Sono buonissima, ma ho incazzature feroci.

Così si definisce la giornalista Edvige Bernasconi, chiamata dai colleghi la “Rossa Armata”, non per le idee politiche, ma per il carattere irruente e il colore dei capelli. È l’epoca delle “donne in carriera”, quelle che, raggiunto il ruolo di leader, si sentono obbligate a “mascolinizzarsi”. Un periodo storico femminile reso iconico dal film Working Girl, diretto nel 1988 da Mike Nichols e scritto da Kevin Wade, con Sigourney Weaver, nel ruolo della donna dura e spietata che ha raggiunto i vertici del potere e Melanie Griffith, che ambisce a farne parte.

Edvige ha toccato quelle vette proprio nel 1988. Il 16 marzo di quell’anno, arriva in edicola il primo numero di Donna Moderna, il primo femminile di servizio in Italia, fondato e diretto da lei. Così sintetizza lo spirito della rivista: “Ci teniamo a sottolineare che per noi essere utili significa essere utili per davvero: con tanto di nomi e cognomi, indirizzi, verifiche e, udite udite, i prezzi”. Allora Edvige ha 50 anni. I successi professionali forse hanno in parte riscattato i suoi primi passi nella vita non sempre facili.

Nasce a Firenze nel 1938, figlia di una ragazza madre, rimasta incinta a soli 17 anni dopo essere stata violentata. Sa chi è suo padre, ma si rifiuta di conoscerlo. Con un diploma di stenodattilografa si trasferisce molto giovane a Milano, dove vive la zia materna.
Il marito della zia è Arturo Tofanelli, giornalista, scrittore e traduttore che alla fine degli anni ’40 riceve la proprietà della testata Tempo dalla Mondadori (in quel periodo impegnata ad allargare il bacino dei lettori di libri). Tofanelli trova un nuovo editore in Aldo Palazzi e guiderà il settimanale, che diventerà uno dei più diffusi rotocalchi italiani di attualità, per 22 anni, fino al 1968.

Lo zio Arturo fa assumere la nipote in azienda, dove Edvige inizia la sua carriera nel 1961 come segretaria di redazione al settimanale Successo. Lì inizia a scrivere brevi articoli fino a diventare giornalista professionista nel ’68.
Un anno dopo passa alla Rizzoli come caporedattore di Bella e nel ’70 a Oggi.

Quindi si sposa con un imprenditore lombardo e per tre anni smette di lavorare per dedicarsi al figlio. “Non avevo particolari qualità giornalistiche”, ammette lei. Inaspettatamente, questo periodo le permette di dare una svolta alla sua carriera. Nel periodo di inattività, infatti, si mette a studiare tutti i femminili che vengono pubblicati.
Ebbi delle idee e zio Arturo mi fissò un appuntamento alla Fabbri Editori, che faceva capo alla Fiat, per esporle”.

Quell’incontro si rivelerà fruttuoso: nell’80, diventa direttrice del settore femminile della casa editrice e progetta Benissimo, un mensile di maglia e cucito che esce nell’82, un periodo in cui i giornali dedicati ai lavori femminili vivevano un periodo di grande euforia diffusionale. Ricamare non era più un’attività da “merlettaia”, ma un hobby o un interesse.

Umberto Agnelli mi festeggiò con un ricevimento”, ricorda Edvige. “L’editore si inchinava al mio passaggio. Occupavo un intero piano. Ma a me non me ne frega del potere o di avere cento sottoposti. Dopo un po’ devo cambiare”. Si avvicina alla politica.

Facendo riferimento al Congresso nazionale del Psi del 1984 alla Fiera di Verona, scrive il giornalista Giancarlo Perna: “[Edvige Bernasconi] Fu nell’assemblea “nani e ballerine” del Psi di Bettino Craxi. Nei pensieri si sente di destra, nei fatti di sinistra”.

Nell’86 passa alla Mondadori come responsabile per i nuovi progetti nel settore periodici femminili e come direttrice di Guida Cucina. Sale & Pepe esce nell’87, e di un anno dopo è Donna Moderna

In quel periodo è anche direttrice editoriale di Confidenze e Guida Tv. Ma non mancano le incursioni nel giornalismo televisivo. Nel 1991 viene chiamata dalla Fininvest per dirigere il TG4, telegiornale dal taglio rosa trasmesso su Rete 4, fino al 1º giugno del 1992, quando lascia la testata in mano a Emilio Fede, proveniente da Studio Aperto.

Nel maggio del ’95 lascia la Mondadori e torna in Rizzoli come direttrice di Anna. Così scrive in un editoriale:

Immagino le mamme che lavorano come l’espressione di una biotecnologia avanzatissima. Pensate a un albero capace di dare frutti diversi, per esempio mele e arance. Bellissime mele, bellissime arance. Beh, forse non sempre. Qualche volta vengono meglio le mele e qualche volta le arance. Ma non trovate che sia lo stesso un albero meraviglioso?
Supervisiona anche vari femminili tra cui Io Donna, l’allegato del Corsera che considera: “Un progetto tutto mio”. Sulla sua carriera ha opinioni secche: “Ho ripagato la fiducia con grandi successi”.

Con il passare del tempo Edvige Bernasconi si allontana sempre più dalla scena pubblica fino a quando, la notte dell’11 gennaio 2007, muore di cancro all’età di 68 anni.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Edvige Bernasconi

MAMe - enciclopedia della moda
Corriere.it

Gazzetta.it


Voce pubblicata nel: 2025