Scrittrice di monastero o di corte? Gli studiosi dei poemi e dei drammi scritti dalla badessa Rosvita, nata più di mille anni fa, ne discutono. Imparentata con la famiglia imperiale sassone, Rosvita scrisse, lei donna e monaca, una biografia sull’imperatore Ottone I su richiesta espressa del successore. Rosvita non stava dunque sempre chiusa nel chiostro – del resto non lontano da Magdeburgo, sede imperiale – e a corte apprendeva dagli ambasciatori dell’impero le novità del mondo: una volta ascoltò con ammirazione, lo ricorda lei stessa, un resoconto sulle meraviglie artistiche e intellettuali della città di Cordova, allora sotto il dominio arabo, dove fioriva una straordinaria cultura.
Mente curiosa e vivace, Rosvita si interrogava sul mondo a lei contemporaneo e ammirava gli antichi scrittori: la lettura dei drammi del latino Terenzio (II secolo a. C.) la spinse all’emulazione e alla composizione di opere teatrali ( Il Gallicano, la Resurrezione di Drusiana e Callimaco, La conversione di Taide... ) per le quali secoli dopo ebbe l’ammirazione di Anatole France.
A Terenzio, il suo modello, Rosvita deve molto per la struttura della lingua e la forma drammaturgica, ma il suo universo morale è naturalmente diverso e inserito in un quadro, più metafisico che religioso, ispirato all’armonia al di là dal caos conflittuale e crudele della vita. E qui l’influenza filosofica di Boezio (V secolo) è evidente. La «tentazione dell’amore e dei sensi» è il tema principale del teatro di Rosvita, tentazione alla quale i personaggi femminili talvolta resistono e altre volte si abbandonano. Ma alla fine sono le donne a trionfare sulla “crudeltà” degli uomini persecutori e seduttori.
Una lettura femminista dei drammi di Rosvita è anacronistica, ma si deve riconoscere che nel suo teatro le donne sono sempre personaggi positivi mentre gli uomini vengono dipinti per lo più come esseri rozzi e brutali.
Il singolare clima dei drammi di Rosvita è stato ricordato da Antonin Artaud nel manifesto sul Teatro della crudeltà (1932): «è una crudeltà, quella messa in scena, che si combina con un specie di purezza morale che non teme di pagare per la vita il prezzo che è necessario». I drammi di Rosvita presentati, lei vivente, alla corte imperiale come letture sceniche, hanno conosciuto nel secolo scorso varie rappresentazioni teatrali e sono stati tradotti anche in italiano da Ferruccio Bertini (Dialoghi drammatici, Garzanti 1986).
Referenze iconografiche: Conrad il Celta presenta il libro di Rosvita a Friedrich III di Sassonia.Incisione di Albrecht Dürer. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023