Nel settembre 1999 Angelica Garnett (che aveva conservato, secondo la consuetudine inglese, anche dopo il divorzio il cognome del marito) dichiarò a Susannah Herbert, che la stava intervistando per il Daily Telegraph, di aver speso moltissimo tempo cercando di essere esattamente come i propri genitori, gli artisti Vanessa Bell e Duncan Grant, e altrettanto cercando di allontanarsi da loro sia in campo pittorico che in tutto il resto.

Comprensibile: non solo Angelica era figlia di Vanessa Bell – quindi nipote di Virginia Woolf – e aveva vissuto in una casa frequentata, tra gli altri, dall'economista Maynard Keynes, dal romanziere Lytton Strachey e dal critico d'arte Roger Fry, ma la sua vita fino al matrimonio era trascorsa in un modo diverso rispetto a quello di una comune ragazza inglese. Non era quasi andata a scuola (a parte un breve periodo trascorso alla Landford Grove School vicino a Maldon nell'Essex, dove non aveva conseguito alcun diploma), aveva frequentato pochi coetanei, muovendosi praticamente sempre in un mondo di adulti lontani dalle convenzioni e dalla morale comune.

Quando si vive in un ambiente così particolare le strade aperte sono due: o l'omologazione o la ribellione. Angelica Garnett le attraversò entrambe, trovando il suo equilibrio solo nella maturità avanzata, quando finalmente riuscì a rielaborare la propria storia personale e a coltivare serenamente i propri talenti artistici, provando la sensazione di aver vissuto al contrario, di avere cioè trovato la propria strada e le proprie soddisfazioni tardi, ma per fortuna ancora in tempo per godersi una sorta di tardiva e gratificante seconda giovinezza.

Forse non per il pubblico anglosassone, ma certamente per quello italiano, Angelica Garnett è stata semplicemente il secondo nome elencato tra i detentori del copyright delle opere di Virginia Woolf dopo quello del suo più famoso fratello Quentin Bell, fino a che non è uscita nel 1990, sei anni dopo l'edizione inglese per i tipi de La Tartaruga, la sua autobiografia Ingannata con dolcezza. Un'infanzia a Bloomsbury (Deceived with Kindness. A Bloomsbury Childhood).

Sua madre Vanessa nel 1906 aveva sposato Clive Bell, critico d'arte e polemista, e aveva avuto con lui due figli Julian (1908-1937) e Quentin (1910-1996). In seguito il matrimonio si era deteriorato, anche a causa delle infedeltà di lui, ma era rimasto un saldo rapporto di stima e di amicizia. Vanessa si era in seguito innamorata di Roger Fry e poi di Duncan Grant, un artista che ammirava molto, omosessuale, seppur non indifferente al fascino femminile. Fu per lui e per il suo compagno, il futuro scrittore David Garnett (1892-1981), che negli anni della I guerra mondiale Vanessa affittò e rese confortevole la fattoria di Charleston nell'East Sussex, luogo del cuore di tutto il Bloomsbury Group e oggi museo. Entrambi erano obiettori di coscienza e avevano ottenuto dalle autorità di sostenere lo sforzo bellico della nazione lavorando nei campi anziché combattendo. Fu a Charleston che il giorno di Natale del 1918 nacque Angelica, così chiamata in onore della Principessa Angelica, una dei protagonisti di The Rose and the Ring di William Thackeray.

A proposito di Vanessa, Angelica scrisse che pur avendo un carattere “forte in apparenza, perfino auto-sufficiente, quando si trattava d'amore si piegava come un fiore sotto il peso di un'umile ape”. È la chiave di interpretazione che offre a sé stessa, e non solo a chi legge, del perché la propria creativa e indipendente madre si fosse assoggettata per amore di Duncan ad un'unione, che dopo la sua nascita era stata casta per volontà di lui. Vanessa si era così assunta un ruolo materno più che coniugale, mentre il suo compagno, come un figlio viziato, viveva la propria vita senza responsabilità di alcun tipo, concedendosi tutte le storie omosessuali che desiderava. E tra le responsabilità da cui Vanessa lo aveva liberato c'era anche quella della paternità. Angelica non scoprì fino a dopo la morte di suo fratello Julian nella guerra civile spagnola, quando sua madre glielo rivelò, che suo padre non era Clive, di cui portava il cognome, ma Duncan, che non la riconobbe legalmente né si comportò mai con lei come un genitore.

