1228: anno di fondazione dell’ospedale di Marburgo. A fondarlo è una giovane donna di 21 anni: Elisabetta di Turingia.
I genitori di Elisabetta sono il re di Ungheria, Galizia e Lodomiria Andrea II detto il Gerosolimitano (1177-1235) e Gertrude di Andechs-Merania (1185-1213). La madre è, con torbido intrigo, presto assassinata per il suo palese favoritismo verso i cortigiani tedeschi, il padre si risposa due volte: prima con Iolanda di Courtenay (1198-1233) e poi con Beatrice d’Este (1215-1245). Elisabetta non fa comunque in tempo a vedere l’assassinio di sua madre: a quattro anni viene promessa in sposa al figlio del Landgraf di Turingia per suggellare l’alleanza delle due dinastie nella lotta contro Ottone IV e, per questo motivo, viene mandata a vivere a Wartburg, la residenza dei langravi. È dunque nel severo castello, abbarbicato su una collina nel cuore della Germania e che domina l’abitato di Eisenach e la vasta foresta della Turingia, che la piccola principessa è educata da Sofia di Wittelsbach (1170-1238), figlia di Ottone I di Baviera, e ora moglie di Ermanno I (1155-1217). Il figlio del langravio cui è promessa è Ermanno (1200-1216) che però muore ragazzo e dunque Elisabetta “passa” al di lui fratello, Ludovico (1200-1227). Appena Elisabetta diventa fertile e cioè nel 1221 sposa Ludovico che, a 17 anni, è già divenuto langravio di Turingia alla morte del padre. Elisabetta ha 14 anni e Ludovico 21; l’unione pare felice: nascono subito Ermanno (1222-1241) e poi Sofia (1224-1275).
È in questo periodo di continue guerre dinastiche e di crociate contro gli infedeli, in un tempo di profonda crisi per la Chiesa anche per il crescente malcostume del clero, che Francesco di Assisi (1181-1226) irrompe nella storia con qualche cosa di inaudito, di nuovo, di radicalmente diverso: predica la pace. Seguendo alla lettera il Vangelo, vivendo il Vangelo, risponde a quella domanda di religiosità radicale cercata da molti uomini, ma anche da molte donne. È un momento irripetibile quello in cui sta vivendo Elisabetta e predicando il Francesco “delle origini” il cui movimento cresce rapidamente: nel 1221, tornato Francesco dalla V crociata dove ha cercato di diffondere i valori della fede cristiana al Sultano, alcuni francescani si insediano permanentemente in varie città tedesche tra le quali la stessa Eisenach. Uno di loro, tale Rüdiger, diviene subito il “maestro di vita spirituale” di Elisabetta 1. Ed è proprio grazie all’aiuto della giovanissima ed entusiasta langravia che nel 1225 2i Francescani possono fondare un monastero sulla strada che da Eisenach porta al castello di Wartburg e nei pressi del quale Elisabetta crea anche un luogo di assistenza per le sue opere di misericordia.
Nel 1226, durante una lunga assenza del langravio che aveva raggiunto Federico II (1194-1240) a Cremona (Dieta di Cremona, Pasqua 1226) per discutere e decidere la restaurazione dei diritti imperiali nella Lombardia, la preparazione della crociata indetta da Onorio III e la repressione dell’eresia, sulla Turingia si abbatte una grave carestia ed Elisabetta, contro la volontà degli amministratori di Corte, si avvale della sua autorità di langravia per aprire le porte dei granai del castello e disporre una vera e propria “distribuzione razionata” di viveri in favore dei poveri. Sono, nell’anno della morte di Francesco, comportamenti “francescani” che suscitano forti reazioni di dissenso nella Corte e che, uniti alla sua riluttanza a far uso di alimenti acquistati iniquamente, la rendono invisa. Non stupisce che, tornato a Wartburg, Ludovico sostituisca la figura del padre spirituale della moglie con il canonico premostratense Corrado di Marburgo (1190-1233), il teologo attivo nella terribile crociata contro gli eretici catari e che di francescano ha molto poco.
