Anticamente sulle piccole e disperse isole dell’Egeo, nelle sere invernali, al tramontare precoce del sole, quando ogni luogo era invaso dal buio e ogni attività dell’uomo non poteva che cessare, avremmo forse sentito, dentro le capanne dei pastori, costruite in legno, arredate di un semplice tavolo, poche sedie grezze ed un pagliericcio, la voce dei loro abitanti raccontare le straordinarie storie del mito e, ad esse, porgere orecchi attenti i bambini, vinti dalle avventure olimpiche di dèi ed eroi. Anche Laura Orvieto elegge l’ascolto quale senso nobile cui ridare centralità nella vita e nell’educazione dei giovani. L’affabulazione di una storia ben raccontata, da una voce espressiva e coinvolta, suscita stupore ed energia immaginifica nelle giovani menti di bambini e ragazzi. Laura sente quelle voci e quei racconti risuonare dentro di sé, così, si dedica al racconto, a trasmettere storie.

Il legame con l’antichità attraversa tutta la sua produzione e la sua narrazione che sono un invito all’ascolto. Dedica a ciò molte sue opere quali Storie della storia del mondo. Greche e barbare (1911), Storie della storia del mondo. Il natale di Roma (1928), Storie della storia del mondo. La forza di Roma del 1933, infine, Storie di bambini molto antichi (1937).

Nata Cantoni il 7 marzo 1876, a Milano, Laura è nipote dello scrittore Alberto Cantoni e figlia del garibaldino Achille, cugino, per parte di madre, degli Orvieto. Cresce nell’ambiente stimolante e vivace di una famiglia di alta borghesia italiana ed anche, in quanto di religione ebraica, della comunità israelitica. Trasferitisi a Firenze, gli Orvieto sono protagonisti della vita culturale italiana tra l’inizio del XIX secolo e la fine della Seconda guerra mondiale, infatti, avviano un cenacolo culturale, fondando nel 1896 la rivista letteraria «Il Marzocco».

Laura, amante della lettura e dello studio, soprattutto di discipline storiche, è colta e vivace, grazie anche alla formazione ricevuta dall’istitutrice Lily Marshall, puritana scozzese, tanto importante che, anche per i propri figli Leonfrancesco ed Annalia, nati nel 1900 e nel 1903, sceglie l’inglese Miss Potts come istitutrice e il racconto di storie come pratica formativa.

Ascolto, racconto, scrittura, lettura, sono le parole che scandiscono la sua esistenza, anche in età adulta quando, coniugando ciò alla passione per l’infanzia, aspira ad una pedagogia che sia una pratica attiva, finalizzata a far qualcosa di utile per i piccoli disagiati come quelli di cui aveva letto nei testi di Dickens, nonché a un’educazione paritaria fra i sessi.

I “doposcuola” esistenti, all’epoca, a Milano, dove svolge attività di volontariato, sono il possibile luogo di realizzazione del suo progetto, ispirato dall’agire della sua maestra di italiano, Rosa Errera, insegnante di Lettere, ma anche autrice di opere didattiche e pedagogiche nonché di antologie e libri di lettura. Tuttavia, Laura non potrà seguire corsi di studio specifici né tirocini di insegnamento, a causa dell’opposizione della famiglia, che costringe l’educazione femminile in istituti femminili o tramite istitutrici private. In ogni caso, anche dopo il matrimonio, felice, con il cugino Angiolo Orvieto, non si placa in lei l’ansia e l’esigenza del racconto, dell’invenzione che si innesta nella tradizione. Rivestire i miti greci e romani della struttura delle fiabe è la felice intuizione di Laura. La valenza formativa del mito, inesauribile, trova nuova espressione e si eterna ancora formando i bambini di ogni epoca.

Leo e Lia. Storia di due bimbi italiani con una governante inglese, nel 1909, è il libro d’esordio di Laura Orvieto come scrittrice per i più piccoli, sotto lo pseudonimo di Mrs. El. Dietro tutti i personaggi si nascondono i membri della famiglia Orvieto, primi fra tutti i figli dai quali sono ripresi i nomi dei protagonisti. Autobiografico è anche Storia di Angiolo e Laura, opera dedicata alla storia dell’autrice e del marito, composta fra il 1936 e il 1939, inedita fino al 2001 e scoperta, tra le carte del Fondo Orvieto – presso l’Archivio Contemporaneo del Gabinetto Vieusseux –, grazie al lavoro di indagine e studio svolto da Caterina Del Vivo. In entrambe le opere sono espliciti i riferimenti all’ebraismo, il che porta alla censura di alcuni capitoli di Leo e Lia, nonché, forse, ad attendere tempi migliori per la pubblicazione della propria storia autobiografica. Stessa sorte per un altro testo del tutto originale: Viaggio meraviglioso di Gianni nel paese delle parole. Fantasia grammaticale, illustrato dalla stessa autrice con numerosi disegni: Gianni, attraverso avventure, incontri con personaggi fantastici e intuizioni brillanti riesce a dipanare i nodi dell’analisi grammaticale e logica della lingua italiana, a scoprirne il fascino e le logiche che ne regolano i meccanismi. Come Alice nel paese delle meraviglie, Gianni, con il suo ritrovato entusiasmo per la comprensione della propria lingua, trascina il lettore nel mondo fantastico più inatteso che vi sia, quello della grammatica.

