“Liceo Virgilio, Roma, sul finire dei difficili anni ‘70, coda del boom delle nascite italiane: scuole medie con doppi turni e classi separate per genere, superiori miste e sovraffollate. Càpito nella famigerata sezione E, tanto studio (non me ne pento) e didattica del tutto tradizionale. Dopo il primo non semplice adattamento il mio percorso da studente fila liscio, buoni voti e accettabile motivazione. Passati i due anni di ginnasio ecco il liceo, e cambia qualche disciplina; per esempio, entra nel curricolo la Filosofia.
Anche in questo caso, il mio interesse sostiene l’apprendimento più del docente. Nel secondo quadrimestre compare una nuova docente di Filosofia: chiara, diretta, motivata, ascolta e si fa ascoltare. Avrete capito che sto parlando di Eugenia Galardi. La filosofia sviluppa e approfondisce il ragionamento e la comprensione profonda, non può essere ridotta a una successione di pensieri e pensatori; non produce massime (anche se alcune aiutano) ma domande riferite a contesti differenti; elabora sensi e significati non scontati, proponendo interpretazioni del reale ma anche dell’immaginario”.
Questo breve racconto del contesto storico nel quale accade l’incontro con la docente che cambierà molte vite è dello studente Gianluca Taddei, oggi musicista, psicologo, musicoterapeuta, docente a sua volta di musica alla scuola media, di musicoterapia al Conservatorio dell’Aquila.
Come accaduto, nei casi fortunati, nella biografia di molte e molti sono gli incontri a scuola con le e i docenti che disegnano nuove traiettorie, e Eugenia Galardi è una di queste "maestre".
Nata a Chiavari nel 1938 e laureata in filosofia a Genova nel 1962, Eugenia Galardi è stata professoressa nel liceo Doria (storico liceo classico frequentato dalla classe dirigente del capoluogo ligure, ma anche fucina di esperimenti sociali, come il primo diplomato lavoratore conducente di autobus a fine anni ’70) e successivamente trasferita a Roma dove ha insegnato al liceo Virgilio. Qui in particolare durante il periodo delle dure contestazioni studentesche fu una delle poche docenti di filosofia che riuscì a fare sempre lezione, rendendo la sua materia una palestra di dialogo e conflitto positivo anche nel mondo dell’attivismo di sinistra dell’epoca. Il metodo filosofico, dunque, e l’approccio allo studio è stato per Eugenia Galardi la lezione più importante da trasmettere. Informarsi, riflettere, argomentare allo scopo di elaborare idee, progetti, competenze - come si dice oggi nella scuola - procedendo in una dialettica interna o di gruppi, sempre più approfondita.
“Imparare ad imparare”, questo ha proposto Galardi, decisamente in anticipo rispetto a quando questo è divenuto uno slogan della più recente pedagogia. Ma, a differenza degli slogan, la sua proposta era sostanziata dalla concretezza del metodo proposto.
Da persona capace di “mettere a terra” senza sminuire anche le più alte elaborazioni dei filosofi, nel ricordo di decine di suoi studenti e studentesse c’è l’aver ricevuto uno strumento di apprendimento molto potente, antesignano dell’attuale Power Point: la scheda. Una scheda da archivio, con l’appropriato identificativo tematico, in cui inserire anche in forma grafica gli elementi essenziali degli argomenti, sempre senza trascurare la sintetica trascrizione delle elaborazioni personali.
La sua passione di studiosa di Filosofia la portò a interloquire con uno dei maggiori pensatori e filosofi epistemologhi italiani, Evandro Agazzi, con il quale collabora nella stesura della sua opera completa. Studiosa di Carl Gustav Jung, ha diretto seminari sul rapporto tra sogno e inconscio. Ha ideato e organizzato seminari su l’I Ching, Il libro dei mutamenti. Quando era titolare di storia e filosofia nei licei a Genova e a Roma, ha sempre cercato di individuare metodi innovativi per rendere attivo l’apprendimento della filosofia da parte di ragazzi e ragazze, ricevendone anche durante il movimento del ’68 l’apprezzamento di quanti e quante rifiutavano insegnamenti autoritari.
Per fare emergere il grande potenziale creativo degli e delle studenti tra i 16 e 19 anni ha individuato il teatro come forma di creazione concreta del sapere. Il metodo consisteva nella ideazione (dall’inizio alla fine) di un'opera teatrale, basandosi su rigorose fonti filosofiche e storiche. Appassionandosi a questo lavoro i e le giovani scrivevano pièces originali, creando testi, sceneggiature, costumi, musiche e occupandosi della regia.
Ha fatto parte della Società Filosofica Italiana, lavorando al rinnovamento dell’insegnamento filosofico nella Sezione Didattica, con conferenze, convegni, partecipazione attiva a congressi.
Ha ideato e diretto a Roma il Progetto «Scuola Economia», la rivista omonima edita da Paravia e la rivista «Epsilon» per le discipline scientifiche. Ha progettato incontri di formazione e convegni nazionali con Associazioni di docenti (FNISM), Università, Società degli Economisti, Ministero della Pubblica Istruzione, Il Sole 24ore, ABI, Confindustria.
Ha curato come libera professionista la comunicazione istituzionale per Formez, Unione Camere Penali, Carisch Editore, ENI, ITALGAS, Comune di Roma.
Ha fondato la EOS, Società Italiana per le Relazioni Sociali, realizzando mostre e manifestazioni artistiche nazionali con personalità quali Mario Luzi e Salvatore Fiume.