Nel 1227 il langravio riparte. Lascia Elisabetta incinta (nascerà Gertrude, 1227-1297) e attraversa le montagne della Turingia e della Baviera, valica le Alpi e percorre a cavallo tutta l’Italia. Raggiunge Federico II il quale, su pressione di papa Gregorio IX, tenta di onorare la promessa fatta al precedente pontefice partendo alla volta della Terra Santa. È la VI crociata che salpa in settembre da Brindisi. Una pestilenza, scoppiata subito sulle navi, li costringe a sbarcare poco dopo a Otranto: Federico II si ammala (e andrà a curarsi a Pozzuoli), Ludovico IV che è al suo fianco muore. È l’11 settembre del 1227. Elisabetta resta vedova.
Alla notizia della morte di Ludovico, a Wartburg il langraviato viene subito retto dagli zii del piccolo Ermanno che ha soli cinque anni: Enrico Raspe (1202-1247) e Corrado (1207-1240). E si racconta che contestualmente, nell’inverno tra il 1227 e il 1228, Elisabetta abbia vagato per le strade di Eisenach accolta solo dagli amici francescani del cui ideale pauperistico e rivoluzionario aveva già subìto il fascino. Il ritorno delle spoglie del marito, che vengono seppellite nel monastero di Reinhardsbrunn per diventare subito oggetto di devozione popolare (sarà Ludwig der Heilige), e il vigoroso intervento in sua difesa di papa Gregorio IX consentono a Elisabetta di rientrare nei suoi pieni diritti e di poter così trattare con i cognati. Ne esce un accordo, non si sa quanto imposto, in cui Elisabetta recupera parte della dote, riceve un vitalizio vedovile di 2000 marchi d’argento e l’uso delle terre a Marburgo. Qui, anche dietro idea di Corrado di Marburgo, ella trasferisce la sua residenza.
Ma Elisabetta ora è un’altra donna. E la sua “crisi esistenziale” giunge a compimento proprio a Marburgo ove a 21 anni si spoglia delle proprie ricchezze, come vuole Francesco. Nel 1228 assume pubblicamente l’abito della penitente, adottando lo stile di vita delle cosiddette sorores in saeculo: lei vivrà nel mondo con Madonna Povertà e deciderà, in pieno ideale francescano, di condividere con i poveri l’incertezza del futuro. Nulla a che vedere con l’entrata in un convento, perché, mentre la Chiesa ritiene che la spiritualità femminile si debba esprimere esclusivamente con la clausura (la donna che si stacca dal mondo diviene perfetta ed è proprio per garantire questo completo distacco che la clausura è sostenuta da rendite fondiarie), Francesco ha idee differenti sulle donne che egli stima grandemente. Elisabetta lo sa e dunque grazie al suo elevato stato sociale può, infrangendo i ristretti margini d’azione imposti alle donne, evitare di entrare in monastero e vivere altrimenti la sua vita secondo la regola di Francesco, cioè nel mondo.
L’idea di Elisabetta, che attua immediatamente, è quella di impiegare il denaro ricevuto per la costruzione di un ospedale: un luogo dove non solo siano accolti i pellegrini che arrivano in città, ma dove siano ricoverati i poveri e curati i sofferenti, gli infermi e i malati, anche di lebbra. È probabile che avesse in mente la visita fatta da Francesco a Firenze nel 1211 all’ospizio per pellegrini e infermi fondato nel 1208 accanto alla chiesa di santa Lucia, ma quello di Elisabetta è un progetto radicale perché si tratta del primo ospedale a essere concepito e costruito come realtà al di fuori di un monastero, di un complesso abbaziale e fuori anche dalle disposizioni disciplinari del concilio di Aquisgrana (817), che prescrivevano la manutenzione di uno “spedale” in collegamento con ciascuna Collegiata (per esempio, nel 1090 a Siena era stato istituito un ospedale dai canonici del Duomo: Santa Maria della Scala). La sua è una novità.