Nella loro cerchia tutti lo sapevano e lo davano per scontato, forse pensando che non fosse necessario essere espliciti con lei. Angelica considerò questa omissione l'evento centrale della propria vita, non a caso intitolò la propria autobiografia Ingannata con dolcezza e il suo ultimo libro, in cui la sua identità è mascherata tramite la voce di tre protagoniste diverse, La verità nascosta (The Unspoken Truth), lo scrive con chiarezza:

Vanessa non […] capì mai che, negandomi il mio vero padre, mi trattava, già prima della nascita, come un oggetto e non come un essere umano. Non c'è da meravigliarsi che si sentisse sempre in colpa e che io provassi del risentimento, anche se non ne capivo le ragioni; non c'è da meravigliarsi che tentasse di riparare viziandomi e, così facendo, non mi aiutasse a crescere. Ciò mi rese emotivamente immatura – anche se sarebbe un errore pensare che se mi avesse detto prima che Duncan era mio padre, la mia vita sarebbe stata più facile. Le difficoltà sarebbero state per molti versi le stesse, dato il carattere di Duncan che non poteva cambiare. Soltanto conoscere la verità, invece di essere ingannata da coloro che non avevano considerato pienamente le conseguenze della loro bugia, avrebbe cambiato ogni cosa.

Come molte altre ragazze di ogni tempo, Angelica usò il matrimonio come un mezzo per uscire dal proprio ambiente familiare, ma anche in questo caso le fu nascosta la verità. David Garnett, l'amico di famiglia di ventisei anni più anziano di lei, che aveva cominciato a corteggiarla alla fine degli anni Trenta e con cui si sposò nel 1942, era stato l'amante di suo padre. Angelica dichiarò di aver compreso solo con il tempo quanto intima fosse stata la relazione fra Duncan e David dal 1915 al 1918 e quanto incestuoso fosse il proprio matrimonio con lui. Ancora una volta nessuno le aveva detto nulla. David Garnett fece una sorta di pubblica confessione, rielaborando tutta la vicenda nel suo romanzo Aspetti dell'amore (Aspects of Love), uscito nel 1955 e dedicato proprio ad Angelica. Ambientato in Francia narra la storia di una giovane attrice Rose che sposa Sir George, il maturo zio del suo giovane amante inglese Alexis. Nessuno è fedele, ma tutti continuano ad amarsi. Rose e Sir George hanno una figlia, Jenny, la quale crescendo si innamora di Alexis che però decide di rinunciare a lei. Ma solo chi conosce già i fatti comprende come Rose sia l'alter ego di Duncan Grant, Sir George quello di Vanessa Bell, Alexis di David Garnett e Jenny di Angelica.

Ingannata con dolcezza non è propriamente una fonte per ricostruire la lunga esistenza di Angelica Garnett; non è infatti un'autobiografia, ma la storia di un'emancipazione da un passato, da una famiglia e da un ambiente pieni di fascino, ma soffocanti. È fondamentalmente la storia del suo rapporto con i genitori e infatti inizia con il racconto della festa per il 94° compleanno di Duncan (appena due mesi prima della sua morte) e, procedendo a ritroso, si conclude con la scomparsa di Vanessa. Angelica parla delle proprie fragilità e manchevolezze, ma ci dice ben poco delle proprie numerose doti, lasciandoci nel dubbio se il suo dedicarsi di volta in volta alle arti figurative, alla musica, alla recitazione e infine alla scrittura fosse dovuto alla capacità di esercitare i suoi molti talenti o anche all'inquietudine di chi non si sente sufficientemente dotato per perseguirne uno solo.

Da ragazza Angelica studiò violino e pianoforte e, pur non essendo mai divenuta una musicista professionista, non smise mai di suonare e anche in tarda età si esibiva con un gruppo amatoriale da camera. A metà degli anni Trenta frequentò per un paio d'anni il London Theatre Studio come allieva di Michel Saint-Denis e prese parte ad alcune rappresentazioni come attrice e ballerina (secondo quanto lei stessa racconta in Ingannata con dolcezza, una pantomime su Orfeo, una commedia di Dryden, un balletto sul tema dei Desastres de la Guerra di Goya). Studiò pittura alla Euston Road School alla fine degli anni Trenta e dipinse per tutta la vita, esponendo i propri quadri principalmente in Gran Bretagna e in Francia. Nel novembre 1990 furono invece le sue sculture ad essere mostrate al pubblico in Italia e precisamente a Milano alla galleria di Antonia Jannone in una mostra dal seducente titolo di Objects magiques. Intervistata da Giulia Borgese per il Corriere della Sera raccontò che portava in studio quello che trovava andando in giro per robivecchi, pezzi di plastica, carrozzerie di piccoli elettrodomestici, lampadine, fili elettrici colorati, e poi si lasciava ispirare dalle forme stesse delle cose. Secondo quanto narra Helen, alter-ego di Angelica e protagonista del racconto Amicizia (contenuto in La verità nascosta) l'ispirazione le venne dalle opere di un artista americano, esposte a Nîmes che le aprirono una porta “verso possibilità allettanti e luminose”.