Ha collaborato con Sergio Zavoli alla serie di Interviste ad autorevoli personalità pubblicate sul «Corriere della sera» in forma di previsione o profezia sul sopraggiungere dell’anno 2000.
Ha collaborato con Giovanni Goria in un progetto triennale su Qualità delle acque, qualità della vita.
Ha diretto come primo dirigente un Ufficio del Sottosegretario alla Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri durante il primo Governo Prodi.
Ritornata nel 2000 a Chiavari, sua città natale, ha fondato l’Associazione Culturale Nuova Eos, rinnovando il suo interesse creativo nella poesia, nella musica, nell’arte scultorea, nella pittura, con mostre ed eventi coinvolgenti istituzioni e cittadinanza. In quegli anni ha scritto i volumi: Consultazioni de l’I King, Giovanni Paolo II un dono nella scultura di Gaspare da Brescia, Musica oltre le note.
Concretezza e organizzazione certo hanno fatto parte, come dice la sua biografia, del suo metodo, ma accanto alla parte razionale Eugenia Galardi ha anche coltivato e poi condiviso in momenti seminariali, in libri e collaborazioni editoriali, una parte più creativa e onirica. Come la creazione dell’Accademia ortolana, un'associazione unica nel suo genere nata, appunto, da un sogno. Un sogno nel quale appare la possibilità di unire un gruppo di persone con diverse e varie competenze e passioni, un Orto delle arti. Chi intaglia, chi scolpisce, chi dipinge, chi scrive, fa musica, teatro: ecco come nasce questa Accademia. Dal sogno la realtà di un'associazione nella quale ogni partecipante ha il nome di un ortaggio, erba o frutto. Eugenia, per la cronaca, sarà Cipolla, perché “è la regina della cucina”, come lei sostiene. Da notare che nel XVI secolo un musicista aveva fatto la stessa operazione, dando vita per due anni, nel 1545-46 a un'associazione simile nel piacentino.
Con l’Accademia, tra le altre iniziative, la messa in scena teatrale dell’opera originale La polena racconta il mare. Nel corso degli anni, dentro e fuori la scuola, l’azione pubblica e sociale di Galardi è stata connotata da numerose rappresentazioni teatrali.
Sempre nel racconto di Taddei: "Ma l’esperienza più straordinaria, che mi segnò indelebilmente, fu la proposta di allestire e mettere in scena uno spettacolo teatrale su Giordano Bruno, che impegnò tutto il secondo anno di liceo. Formammo un gruppo inizialmente di studio, per raccogliere materiali su Bruno e il suo periodo, in cui lo scontro tra pregiudizio e libertà di pensiero si concludeva spesso nei tragici esiti partoriti dall’Inquisizione. Dopo le ricerche bibliografiche e gli approfondimenti, si trattò di elaborare il copione. Eugenia ci seguì da vicino in questo lavoro impegnativo con suggerimenti e orientamenti rispetto ai testi e alla coerenza teatrale, ma lasciandoci sempre completa libertà e quindi responsabilità: rispetto ai tempi, all’autogestione del gruppo, al confronto delle varie idee che emergevano. Fu un successo, innanzi tutto didattico, dato che chi partecipò a quel progetto non dimenticò mai, credo, cosa significasse mettere in gioco la vita per difendere le proprie idee, come Giordano Bruno. Imparammo dati, vicende, idee, visioni del mondo, condizioni storico-culturali perché rielaborammo attivamente e creativamente tutto ciò. Oggi le rappresentazioni teatrali sono quasi inflazionate a scuola, ma all’epoca Eugenia Galardi fu effettivamente una pioniera, e noi con lei”.
Alla base del lavoro creativo post insegnamento c’è l’appassionata e mai terminata lettura, in un corpo a corpo continuo, dell’intera opera di Carl Gustav Jung.
I seminari sullo Jung che si interroga sull’epistemologia della scienza psicologica, sulla psiche e sulla realtà dell’inconscio e studia anche i Ching, in collegamento con gli approfondimenti filosofici, avventura mai finita, hanno dato alla luce due prodotti: recentemente la cura dedicata da Galardi ai testi La conoscenza dell’invisibile e Dimostrare l’esistenza dell’uomo dell’Opera omnia di Evandro Agazzi, (con il quale lavorò a suo tempo nella Società filosofica), e il volume L’occhio di Jung, raccolta di alcuni sogni, illustrati con i disegni di chi li ha sognati e poi condivisi durante gli incontri.
Ecco come Eugenia spiega il suo interesse per il grande studioso e psicoterapeuta: “L’insegnamento per me interessante delle opere di Jung è che un uso eccessivo e totalizzante dell’aspetto razionalista del pensiero nuoce in modo fortissimo alla capacità di produrre visione e conoscenza. Studiando anche l’aspetto magico e onirico del lavoro di Jung, secondo il quale il disegno e quindi la trasposizione delle immagini che i sogni ci lasciano è importante e significativo, è nato il progetto di condividere non solo il racconto dei sogni, ma appunto anche i disegni che i sogni avevano impresso nella mente. Il titolo del testo, L’occhio di Jung, prende ispirazione da un mio sogno, nel quale è apparsa una sua immagine. Non ipotizzo che si tratti di un suo diretto intervento. Mi limito a dire che l’inconscio esiste se è vero che, come Jung insegna, reale è ciò che produce effetti. Questa esperienza ha dimostrato che il pensiero di Jung agisce anche attraverso le sue opere nel concreto della vita quotidiana. Credo che Jung possa essere annoverato tra i benefattori dell’umanità"