"Un simbolo augusto della giustizia e della verità”, con queste parole Anatole France propone il nome di Caroline Rémy per il premio Nobel del 1919. Ma cosa aveva portato la bella Caroline dai capelli rossi a diventare una giornalista famosa e una fervente sostenitrice dei diritti degli oppressi e delle lotte di emancipazione delle donne?

Nata in una famiglia della piccola borghesia lorenese trapiantata a Parigi, Line manifesta sin dall’adolescenza una vocazione libertaria: dopo la fine della guerra franco-prussiana e la caduta della Comune si sposa, a soli diciassette anni, con un impiegato del gas, nella speranza di affrancarsi dai genitori e conquistare l’agognata indipendenza economica. Purtroppo, vive la prima notte di nozze come uno stupro e nove mesi più tardi, dopo aver dato alla luce un bambino non voluto e non amato, lascia il marito e ottiene la “separazione dei corpi e dei beni”.

In seguito, mentre lavora come lettrice presso madame Guébhard, intreccia una relazione con suo figlio Adrien, che sposa non appena entra in vigore la legge sul divorzio. C’è stima e affetto tra i due, ma col passare del tempo il matrimonio vacilla e la coppia si separa, salvaguardando però il rapporto di amicizia.

Per Caroline l’amore conta, ma non quanto il desiderio di realizzarsi professionalmente, sebbene non abbia ancora chiara la direzione da prendere. Decisivo sarà l’incontro con il giornalista e letterato Jules Vallès, un eroe della Comune per il quale nutre grandissima considerazione e al quale confida:

“Muoio di ciò che vi fa vivere, di rivolta e di odio...Muoio per non essere stata che una donna allorché bruciava in me un pensiero virile e ardente...”.

Diventata la sua preziosa assistente, ne apprende con entusiasmo “l’alfabeto della Rivoluzione” e nel 1883 i due ridanno vita insieme al «Cri du peuple», il quotidiano dalle alterne vicende fondato dallo stesso Vallès durante la Comune, sul quale Caroline inizia a scrivere sotto lo pseudonimo di Séverine.

Alla morte di Vallès, la direzione del giornale passa a lei: ha idee da vendere e la grinta giusta per prendere decisioni importanti e assumersene la responsabilità; tuttavia, nel giro di qualche mese è costretta a dimettersi a causa delle divergenze con i colleghi.

Comincio a credere d’essere troppo libertaria per poter mai scrivere in un giornale d’ispirazione socialista

dichiara nel 1888. Ostacoli a parte, la giornalista Séverine è ormai affermata e collabora con qualunque testata le permetta di esprimere le proprie opinioni senza censure, nella consapevolezza che i temi a lei cari sono sempre scottanti e finiscono per urtare la suscettibilità dei benpensanti:

“Sto con i poveri, sempre, malgrado i loro errori e le loro colpe, malgrado i loro crimini”

dichiara con orgoglio. E alle parole fa seguire i fatti come quando, per esempio, scende nella miniera di Saint-Etienne dopo che un’esplosione di gas ha ucciso un centinaio di operai.

Il suo impegno è frenetico; la sua determinazione, leggendaria. Con passione, Caroline si batte in prima linea anche per migliorare la condizione femminile, secondo la lezione appresa da Louise Michel, indimenticata eroina della Comune e paladina della parità tra i sessi. Durante le lotte di rivendicazione delle donne per il diritto all’aborto, la Rémy afferma:

“Devono accettare la maternità soltanto quelle che vi sono pronte…altrimenti se ne fanno delle martiri. E sono quelle martiri che vi condannano e vi giudicano per essere così premurosi verso i piccoli feti e così indifferenti verso i bambini!”

È nel 1897 che nella sua vita avverrà una svolta importante: dal fortunato sodalizio con Marguerite Durand, giornalista nota e fervente femminista, nasce «La Fronde», il primo quotidiano ideato e gestito unicamente da donne, dalla redazione degli articoli alla stampa fino alla distribuzione e alla vendita.

Sempre su più fronti, allo scoppio del caso Dreyfus Caroline si schiera senza indugio dalla parte del capitano dello Stato Maggiore francese di origini ebraiche, accusato di alto tradimento, ma con false prove a carico. Con generosità e coraggio, non esita a condividere il “J’accuse” che Zola lancia dalle pagine de «L’Aurore» in difesa dell’inquisito e, noncurante del vespaio che suscita, usa parole ardite per denunciare sulla stampa europea il tentativo di fare di Dreyfus il perfetto capro espiatorio di un fantomatico complotto ebraico, “un pretesto per combattere le idee”. La sua presa di posizione non passa inosservata e le procura un immediato isolamento sociale, ostacolandola seriamente anche in ambito lavorativo.

Abituata a combattere, Caroline-Séverine risponde colpo su colpo alle ostilità e non cambia rotta. Nel 1917, il suo entusiasmo va alla rivoluzione russa d’ottobre e qualche anno dopo aderisce al nascente Partito Comunista Francese, anche se si tratterà di un idillio piuttosto breve: abbandona, infatti, la nave dei camarades non appena le viene chiesto di dare le dimissioni dalla Lega dei diritti dell’uomo, fondata dai seguaci di Dreyfus e considerata troppo borghese dai comunisti.

Penna di successo ma anche brillante oratrice, Séverine infiamma le platee in varie conferenze sui temi di attualità che più le premono, e nel 1927, al Cirque d’Hiver, pronuncia un appassionato appello in favore di Sacco e Vanzetti per tentare di strapparli alla sedia elettrica.

“La principessa della Stampa”, una delle prime donne giornaliste, muore a Pierrefonds il 1° maggio del 1929, a settantaquattro anni. Il settimanale anarchico «Le Libertaire» la omaggia in prima pagina: “Per noi anarchici era una grande amica, una compagna. Séverine era libertaria, più d’istinto che per le sue idee, ma era dei nostri”.

In occasione del centenario della sua nascita, nel 1955, così scrive di lei sua nipote: “...Un quarto di secolo di lavoro accanito, di lotte quotidiane contro l’iniquità, l’egoismo, la miseria le hanno fatto raggiungere, alla fine del secolo scorso, una fama universale. Oggi di lei non ci resta che una tomba in granito rosa al cimitero di Pierrefonds, sulla quale sono incise queste sue parole: Ho sempre lottato per la pace, la giustizia e la fraternità."

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Caroline Rémy (Séverine)

Caroline Rémy, Pages rouges, Parigi, H. Simonis Empis, 1893

Caroline Rémy, Notes d'une frondeuse: de la Boulange au Panama, Prefazione. Jules Vallès, Parigi, H. Simonis Empis, 1894

Articolo su l'Humanité

Referenze iconografiche: Caroline Rémy (Séverine), ritratto di Nadar. Bibliothèque nationale de France. Immagine in pubblico dominio.

 

Voce pubblicata nel: 2020

Ultimo aggiornamento: 2023