Anna Maria Ciccone nasce a Noto (SR) il 29 Agosto del 1891 (anche se nel fascicolo personale presso l’archivio dell’Università di Pisa risulta come anno di nascita il 1892), seconda di tre figli, da una famiglia borghese benestante: il padre, Corrado Ciccone, è un conosciuto commerciante, la madre è Giuseppina Mirmina. Vari sono i nomi che la contraddistinguono, a seconda dei documenti che si consultano: Marianna, Mariannina, Corradina, Maria Anna, Anna.
Poco conosciuta, nonostante, come vedremo, abbia compiuto studi di notevole importanza ed abbia un curriculum di tutto rispetto, non è citata né nel Dizionario biografico degli Scienziati e dei tecnici di Giorgio Dragoni, Silvio Bergia e Giovanni Gottardi, Zanichelli 1991, né nel Dizionario biografico delle scienziate italiane dei sec. XVIII- XX, voll. I-II, a cura di Miriam Focaccia, Pendragon editore 2012, né nel Dizionario biografico degli italiani dell’Enciclopedia Treccani.

Eppure Marianna Ciccone è stata una grande matematica e fisica, come finalmente ha voluto testimoniare il Convegno dedicatole a Noto, suo paese natale, il 13 e il 14 Novembre 2015 e i cui atti rappresentano una fonte irrinunciabile per la sua conoscenza. O come racconta la scrittrice Simona Lo Iacono nel suo romanzo La tigre di Noto in cui, attraverso una forte trasfigurazione letteraria, propone la storia di questa insolita e modernissima scienziata.

Marianna Ciccone, dunque, nasce a Noto e fin dall’infanzia dimostra uno spiccato senso dell’osservazione della realtà che la circonda, nell’accezione più ampia del termine: ama leggere “sui libri e sui numeri”, ama studiare e già da ragazza manifesta la sua intenzione di proseguire negli studi, intenzione non ben vista dalla famiglia che per lei pensava un futuro secondo la più classica delle tradizioni: un buon matrimonio e dei figli.
Ma Marianna non nutre queste ambizioni e dopo il diploma, nel 1910, per l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole elementari, presso la Regia Scuola Normale (che poi diventerà l’Istituto Magistrale di Noto), frequenta l’Istituto Tecnico “Archimede” di Modica, sezione Fisico-Matematica, dove, unica donna nella classe, nel 1914 consegue la Licenza Fisico-Matematica: i voti sono ottimi, ma ottiene solo -6- in matematica: -9- in inglese, -10- in condotta, pochissime assenze. Un’allieva modello.

Questo diploma le permette di iscriversi all’Università. Prima, per un anno, studia Matematica, a Roma, alla Sapienza, trovando alloggio in un convento. Scoppiata la guerra e interrotti i corsi a Roma, passa, nel Dicembre di quell’anno, all’Università Normale di Pisa, dopo aver vinto il concorso di ammissione, anche a quei tempi molto difficile. La scelta di Pisa è legata al fatto che lì potrà godere del vitto e dell’alloggio gratuiti, oltre che di una borsa di studio.

Marianna non può contare sull’aiuto non solo morale, ma anche economico della famiglia, che osteggia tutte queste sue scelte. Si laurea in matematica con 110/110 il 22 Marzo del 1919 con una tesi sulla “Superficie del IV ordine con conica doppia e sua generalizzazione“ e in Fisica il 18 Dicembre 1924 con 108/110 con la tesi “Saggio di applicazione del metodo di Ronchi per lo studio dei sistemi ottici degli obiettivi microscopici” e la prova pratica di “Fotografia di spettri magnetici”.

Sempre nel 1919 supera, presso la Scuola Normale Superiore, l’”Esame finale per magistero in matematiche” conseguendo il ”Diploma di Magistero” che l’abilita all’insegnamento della disciplina presso le scuole medie. Quindi comincia subito la sua carriera di docente e dal 1920 al 1924 insegna presso le scuole medie di Pisa.

Sempre in questi anni inizia a pubblicare, in particolare su “Nuovo Cimento“, rivista di Fisica a cura della Società Italiana di Fisica, diversi lavori relativi ai suoi studi. Tra i temi affrontati spicca la struttura della materia, ma la nostra si dedica anche a ricerche nel campo della Spettroscopia nell’infrarosso, settore della fisica che la porterà addirittura, in alcuni casi, a costruirsi da sola gli strumenti per gli esperimenti, proprio come faceva Galileo Galilei.
Queste ricerche, di forte impronta metodologica classica, fornirono un importante contributo alle ricerche sulle vibrazioni molecolari. Gli studi in Spettroscopia restarono per Marianna sempre prioritari.

