Di Abelke Bleken non conosciamo la data di nascita, ma solo quella di morte, il 1583. Una morte sul rogo, bruciata come strega. È l’unica donna di Amburgo di cui esiste una testimonianza giudiziaria – il cosidetto Eugicht – di un processo per stregoneria e nel 1856 un archivista della città le dedicò un racconto. Alcune/i studiose/i residenti nella regione hanno recentemente studiato la sua figura e hanno letto la sua vicenda personale non come un caso isolato, ma inscrivendola in un complessivo processo di riorganizzazione delle strutture sociali ed economiche che riguardò tutta l’Europa. A metà del XVI secolo la classe feudale, nel passaggio verso forme del primo capitalismo, era ovunque in profonda crisi e alla ricerca urgente di terre.
Esse furono sottratte ai contadini con una tipologia di esproprio che in Germania era noto con il termine di Bauernlegen che aveva lo scopo di creare aziende agricole più grandi, sottraendo le fattorie ai piccoli proprietari. Essi, privati della terra da cui traevano il loro sostentamento, entrarono in un nuovo stato della popolazione composto da vagabondi, lavoratori a giornata, mendicanti. Si trattava della situazione che Karl Marx chiamò “accumulazione originaria” e descrisse nella sua teoria dell’accumulo capitalista della proprietà privata.

La filosofa politica Silvia Federici lesse gli espropri di terreno e la caccia alle streghe come elementi correlati. Gli espropriati, ovviamente, accumulavano disperazione, odio per i subentranti, ma poco potevano fare se non lanciare maledizioni e minacciare ed è probabile che i neoproprietari avessero paura di loro e attribuissero ai loro poteri malefici i normali eventi sfavorevoli della vita.
D’altra parte, nel XVI secolo le accuse di stregoneria erano frequenti e derivanti dalle più svariate cause. Nel 1532 la Constitutio criminali Carolina introdusse un sistema giuridico uniforme in tutto l’impero in base al quale bastava una voce anonima per avviare il cosiddetto processus extraordinarius e le dichiarazioni dei testimoni venivano considerate come prove.

Grazie alla tortura la caccia alle streghe divenne endemica nel territorio anseatico e si estorsero lunghe liste di complici creando una frattura nella solidarietà. I movimenti di resistenza dei contadini e delle contadine contro la nuova classe dirigente o contro i singoli casi di ingiustizia furono così stroncati sul nascere. Ogni coesione tra persone che avrebbero dovuto lottare insieme fu distrutta.
Tra il XVI e il XVII secolo furono uccise nella sola Germania tra le cinquantamila e le sessantamila persone, la maggior parte delle quali erano donne.

Abelke era il bersaglio ideale: viveva a Ochsenwerder, un distretto rurale di Amburgo nella fertilissima zona delle paludi, era proprietaria di una prospera fattoria di circa 9 ettari, ereditata dai genitori e possedeva animali che accudiva con perizia. Era sola, proprietaria terriera e probabilmente determinata a non cedere la propria terra. È plausibile che si dovettero attuare strategie particolari per costringerla a cedere.

Nel 1570 la devastante alluvione di Ognissanti, a tuttora ricordata e di cui resta traccia nel cosiddetto “lago” ancora visibile, distrusse l’argine la cui manutenzione era di competenza di Abelke e del vicino Henneke Schwormstedt . Era infatti obbligo di legge che la cura e l’eventuale ripristino degli argini spettasse ai proprietari dei fondi limitrofi. Tuttavia, dopo disastri così gravi, era tradizione che le persone colpite ricevessero aiuti sotto forma di manodopera aggiuntiva, anche perché un argine rotto costituiva un pericolo per tutti.

Nel loro caso, il balivo di allora Dirick Kleater non concesse tale aiuto e Abelke e Henneke furono costretti a cedere le proprietà. Poco dopo esse furono acquisite dall’ influente consigliere amburghese Johann Huge. Anche Abelke non nascose il suo odio e il suo rancore e fu facile attribuirle la responsabilità della malattia di alcuni familiari di Kleater e della morte di sua moglie e sbarazzarsi di lei, isolata, scomoda. E donna.

Ad Abelke furono estorti con la tortura i nomi di possibili complici. Pochi mesi dopo la sua morte vennero giustiziate altri cinque compaesani. Dopo l’esecuzione di queste persone, secondo la storica Rita Voltmer, la situazione sociale si degradò ulteriormente e si ridefinirono in senso peggiorativo anche i rapporti tra le donne del paese.
Abelke morì da strega e da strega fu ricordata fino a quando, recentemente, gli studi delle dottoresse Roswita Rogge, Rita Bake, Simone Vollstädt ne hanno riabilitato la memoria. Oggi nel cimitero di Ohlsdorf in una lapide in basalto nero è inciso il suo nome e arde una luce a memoria sua e di tante altre.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Abelke Bleken

Le informazioni sono desunte, verificate e liberamente riadattate dal libro di Jarka Kubsova, La palude delle streghe, Neri Pozza.




Voce pubblicata nel: 2025

Ultimo aggiornamento: 2025