Diligente, rigorosa, serissima ma non avara di sorrisi, Anna Puglisi è una figura significativa della società civile palermitana. Presente in tutte le manifestazioni e ricorrenze contro la mafia e in ricordo e solidarietà verso le vittime, laica vestale del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato (il luogo di Palermo più fornito di libri e documenti relativi alla mafia, un centro studi con un’attività di ricerca che ha prodotto molte pubblicazioni). Nasce a Palermo nel 1939, in una famiglia di media borghesia (il padre avvocato, la madre figlia di commercianti). Si laurea in Matematica e fisica (e delle studiose di matematica acquisisce il tipico comportamento e stile); diventa assistente universitaria e ha un incarico di Istituzioni di matematiche per Scienze biologiche; ma il ruolo accademico non prevale sulla profonda passione politica che caratterizza tutta la sua esistenza. Nel ’71 aderisce al «Manifesto», che da rivista dissidente del PCI, è diventato un vero e proprio partito, e comincia per Anna la trafila della militanza di base: a sostegno delle famiglie del centro storico che, dopo il terremoto, hanno occupato in massa le case popolari del quartiere periferico Zen, divenuto successivamente emblema dei conglomerati dormitorio delle periferie cittadine, degradati prima ancora di essere abitati. Lavora alla creazione di un comitato popolare nel quartiere, privo di servizi fondamentali e dove i medici del «Manifesto» fondano un ambulatorio rionale.
Nel corso della sua militanza, incontra Umberto Santino, sociologo e storico, allora dirigente del «Manifesto», si frequentano e si sposano, ovviamente con rito civile, nel 1972. Successivamente escono dal gruppo politico cui avevano aderito, e – con amici e compagni provenienti da esperienze diverse ma simili – fondano nel 1977 il Centro siciliano di documentazione, insediandolo, dopo qualche anno, in un’ala della propria casa, dove resterà ‑ pur estendendosi a livello di un vero e proprio archivio e biblioteca pubblici ‑, a disposizione di ogni studioso e ricercatore italiano o straniero, interessato al tema. Il Centro non riceverà alcun contributo finanziario da parte delle Istituzioni locali, anche per una propria orgogliosa resistenza e coerenza morale, in quanto gli enti pubblici si rifiutano – malgrado reiterate proposte – di elaborare un regolamento, trasparente e controllabile, relativo ai finanziamenti alle associazioni antimafia.
Anna ed Umberto prendono nelle proprie mani la vicenda dell’assassinio di Giuseppe Impastato, dedicando al suo nome il Centro di documentazione, quando Impastato era uno sconosciuto ai più e per tanti un terrorista-suicida, e chiedendo con tenacia instancabile che sia fatta piena luce e giustizia sulla sua morte, individuando e condannando i killer e i mandanti mafiosi. Il che avverrà vent’anni dopo il delitto. Le indagini sulla sua morte, archiviate più volte e riaperte per l’impegno congiunto della madre Felicia Bartolotta (anche in seguito alle sue dichiarazioni, raccolte nel libro scritto da Anna ed Umberto, La mafia in casa mia) e del fratello e della cognata di Impastato, dei suoi compagni di militanza e del Centro Impastato, portano alla celebrazione dei processi, contro Vito Palazzolo, che si conclude nel 2001 con la condanna a 30 anni, e in videoconferenza a Gaetano Badalamenti, concluso nel 2002 con la condanna all’ergastolo, entrambi individuati come mandanti dell’omicidio.
Ma la violenza mafiosa a Palermo non si è mai fermata. Cadono in Sicilia magistrati, uomini politici, carabinieri e poliziotti. Nel 1980 viene lanciata una petizione, per iniziativa di donne di diversa provenienza politica e sottoscritta da migliaia di donne delle regioni meridionali più colpite dalla violenza mafiosa, rivolta al Presidente della Repubblica Sandro Pertini e ai Presidenti di Sicilia, Calabria e Campania, per chiedere misure urgenti ed efficaci contro le mafie. Si forma allora un Comitato di donne contro la mafia, che sarà il nucleo della futura Associazione delle donne siciliane per la lotta contro la mafia, che si costituisce formalmente nel 1984 (di cui Anna è cofondatrice e poi membro del direttivo). Utilizzando l’archivio del Centro di documentazione, Anna assieme ad Antonia Cascio scrive il primo testo sul rapporto donne e mafia: un prezioso ciclostilato, dal titolo emblematico: Con e contro. Mentre l’Associazione si sviluppa promuovendo una serie di iniziative diverse (incontri nelle scuole e nei quartieri popolari, gemellaggi con associazioni femminili straniere, sostegno a donne del popolo costituitesi parti civili contro gli assassini mafiosi dei loro congiunti, incontro in difesa delle donne violentate in Italia e nella ex-Jugoslavia, raduno comune con le donne ex-partigiane), Anna estrinseca una sua vocazione segreta, tra politica e letteratura, facendosi biografa di alcune emblematiche figure di donne siciliane, vittime della mafia o militanti contro di essa. Anna rifiuta la definizione di femminista, ma ricostruendo e illustrando la vita, la sofferenza, la capacità di resistenza e di azione di tante donne siciliane, compie un’opera che si può considerare autenticamente femminista.
È in riconoscimento di questa vita limpida, dedicata alla lotta contro le illegalità e alla valorizzazione delle donne, che l’8 marzo 2008, in occasione della Giornata della Donna, dedicata alle Donne per la Democrazia (a 60 anni dalla Costituzione della Repubblica e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani) Anna Puglisi ha ricevuto, dalla Presidenza della Repubblica, l’onorificenza di Commendatore della Repubblica con la seguente motivazione: «Con i suoi studi e la sua attività di raccolta di testimonianze di vita, svolta soprattutto attraverso il Centro siciliano di documentazione, intitolato a Giuseppe Impastato, ha valorizzato il contributo delle donne nella mobilitazione antimafia».
Un piccolo particolare sulla sua umanità: appassionata di musica classica, segue appena possibile tutti i concerti cittadini.
Anna Puglisi, Sole contro la mafia, La Luna 1990
Anna Puglisi, Donne, mafia, antimafia, Di Girolamo 2005
Anna Puglisi, Storie di donne: Antonietta Renda, Giovanna Terranova, Camilla Giaccon raccontano la loro vite, Di Girolamo 2007
Sito del Centro di documentazione Giuseppe Impastato
Referenze iconografiche: immagini provenienti dall'archivio familiare.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023