Elisabetta edifica subito fuori dalle mura della città di Marburgo, davanti alla porta, lì dove è la parte pianeggiante di quell’agglomerato urbano per il resto posto su di una collina e dove è possibile un sistema di scarico naturale delle acque reflue attraverso il fiume Lahn. Per la precisione l’ospedale è proprio costruito, nel 1228, su di una lingua di terra tra il torrente Marbach e il Lahn. La fonte di acqua potabile è una sorgente non lontana. L’area ospedaliera, recintata, comprende oltre all’infirmarium anche la casa di Elisabetta e una capella modica dedicata a Francesco, morto due anni prima e canonizzato proprio quell’anno. La cappella, lunga 38 metri, consisteva in un edificio “a corridoio”, con abside semicircolare e torre a pianta quadrata: una vera e propria chiesetta. In un momento in cui le titolazioni a Francesco erano già relativamente comuni in Italia, la cappella dell’ospedale di Marburgo è invece la prima chiesa dedicata a san Francesco oltralpe. L’ospedale è destinato all’ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme che avevano lasciato la regola benedettina per abbracciare quella agostiniana, orientando quindi la vita comune su povertà, castità, obbedienza. È uno dei rarissimi ospedali non di una chiesa, ma con una chiesa 3.
Elisabetta cura, è al servizio dei bisognosi, sostiene economicamente i poveri e, per certi aspetti, è più vicina e simile a Francesco della stessa Chiara d’Assisi (1194-1253) che dal convento permette solo l’uscita alle sorores extra monasterium servientes. Elisabetta non si risparmia e Corrado di Marburgo, guida spirituale, interpreta in tutto e per tutto tale ufficio in un modo estremamente severo, tanto da richiedere a Elisabetta comportamenti estremi, quasi impossibili da mantenere. Forse ella morì proprio per questo motivo e comunque fu proprio per questi atteggiamenti fanatici e violenti che egli, nominato inquisitore haereticae pravitatis, fu assassinato poco dopo. Dopo tre anni di indefesso servizio ai malati, Elisabetta si spegne dunque di stenti nel freddissimo novembre del 1231, a 24 anni. Muore dove vive e cioè in ospedale. Viene sepolta il 19 novembre 1231 in una profonda fossa coperta da una pesante lastra di ardesia.
A questo punto, l’affaire da sanitario-religioso diventa politico-religioso.
Già nell’estate del 1232 il pellegrinaggio sulla tomba di Elisabetta è così imponente che Corrado di Marburgo, che immediatamente dopo la sua morte si era impegnato nella raccolta di testimonianze utili per il riconoscimento ufficiale della sua santità e dunque richiedere l’apertura del processo di canonizzazione, inizia a erigere una chiesa che preveda al centro il sepolcro di Elisabetta. Egli è ora vicino al cognato di Elisabetta, Corrado di Turingia, nell’idea di volere destinare l’ospedale non più agli Ospitalieri bensì all’Ordine teutonico, sorto in Terra Santa nel 1191 all’epoca della III crociata per assistere i pellegrini che arrivavano dalla Germania. L’affare non è di poco conto e, mentre Corrado di Marburgo invia a Papa Gregorio IX una lettera per informarlo della levatura spirituale raggiunta da Elisabetta (Summa vitae), Gregorio IX per parte sua manda a Marburgo una commissione per vagliare sul posto la questione.
Va qui ricordato che, sempre nel 1232, qualche mese dopo la morte di Elisabetta, sua cugina Agnese (1211-1282), figlia del re di Boemia e della sorella del padre di Elisabetta, cioè di Costanza, colpita dalla morte della cugina e dal messaggio di San Francesco, matura la sua vocazione religiosa e si ritira a Praga ove fonda il primo convento francescano della regione con annesso ospedale e due anni dopo fonda un monastero di clarisse ove Chiara invia cinque delle sue religiose.
Dopo l’assassinio di Corrado di Marburgo, nell’estate del 1234 è dunque Corrado di Turingia, in pieno accordo con l’imperatore Federico II, che si reca a Roma per convincere la curia a concedere l’amministrazione dell’ospedale e della parrocchia di Marburgo all’Ordine teutonico. Vi riesce e così la proprietà del complesso ospedaliero con la tomba di Elisabetta è trasferita all’Ordine teutonico il cui Gran Maestro, Ermanno di Salza (1179-1239), appartiene a una famiglia di ministeriales della Turingia. Ed è proprio grazie a Ermanno di Salza, ai suoi stretti e amichevoli rapporti con il Papato e Federico II (grandemente aiutato in Terrasanta dai fedelissimi Cavalieri teutonici) tanto da essere definito “geniale mediatore” tra i due poteri, che l’Ordine teutonico va assumendo una rilevanza internazionale che lo mette sullo stesso piano dei Templari e degli Ospitalieri. Anche l’imperatore si muove: per parte sua indirizza, verosimilmente dietro suggerimento di Ermanno di Salza, una lunga lettera di alto livello stilistico all’allora ministro generale francescano dei Frati Minori4, il potente frate Elia 5, erede carismatico di Francesco. Federico II è rassicurante e chiede preghiere dell’ordine tutto a sostegno della causa di canonizzazione e sottolinea che la santità di Elisabetta vada letta come manifestazione della nobiltà dei suoi natali, premessa in qualche modo indispensabile della sua perfezione cristiana.
