Domenica Narducci nasce l’8 settembre 1473 nel borgo fiorentino chiamato Paradiso. Quinta di sette figli, rimane orfana di padre all’età di 6 anni e deve precocemente fronteggiare le difficoltà economiche della famiglia con il lavoro sia domestico che agricolo. Per sottrarsi alle ostilità della famiglia che la voleva sposata e di alcuni frati che nutrivano forti sospetti sulle sue doti carismatiche accusandola di essere seguace del Savonarola, Domenica si trasferisce a Firenze nel dicembre 1499. Con altre laiche forma un gruppo di preghiera e di lavoro, dando vita a una piccola comunità di donne che vivono sotto la sua direzione. Ella acquista sempre più consapevolezza del proprio ruolo carismatico, teso a realizzare quella vasta opera di rinnovamento spirituale e sociale avviata dal Savonarola che vedeva nelle donne le protagoniste privilegiate: la cosiddetta “riforma delle donne”. Il bisogno di definire meglio la propria posizione all’interno della vita religiosa e di offrire una connotazione giuridica alla comunità, la spinge a dare vita, con 15 figlie spirituali, al Monastero della Crocetta (27 maggio 1515) sul quale eserciterà un indiscusso ruolo carismatico e magisteriale. Una larga rete di rapporti Domenica tesse sia con altre comunità religiose, sia con ecclesiastici e laici che si rivolgono a lei per consigli, indicazioni di vita, chiarimenti dottrinali, interpretazioni scritturistiche.La direzione spirituale che la Narducci ritiene di dover svolgere è strettamente connessa con la dimensione pubblica e politica. Si rivolge con vigore ai papi Clemente VII e Paolo III, chiamandoli a conversione e pentimento. Appoggia la Repubblica, ma con uno spiccato senso di realismo politico che non la spinge mai contro casa Medici, per la quale prega, avvertendone le colpe e i limiti. La caduta della Repubblica e la durezza del principato di Cosimo I la spingono a limitare la propria attività, spingendola verso una vita ritirata. Domenica muore il 5 agosto 1553. Della Narducci si conservano copiose opere conservate preso l’Archivio della Crocetta in Firenze: l’Epistolario (130 lettere dal 1506 al 1548), i Sermoni (una ventina dal 1507 al 1545), il Dialogo (1503, ma rivisto nel 1514), la Visione del Tabernacolo (1508), Rivelazioni e Visioni (dal 1507 al 1545), Il Giardino del Testamento (1509) e vari Trattati Spirituali. Domenica Narducci appare figura di primo piano nella crisi del Rinascimento fiorentino per il ruolo religioso e politico che ha saputo esercitare. L’aspetto più inconsueto e sorprendente nella Narducci è il suo ruolo di predicatrice, ruolo vietato alle donne. Domenica predica. Ogni sermone è da lei preparato la sera prima, anche se l’ispirazione profetica spesso sostiene e accompagna la lettura e la comprensione del testo sacro. È il caso dell’interpretazione della pericope di S. Paolo «le donne tacciano in assemblea« (1Cor. 14,34), usata nella Tradizione a legittimare l’esclusione delle donne da ogni ruolo autorevole. La Narducci supera l’interpretazione esegetica tradizionale affermando, per diretta ispirazione, come Dio vuole che le donne parlino, predichino e profetizzino. San Paolo aveva usato quell’espressione per vietare alle sole donne di Corinto di parlare, perché esse facevano chiasso; egli, infatti, non poteva limitare la libertà dello Spirito che chiama chiunque voglia, anche e soprattutto le donne. Gli uomini di chiesa, dunque, sono stati cattivi esegeti: nella loro superbia credono di sapere «ancor che nulla sanno e nulla intendono».
Adriana Valerio, Domenica da Paradiso. Profezia e politica in una mistica del Rinascimento, Spoleto 1992
Rita Librandi - Adriana Valerio, I sermoni di Domenica da Paradiso. Studi e testo critico, Firenze 1999
Adriana Valerio, La Bibbia nell’umanesimo femminile (secoli XV-XVII), in A. Valerio (a cura di), Donne e Bibbia. Storia ed esegesi, Bologna 2006
Isabella Gagliardi, Sola con Dio. La missione di Domenica da Paradiso nella Firenze del primo Cinquecento, Firenze 2007
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2012