali nazionali di quell’evento, decise di stabilirsi definitivamente in terra siciliana. La scelta fu dettata anche dalla conoscenza dell’editore Biondo che aveva in progetto di promuovere e ampliare i temi dell’istruzione e dell’educazione a lei tanto cari. Tra l’altro era il periodo in cui a Palermo fiorivano riviste pedagogiche e di politica scolastica. Lei ebbe difficoltà a lasciare definitivamente Roma che rappresentava la città che aveva decretato il suo successo e per un po’ di tempo fece la spola tra Roma, dove risiedevano la madre e la figlia, e Napoli dove viveva la sorella.
A Palermo intrecciò una fitta rete di relazioni sociali. Conobbe l’archeologo Antonino Salinas, direttore del Museo archeologico, Federico de Maria, poeta, giornalista e scrittore futurista, e Alessio Di Giovanni, poeta e drammaturgo, che l’aiutò a trovare collaborazioni giornalistiche tra le testate siciliane. Emma Perodi instaurò una salda amicizia anche con Giuseppe Pitrè, medico, letterato e storico considerato il fondatore della scienza folkloristica italiana. Pitrè oltre che amico fu anche estimatore di Emma recensendo favorevolmente Le novelle della nonna e la definì “donna di alto ingegno e singolare attitudine” permettendole l’accesso alla sua ricchissima biblioteca.
Emma Perodi si muoveva nella sua epoca patriarcale e maschilista con molta libertà. Denunciava la condizione femminile affermando che la donna aveva le stesse potenzialità dell’uomo sia nelle Lettere che nelle Scienze, non doveva subire costrizioni morali o sociali e doveva avere accesso a tutte le professioni. Credeva fermamente nell’emancipazione femminile in un’epoca in cui si cercava di “incanalare” la scrittura femminile in modelli prestabiliti. Nella vita privata fu una madre nubile, uno status non certo comodo e conservò sempre gelosamente la sua privacy. Nell’attività di scrittrice percorse un cammino sempre in salita. Fronteggiava una concorrenza spietata e si lamentava dei miseri compensi per il lavoro svolto. Ida Baccini, altra scrittrice dell’epoca con cui ebbe un rapporto non sempre idilliaco la definiva: “una Madre Badessa con un brutto caratteraccio”.
Fu molto attenta ai processi educativi, impegnandosi nella difesa di bambini e bambine. Il suo lavoro pedagogico sui testi scolastici di allora non è stato evidenziato abbastanza. Un esempio concreto lo troviamo nel suo Sillabario dove applicava nuove metodologie di apprendimento e semplificava il più possibile la didattica, dando precedenza alla grammatica pratica rispetto a quella teorica. In quegli anni dopo la prima classe i libri si suddividevano per bambine e bambini: Emma Perodi aderì a questa direttiva ma si limitò a cambiare il sesso dei protagonisti lasciando invariati i contenuti e ciò costituì una vera rivoluzione. Nei suoi Cuoricini d’oro che erano testi scolastici graduati per il ciclo primario, e che ottennero un consenso ampio e favorevole di pedagogisti, insegnanti e scrittori, abbandonò la rigidità precettiva, diede prevalenza ai dialoghi che per lei rendevano alunni e alunne soggetti attivi e non passivi, evitò il carico didattico enciclopedico poco adatto a fanciulli e fanciulle. Al contempo mirava a una lettura edificante, ricca di stimoli ed esempi. Per Perodi, la prima alfabetizzazione necessitava di nuove tecniche di insegnamento e nuove metodologie: la scrittura doveva essere chiara, corredata da immagini per migliorare l’apprendimento senza affaticare. Con la redazione del Compimento che segue il Sillabario, mirò a far proporre letture di contenuto morale ed educativo non solo ai discenti ma anche ai docenti. Il Compimento è costituito da 42 lezioni divise in due sezioni dove venne inserito il personaggio di Luisina, una bimba volenterosa e desiderosa di apprendere e allargare le proprie conoscenze. Tramite Luisina cercò anche di educare alle buone maniere, alla gentilezza d’animo, alla solidarietà verso i meno fortunati, al rispetto per familiari e insegnanti.
Un altro suo manuale scolastico Il mio campicello ricevette le lodi dell’allora Ministro dell’istruzione.
Progettò e assunse la direzione della collana La bibliotechina aurea illustrata che venne concepita come una serie di libri premio per discenti meritevoli. Per la sua vastissima produzione usò spesso vari pseudonimi: Italo Roma, Matilde, Fortuna, Una vecchia educanda; ciò era motivato in parte dalla necessità di aggirare vincoli contrattuali editoriali, in parte da quella di diversificare le firme dei tanti articoli che scriveva per lo stesso giornale.
In età avanzata, il contratto con l’editore Biondo diventò una sorta di gabbia in cui si ritrovò imprigionata dal troppo lavoro senza un compenso economico adeguato, costretta quindi a mantenere contatti e lavorare con altri editori non siciliani e in particolar modo con Salani.
Anche il suo impegno sociale è stato intenso. In difesa della maternità, dell’infanzia povera e abbandonata, degli orfani. Organizzò sottoscrizioni per alleviare i disagi delle fasce più povere chiedendo aiuti economici ai più fortunati per poter creare una Società di beneficenza.
Nel 2018, nel Casentino, è stato istituito il Parco Letterario Emma Perodi. È intitolata a lei la biblioteca Comunale di Cerreto Guidi con annesso piccolo museo. A Roma una via porta il suo nome.
Morì, a causa di una polmonite, il 5 Marzo del 1918, nella sua casa di Palermo di fronte al mare. Il suo corpo fu imbalsamato e tumulato a Roma nel cimitero del Verano.
Emma Perodi il Periodo Romano (atti del convegno internazionale Roma 26 novembre 2021 a cura di Anna Maria de Majo ed Elisa Martini Edizioni Clori Firenze Emma Perodi. La vita attraverso le lettere a cura di Federica Depaolis e Walter Scancarello. Ed: Assemblea Regione Toscana Settembre 2019 Le novelle della nonna Ed. Newton Novembre 1992 Oltre alle opere citate nel testo, tra le altre sue opere ricordiamo: I racconti della zia. Sull’Appennino. (1884) Cuoricino ben fatto. Libro di letture per le scuole e le famiglie (1886) Nel canto del fuoco. L’omino di pasta (1887) Miserie (1888) Fra due dame (1889) Ore di ricreazione. Per tutto il mondo vario e rotondo. I bambini delle diverse nazioni a casa loro. Il Principe della Marsiliana (1890) Romanzo romano (1891) Il cadavere. la tragedia di un cuore (1892) Suor Ludovica (1894) Cento dame romane, Profili (1895) Roma italiana 1870-1895 (1896) Il brigante di Ciriminna (1911) Bernoccolino (1915)
Voce pubblicata nel: 2024