Questo contesto spiega la rapida canonizzazione di Elisabetta così come il passaggio delle proprietà. Nel novembre 1234 Corrado di Turingia lascia il proprio potere temporale ed entra nell’Ordine teutonico e l’anno successivo aderisce alla commissione romana preposta per la canonizzazione della cognata rimanendo alla corte papale sino al 27 maggio 1235 quando a Perugia Elisabetta è proclamata santa 6. Nella bolla di canonizzazione Elisabetta è presentata come modello esemplare della santa vedova che consacra la propria castità e le proprie ricchezze a Dio e al servizio dei poveri. La novità della sua esperienza religiosa non viene dunque taciuta, bensì edulcorata e comunque inserita in un modello tradizionale.
Allo stesso tempo della canonizzazione il Papa autorizza l’Ordine teutonico alla costruzione della propria chiesa utilizzando i fondi dell’Ordine e quelli della Landgrafenhaus di Turingia. Demolita anche la cappella di San Francesco, i lavori iniziano subito, nell’agosto 1235: si tratta di un progetto grandioso perché si tratta della prima chiesa costruita in puro stile gotico in Germania, una Hallenkirche a tre navate di altezza uguale con facciata rinserrata tra due torri gemelle. È in arenaria rossa. Le prime vetrate composte, in stile romanico, raccontano la vita di Elisabetta il cui sepolcro si trova all’interno della chiesa che sarà consacrata nel 1283 (il cantiere chiuderà nel 1340 con il completamento delle alte torri). Sarà dedicata a Maria, madre di Dio, patrona dell’Ordine Teutonico.
Il 1° maggio 1236, alla presenza di Federico II, legato ad Elisabetta da lontani vincoli di parentela, i resti della Santa sono traslati (elevazione delle ossa) in un reliquiario di rame dorato sopra un nucleo di legno di quercia (ora vuoto perché le reliquie sono andate disperse). Al momento della traslazione Federico II le pone sul capo una preziosissima corona. A Marburgo quel giorno non solo il popolo, ma tutta l’aristocrazia dell’Ungheria e della Turingia, compresi coloro che avevano avversata quella giovane donna che aveva abbracciato con sincero entusiasmo gli ideali francescani, sono presenti ad onorarla e a pregarla. Corrado di Turingia è accanto a Federico II così come lo era stato il fratello; egli sarà nel 1239 Gran Maestro dell’Ordine teutonico 7 e la chiesa dell’Ordine diverrà uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio in Occidente nel Basso Medioevo proprio per la presenza delle spoglie di Elisabetta.
Nel 1286 viene costruito, sopra quello che era stato il sepolcro della Santa, il mausoleo a lei dedicato con un vuoto sarcofago e un ciborio dotato di elaborate forme policrome e fregi di piante medicinali quale riferimento al lavoro di Elisabetta sui malati. Sulla parte laterale del sarcofago è un altorilievo che rappresenta Elisabetta sul letto di morte con Cristo, la Madonna, i Santi e l’arcivescovo (verosimilmente di Magdeburgo). L’unica figura non sacra a essere presente è il cognato di Elisabetta con la veste bianca dell’ordine teutonico: Corrado era morto a 33 anni, ma è qui rappresentato idealmente vivo, con folta barba bianca e con la scritta, posta accanto a Elisabetta, che lo ricorda come magister conradus landgravius fundator huius monasterii. Di San Francesco e di Federico II, morto come Corrado di Turingia nel 1240, nessun cenno. Nella cornice più esterna è una iscrizione, eseguita in relazione alla visita fatta da Carlo IV di Lussemburgo nel maggio 1357, che loda Elisabetta come «gloria di Germania» 8.
