…bellezza meravigliosa, occhi azzurri grandi e profondi, il nimbo d’oro delle chiome bionde e il viso dolce di Madonna: umile il portamento, casto il sorriso, la fronte luminosa, lo sguardo ineffabilmente buono…Ereditò da Lesbia Cidonia la bellezza, il sapere, la virtù e l’ingegno.
Così, con parole teneramente affettuose, il figlio Camillo ritrae la madre Claudia Grismondi Antona Traversi, riconosciuta da De Gubernatis nel Piccolo Dizionario dei contemporanei italiani come “una benemerita della cultura popolare lombarda”.
Nacque nel 1837 a Bergamo in una famiglia di lunga tradizione aristocratica che aveva cospirato contro gli austriaci, dominatori del Lombardo Veneto. La madre, Barbara Brembati, amica di Giuseppe Mazzini, riceveva nel salotto della residenza sia di città che di campagna i patrioti impegnati a organizzare clandestinamente la rivolta per la liberazione dell’Italia dal giogo straniero e insieme a tante altre donne, prese parte alla lotta nelle retrovie, offrendo quel supporto in denaro e assistenza necessario a sostenerla. È in quel torno di tempo che iniziava poco a poco a farsi strada un modello di donna emancipata che vedeva cambiare il rapporto tra i sessi all’interno della coppia e delle relazioni interpersonali così come si affermava, accanto al ruolo di madre naturale dedita alla cura dei figli, quello di madre cittadina incline alla cura di chi combatteva per il bene della nazione.
In questo ambiente cresce Claudia, a cui viene trasmessa fede politica e interesse per gli umili che si concretizzerà in un nuovo tipo di assistenza sociale e in attenzione per le nuove pratiche educative. Le scelte e le azioni che metterà in atto da quando ancora giovane nel 1855 si sposerà con Giovanni Antona Traversi, sono il risultato di quell’educazione illuminata. Anche il marito, benestante, proprietario terriero, mazziniano, avvocato e deputato nei banchi della sinistra parlamentare, asseconderà gli interessi della moglie che riceverà da lui un dono di nozze insolito: un asilo infantile, nella tenuta di Sannazzaro dei Burgundi nel Pavese, per i figli che sarebbero nati (ne ebbero sei) e per i bambini del paese.
Non sarà un semplice asilo, un ricovero di bambini, bensì un Giardino d’Infanzia, istituzione rivolta sia ai maschi che alle femmine di età prescolare che metteva in pratica un metodo educativo progressista, fondato dal pedagogista Froebel già nella prima metà dell’Ottocento e diffuso nei paesi di area tedesca. Lì si istruiranno i piccoli del paese e gli Antona Traversi e di nuovo Camillo, ricordando quell’esperienza, dirà di Claudia: …la prima istitutrice fu mia madre. Ella insegnò a me e ai miei fratelli a parlare le lingue, a scrivere italianamente, a conoscere la storia, la geografia, il disegno e la musica…Io con i miei fratelli imparai a conoscere le lettere dell’alfabeto, a far dei conti, giocando con le pallottole rosse gialle e verdi.
…la prima istitutrice fu mia madre. Ella insegnò a me e ai miei fratelli a parlare le lingue, a scrivere italianamente, a conoscere la storia, la geografia, il disegno e la musica…Io con i miei fratelli imparai a conoscere le lettere dell’alfabeto, a far dei conti, giocando con le pallottole rosse gialle e verdi.