Si esprime in un linguaggio semplice, immediato, lineare, eppure meditato e curato. L’urgenza di una vita attiva a favore dei bambini nasce anche dall’ammirazione per chi spese la propria per garantire il benessere altrui, prima fra tutti Florence Nightingale, infermiera ed organizzatrice di ospedali da campo, di cui Laura scriverà una biografia. Tuttavia, l’humus di cui Laura si nutre è essenzialmente la lettura, mai troppo vasta per i suoi desideri, di autori italiani e stranieri, di prosa e poesia, da Dante a Shakespeare, dai classici della letteratura greca e latina alle opere a lei contemporanee, come quelle di Verne, Carroll, Berrie.

Solo gli anni duri della persecuzione ebraica, nel corso della Seconda guerra mondiale, interrompono l’attività fervida di Laura Orvieto che, nei mesi successivi alle leggi razziali soffre l’isolamento e l’esclusione dalla vita attiva, nell’incredulità di sentirsi emarginata dal paese a cui sente di appartenere. Trascorre così la primavera del 1939 a Cortina, luogo-rifugio in cui porta a termine Storia di Angiolo e Laura: il racconto della propria storia diviene una forma di orgoglioso contrasto allo sconforto per la situazione che si sta vivendo, un’espressione di consapevolezza di sé e una consolazione che assume le forme di una fiaba, attraversata da un umorismo che mitiga il realismo e la denuncia di alcune pagine. Dopo aver raccontato i miti e le storie di Grecia e Roma, ora è il momento di narrare la storia di una famiglia borghese di origine semita protagonista del primo Novecento.

Fra il novembre 1943 e l’ottobre 1944, trova rifugio presso il Convento dei Padri Cappuccini di San Carlo a Borgo San Lorenzo, nel Mugello. Lì rimane nascosta tra gli anziani ospiti della casa di riposo, insieme al marito, grazie a padre Massimo da Porretta.

L’attività di scrittrice della Orvieto, dopo la guerra, riprende e si lega anche a quella editoriale del marito, scrittore e poeta egli stesso, nella collaborazione al periodico “Marzocco” per la rubrica Marginalia, con la stesura di sunti di articoli pubblicati su riviste straniere o locali. Dal 1945 al 1947 dirigerà, inoltre, il periodico illustrato per l’infanzia La settimana dei ragazzi.

La profonda cultura del marito ed il suo essere inserito nel mondo degli artisti e dei salotti eleganti dell’epoca le consentono incontri diretti o a distanza con personaggi di primo piano, come D’Annunzio ed Eleonora Duse, con la quale intrattiene uno scambio epistolare, e poi Pascoli, Pirandello, Capuana e molti altri. “Leggeva furiosamente” scrive di sé stessa, spinta dal desiderio di conoscere e soddisfare la propria curiosità.

Alla sua morte, avvenuta il 9 maggio 1953, nascono una fondazione e un premio letterario per ragazzi che dal 1987, con il riconoscimento della Regione Toscana, sono a lei dedicati, in omaggio all’impegno della scrittrice verso l’infanzia e l’attività narrativa.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Laura Orvieto

Tutte le opere originali di Laura Orvieto curate da Caterina Del Vivo, in particolare:
L. Orvieto Leo S. Olschki, 2001;, Storia di Angiolo e Laura, a cura di C. Del Vivo,
L. Orvieto, Viaggio meraviglioso di Gianni nel paese delle parole, fantasia grammaticale, a cura di C. Del Vivo, Leo S. Olschki, 2001;
L. Orvieto, Fiorenza Nightingale, Bemporad Marzocco, 1965.
C. Poesio, Laura Orvieto, Firenze, Le Monnier, 1971.



Voce pubblicata nel: 2016

Ultimo aggiornamento: 2024