Le Marche, l’Umbria, la Romagna non generarono solo grandi capitani: Sforza, Montefeltro, da Montone, Varano…, ma anche grandi donne, forti e risolute. Burckhardt scrisse che ad alcune di loro si poteva attribuire il titolo di ‘virago’, una parola che durante il Rinascimento non aveva l’ambiguo significato moderno, ma esaltava le caratteristiche ‘virili’ di donne forti e coraggiose. Non solo forti e coraggiose, ma anche provviste di raffinata eleganza e solida cultura umanistica come, per citare solo alcuni nomi, Anna e Battista da Montefeltro, la nipote di quest’ultima Costanza Varano Sforza, poetesse e letterate note e stimate dai contemporanei, come la figlia di Costanza, Battista Sforza, anch’ essa una poetessa e prosatrice apprezzata, che scriveva sia in elegante latino che in volgare.
Le corti umbro- marchigiane erano legate da vincoli parentali, interessi comuni e intenso scambio culturale. In questo ambiente crebbe e si formò Camilla Battista da Varano. Camilla Battista nacque a Camerino il 9 aprile 1458, Prima figlia, e illegittima, di Giulio Cesare da Varano e di Cecchina di Maestro Iacopo. Fu educata nella piccola ma brillante corte dei Varano con i fratelli, con i figli legittimi e illegittimi del prolifico signore, secondo il modello umanista caro alle corti italiane. Bella nella persona, la dicono le cronache, studiò grammatica, retorica e dialettica, compose poesie in latino e italiano. Con i suoi scritti di natura spirituale, Le opere spirituali,ha lasciato la storia della sua vocazione e vita religiosa con pregevoli componimenti poetici. Aveva trascorso i primi anni in un'atmosfera lieta e gioiosa dove era possibile “cantare, ballare, pazegiare e in vanità e in altre cose giovenile e mondane che da questa discendono”. La tradizione narra che la svolta avvenne, all’età di otto o dieci anni, ascoltando la predica del venerdì santo nella chiesa dei francescani. La giovane iniziò un percorso di preghiera e digiuni verso una scelta di vita che, sembra, essere stata contrastata soprattutto dal padre. Scrive, infatti, Camilla: “fui aflitta e provata …per infirmità, per tentazione e menacce e carcere, e a ogne cose...” ma alla fine “le blandizie refutando e le infirmità e menaze…” riuscì ad entrare nel convento delle clarisse di Urbino. Il 14 novembre del 1481 vestì l’abito francescano e prese il nome di Suor Battista.
Giulio Cesare, che desiderava avere la figlia a Camerino, acquistò e ampliò il monastero olivetano di Santa Maria Nova. Il 4 gennaio del 1481 suor Battista con nove monache entrò a Camerino dove era giunta camminando a piedi, come imponeva la regola. Nella nuova residenza trascorse tutta la sua vita operosa, con l‘eccezione dei tempestosi giorni durante i quali Cesare Borgia tentò di impadronirsi di Camerino. Ricoprì più volte la carica di badessa, fondò nuovi conventi di clarisse e intervenne varie volte, nei paesi vicini, dove la chiamavano la sua profonda pietà e intelligenza umana, per appianare contrasti e risolvere casi spinosi. Ma soprattutto spese i suoi giorni nella meditazione, nella riflessione e nella elaborazione degli scritti spirituali nei quali raccolse le sue esperienze mistiche con lo stile di una donna colta che conosceva bene l’uso delle arti liberali: della retorica e della dialettica. I componimenti in versi di carattere spirituale non possono non richiamare i versi di Vittoria Colonna, figlia di Agnese da Montefeltro e nipote di Costanza Varano. La marchesa di Pescara e la dotta monaca forse non si incontrarono mai ma certamente sapevano l’una dell’altra: non è esclusa una influenza reciproca. Camilla Battista si spense il 31 maggio del 1524; tre anni dopo morì il duca di Camerino, Giovanni Maria, e la moglie, Caterina Cibo, assunse la reggenza del ducato in nome della figlia minorenne Giulia.
A Camerino non era spenta l’influenza della forte personalità di Camilla Battista, che certamente la duchessa conosceva: manteneva saldi rapporti con le famiglie alle quali era legata da vincoli di parentela. Legata all’ordine francescano, protesse ed ospitò nel suo palazzo i primi cappuccini che presso di lei trovarono riparo. Caterina Cibo, che rappresenta quel tipo di cultura letteraria e religiosa importante nel XVI secolo, al termine della vita politica si ritirò a vivere a Firenze e accentuò l’interesse per la predicazione di quanti si adoperavano per una riforma della Chiesa. Fu amica e protettrice di Bernardino Ochino che aiutò a fuggire in Svizzera. Quattro dei Dialoghi Sette del predicatore hanno per interlocutrice Caterina.
Invocazione alla Beata Camilla Battista
(Tratta dalla Vita del R- P. Antonio Ispano suo Confessore)
Beata Camilla Battista, serva di Dio
Non per paura di pene,
né come mercenaria per mercede e pagamento
ma come vera figliola e legitima sposa.
Tu che d’ogni cosa che vedi e senti cavi il bene
Pigli la rosa e lasci la spina.
Tu che ami gli inimici
E fai il ben a chi ti odia.
In te è una grande liberalità,
et una grande avaritia.
Tu, liberalissima verso il prossimo
E avarissima verso la tua persona
Prega per tutta l’ humana natura.
A Maria
Sonetto di Camilla Battista
Vergine, che del sommo eterno Padre
L’ alto figliuol nel tuo bel sen portasti,
volgi qua giù gli occhi beati e casti,
poiché sei di pietà regina e madre.
Vedrai che perigliose e fitte squadre
Di fier nemici han depredati e guasti
I nostri cuori; e non è chi lor contrasti
Con parole e con opre alme e leggiadre.
Tu dunque di supremo alto valore
Felice esempio, il cui gran merto avanza
Quante degne fur mai nel mondo errante,
porgi soccorso al grave nostro errore;
e Quel che ama le tue bellezze sante,
prega ci guidi all’ immortal sua stanza.
Bracci, fra Silvano, Il mio nome nel suo cuore, Camerino, Monastero Santa Chiara, s.d.
Camilla Battista da Varano e il suo tempo, Atti del convegno, Camerino, La nostra Diocesi, 1987.
M. T. Guerra Medici, ‘Dalla parte di lei. Virago e donne dotte in casa Varano’ in I Da Varano e le arti, ac. Di A, DE Marchi, P.l.
Falaschi, Atti del convegno di Camerino, 4-6 0ttobre 2001, Camerino, Univ. Degli Studi, 2002, pp. 125-136; Famiglia e potere in una signoria dell’Italia cantrale. I Varano di Camerino, Camerino, Univ. Degli Studi, 2002;
“La ‘civil conversazione’ alla corte di Caterina Cibo”, in Caterina Cybo duchessa di Camerino (1501. 1557).
Atti del Convegno di Camerino 28-30 ottobre 2004, Camerino, Tip. “La Nuova Stampa”, 2005, pp. 83-103;
Referenze iconografiche: Ritratto di Santa Camilla Battista da Varano, XVI secolo. Foto di Roberto Dell'Orso. Fonte: Monastero di Santa Chiara di Camerino. Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Voce pubblicata nel: 2022
Ultimo aggiornamento: 2023