Adele Butti nacque nel 1848 a Trieste, in una famiglia di commercianti, primogenita di tre sorelle che uscirono dall’anonimato della vita domestica dedicandosi alle arti e alla cultura: se per Adele fu determinante l’amore per la poesia e la scrittura, per Argelia fu invece la pittura a consentirle di esprimersi e per Sofia la musica.
Il contesto familiare aperto e dichiaratamente patriottico ne favorì la formazione e le consentì di conoscere personalmente importanti esponenti del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica italiana, avvicinandosi alle dottrine mazziniane. Queste divennero per buona parte della sua vita un punto di riferimento incrollabile, in cui trovava una sintesi della sua ricerca personale: lo spiritualismo di fondo, il patriottismo e soprattutto la causa dell’emancipazione femminile.
All’età di ventidue anni, nell’aprile del 1870, fu la prima donna a tenere una conferenza alla Società della Minerva di Trieste, mentre fino a quel momento gli elaborati femminili erano stati soltanto oggetto di lettura da parte dei soci dell’ateneo; tema della lezione fu “L’influenza della buona letteratura sul cuore della donna”. L’anno successivo, nuovamente invitata alla cattedra della Minerva, vi recitò il carme L’Italia che conteneva anche un appello finale a Garibaldi, corso in aiuto della “sorella francese” nella guerra franco-prussiana.
Nel 1872 intervenne ancora per leggere una poesia in onore di Adelaide Cairoli, che confluì poi nel famoso Albo Cairoli, seguita poco dopo da un’altra importante esponente del primo femminismo, Malvina Frank, che intrattenne il pubblico con una lezione sul diritto di famiglia del tempo. Nota ed apprezzata anche per le sue posizioni filo-italiane, nel 1874 partecipò alle celebrazioni per il centenario del fondatore del gabinetto triestino, Domenico Rossetti, ma la sua lirica fu sequestrata preventivamente dalla polizia austriaca perché ritenuta apertamente politica. La famiglia Butti era notoriamente amica di Guglielmo Oberdan e negli anni anche le figlie parteciparono alle iniziative irredentistiche in area giuliana.
Adele aveva nel frattempo avviato la collaborazione con il periodico «La Donna», che era il principale giornale dell’emancipazionismo italiano, diretto dalla mazziniana Gualberta Beccari; ma scriveva anche per altre testate, come il celebre antiaustriaco «La Favilla», l’anticlericale «Il progresso» e ancora l’organo della società operaia triestina, «L’operajo»; con la sezione femminile di tale “fratellanza operaja” collaborò anzi in più occasioni. Nel 1877 Adele volle entrare in contatto personale con Giorgina Craufurd Saffi, che in quel momento rappresentava la principale figura del mazzinianesimo femminile, e le fece dono di un suo lungo componimento poetico dal significativo titolo de Diritto e dovere.
Negli anni Ottanta la scrittrice tenne alcune conferenze anche alla prestigiosa cattedra dell’Ateneo Veneto di Venezia: nel 1881 una lezione sull’emancipazione della donna e la famiglia, anticipata qualche mese prima a Trieste (pubblicata poi dall’amica Beccari nel suo giornale), in cui dimostrava non solo che l’autonomia femminile non avrebbe comportato la crisi delle relazioni famigliari, ma che anzi l’emancipazione delle donne ne avrebbe prodotto un rafforzamento. Altri suoi interventi si ebbero sulla Lelia di George Sand, sull’Emilio di Rousseau, su San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena: coi suoi scritti su soggetti religiosi la Butti anticipò la ripresa degli studi sul francescanesimo che saranno poi al centro dell’attività del pastore Paul Sabatier (con cui la Butti ebbe più tardi un ricco scambio epistolare). A cavallo tra i due secoli, infatti, il suo antipositivismo e l’eclettismo spiritualista la stavano spingendo progressivamente su posizioni vicine al modernismo, come mostra la sua collaborazione con la rivista dell’Unione morale di Milano «In cammino».
Liviana Gazzetta, “Il sentimento di una nuova civiltà”. Le conferenze di Adele Butti all’Ateneo Veneto, “Ateneo Veneto. Rivista di scienze, lettere ed arti”, CXCIII (2006), t.s., 5/I, pp. 127-150;
Giuliana Marini, Adele Butti (1848-1909). Un personaggio femminile alla Minerva, “Archeografo Triestino”, LXIX (2009), s. q., pp. 373-379
Referenze iconografiche: Adelaide Butti (attribuzione non certa), Archivio privato (Padova).
Voce pubblicata nel: 2020
Ultimo aggiornamento: 2023