Tutte le donne insieme dovrebbero cospargere di fiori la tomba di Aphra Behn (…) perché fu lei a conquistar loro il diritto di dire quello che pensavano.
Così, in Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf celebra Aphra Behn come la prima scrittrice professionista della letteratura inglese 1.
Tra le più brillanti personalità dell’Inghilterra del Seicento, Aphra Behn fu spia internazionale, viaggiatrice, libertina, scrittrice protofemminista, autrice di commedie, poesie e romanzi. Ebbe una vita costellata di avventure: prima di diventare un’acclamata commediografa nella Londra della Restaurazione, Behn aveva visitato il Suriname, aveva lavorato ad Anversa come spia per conto della corona (con il nome in codice Astrea, poi divenuto suo nom de plume) ed era finita in prigione per debiti. Rimasta vedova da giovane – non sottoposta, quindi, al controllo diretto di un uomo – dirà di essere una donna «costretta a scrivere per guadagnarsi il pane e [che] non si vergogna di ammetterlo» 2. In realtà, la vita di Aphra Behn resta ancora oggi in parte avvolta nel mistero: la stessa autrice si costruì un’immagine fatta di maschere contraddittorie e identità segrete, confondendo le acque senza mai rivelare informazioni precise sulla propria origine e posizione sociale.
Si dedicò alla scrittura contando solo sulle proprie forze, conquistandosi gli epiteti di «geniale», «incomparabile», «la Saffo della letteratura inglese». Al tempo stesso, in quanto unica donna a scrivere per il teatro e a pubblicare le proprie opere entrando in competizione con gli uomini, fu «un fenomeno mai visto prima», subito equiparata alla donna “pubblica” per eccellenza, la sgualdrina: diventò così bersaglio di attacchi misogini da parte di critici ostili che la chiamarono punk (bagascia), bawdy Poetess (poetessa oscena), lewd Harlot (sporca baldracca).
Non solo le commedie di Aphra Behn furono oggetto di accuse di plagio e di oscenità, ma la sua stessa esistenza come donna indipendente suscitò scandalo. Amò uomini e donne, restando sempre una donna libera, «dedita al piacere e alla poesia» 3. La sua provocante poesia pastorale To the Fair Clarinda (Alla bella Clarinda) è considerata uno dei primi componimenti omoerotici scritti da una donna nella storia della letteratura inglese. Le sue lettere all’amante John Hoyle, un libertino bisessuale, sono dense di pathos e presentano una fine indagine psicologica dei rapporti amorosi tra uomini e donne.
Behn affronta in modo spregiudicato, ma anche critico, i temi del libertinismo e del rapporto tra i sessi, a tratti da una prospettiva audacemente protofemminista. La sua commedia più nota è The Rover (Il giramondo, 1677), in cui la tradizionale trama incentrata su amore, seduzione e matrimonio viene rielaborata dall’autrice in modo anticonvenzionale, mettendo in questione l’ideologia libertina e il doppio standard della morale sessuale. L’opera behniana, attraversata da un’aperta polemica anti-matrimoniale, presenta personaggi femminili brillanti e intelligenti (come l’aspirante libertina Hellena e la prostituta d’alto bordo Angelica Bianca, protagoniste di The Rover), che si confrontano con le scelte limitate a propria disposizione e con i compromessi a cui devono sottostare in una società patriarcale.
Behn fu anche autrice di quattordici opere in prosa, con le quali ha gettato le basi del romanzo moderno, ben trent’anni prima del Robinson Crusoe (1719) di Daniel Defoe, tradizionalmente acclamato come “padre” del romanzo inglese. Anche nella prosa Behn introduce la novità della prospettiva femminile: il suo romanzo più celebre, considerato un testo fondante della letteratura coloniale, è Oroonoko, or The Royal Slave (Oroonoko schiavo di sangue reale, 1688), la storia tragica, ambientata in Suriname e narrata da una voce femminile, di un principe africano ridotto in schiavitù che guida una rivolta contro gli inglesi.
Dopo essere stata relegata ai margini del canone letterario, oggetto di un plurisecolare disprezzo da parte della critica che l’ha confinata nella categoria di scrittrice “minore” e immorale, Aphra Behn è stata riabilitata nel Novecento grazie alla critica letteraria femminista. Un primo tentativo di riscattare l’autrice fu quello di Vita Sackville-West, con la biografia del 1927 Aphra Behn. L’incomparabile Astrea, che a sua volta ispirerà l’elogio a lei tributato da Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé. Nella seconda metà del Novecento, nell’ambito dei women’s studies, l’attenzione critica si è concentrata sulla scrittura di Behn, di cui sono stati messi in luce lo sperimentalismo, la versatilità, l’originale prospettiva protofemminista e altri aspetti pionieristici sia formali che tematici.
Oggi la posizione di Aphra Behn nel canone letterario inglese è consolidata, tanto che nel 2021 la prestigiosa Cambridge University Press ha dato il via alla pubblicazione delle sue opere complete in edizione critica, mentre numerose compagnie teatrali hanno fatto rivivere con successo le sue commedie sulla scena, tra cui la Royal Shakespeare Company con un allestimento di The Rover nel 2016.
Nel 1689, anno in cui morì poco meno che cinquantenne, Astrea si era ritrovata povera e malata: se all’inizio della carriera si era accontentata di scrivere per denaro pur non vergognandosene, alla fine della sua vita rivendicava per sé la fama di «Poeta» e in alcuni versi di grande intensità rivolti alla ninfa Dafne si figurava incoronata d’alloro dalla posterità. Non immaginava (o forse sì, ridendone?) quali vituperi il suo nome avrebbe dovuto sopportare, prima di poter occupare il posto di rilievo che le spetta nella storia culturale inglese e in quello della storia delle donne.
A. Behn, Il giramondo. Commedia in cinque atti, a cura di V. Papetti, Milano, B.U.R. 1998 A. Behn, Oroonoko schiavo di sangue reale. Una storia vera, a cura di M.A. Saracino, Torino, Einaudi, 1998 A. Behn, Lettere d’amore a un gentiluomo, a cura di A. Lamarra, Urbino, Quattroventi, 1990 V. Sackville-West, Aphra Behn. L’incomparabile Astrea, a cura di S. Arcara, con testo inglese, Milano, VandA, 2021 V. Woolf, Una stanza tutta per sé, trad. M.A. Saracino, Torino, Einaudi, 1995
Voce pubblicata nel: 2024
Ultimo aggiornamento: 2024