I dolci ricordi del figlio svelano a margine che i genitori, in particolare la madre, dedicavano la loro vita a scopi socialmente importanti poiché, profilandosi un nuovo orizzonte per l’Italia unificata, Claudia era convinta – come altre donne e amiche pedagogiste – che si dovesse offrire alle nuove generazioni fin dall’infanzia opportunità diverse rispetto al passato, in quanto solo così si poteva costruire una società migliore. Nonostante fossero già stati aperti asili secondo il modello aportiano, quelli che applicavano il metodo di Froebel, presenti in Belgio, Olanda, Germania, avevano finalità e obiettivi diversi: mettevano al centro il bambino che agiva, creava, interagiva con i coetanei, la “maestra giardiniera” e la natura. Claudia era attratta da queste nuove modalità educative e accompagnata dal marito intraprese viaggi di formazione in cui visitare le nuove scuole, incontrare gli educatori, seguire corsi, tessere relazioni con chi già operava per acquisire competenze tali da inaugurare Giardini d’Infanzia in Italia. Con spirito moderno, per sensibilizzare l’opinione pubblica si affidò alla scrittura per divulgare queste idee sia su quotidiani, tra cui Il Popolo Romano, che su periodici femminili, come L’Aurora fondato e diretto da Adele Woena. Infatti tra il 1874 e 1877 si leggono articoli interessanti in cui svela come l’educazione infantile non si incomincia mai troppo presto…fin dai primi momenti dell’esistenza nascono e si sviluppano quelle attitudini, che esercitano poi tanta influenza sulla vita avvenire, e dalle quali dipende l’intiero benessere.Particolare attenzione poi riserva alla maestra giardiniera, figura fondamentale per la formazione del bambino, in possesso di una preparazione teorica e pratica nell’utilizzo del materiale didattico.
l’educazione infantile non si incomincia mai troppo presto…fin dai primi momenti dell’esistenza nascono e si sviluppano quelle attitudini, che esercitano poi tanta influenza sulla vita avvenire, e dalle quali dipende l’intiero benessere.
Quanta modernità nell’operato di Claudia! Leggendo infatti i suoi scritti, tra cui Conversazioni infantili (1881), svela conoscenze relative ai processi di crescita dei bambini, successivamente comprovate dai metodi osservativi e sperimentali della psicologia dell’età evolutiva, della etologia umana, sviluppatesi nel XX secolo; inoltre esprime con forza la convinzione della necessità di favorire lo sviluppo delle potenzialità psicomotorie, già presenti nel bambino fin dalla nascita, attraverso un ambiente stimolante (riflessioni oggi sostenute dalle scienze cognitive). D’altra parte Claudia è attenta a ciò che avviene già nei paesi europei più sviluppati dell’Italia mentre, conoscendo l’inglese, aveva tradotto un manuale di “lezioni di cose” redatto da Elizabeth Mayo in uso nelle scuole popolari americane.
Un altro aspetto della pedagogia froebeliana che Claudia aveva abbracciato e messo in pratica nell’asilo di Sannazzaro era la coeducazione coinvolgente entrambi i sessi, certa che fosse il modo più adeguato per liberare la donna, ancora penalizzata da pregiudizi e luoghi comuni e resa succube dell’uomo verso cui aveva solo doveri di moglie, madre, sorella e non diritti. Tuttavia in quegli anni in Italia iniziavano le lotte protofemministe ed emancipazioniste, anche a seguito della traduzione di un’opera fondamentale, da parte di Anna Maria Mozzoni nel 1870, ovvero del libro The Subjection of Women del filosofo positivista John Stuart Mill, pubblicato l’anno prima, in cui si sostenevano i diritti civili, morali, politici delle donne.
Anche Claudia, decisa emancipazionista, aveva tradotto tale libro e, a dieci anni dalla sua uscita, nel settembre 1879, ne pubblicò i passaggi più significativi sul periodico La Donna, motivando così all’amica redattrice Gualberta Beccari il suo intervento: Gli argomenti svolti dall’illustre filosofo inglese con tanto acume, militano grandemente in nostro favore, e di essi dovremmo farci scudo per sostenere le nostre sacrosante ragioni.
