Adelperga nacque a Brescia nel 740 d.C. da Desiderio, Re dei Longobardi, e Ansa, Regina pulcherrima e devota. Visse la sua infanzia tra Brescia, Pavia e Sirmione. Fu proprio a Brescia che formò la sua educazione, sull’esempio della madre Ansa, in un clima intriso di misticismo, nel Monastero di San Salvatore (detto di Santa Giulia nel 762). Fondato nel 753 dalla Regina Ansa, il Monastero era uno dei più grandi complessi medievali d’Italia, affidato alle monache claustrali. In questo luogo arrivavano vergini, vedove, malmaritate per obblighi di casta e donne di nobile rango che vi si recavano per ricevere una migliore educazione.
Qui Adelperga fu affidata alla protezione della sorella primogenita, la badessa Anselperga, una vera autorità dell’epoca. In ossequio al suo ruolo, Anselperga aveva avuto in dono dai genitori immense ricchezze: terre, castelli, poderi, altri monasteri che ricadevano sotto la gestione di quello di San Salvatore. San Salvatore era stato costruito su un’intera insula romana, con avanzate tecniche edilizie: nell’appartamento della Badessa era stato installato un adeguato sistema di riscaldamento e riattivato l’acquedotto romano. In quel luogo, la vita era scandita da rituali ben precisi. Le monache potevano partecipare alla liturgia e coltivare le lettere. Tra loro c’erano le Decane, le Guardarobiere, le Cantiniere, le Portiere, le Bibliotecarie, le Scribe, le Insegnanti. Tutte dovevano conoscere la Bibbia, i Padri della Chiesa, un po' di diritto civile ed ecclesiastico. Quelle che non imparavano prontamente venivano frustate. Vivevano in una stretta clausura tra preghiera e lavoro e si dedicavano alla trascrizione di manoscritti. La Biblioteca era molto ricca. Il monastero era pieno di opere d’arte, come la croce tempestata di antiche gemme, donato alla struttura da Re Desiderio. Nel Monastero di San Salvatore, Adelperga si formò nello studio delle arti liberali. La fanciulla era avida di conoscenza e amava tantissimo leggere. Rimaneva ore e ore nella grande biblioteca sotto l’occhio vigile di madre Dominica, la suora bibliotecaria più anziana, che le indicava i libri da leggere.
Quando, nel 757 d.C., Desiderio diventò Re con il consenso del Papa, la famiglia e tutta la corte bresciana si insediarono nella reggia di Pavia, che diventò capitale del Regno longobardo. A Pavia aveva sede la Schola Palatina, importante centro culturale che vantava insegnanti famosi come il grammatico Felice, maestro e padre di Flaviano, alla cui scuola si era formato Paolo Diacono, personaggio che sarà fondamentale per Adelperga. Poeta e storico, Paolo Diacono divenne, per volontà del Re, il suo precettore. Desiderio, da uomo colto e illuminato, aveva intuito che quella figlia così particolare, se ben istruita, poteva collocarsi tra le grandi personalità femminili dell’epoca.
Paolo Diacono fu immediatamente colpito dal genio della giovane donna che, all’età di sedici anni, possedeva una cultura fuori dal comune. Nell’epistola dedicatoria, preposta alla Historia Romana, Diacono descrive Adelperga come una donna dotta, che “ben conosceva sia le auree sentenze dei filosofi che le perle dei poeti, sia la storia dei popoli che quella dei santi”. Fu proprio Paolo Diacono a favorire il matrimonio tra Adelperga e Arechi II duca di Benevento, un’unione che realizzava una molteplicità di interessi legati alla ragion di stato, ma allo stesso tempo univa due anime affini.
Adelperga conobbe Arechi II, duca di Benevento, quando, con sua madre Ansa, si recò in pellegrinaggio al Santuario di San Michele sul Gargano, un luogo significativo per i Longobardi che onoravano il Santo con la spada, il continuatore del loro dio Wotan-Odino. La ragazza accompagnò volentieri sua madre in quel viaggio, anche perché sapeva - per una confidenza che le aveva fatto il suo precettore Paolo Diacono - che in quell’occasione avrebbe visto lo sposo che era stato scelto per lei. All’ingresso del Santuario la giovane donna vide Arechi II, inginocchiato nella penombra, con le mani giunte in preghiera, bello, nella sua stola bianca. Il matrimonio fu celebrato all’ombra di un grande albero di noce, nel giardino del Monastero di San Salvatore. Era l’anno 760 d.C.
Il giorno del “morgincaput” (“il dono del mattino” che il marito faceva alla moglie dopo la prima notte di nozze), Arechi donò a Adelperga uno scrigno colmo di oggetti d’oro, gioielli, pergamene sacre e profane e un rarissimo manoscritto da lui trovato nella Chiesa di Sant’Ilario a Benevento, riguardante la cura delle malattie e la qualità delle erbe. Dopo la cerimonia, la sposa parti per la sua nuova casa, in quella Beneventum dalla storia antica e piena di fascino.
