Christine de Pizan (o Cristina da Pizzano), nata in Italia, fu educata alle lettere e alle scienze dal padre, prima docente di medicina e astronomia all'università di Bologna, poi consigliere del re Carlo V alla corte di Parigi, dove si stabilisce con la famiglia. Cristina stessa ricorda che il maggior ostacolo alla sua istruzione – raro percorso per una donna di quei secoli – era rappresentato dalla opposizione della madre che avrebbe preferito per lei la tradizionale istruzione femminile ("ago e filo"), più adatta a una futura moglie.

Due disgrazie danno in seguito, dolorosamente, ragione a Cristina: le morti ravvicinate del padre e del giovane e amato marito la lasciano senza mezzi e con figli piccoli da crescere. Costretta dunque, come lei dice , a "diventare uomo", mette a frutto la sua cultura e le sue capacità: diviene la prima scrittrice della storia francese in grado di provvedere con il suo lavoro alla famiglia, conquistandosi un ruolo sociale e intellettuale di prestigio. Esordisce ricopiando nel suo scriptorium testi famosi per la corte; poi compone opere su commissione di principi e nobili come la biografia di Carlo V chiestale dal fratello del sovrano. I tempi in Francia allora erano molto duri: la guerra contro gli inglesi, la Guerra dei Cent'anni, iniziata nei primi decenni del XIV secolo e durata fino alla metà del XV, è segnata ben presto da carestie tremende e dalla Peste Nera, che spazza via le risorse umane ed economiche rendendo la vita politica e quotidiana precaria e pericolosa. Ma la cultura rimaneva viva e all'università di Parigi maestri ben noti insegnano teorie originali e forti, come avveniva del resto nelle università inglesi di Oxford e Cambridge.

Cristina vive dunque in un clima culturale vivace e ricco di dibattiti e anche contrasti: si discute di guerra e pace, di ricchezza e "vera nobiltà" d'animo; di virtù pagane come la magnanimità, diverse dalle virtù cristiane fondate sull'umiltà. Ma Cristina nei suoi scritti introduce un tema assolutamente originale, senz'altro rivoluzionario: uomo e donna sono – afferma – pari "per natura" quanto a capacità intellettuali. Soltanto l'educazione , il ruolo sociale e le circostanze, secondo Cristina, fanno la differenza avvantaggiando nella vita l'uomo e relegando la donna in secondo piano.

Sul tema le due opere più importanti sono La città delle dame (1405) in cui rovescia i luoghi comuni dell'inferiorità femminile che risalivano all'autorità di Aristotele, e il Dettato dedicato a Giovanna d'Arco scritto poco prima di morire. Nella prima opera Cristina racconta di aver ricevuto la visita di tre donne, Ragione, Rettitudine e Giustizia, che la invitano a costruire una fortezza per difendere le donne dalle maldicenze e dai pregiudizi avversi. La Città racchiude una lunga sequenza di donne esemplari per sapienza, cultura, coraggio. Del resto un uomo di valore come il padre di Cristina – affermano le tre prestigiose figure simboliche – "era persuaso che le donne potessero imparare le scienze e le lettere al pari degli uomini", tanto da istruire quella figlia così dotata. E invero il risultato gli aveva dato ragione: Cristina in tutti i suoi scritti (ballate, scritti politici e biografie) dimostra la sua ampia cultura e non ignora, ad esempio, le opere di Aristotele, Dante e Boccaccio.

L'opera dedicata a Giovanna d'Arco è scritta invece da una Cristina già vecchia e melanconica, la quale da anni non prende in mano la penna; è una dimostrazione nei fatti della teoria dell'autrice sulla parità naturale del genere femminile. Questa volta non è la storia antica, biblica e classica, a portare esempi a favore di Cristina ma "un miracolo" vissuto, una impresa straordinaria a lei contemporanea, quella di Giovanna di Orléans eroina e protagonista della riscossa francese nella Guerra dei Cent'anni: «Io Christine per la prima volta dopo tanto tempo comincio a ridere... per lungo tempo ho vissuto triste come in gabbia... nel dolore, io come gli altri, ma la stagione è cambiata». La Fortuna è ritornata nella vita della Francia e di Cristina. L'intreccio della vita della scrittrice e della Pulzella d'Orléans è evidente nel racconto. Certamente è difficile capire come una giovane contadina abbia potuto convincere il re della sua capacità di condurre l'esercito alla vittoria , ma lo è altrettanto «spiegarsi come Cristina, donna laica e borghese , sia riuscita a fare della sua cultura un tale strumento di autoaffermazione» (Maria Giuseppina Muzzarelli).

«Che onore per il sesso femminile quando questo nostro regno interamente devastato, fu risollevato e salvato da una donna, cosa che cinquemila uomini non hanno fatto...» scrive Cristina. Non sappiamo se abbia vissuto abbastanza per conoscere la tragica conclusione della storia di Giovanna (condannata nel maggio 1430): per pochi mesi forse la notizia le è stata risparmiata.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Christine de Pizan

Maria Giuseppina Muzzarelli, Un'italiana alla corte di Francia. Christine de Pizan intellettuale e donna, Bologna, Il Mulino 2007

Christine de Pizan, La Città delle Dame (introduzione, traduzione e note a cura di Patrizia Caraffi; edizione originale a fronte a cura di Earl Jeffrey Richards) Milano, Luni Editrice 1997 (ristampa, Roma, Carocci 2004)

Anna Slerca (a cura di), Christine de Pizan, Cento ballate d'amante e di dama (testo originale a fronte), Aracne 2007

Christine de Pizan. La scrittrice e la città / L'écrivaine et la ville / The Woman Writer and the City, Atti del VII Convegno Internazionale Christine de Pizan (Bologna, 22-26 settembre 2009), a cura di P. Caraffi, Firenze, Alinea, 2013

Christine de Pizan, La Cité des Dames - La Città delle Dame, a cura di P. Caraffi, [ed. or. a fronte di J. Richards], Roma, Carocci, 2018

 

Sito a cura dell'Università di Siena

Referenze iconografiche: Cristina di Pizan, British Library. Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023