Quando, nel 1209, andò sposa al giovanissimo Federico, re di Sicilia, Costanza d'Aragona aveva già vissuto alterne fortune e accumulato esperienze che sarebbero bastate a riempire un'esistenza, eppure il fato le riservava ancora tanta gloria e altrettante preoccupazioni.
Nata in data imprecisata, tra il 1180 e il 1184, secondogenita della numerosa prole di Alfonso II, re d'Aragona – oltre che conte di Barcellona e di Provenza – e della moglie Sancha di Castiglia, la piccola e vivace Costanza crebbe tra Saragozza – una bella città con i suoi splendidi monumenti di stile mudejar – e Barcellona, prospero centro in pieno sviluppo grazie al suo attivo porto commerciale.

Dopo la morte del padre, nel 1196, alla corona successe il figlio maggiore, Pietro II, energico e ambizioso. Il nuovo sovrano estromise subito dalla vita di corte l'attiva madre, Sancha, che, accorata, si ritirò nel convento di Sijena, e fece allontanare la sorella Costanza, dandola in sposa al giovane re Emerico, sovrano della lontana Ungheria.

La sposina trovò in questo grande paese, allora in piena espansione (stava inglobando territori vari del declinante impero bizantino), una situazione tutt'altro che rosea, che certamente non le permise una vita serena . Alle pretese e alle intromissioni dei boiardi si aggiungevano terribili dissensi famigliari: Andrea, il fratello minore del re, non accettando le disposizioni testamentarie del defunto padre, era entrato in guerra aperta con Emerico, nonostante questi gli avesse concesso il governo della Croazia e della Dalmazia. Tra battaglie, colpi di scena, mutamenti, imprigionamenti, riconciliazioni sotto l'egida del Papa e progetti di crociata, la salute di Emerico si deteriorò gravemente, cosicché nel 1204, prima di morire, fece incoronare il figlioletto di quattro anni, Ladislao.

Costanza, vedova poco più che ventenne, si trovò a dover affrontare il cognato e reggente, Andrea, il quale come tutore del giovane re si era impossessato sia del tesoro reale, sia dei beni personali – dote e dovario – della regina. Per salvare il figlio, scappò in Austria, trafugando anche la Sacra Corona (detta di Santo Stefano), elemento indispensabile per l'incoronazione, precludendo così l'eventuale ascesa al trono dell'infido cognato. Purtroppo, il piccolo Ladislao morì l'anno successivo e Costanza scelse di tornare nel suo paese di origine.

Sperava di trovare finalmente un po' di pace presso la madre, che era diventata priora dell'abbazia di Sijena, e forse aspirava a farsi anch'essa monaca, ma il fratello Pietro, in connubio con il papa Innocenzo III, aveva per lei altri progetti, e combinò il matrimonio della quasi trentenne Costanza con il quindicenne re di Sicilia, Federico di Svevia. C'è da immaginare che né il giovanissimo sposo, né la già navigata sposa fossero particolarmente entusiasti di queste nozze imposte per motivi politici.

Eppure, sembra che quest’unione apparentemente disarmonica abbia dato vita a una coppia affiatata. La maturità della regina, la sua intelligenza, la sua conoscenza della politica e la sua ponderazione, permisero di compensare il furore giovanile, l’irruenza e la poca esperienza del giovane sposo. Federico, rimasto orfano all'età di quattro anni, trovò probabilmente in Costanza un po' dell'affetto materno che gli era mancato. Le analogie con la defunta madre non mancavano: il nome, la differenza di età con lo sposo, la salda fede religiosa, forse l'aspirazione alla vita in convento. Inoltre Costanza nuora, come Costanza suocera, era dotata di un forte acume politico e di una grande forza di carattere unita a pazienza e lungimiranza.

La situazione politica si presentava assai complessa: la leggendaria Sicilia dei re normanni, con la felice convivenza delle varie comunità, non era più che un ricordo. Durante l'infanzia di Federico, il Regno era stato dilaniato dalle lotte tra ambiziosi senza scrupoli e versava nell'anarchia. Per riportare l'ordine, il re contava sulla dote della moglie: cinquecento cavalieri sotto il comando del fratello preferito di Costanza. Ahimè! Dopo pochi mesi una micidiale epidemia falciava il piccolo esercito, e anche l'amato fratello Alfonso. Nonostante il dolore per questo lutto e un'incipiente gravidanza, Costanza rimase sempre a fianco del marito nei momenti difficili delle rivolte siculo-calabresi, domate in maniera implacabile.

Nel 2011 nacque il loro unico figlio, Enrico, che venne subito incoronato re di Sicilia. La felicità della giovane famiglia durò poco: l'anno successivo i grandi elettori germanici sostenitori della dinastia sveva (Hohenstaufen), i ghibellini, fecero appello al giovane re di Sicilia per contrastare il minaccioso Ottone di Brunswick sostenuto dai guelfi. Federico, allettato dalla prospettiva di diventare re di Germania e imperatore del Sacro Romano Impero, si imbarcò per l'avventurosa riconquista della corona del padre, nonostante il parere contrario della moglie. Lasciò in Sicilia il figlio di poco più di un anno, con Costanza, alla quale affidò la reggenza del Regno, un incarico che la giovane regina svolse con grande impegno e competenza, senza rivedere il marito per quasi cinque anni.

Dopo la disfatta di Ottone di Brunswick, Federico chiamò a sé la moglie e il figlio che fece incoronare “re dei Romani”(e quindi futuro imperatore), a dispetto della promessa fatta a Innocenzo III di non unire mai le due corone! Costanza dovette lasciare il figlio in Germania, dove sarebbe stato educato: non l'avrebbe più rivisto, ma almeno non sarebbe stata testimone del triste destino di Enrico, ribelle all'autoritario padre, fatto prigioniero, forse colpito da lebbra e probabilmente morto suicida. Di ritorno in Italia, la coppia venne incoronata dal Papa imperatore e imperatrice. Poco dopo Costanza moriva a Catania, colpita da febbri maligne, mentre Federico era impegnato a domare la ribellione dei Saraceni.

Il commovente epitaffio, dal tono non convenzionale che si trova sul bianco sarcofago di Costanza nella cattedrale di Palermo evoca una relazione intima tra la defunta e lo sposo:

Sicanie regina fui Constantia coniux augusto hic habito nunc Federice tua.
Fui regina di Sicilia, Costanza, imperatrice e sposa. Ora qui abiterò, Federico, tua.
L'imperatore volle che la compagna fosse rivestita dai suoi ornamenti più splendidi, con vestiti sontuosi, gioielli preziosi e in testa una ricca corona, un camaleuco che possiamo ammirare nel Tesoro del Duomo di Palermo.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Costanza d'Aragona

Chronicon Budense, reprint of Chronica Hungarorum, Nabu press, 2011.

Kamp Norbert, Costanza d'Aragona, imperatrice, regina d'Ungheria e di Sicilia, in Dizionario bibliografico degli Italiani, vol. 30, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1984.

Alio Jacqueline, Constance of Aragon, in Queens of Sicily, Trinacria Editions New York, 2018.

Stürner Wolfgang, Federico II, Il potere regio in Sicilia e in Germania, 1194-1220, ed. De Luca, Roma, 1998.

Soria Veronica Carla Abenza, Il corredo funerario di Costanza d'Aragona, in Arte medievale, IV serie, anno X 2020, Silvana editoriale.




Voce pubblicata nel: 2025

Ultimo aggiornamento: 2025