La storia delle sorelle Barberi, sacerdotesse del telaio in Versilia, è legata alla terra e alla povertà del mondo rurale. Le sorelle erano, in realtà, tre. Soldi per maritarle tutte non ce n'erano e così mentre alla più grande, Sira, furono destinati corredo e dote, le altre due figlie vennero avviate ad apprendere un mestiere. Teresa la tessitura, la più piccola, Irma, taglio e cucito. Teresa, poco più che bambina, si apprestava così al lavoro della tessitura su quel telaio (in toscano telare) di seconda mano che il padre aveva comprato e con cura rimesso in uso con piccoli interventi di falegnameria; il pozzo della casa serviva per tenere la canapa a bagno che poi nell'aia andava asciugata e filata. Tutte e tre le figlie, comunque, non smisero mai di lavorare in casa e sul campo. Presto Irma preferì il telaio al cucito e si mise al fianco della sorella, per tutta la vita.
Fin dall’inizio recuperarono la maggior parte dei vecchi schemi di disegno della tradizione locale, tramandati da maestra a maestra; ma ne progettarono di nuovi, e nel far questo utilizzarono sempre un linguaggio e una terminologia antichi: parlavano di calcole, poste, rimettaggio, oltre che di ordito e trama. Trascrivevano i disegni come spartiti musicali: righe orizzontali sulle quali ponevano tutti i punti per i passaggi di movimento dei fili nell’esecuzione, e alla base del foglio, una finestra che riportava con dei cerchi le indicazioni per i pedali. Per ciascuno schema un titolo: rosa incatenata, rosa stella, opera a vassoio, opera a mandolino, a piuma, felce o spina di pesce, o varianti: "rosa stella che vuole ringaggiata due volte prima messa nelle maglie a opera e seconda volta nelle maglie a tela, con due licciaiole". Un linguaggio tecnico comprensibile per il territorio: tutte le tessandore (tessitrici) potevano passarsi i disegni o qualche volta riservarsi di tenere per sé quello più prezioso; ma a Irma e Teresa bastava un'occhiata attenta al tessuto, per riprodurlo nella loro stanza del telare, prima su disegno, poi con i fili. La raccolta di tutti questi disegni in due quaderni neri scritti in bella grafia, a quadretti e titolati Appunti di telaio 1953, sarà più tardi opera di Teresa, dotata di calma e rigore filologico.
La Seconda Guerra Mondiale diede alle sorelle l'opportunità di fare qualcosa di veramente speciale: rivestire gli abitanti devastati dai bombardamenti del 1943 e 1944. Allora "la gente era nuda e grulla, non c'erano più coperte abiti lenzuola asciugamani" dice Irma, tutto era andato perduto e distrutto nei territori interessati dalla Linea Gotica: lavorarono anni interi alla cura dei propri vicini e conoscenti.
Negli anni della ripresa del Paese, dai Cinquanta ai Sessanta, le commissioni si fecero più diversificate: nel laboratorio delle sorelle Barberi fecero la loro comparsa i lamé destinati agli abiti da sera delle signore di Firenze, commissionati dalle case di sartoria della non lontana Prato; i tessuti sperimentali di rafia e di seta per gli stilisti emergenti (si narra di Valentino e di altri nomi dell'alta moda); i tessuti di tappezzeria per divani, poltrone e sedie di pregio per arredamenti di lusso; le stuoie di seta (anche per i prelati), i tappeti, i tessuti in lana per cappotti interamente sartoriali.
Di tutti questi capolavori non rimangono che alcune tracce nei ritagli di scarto o di prova, tutti conservati in una valigia degli anni Venti. Il committente ultimo, le sorelle Barberi non seppero mai esattamente chi fosse: i loro contatti erano con intermediari, e i guadagni per quei lavori straordinari per loro furono irrisori, in relazione alla qualità della loro opera, mentre interessarono piuttosto l'indotto delle aziende di Prato, di Firenze, di Milano. Né mai si è menzionato il loro nome negli ambiti spesso prestigiosi che si servirono dei loro tessuti. Il basso profilo imprenditoriale che le caratterizzava le accomunava alle tante ricamatrici, sarte, magliaie: le sorelle Barberi pagheranno sempre i contributi come lavoratrici agricole.
Negli anni Ottanta Irma e Teresa divennero insegnanti grazie alla formazione professionale promossa dalla provincia di Lucca intesa a valorizzare la competenza artigianale di quelle zone. Le sorelle formarono orgogliosamente giovani allieve che si avvicinarono a un mondo oramai stravolto e cancellato dai modi della industria tessile. Per Teresa, fu l'occasione tanto attesa di tirare fuori i suoi quaderni e passarli alle nuove generazioni.
Dieci anni più tardi però, in seguito all'alluvione del fiume Versilia (1996), la loro casa fu inondata e la stanza del telaio coperta di fango: furono messe in salvo, ma la stragrande maggioranza delle loro opere e dei disegni andò perduta. Ci vollero mesi per ripristinare il telaio, mesi per tornare ad abitare in quella casa e nessuno, istituzioni comprese, si adoperò per accelerare i tempi.
Teresa, in seguito a un malore, visse i suoi ultimi anni in un letto, affettuosamente custodita dalle sorelle e dai nipoti, figli dell'unica sorella Barberi, che ebbe l'opportunità di farsi una famiglia. Irma le stette sempre vicino, ma lamentò sempre di non poter più tessere insieme a lei. E lamentò anche che nessuno le ricordasse per il lavoro e la dedizione, profusa anche nell’allestimento di una stanza della tessitura del museo etnografico locale, per il quale le sorelle ripristinarono un antico telaio e al quale donarono le uniche opere compiute che erano riuscite a preservare. Nel 2007 è stato loro dedicato un documentario, unico “riconoscimento” di una vita al telaio: Irma ne è la sola voce protagonista, poiché Teresa è morta durante le riprese.