Nel 1925 ottiene la libera docenza in Fisica sperimentale e la titolarità all’insegnamento di Spettroscopia che rimarrà continuo per tutta la sua vita fino al 1962, anno in cui andrà definitivamente in pensione. Sempre nel 1925 diventa prima “assistente aggiunto” dell’Istituto di Fisica, diretto da Luigi Puccianti, e poi, a partire dal Dicembre dello stesso anno, “assistente effettivo”.
Entusiasta allieva di Einstein, elaborava teorie innovative al limite dell’impossibile, ma per lei logiche, addirittura ovvie. In quegli anni, dal 1932 alla fine della seconda guerra mondiale, nell’università di Pisa insegnano solo 6 donne, lei compresa.

Nonostante tutto questo, nel 1931 viene promossa “aiuto” dell’Istituto su proposta del direttore, che apprezza la “lodevole opera didattica e scientifica”. Conosce l’inglese, il francese e il tedesco, cosa che a quei tempi, in Italia, appariva abbastanza inusuale.
Nell’Anno Accademico 1926-27 ottiene una borsa di studio per il Perfezionamento in Fisica-Matematica dalla Fondazione Lavagna. Nel 1935 trascorre un periodo di ricerca presso l’Istituto di Fisica della Scuola di Ingegneria di Darmstadt, in Germania, collaborando nelle ricerche di spettroscopia con il prof. Gerhard Herzberg.

Da una lettera del prof. Puccianti al rettore dell’epoca, Armando Carlini, veniamo a sapere che già prima di recarsi a Darmstadt Marianna Ciccone era in contatto con lo studioso tedesco che le aveva fornito consigli preziosi per le sue ricerche. È proprio in quell’anno però che Herzberg, ebreo, lascia il suo paese e si rifugia in Canada, approfittando della partecipazione ad un convegno.
Nel 1971 Herzberg verrà insignito del premio Nobel per la chimica per le sue ricerche sulla struttura delle molecole e in particolare dei radicali liberi.

La permanenza in Germania di Marianna Ciccone riveste una particolare importanza perché è qui che la nostra perfeziona ed approfondisce la conoscenza del tedesco, conoscenza che vedremo giocherà un ruolo importante in un momento cruciale nella sua vita. Tornata in Italia, nel 1939 Marianna ottiene la libera docenza in Fisica Sperimentale e sempre nel 1939 viene incaricata dell’insegnamento di Spettroscopia.
Scoppia la II guerra mondiale, molti docenti e studenti partono per il fronte, altri lasciano comunque l’ateneo: Marianna è l’unica che rimane in modo continuativo nell’Istituto e tiene tutti i corsi di Fisica dell’università. Ed è in questo periodo, siamo ormai nell’estate del 1944, che si verifica il fatto che per il quale è stata successivamente chiamata “la Tigre di Noto.”

Pisa è una delle città più bombardate e danneggiate d’Italia, Marianna ormai vive costantemente nell’Istituto di Fisica per proteggere e sorvegliare l’immenso patrimonio librario e strumentale dell’Università. È il Giugno del 1944, gli alleati stanno risalendo la penisola mentre i tedeschi piano piano arretrano, ma non si danno per vinti.
Da una vasta e molto attendibile documentazione sappiamo che i nazisti cercavano, soprattutto nelle università, materiali da portare via poiché preziosi e utili ai fini scientifici, come ha studiato approfonditamente il prof. Marco Piccolino, che sostiene che il fenomeno delle razzie naziste nelle biblioteche e negli archivi di tutta Europa sia ormai un fatto appurato e indagato approfonditamente.
Perciò in quei giorni compiono sistematici rastrellamenti, rubando libri e strumentazione scientifica, con la scusa di metterli al sicuro al Nord.

Arrivano anche alla Normale: le incursioni sono tre. La prima avviene il 23 Giugno, durante un bombardamento aereo. Marianna, che da tempo vive nell’Istituto, quel giorno non c’era e i nazisti portano via dei libri e qualche apparecchiatura scientifica. La seconda ha luogo il giorno successivo, il 24 Giugno, e probabilmente in questa occasione una parte dell’edificio viene minata per essere fatta saltare successivamente.
La terza avviene il 7 Luglio ed è in questa circostanza che Marianna Ciccone incontra i militari e si dimostra ben determinata a difendere tutto questo patrimonio, aiutata dal custode, Pirro Barsali e dai suoi famigliari che alloggiavano nell’istituto.

