Davvero poco si sa sulla vita di Anstruda. L’unica fonte che la riguarda racconta una sua scelta veramente insolita: Anstruda, donna libera, decide di sposare un servo e affidarsi di conseguenza all’autorità dei padroni di lui, i fratelli Sigirad e Arochis. Il giorno 12 maggio dell’anno 7211, in un’Italia sottoposta al regno del longobardo Liutprando, Anstruda firma (o meglio, segna con una croce), alla presenza di testimoni, una pergamena che attesta la sua volontà di rinunciare allo status di donna libera.
Il documento non è solo firmato dalla donna: lei stessa lo detta, alla presenza di testimoni, al subdiacono Vitale, cancelliere della città di Piacenza.

Questo atto da solo contravveniva ad almeno tre disposizioni di legge: il divieto di matrimonio tra liberi e servi, l’assenza di capacità giuridica per i non liberi (e quindi le figlie di Anstruda non sarebbero potute essere beneficiarie di diritti futuri) e l’impossibilità per una donna di agire autonomamente in ambito giuridico.
Questo si spiega in quanto il diritto longobardo non si esauriva nell’osservanza dell’Editto di Rotari, che ne costituiva solo una parte, ma comprendeva una serie di usi verosimilmente declinati in varietà locali e non privi di interazioni con la prassi giuridica dello stesso editto.2

Il documento è un mundio, una forma di potere che una figura maschile aveva su una figura femminile, che normalmente spettava al padre o al fratello e alle nozze veniva trasferito al marito. Una donna poteva possedere dei beni, ma non agire in campo giuridico in autonomia. Si noti però che il denaro per acquistare il mundio su Anstruda, tre soldi d’oro, viene consegnato direttamente nelle sue mani, come lei stessa detta al notaio, che peraltro redige il documento sotto suo ordine. È evidente che l’atto ha un interesse che va oltre a quello archeologico (si tratta del più antico documento conservato negli Archivi di Stato Italiani) e che si estende alla storia sociale del periodo longobardo e del medioevo tutto.

Quella di Anstruda è probabilmente una scelta strategica, più che un ingenuo atto d’amore: una donna di bassa estrazione sociale che sceglie di rinunciare alla propria libertà per ottenere la protezione di due uomini potenti. È anche vero che la legge longobarda non trasferiva, con il mundio, il diritto di vita e di morte o la facoltà di costringere la donna ad atti contrari alla sua volontà. La violenza provata perpetrata dal marito sulla moglie comportava la perdita immediata del mundio e la possibilità per la donna di tornare dai suoi parenti con i suoi beni.

La cartula mundi non è l’unica testimonianza altomedievale in cui una donna gestisce i propri beni apponendo il signum crucis ad un documento, con (come nel caso di Anstruda) o senza l’approvazione del padre o del parente maschio più prossimo. È del 756 la donazione da parte di Vualderada, vedova di Arochis, di un oliveto alla chiesetta di S.Zenone di Campione, appartenente alla sua famiglia. Un’analoga donazione viene effettuata dalla nipote di questa, Magnerada, nel 769.

Queste testimonianze sembrano indicare per le donne longobarde, in determinate e sicuramente limitate circostanze, una inattesa libertà d’azione in campo giuridico che sul piano normativo non era affatto contemplata.