Il richiamare di quando in quando sul libro dello Stuart Mill, l’attenzione delle donne desiderose di un migliore avvenire, parmi opera non del tutto vana, e molto di più ora, che fervendo viva la lotta per la conquista dei nostri diritti, è necessario attingere ad una fonte pura e sana quei principi e quegli argomenti, che devono condurci al conseguimento dei nostri legittimi voti.… E ancora Claudia ricordava come stretto fosse il legame con la moglie Harriet Taylor, morta nel 1858, e la figlia Helen Taylor Mill.
Claudia nutriva una profonda stima per il filosofo che, scrive, non separava mai la sua vita politica e letteraria da quella domestica, le sue azioni dai suoi principi: ebbe un vero culto per la donna che gli fu compagna…la stella polare della sua vita, l’ispiratrice costante di ogni sua azione.
La sua vita privata si intreccerà sempre con quella pubblica, tanto da seguire il marito, attivo nella politica, trasferendosi a Roma verso il 1870 dove partecipava ai lavori parlamentari, ma soprattutto soggiornando a Posillipo in una grande villa perché Giovanni Antona potesse essere più vicino al collegio elettorale di Massafra. Una vita sociale sempre intensa che la porterà proprio a partire da quegli anni ad arricchire la sfera dei suoi interessi e degli impegni in ambito pubblico.
Frequenterà salotti, circoli culturali in cui incontrerà ministri, dirigenti del sistema scolastico, pedagogisti, ma soprattutto entrerà in contatto con un ambiente stimolante di donne emancipate con le quali condivideva gli stessi ideali sull’educazione. Solidarizzò con Salvatore Morelli, mazziniano e garibaldino, deputato ed estensore già nel 1867 del progetto di legge “Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici”. Questa conoscenza, anzi amicizia, fu importante per entrambi nel loro percorso di vita, a lei Morelli dedicherà la terza edizione del suo libro La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale, perché secondo il suo parere era l’esempio insigne della nuova madre, cittadina ed educatrice che doveva godere di diritti e doveri agli occhi dello Stato.
Nonostante l’età e una progressiva perdita della vista, fino alla fine dei suoi giorni (morì nel dicembre 1908), tenne conferenze, svolse un’attività ispettiva per il ministero e, tornata a vivere a Milano, fu impegnata nel campo dell’assistenza volontaria di persone deboli, sempre secondo quell’umanitarismo ottocentesco che aveva come finalità il benessere di tutti gli uomini (darà alle stampe nel 1896 Consigli e conforti alle ammalate dell’Ospedale Maggiore di Milano).
Da ultimo, a sottolineare l’importanza della trasmissione generazionale nell’educazione, è bene ricordare che così come Claudia era stata indirizzata a perseguire i valori della madre, altrettanto svolgerà la stessa funzione con le figlie. In particolare Bice Tittoni Traversi presenterà una relazione sul lavoro femminile dal titolo “Le industrie femminili italiane”, al 1° Congresso delle Donne Italiane, tenutosi a Roma nella primavera del 1908, e Teresita Giampietro Traversi, corrispondente per vari periodici, tratterrà problematiche femministe su La Donna e La Missione della Donna (di Olimpia Saccati). La catena genealogica che univa queste donne nel promuovere l’emancipazione femminile non si era mai spezzata.
C. Antona Traversi, Froebel e il suo metodo in “L’Aurora” 1874, n. 7-8 C. Antona Traversi, Lezione di cose nelle scuole popolari americane in “L’Aurora” 1877, n.7-8
C. Antona Traversi, Dal libro la soggezione della donna di Stuart Mill, in “La Donna” 1879, A.XI n. 14-15
C. Antona Traversi, Conversazioni infantili, Napoli, 1881
C. Antona Traversi, Consigli e conforti alle ammalate dell’Ospedale di Milano, Bergamo 1896
A.De Gubernatis, Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Roma 1895
Camillo Antona Travesi, Lettere ad Anna …confessioni, Roma 1900
Voce pubblicata nel: 2016
Ultimo aggiornamento: 2024