Tra il 1257 e il 1302 quattro altari di nicchia vengono consacrati attorno al reliquiario della Santa e tra questi è l’Elisabethaltar. Nella sua nicchia, visibile ancora oggi, sarà affrescata (1426-1450) la traslazione delle reliquie e, in particolare, la scena dell’apertura del sepolcro alla presenza di Federico II a testimoniare a futura memoria che proprio quel giorno l’imperatore stesso era giunto apposta a Marburgo. Contemporaneamente alla costruzione della chiesa, l’ospedale voluto da Elisabetta è demolito tra il 1244 e il 1254. È costruito un nuovo edificio ospedaliero gestito dall’Ordine teutonico di cui ancora oggi si conservano i resti del coro della cappella dell’ospedale: è l’Elisabethhospital che funzionerà, a fasi alterne, per diversi secoli. Dopo la soppressione dell’ordine nel 1809, l’ospedale diverrà nel 1811 clinica universitaria di medicina interna e chirurgia e dal 1823, dopo l’aggiunta del terzo piano a graticcio, un ospedale di campagna, demolito definitivamente nel 1887. Al suo posto è oggi l’Institut für Physiologie und Pathophysiologie dell’Università di Marburgo che, in un modo o nell’altro, conserva oggi memoria della fisiologia e della fisiopatologia che fu presente in quel primo, piccolo, ospedale del 1228.
A Firenze il 24 aprile 1285 Folco Portinari, padre di Beatrice, acquista un terreno con casolare antistante alla chiesa di Sant’Egidio per offrire assistenza ai malati: sarà l’Ente Spedale di S. Maria Nuova, il primo ospedale pensato e voluto da un privato cittadino giunto fino a noi.
G. Barone, Elisabetta di Turingia, Santa, in Treccani 2005 https://www.treccani.it/enciclopedia/elisabetta-di-turingia-santa_%28Federiciana%29/ G. Barone, Elisabetta di Ungheria-Turingia: una principessa influenzata dal francescanesimo, in P. Bruschetti (a cura di), Frate Elia, i laici e le associazioni laicali cortonesi, Fondazione Centro italiano di studi sull’alto Medioevo, Spoleto 2020, pp. 27-37 G. Barone, I rapporti di frate Elia con Federico II, in Tra Federico II e Frate Elia. La discussa figura di Frate Elia, compagno di Francesco, devoto e negoziatore presso Federico II di Svevia, Atti del Congresso 15.10.2022, Perugia https://www.youtube.com/watch?v=YyYGPDBwuWg minuti: 54:06 - 1.31.10 C. A. Cadderi, Santa Elisabetta d’Ungheria, Porziuncola, Assisi 2006 L. Temperini, Santa Elisabetta d’Ungheria secondo le fonti storiche, Franciscanum, Roma 2006 G. Zatti, La principessa dei poveri. Santa Elisabetta d’Ungheria, Messaggero, Padova 2006 Santa Elisabetta d’Ungheria. Una donna, una cristiana https://movimentofrancescano.it/2017/santa-elisabetta-dungheria-una-donna-una-cristiana/ Elisabeth-Hospital (Marburg) https://de.wikipedia.org/wiki/Elisabeth-Hospital_(Marburg) A. Barbero, Francesco d’Assisi, un santo inimitabile https://www.youtube.com/watch?v=kyWNBvH6szQ C. Frugoni, Quale Francesco? https://www.youtube.com/watch?v=OxrRQCoYE3Q C. Meiborg, U. Braasch-Schwersmann, Elisabeth von Thüringen: Ihr Hospital in Marburg und die Deutschordensniederlassung im 13. Jahrhundert. Archäologische Baubefunde und schriftliche Überlieferung, in «Mitteilungen der DGAMN: Religiosität in Mittelalter und Neuzeit» 2011, 23: 197-218. http://docplayer.org/112424-Elisabeth-von-thueringen-ihr-hospital-in-marburg-und-die-deutschordensniederlassung-im-13-jahrhundert.html Virtueller Rundgang durch die Elisabethkirche, Marburg: Das Mausoleum und das Grab Elisabeths https://www.youtube.com/watch?v=-uBrjxkhr2U
Voce pubblicata nel: 2023
Ultimo aggiornamento: 2023