Straordinarie e moltiplicate per undicimila sono le vicende del viaggio della bella Orsola, guida delle vergini che dalla Bretagna la seguono fino a Colonia, nel viaggio verso il martirio.
L’avventura di santa Orsola e delle sue compagne è in gran parte leggenda che si arricchisce via via nei secoli promossa dai predicatori e accolta con entusiasmo dai fedeli. Ma qualcosa di vero c’è all’inizio: Orsola è il nome di una giovane martire del IV secolo testimoniato da un’iscrizione trovata a Colonia.
Nella leggenda la meravigliosa e cristiana Orsola figlia del re di Bretagna è chiesta in moglie dal figlio del re d’Inghilterra a lei sconosciuto e per di più pagano. La vergine Orsola non rifiuta il principe ma escogita, su suggerimento di un angelo, un complicato stratagemma per ritardare le nozze. Per dire di sì chiede tempo, tre anni, utili a radunare undicimila compagne, preparare le navi e allestire un lungo santo pellegrinaggio: durante l’attesa il fidanzato dovrà istruirsi nella fede cristiana. Il futuro sposo accetta.
In un incredibile viaggio Orsola e le vergini si spostano tutte insieme con gran seguito di ammiratori, aiutanti e amici – c’è persino, in alcune versioni, la regina di Sicilia con il suo seguito di dame, anch'esse rigorosamente vergini – girovagando dalla Bretagna a Roma, poi a Basilea e a Colonia in un grandioso pellegrinaggio.
A Roma il papa si affretta a battezzare le vergini non ancora cristiane e di punto in bianco decide di dimettersi dall’altissima carica seguendo quel fantastico corteo di belle ragazze. «Quando rivela il suo proposito tutto il popolo romano protesta pensando che sia diventato matto e lo accusa di correre dietro a donnicciole pazze» (così riferisce la Leggenda aurea). Ma il pontefice non rinuncia al suo progetto e lascia Roma unendosi al corteo. A un certo punto della storia entrano in scena anche gli Unni avvisati da un avversario del pontefice dimissionario e incitati ad assalire le vergini che intanto nel loro cammino raccolgono seguaci. Ciriaco vescovo di Antiochia, in quell’anno in visita alla corte papale, sentendo parlare delle Undicimila Vergini pellegrine, insieme a molti altri vescovi e cardinali, entusiasta le raggiunge e si unisce al loro tortuoso viaggio. Nel frattempo tutta la famiglia reale dello sposo si fa cristiana e parte alla volta di Colonia per incontrare Orsola e la sua splendida compagnia: un angelo ha annunciato che la città sarà per tutti il luogo del martirio e l’inizio della nuova vita.
A Colonia si compie infatti il destino desiderato: gli Unni, arrivati dai loro territori, vedono dall’alto delle mura arrivare quella folla di donne stupende, si gettano su di loro e le massacrano risparmiando al solito la più bella di tutte, Orsola, che viene presentata al re. È! naturale che questi se ne innamori, è naturale che Orsola lo rifiuti ottenendo così il martirio glorioso che desiderava.
Nonostante la narrazione sia ricca di molteplici battesimi, nonostante la presenza di un pontefice, di santi e di angeli, sembra difficile trovare in questa storia bizzarra una qualità religiosa o addirittura cristiana. Va presa - credo - nella sua fantastica complessità come splendido esempio di capacità comunicativa. Jacopo da Varazze nella sua predica la propone come tema attraente prima che edificante: l’immagine di un corteo di bellissime fanciulle che vanno incontro tutte insieme all’ineluttabile fine della vita terrena incamminandosi con gioia verso l’altra vita, è ampliata con uno straordinario effetto visivo e stile romanzesco; le avventure del viaggio, accompagnato da canti e colori, suonavano attraenti per chi ascoltava.
Ma a questa storia stupefacente il predicatore affidava un messaggio importante: affrontare senza paura la morte che è solo “trasformazione” e inizio di una vita più vera.
Cosa c’è di storico, di “vero” in questa leggenda? Una iscrizione latina del IV - o forse nel V secolo – ritrovata a Colonia ci parla di Orsola e altre compagne che andarono incontro al martirio sotto l’imperatore Massimiano. Nel IX secolo le compagne di Orsola diventano undici e cento anni dopo undicimila, forse per la lettura errata di un documento o forse per libera fantasia.
Jacopo da Varazze, il più famoso narratore di storie sante, vescovo di Genova nel XIII secolo e predicatore, inserisce la fiaba di Orsola nella sua celebratissima Leggenda aurea abbellendola con aneddoti pittoreschi. Più tardi il Carpaccio la renderà indimenticabile in nove tele coloratissime e affollate di personaggi improbabili, testimonianze anacronistiche e incantevoli della vita veneziana del suo tempo.
Fonti, risorse bibliografiche, siti su Orsola
Jacopo da Varazze,
Leggenda Aurea Trad. it. a cura di Alessandro e Lucetta Brovarone, Torino, Einaudi 1995
Ursula, in Dictionary of Saints di David Farmer, Oxford University Press 2003
Referenze iconografiche: Vittore Carpaccio, L'incontro dei fidanzati (dettaglio di La Leggendadi Sant'Orsola), 1490-95 Venezia Accademia. Immagine in pubblico dominio.