A Costanza Bruno furono conferite la medaglia di bronzo al valore militare, la medaglia d'oro della Croce Rossa Italiana e la medaglia d’oro Florence Nightingale della Croce Rossa Internazionale. I suoi resti riposano nel Pantheon a Siracusa, unica donna tra tanti uomini illustri.
Nacque nella città aretusea il 31 gennaio 1915 dalla baronessa Concettina Salamone e dal generale di brigata Francesco. Trascorse la sua breve vita tra le due guerre mondiali, in mezzo ai militari al seguito del padre. A vent’anni entrò come infermiera volontaria nella CRI ed iniziò a prestare la sua opera negli ospedali di Palermo, Catania e Siracusa. Chi l'ha conosciuta la ricorda con uno sguardo fermo, deciso, che palesava un carattere forte.
Costanza possedeva una grande cultura, parlava diverse lingue e si dilettava a scrivere poesie, ma aveva anche un gran cuore: aiutava tutti quelli che non potevano permettersi di pagare un medico e di comprare medicine, mettendo loro a disposizione il suo patrimonio personale. Scoppiata la seconda guerra mondiale, la sua famiglia si rifugiò a Nicosia e lei iniziò a prestare servizio nel locale ospedale militare, un piccolo presidio scarsamente attrezzato.
Il 22 luglio 1943 su Nicosia iniziò un bombardamento e Costanza, dalla casa dei nonni materni invece di cercare rifugio, corse verso l'ospedale, dove confluivano i soldati feriti. Iniziò a lavorare freneticamente tra quei corpi mutilati cercando di strapparli alla morte.
Ad un tratto ci fu un'incursione aerea proprio sull’ospedale e scoppiò l'inferno. Una mitragliata di colpi la ferì ma lei non se ne curò e imperterrita continuò il suo lavoro. Quando arrivò suo padre, si rese subito conto della gravità delle ferite di Costanza e a forza la trasportò al posto di medicamento di una divisione, dove le furono amputate tre dita della mano sinistra. Le sue condizioni si aggravarono e doveva essere operata d’urgenza, ma in zona non c’era nessun chirurgo.
Costanza sapeva che stava per morire, ma sorrideva e consolava il padre senza lasciarsi sfuggire un lamento. Fu riportata così nella casa dei nonni materni dove, prima di esalare l’ultimo respiro, poté riabbracciare tutti i suoi cari.
Santi Correnti, Donne di Sicilia, Coppola Editore 2001, pag. 113
Voce pubblicata nel: 2015
Ultimo aggiornamento: 2020