Nel corso degli anni si era dedicata anche alle decorazioni musive e nel 1967 aveva pubblicato per la Oxford University Press un manuale intitolato Mosaics. Sia a Charleston che a Monk's House, l'abitazione di Virginia e Leonard Woolf oggi museo, si possono vedere quadri, incisioni, acquarelli dipinti da Angelica Garnett, oltre a oggetti e mobili da lei decorati.

Alla scrittura arrivò gradualmente. Scrisse articoli in merito alla trasformazione della casa di Charleston in museo (due dei quali sono pubblicati in The Eternal Moment, una raccolta di saggi uscita nel 1998), per la quale spese molta energia collaborando ai restauri e impegnandosi attivamente nel reperimento di fondi e al cui Trust lasciò nel 1994 circa ottomila schizzi e disegni realizzati da Bell e Grant. Ma si dedicò anche alla stesura di ricordi dei suoi genitori (anche questi presenti in The Eternal Moment) o della sua celebre zia (in Recollections of Virginia Woolf by Her Contemporaries uscita nel 1972 a cura di Joan Russel Noble). Poi nel 1984 pubblicò Deceived with Kindness e nel 2010 The Unspoken Truth nei quali rivelò un indubbio talento letterario. Ma non abbandonò mai la saggistica né la memorialistica come testimoniano il suo The Eternal Moment, l'introduzione alla raccolta degli scritti autobiografici di Vanessa Bell Sketches in Pen and Ink (1997, poi pubblicata in Italia da Donzelli nel 2017 con il titolo La nostra Bloomsbury. Io, mia sorella Virginia e gli altri) e le prefazioni ad alcuni libri di Virginia Woolf nella Definitive Collected Edition della Hogarth Press (quelle non sue sono di suo fratello Quentin Bell).

Il suo matrimonio con David Garnett si concluse non sorprendentemente con una separazione all'inizio degli anni ‘70. Insieme avevano avuto quattro figlie Amaryllis (1943-1973), Henrietta (1945-2019) e le gemelle Nerissa (1946-2004) e Frances (1946). Amaryllis divenne attrice, entrò a far parte della Royal Shakespeare Company e recitò nel film di Harold Pinter The Go-Between (1971). Nel 1973 annegò nel Tamigi, probabilmente suicida, a Chelsea, vicino alla propria casa galleggiante. Henrietta sposò a diciassette anni nel 1962 Burgo Partridge ( la cui zia materna era stata la prima moglie di David Garnett), e rimase vedova nel 1963 tre settimane dopo la nascita della figlia Sophie. Nel 1982 pubblicò un romanzo Family Skeletons, nel 2004 la biografia di Anne Thackeray Ritchie, una delle due figlie dello scrittore (Annie: A Life of Anne Isabella Thackeray Ritchie) e nel 2012 Wives and Stunners: The Pre-Raphaelites and Their Muses dedicato alle donne del movimento preraffaellita. Nerissa invece studiò alla Slade School of Art a Londra e divenne pittrice, ceramista e fotografa. L'unica a non dedicarsi a nessun tipo di attività artistica è stata Frances.

Dopo la separazione dal marito Angelica ebbe una relazione durata all'incirca un anno con il pittore americano George Bergen, anch'egli un ex-amante di suo padre. E persino il suo ultimo compagno, marocchino di origine, era un fantasma del passato: era infatti stato un modello, ma non un amante, di Duncan e lui e Angelica si conoscevano da trent'anni.

Trascorse gli ultimi trent'anni della propria vita nel Sud della Francia - dove si era trasferita nel marzo del 1984 prima a Le Serret, vicino a Manosque, e poi a Forqualquier - cioè nella nazione con la quale la sua vita si era “liberamente, ma profondamente intrecciata”. Ed è lì che morì ad Aix-en-Provence, il 4 maggio 2012.
È sepolta in Gran Bretagna nel cimitero di Firle (East Sussex) insieme ai propri genitori.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Angelica Garnett

Q. Bell, A. Garnett, H. Garnett, R. Shone, Charleston Past and Present, Londra, The Hogarth Press, 1988
A. Garnett, Ingannata con dolcezza. Un'infanzia a Bloomsbury, Milano, La Tartaruga, 1990

Monk's House, East Sussex (guida), The National Trust, 1990

G. Borgese, “Com'era mia zia Virginia Woolf”, Il Corriere della Sera, 7 novembre 1990, p. 5

A. Garnett, The Eternal Moment, Orono, Puckerbrushpress, 1998

S. Herbert, “It really was a dreadful muddle”, The Daily Telegraph, 27 settembre 1999, p. 13

N. Taylor, Life is now a delight and not a torture, The Times, 14 giugno 2001, p. 6

A. Garnett, La verità nascosta. Quattro storie di Bloomsbury, Milano, La Tartaruga, 2010

A. Garnett, Prologo, in V. Bell, La nostra Bloomsbury, (a cura di L. Giachero), Roma, Donzelli, 2017



Voce pubblicata nel: 2016

Ultimo aggiornamento: 2024