Cartula mundium
Sotto il regno del nostro signore Liutprando, uomo eccelso, re in Italia, nel nono anno della sua benevolenza (del suo regno), nel dodicesimo giorno del mese di Maggio, durante la quarta indizione.3
Io Vitale, uomo pio, subdiacono, cancelliere della città di Piacenza, ho scritto questo documento, come mi è stato richiesto dalla donna di nome Anstruda, che era presente e mi ha dettato questo testo e alla presenza di testimoni ha apposto di sua mano una croce in fondo a questo atto. Da questo documento risulta che “mi (Anstruda) avete preso sotto la vostra custodia e ora io ho accettato come mundio da voi Sigirad e Arochis, uomini pii, fratelli, cittadini di Sepriasca, abitanti del luogo che è detto Campione, tre denari d’oro per la mia libertà, per aver sposato il vostro servo.
Dunque l’accordo prevede che lei (Anstruda) rimanga da questo giorno sotto il mundio dei sopracitati Sigirad e Arochis; come le altre donne sotto il mundio di questi, e mai la già citata Anstruda si possa sottrarre al mundio di costoro; ma, come abbiamo detto sopra, da questo giorno per tutti i giorni della mia vita e per sempre debbano rimanere sotto il mundio di Sigirat e Arochis o degli eredi.
E se da questo matrimonio nasceranno figli o figlie, i maschi restino per sempre sotto il vostro mundio, le femmine invece, se ci saranno, quando saranno maritate, sia data a ciascuna la sua parte di mundio, così come è stato dato alla loro madre. E se mai la già spesso citata Anstruda vorrà sottrarsi al mundio dei sopracitati, non ne abbia la facoltà, ma da questo giorno a Sigirat e Arochis o ai loro eredi, se volesse in qualunque tempo sottrarsi (al mundio), corrisponda dieci denari d’oro; e questa carta rimanga valida.
Atto promulgato ad Augusta di Piacenza.

Segno della mano di Anstruda, che ha richiesto la stesura di questo documento del mundio in forza della sua condizione.
Segno della mano di Autari, uomo onesto e padre consenziente di essa (Anstruda).
Segno della mano di Benedico, uomo pio, chierico e testimone.
Segno della mano di Gaifrit, uomo devoto, figlio del fu Lupo di Marinasco, testimone.
Io Godefrit, chierico, chiamato da Anstruda e suo padre Autari in qualità di testimone ho sottoscritto questa carta di accepto mundio.
Io Faustino, onesto presbitero, chiamato da Anstruda e suo padre Autari in qualità di testimone ho sottoscritto questa carta di accepto mundio.
Io Eldo, onesto presbitero, chiamato da Anstruda e suo padre Autari in qualità di testimone ho sottoscritto questa carta di accepto mundio.
Io, il cui sopra, Vitale, uomo pio, subdiacono, che ho scritto questa carta, dopo averla trasmessa (a tutti i testimoni), l’ho completata e consegnata.

Traduzione di Clarissa Limonta.
Il testo originale può essere visionato a questo indirizzo.

Note


1 Datazione proposta da Angelo Fumagalli nel Delle antichità longobardico-milanesi illustrate con dissertazione, 1793, ora universalmente accettata dagli studiosi.
2 Non si deve pensare alla giurisdizione longobarda come a quella di uno Stato moderno: la risoluzione dei conflitti conosceva criteri svariati (arbitrali, consuetudinari, extra-giudiziali) non necessariamente conformati alle disposizioni dell’editto.
3 Suddivisione del tempo secondo un ciclo di 15 anni, nata per ragioni fiscali e comune nei documenti tardoantichi e medievali.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Anstruda

Cesare Paoli, Sopra la più antica pergamena dell’archivio centrale di stato in Firenze e segnatamente sopra la data da attribuirsi alla medesima, Archivio Storico Italiano, vol. 17, no. 74, 1873, pp. 225–39. JSTOR.

Cartola de accepto mundio - Archivio di Stato di Milano.

Maria Grazia Tolfo, Le regine longobarde tra storia romanzata e diritto (ultima modifica 14 gennaio 2003).

Claudio Azzara, Le nozze di Anstruda : codice e prassi nell'Italia di diritto longobardo, Viella, 2005.

Chris Wickham, L'eredità di Roma: Storia d'Europa dal 400 al 1000 d.C., Laterza, 2014.

A. Sacchi, Storia vera di Anstruda che volle farsi serva, in «La Lettura», 25 marzo 2018, p. 37.


Voce pubblicata nel: 2025