Benevento era una città bellissima, grazie anche ai lavori di rinnovamento della cinta muraria fatti da Arechi II. In essa si ergevano, imponenti, le vestigia della romanità, ma aleggiava anche lo spirito della dea Iside ed i riti legati al suo culto, che coprivano di mistero la città. Adelperga fu piacevolmente sorpresa dalla cultura che vi si respirava, che non le faceva rimpiangere Pavia. Qui i duchi si dedicarono all’edificazione di un monastero femminile, sottoposto all’abbazia di Montecassino e dedicato a Santa Sofia, con annessa Chiesa, dove Arechi soleva andare a pregare di notte. Benevento fu l’ultimo rifugio dei Longobardi che, dopo la caduta della Langobardia maior con la conquista dei Franchi, diventò Principato, grazie alle gesta di Arechi che non si arrese al suo rivale Carlo Magno.
Carlo Magno era suo cognato. Aveva sposato, nel 770 d.C., per volere di sua madre Berta, un’altra figlia di Desiderio: Desiderata (l’Ermengarda manzoniana), sorella molto amata da Adelperga. Qualche anno dopo, però, lui ripudiò la donna e la rispedì, incinta, alla corte del padre, per ritorsione - pare - contro quest’ultimo che aveva accolto l’altra sua figlia Gerberga, rimasta vedova del marito Carlomanno, fratello maggiore di Carlo. Carlo Magno, alla morte del fratello, non tenendo conto dei figli legittimi di quest’ultimo, si era fatto proclamare Re, cacciando la cognata ed i figli. Dopo l’assedio e la conquista di Pavia, il 5 giugno del 774, il re Desiderio e la moglie Ansa si consegnarono al rex Langobardorum et Francorum. Carlo Magno inviò il re in esilio nel Monastero di Corbie dove morì, e Ansa, invece, ormai malata, forse venne mandata a Benevento, da sua figlia Adelperga. Secondo Paolo Diacono la regina sarebbe sepolta nella basilica di San Salvatore di Brescia, in una tomba decorata a mosaici.
In quello stesso anno Arechi si fece ungere dal Vescovo di Benevento quale Princeps Langobardorum et Dux Samnitium, resistendo alla conquista dei Franchi. Egli si considerava "rappresentante della gens longobarda, indipendente e sullo stesso piano di un re” 1. Successivamente, il Principe e la Principessa spostarono la loro residenza da Benevento a Salerno, dando impulso culturale ed economico anche a questa città, con la costruzione del Palatium Palatino e la fondazione della Scuola Medica Salernitana. Ma, nel freddo inverno del 786, i Franchi di Carlo Magno giunsero in questa città, accolti da Arechi II nel Palatium, con un gesto che intendeva riaffermare l’autonomia del suo Principato.
A luglio del 787, Romualdo, amato primogenito di Arechi e Adelperga, definito “giovane bello d’aspetto e di cuore” e “nuovo Arechi”, morì di un oscuro male. A distanza di un mese, il 26 agosto del 787, morì anche Arechi II, improvvisamente.
Adelperga restò con gli altri quattro figli: Grimoaldo III, erede del Principato, Gisifo (che secondo alcuni studiosi si chiamava Alahis), Teoderada e Adelchisia.
Alla morte del marito e del figlio, fu lei a reggere le sorti del Principato e per circa un anno seppe gestire le opposte potenze che lo minacciavano.
Fu solo quando Papa Adriano I scrisse a Carlo Magno lettere calunniose ed ingiuriose nei suoi riguardi, che lei stessa inviò un’ambasciata a Carlo Magno, promettendogli fedeltà in cambio della liberazione di suo figlio Grimoaldo (tenuto in ostaggio dall’imperatore) e del suo insediamento al trono.
L’armistizio con il re franco fu stipulato nella basilica di Santa Maria Maggiore a Santa Maria Capua Vetere. Grimoaldo, oltre al giuramento di fedeltà ai Franchi, s’impegnò anche a “franchizzare” i costumi dei longobardi beneventani, compresi il taglio della barba e dei capelli.
Egli governò fino alla sua morte, avvenuta nell’ 808, quando aveva solo quarantadue anni. Della principessa Adelperga non si hanno notizie certe, ma si ritiene che ella morì subito dopo la morte del figlio, probabilmente di dolore.
Grimoaldo non aveva avuto figli e il trono passò al tesoriere del regno.
Non si sa nulla sulla sepoltura di Adelperga: probabilmente riposa accanto al marito Arechi II e ai suoi figli, a Salerno.
Dorotea Memoli Apicella, Adelperga, Società Salernitana di Storia Patria – Laveglia Editore aprile 2004
Vera Von Falkenhausen I Longobardi meridionali in AA.VV. Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, in: Storia d’Italia diretta da Giuseppe Galasso, UTET Torino 1983, vol III
Sito UNESCO I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)
Voce pubblicata nel: 2024
Ultimo aggiornamento: 2024