Carmen Zanti è stata un personaggio politico di grande rilevanza dagli anni Cinquanta e gli anni Settanta del Novecento.
Trascorre gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza in Francia, dove il padre Angelo è costretto all’esilio. In Francia, a Nizza, entra nel Partito Comunista (nelle Jeunes Filles de France) nel quale si impegna fino al 1940, quando ritorna in Italia e partecipa, dal ’43, alla lotta di Liberazione. Per un certo periodo, a Liberazione avvenuta, Carmen continua a lavorare per il Partito per costituire la Commissione femminile della Federazione tra Milano, Piacenza, Reggio, battendosi affinché sia soppressa ogni forma di inferiorità politica e giuridica delle donne. Un percorso quasi obbligato per le donne del partito di allora, che passavano dal ruolo di staffetta partigiana a quello di funzionaria delegata alle questioni femminili.
Dal ’53 il suo nome compare negli organismi dirigenti nazionali dell’UDI (Unione Donne Italiane), dal Comitato Direttivo alla Commissione Organizzazione; la discussione verte in quel periodo sui problemi della autonomia e della specificità dell’organizzazione femminile, sulla strumentalità o meno di essa rispetto a un disegno politico più generale.
Contemporaneamente, facilitata dall’ottima conoscenza del francese, si occupa dei rapporti con analoghe organizzazioni internazionali che si articoleranno poi nella FDIF (Federazione Democratica Internazionale delle Donne) a partire dal 1950; qui esprimerà la specificità di un percorso politico che trapassa da un concetto provinciale e nazionale ad uno scenario mondiale, ricco per le possibilità di incontro e confronto con soggetti e culture differenti.
Tra i compiti della FDIF il principale è certo quello di lavorare per la pace, sostenendo tuttavia la scelta dell’Unione Sovietica come impegno etico contro l’imperialismo americano nella contrapposizione che caratterizza la guerra fredda.
La sede della FDIF, inizialmente a Parigi, viene poi trasferita a Berlino Est dopo la estromissione da parte del governo francese; Carmen vi opera dal 1957 al 1963. La sua posizione non è certo facile: come segretaria dell’organismo internazionale deve mediare tra le rigide posizioni delle donne dei paesi comunisti, orientate al dibattito su pace, diritti delle donne, bambini e quelle più avanzate dell’UDI che si pone il problema del ruolo della donna nella società e della sua emancipazione. Difficili mediazioni compensate però dai frequenti viaggi in tutto il mondo e dai convegni e anniversari della Giornata internazionale della donna.
Nel 1954 Carmen sposa Alighiero Tondi, un intellettuale brillante, ordinato sacerdote gesuita, poi, dal ‘52, uscito dalla Chiesa e approdato al Partito Comunista. Di certo una forte passione, ma anche un rapporto difficile, complicato dal carattere di lui, molto polemico e massimalista. Tondi andrà con lei a Berlino dal ‘57 al ‘62, dove insegnerà all’università di Humboldt. Dopo la morte di Carmen ritornerà al sacerdozio.
Nel ‘63, al Congresso di Mosca, Carmen, con una dichiarazione di voto senza precedenti, pronuncia l’atto di abbandono della FDIF votando contro la mozione maggioritaria che subordina l’emancipazione femminile alla realizzazione del comunismo; la ritiene inaccettabile per tutte le donne e si esprime a favore dell’autonomia e dell’emancipazione, in linea con l’UDI.
Tornata in Italia, dal 1963 al 1972 è deputata; poi senatrice dal 1972 al 1976. Si occupa in particolare di condizione femminile e assistenza alla maternità e infanzia. Gli obiettivi, poi raggiunti, sono quelli di sciogliere l’ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) e di impostare un piano di asili nido nonché l’istituzione dei consultori. Si occupa anche di assistenza psichiatrica (Reggio Emilia era sede di un famoso manicomio) e di riforma sanitaria.
Carmen torna a Reggio Emilia nel 1976 e vi rimane fino al 1979, anno della sua morte.
Referenze iconografiche: Carmen Zanti, partigiana e politica italiana, 1972. Foto di senato.it. Creative Commons Attribution 3.0 Italy license.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023