L’episodio che la vede protagonista è solo l’apice di tutta una serie di pratiche atte a conservare e a proteggere detto patrimonio. Secondo le fonti a nostra disposizione i nazisti, entrati nell’Università Normale di Pisa, ormai in buona parte distrutta, cercando di trafugare quello che riescono a trovare, si trovano davanti Marianna Ciccone che, parlando in tedesco, li aggredisce, ingiungendo loro di desistere:

Quando la Ciccone si accorse di questo, si precipitò come una furia, come una tigre infuriata difenderebbe i suoi piccoli, ponendo ai soldati l’alternativa di ucciderla d’istante o di rinunciare agli strumenti.

Per fortuna i soldati desistono e se ne vanno. Tornano nei giorni successivi e portano via del materiale che per fortuna verrà poi recuperato successivamente a Milano, pronto per essere trafugato in Germania.
L’episodio ebbe una certa eco negli anni del secondo dopoguerra e fu particolarmente lodato dal rettore, Luigi Russo, che ringraziò Marianna Ciccone sentitamente, come attesta una sua lettera dattiloscritta del 7 Ottobre 1944:

Sono a conoscenza degli avvenimenti che hanno travagliato, durante la dominazione tedesca, l'Istituto di Fisica e so quale parte Ella, nella sua qualità di Aiuto, unico del personale sempre presente, abbia avuto nel proteggere gli interessi dell'Istituto e dell'Università, anche quando il suo fermo contegno avrebbe potuto cagionarLe serie conseguenze. Non posso fare a meno di porgerLe il vivo ringraziamento dell'Università e mio particolare e di tributarLe il mio incondizionato encomio.
L’episodio è stato poi ricordato su “La Nazione”, corriere fiorentino, il 25 Aprile 2015.

La guerra finisce, piano piano il Paese e l’Università di Pisa riprendono la loro vita e le loro attività e Marianna Ciccone viene incaricata, nel 1947, della conduzione del Laboratorio di Fisica e nel 1948 insegna anche Fisica sperimentale.

Tra il 1953 e il 1954 trascorre un periodo come ricercatrice in Francia, a Parigi, dove lavora presso il Laboratoire de Physique Atomique et Nucleaire del College de France. Compie anche indagini nell’ultrarosso presso l’Università di Oxford, al St. Johns Institut, con il prof. H.W. Thompson, esperto di spettroscopia.
Queste esperienze risultano particolarmente gratificanti per la nostra, non solo sotto il profilo scientifico, anche se, come da quando aveva iniziato a lavorare all’Università, lamenta i sempre presenti problemi economici: la nostra scienziata, nonostante la fama e l’indefesso lavoro, non riuscì mai a risolvere la scarsità di entrate che non le permetteva una vita tranquilla.

Nel 1954 va in pensione, ma continua ad insegnare come incaricata esterna. Al termine dell’anno accademico 1961-1962, avendo compiuto 70 anni (in realtà 71) è dichiarata decaduta dall’incarico e ritorna nella natia Noto dove muore, dimenticata, il 29 Marzo 1965 e dove riposa nel cimitero della città.

Dalle parole di chi ha avuto la fortuna di conoscerla e di lavorare con lei emerge la figura di una donna brillante, curiosa, visionaria. A proposito della sua capacità intuitiva, c’è chi ha parlato di una “profetessa, che sa ben leggere nel cielo ma viene allontanata da chi non è pronto a decodificare i segnali, gli anticipi, i ribaltamenti”. Marianna invece è tutta protesa alla lettura di qualsiasi elemento o dimensione: “La sua vera rivoluzione è lo sguardo”.
Anche sul piano didattico fu molto innovativa, come attestano le numerose testimonianze di suoi allievi e colleghi: mostrava l’universo come un essere vivente che respira e insegnava a leggere e ad indagare le dinamiche di tutta la natura che non trovava diverse da quelle umane.

Marianna Ciccone è stata così definita da Simona Lo Iacono:

A distanza di più di un secolo dalla sua nascita e alla luce degli eventi attuali possiamo dire che tutte le sue intuizioni sull’armonia delle cose, sul profondo legame tra realtà diversissime tra loro, era fondato e radicato in una vera legge non solo scientifica, ma soprattutto morale.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Anna Maria Ciccone "la Tigre di Noto"

Non sono molte le fonti relative a Marianna Ciccone, ma senz’altro la biografia più esaustiva ed attendibile è quella di uno studioso di Noto, Corrado Spataro, nel volume CORRADO SPATARO, Marianna Ciccone: la “tigre” che salvò il laboratorio di fisica dell’università di Pisa, Il Saggiatore, 2016
MARCO PICCOLINO, Marianna Ciccone, la tigre e i nazisti: storia di una ricerca (in progress), Centro di Neuro scienza dell’Università di Ferrara

SIMONA LO IACONO, La tigre di Noto, Neri Pozza, 2021


Voce pubblicata nel: 2024