Anna Maria Di Brina è nata a Roma il 16 gennaio 1973 e ha lavorato a lungo a Milano e all’estero. Ha vissuto tra il 2018 e il 2021 dei grossi e dolorosi cambiamenti del suo assetto familiare e della sua collocazione geografica, tornando, dopo un breve periodo luganese, a vivere a Roma.
Giornalista e redattrice in gioventù per diverse case editrici italiane (Il Sole 24 Ore, Franco Angeli), ha collaborato con varie testate in Italia e all’estero dove vive per alcuni anni. Tra i giornali con cui collabora ricordiamo «la Repubblica Viaggi», «Week-end Viaggi», «The New Statesman», «L’Agenda». Nei suoi anni di vita fuori dall’Italia ha insegnato Lingua Italiana come Lettrice presso la George Washington University di Washington DC e ha collaborato come docente con la Società Dante Alighieri di Ginevra.
Cultrice della parola scritta fin da bambina, quando venne folgorata dalla scrittura e dall’espressività di Anna Frank, Anna pubblica racconti e componimenti in diverse raccolte antologiche e riviste (per es. L’Arte di perdere, Algra 2016, Aurore, Zenith, 2017, Antologia del Premio M. Yourcenar 2016 e 2017, Antologia del Premio Alda Merini 2017); ma l’incontro più significativo nel suo percorso di scrittrice è quello con la poesia. Già abituata ad esprimersi in filastrocche e brevi componimenti, è a Ginevra che, grazie ad alcuni incontri significativi (per esempio con lo scrittore siculo Luigi La Rosa che le fa da mentore) si dedica alla poesia con rinnovata passione.
Anna Maria dice che quando si scrive non si fa che tributare un omaggio di amore alla propria lingua e, citando Calvino, aggiunge che la lingua madre “ci contiene dentro di sé come un mondo più esclusivo e definito del ventre materno”.
Dentro le mie parole Dentro le mie parole sono a casa nel suono amato della lingua madre non conta in che paesi o in quali strade cammini; solo che persista invasa
dal mare d’un fraseggio lungo dentro da cui farmi cullare come voci e suoni familiari. Da qui sfoci l’essenza di chi sono e schietto centro. Parole musica di cui nutrire il fiore fragile della memoria versi edibili per non morire. Al ritmo piano in cui sento amore specchio inventato di umana storia sgranato è l’accadere interiore. Nel 2017 è uscito il suo primo libro di poesie, da lei stessa illustrato, Rosa come coccodrillo, Algra editore (finalista al Concorso Mario Pannunzio e al Premio Cumani Quasimodo 2018). “Il tema della perdita, della sottrazione, è forse tra tutti il tema poetico per eccellenza. Che cosa racconta da sempre la poesia se non il correre delle stagioni, il denudarsi inerte dei boschi, la morte dell’amore, il declinare lento ma inesorabile dell’esistenza? Il poeta lo sa benissimo, ed è il repertorio che esprime la vocalità ricca e articolata di Anna Maria Di Brina” si legge nella prefazione al testo. Il ricordo dell’infanzia, il rispecchiamento nella natura, la potenza dirompente dell’amore sono tra le tematiche della raccolta, che si articola su registri e metri che variano al variare delle emozioni espresse. La poeta gioca con il richiamo ai metri classici, tra cui il sonetto e gli endecasillabi, ma esplora anche il verso libero, in una pluralità di echi e di voci che compongono un canto sensibile e appassionato. La seconda raccolta All’orizzonte, i fari, è uscito l’anno dopo, nel 2018 per La Vita Felice di Milano, casa editrice per il cui sito internet produce anche dei video podcast, dal titolo Pillola poetica in cui in pochi minuti propone l’ascolto e il commento di testi poetici di vari autori.
In viaggio È questo che devi fare Viaggiare verso i confini Della tua umanità immaginata Laddove il tempo dimentica D’essersi speso E con occhi verdeggianti di memoria Rivenirne più grande Tessuta non vinta D’astratti intrecci sulla pelle Le mani piene di fiori.
Il lavoro di ricerca sulle forme metriche e la musicalità del verso si fanno sempre più profondi, tanto che Michele Tortorici, prefatore, scrive che “il suo lavoro di lima sull’endecasillabo ha prodotto in questo nuovo libro una musicalità che è veramente difficile trovare nella poesia italiana contemporanea”.
Nel 2022 appare la raccolta di versi Solo un colombo azzurro, Stampa2009, Milano, con prefazione di Maurizio Cucchi. In questa raccolta, dal critico considerata la più completa dell’autrice, centrale è il senso del tempo, “eraclitianamente” individuato nell’ “Acqua che scorre” e poi la presenza consolatoria e a volte inquietante della natura. Della vita si colgono anche quei momenti laceranti ma creativi in cui si è “senza pietà attraversati/da una frontiera”, in cui si fa conoscenza del concetto e dolore del limite, dell’anelito all’altrove, della presenza del confine, dove si impara “a camminare nel fuoco/con grazia”. Il riferimento accorato, cui l’autrice fa accenno nella citazione in esergo, è quello alla poesia e all’arte di Boris Pasternak, del quale Anna Maria Di Brina richiama il senso profondo e spirituale della letteratura come dono agli altri nelle parole, perché “fine della creazione è dare tutto di sé” come scrive il poeta russo. Echi nelle poesie della Di Brina si trovano alla musicalità, alla metrica e allo sguardo sulla natura di Giovanni Pascoli, a Giorgio Caproni, alla ricerca di leggerezza e alla purezza di sentimento di Antonia Pozzi. Anna Maria ha vinto nel 2019 il Premio Nazionale letterario Giuseppe Gioachino Belli (vedi il sonetto che segue) e il Concorso Nazionale di Poesia “Versi di Pace”.
Come candela In fondo all’ora del silenzio bianco quando fili di neve son nell’aria, tessuti aperti d’un pensiero stanco s’accodano in caduta solitaria
- veloci e lentissimi ad un tempo immagine di luce passeggera. Allora qui non sembra che un frammento di vita effimera, di calma prigioniera. Come candela in un piatto dorato vorrei diffondere vampe di fuoco accendere il sentire addormentato. Apri le mani e bevine quel poco d’amore sulla pelle appena ingrata parole in corsa sulla via sognata.
Voce pubblicata nel: 2024