Pronipote del pittore Fragonard, Berthe fu iniziata fin da piccola alla pittura, insieme alle sorelle Edma e Yves: poiché le Accademie erano ancora precluse alle donne, nel 1865 i genitori realizzarono nel giardino di casa un atelier destinato alle figlie, procurando loro lezioni private di pittura. Le Morisot frequentarono anche il Louvre esercitandosi nella copia dei capolavori, poi Yves si accasò con un maturo ufficiale. All'epoca le nozze costituivano per le ragazze l'obiettivo principale, ma Berthe si sarebbe sposata per ultima, dopo alcuni corteggiamenti senza esito.
Artisticamente Berthe e la sorella Edma fecero la prima esperienza importante al seguito di J. Baptiste Camille Corot, che le avviò alla pittura en plein air; in questo periodo esse entrarono anche in contatto con artisti di spicco come Henry Fantin LaTour e Pierre Puvis de Chavannes. Dopo dodici anni di collaborazione, nel 1869 anche Edma si sposò e lasciò la pittura, pur continuando a supportare l'attività della sorella.
Nel 1868 Berthe conobbe il già affermato Edouard Manet; egli sarebbe diventato il suo più importante riferimento artistico e la ritrasse almeno in undici occasioni. Alcune fonti raccontano di una iniziale attrazione fra Berthe e Manet, rimasta poi nei limiti di una semplice amicizia. Attraverso questa frequentazione la giovane pittrice incontrò anche Eugene, fratello minore di Edouard; fra Eugene e Berthe si stabilì un affiatamento crescente che condusse, nel 1874, al matrimonio. Berthe non smise di dipingere neanche dopo la nascita della figlia, che anzi divenne il suo soggetto privilegiato; con la collaborazione del marito, la pittrice trasformò la sua casa in luogo d'incontro di intellettuali e artisti, ricevendo fra gli altri Zola, Mallarmè, Rossini, Renoir, Daumier, Monet e Degas.
Artisticamente Edouard Manet e Berthe Morisot si suggestionarono a vicenda. Lei prese a dipingere scene più essenziali e figure costruite in modo meno tradizionale. A sua volta Manet deve a Berthe l'interesse per la pittura all'aperto, la pennellata più rapida e meno compatta, i colori più luminosi.
Il primo successo di pubblico arrivò per Morisot con una tela esposta al Salon del 1970; il quadro ritraeva la madre e la sorella della pittrice ed era stato rimaneggiato dallo stesso Manet, al punto che la stessa Berthe ne fu contrariata ed affermò che non avrebbe più voluto esporlo perché le sembrava una "caricatura", un Manet scadente. Pur stimando il pittore, la giovane artista rivendicava l'autonomia del proprio percorso.
A conferma di questa indipendenza, Berthe continuò a confrontarsi con gli altri artisti e a sperimentare, liberandosi dalle regole della pittura convenzionale. Contro il parere di Manet partecipò già nel 1874 alla prima mostra impressionista, e da allora espose regolarmente con il gruppo. Fu la prima donna a sfidare il mondo accademico per adottare questo nuovo linguaggio, seguita presto da altre come Marie Bracquemond, Eva Gonzalès e la statunitense
Mary Cassatt.
Sul mercato dell'arte Berthe Morisot riscontrò le stesse difficoltà che mediamente ebbero un po' tutti gli artisti moderni, eppure in certi periodi le sue tele raggiunsero addirittura quotazioni migliori dei colleghi. Rispetto ad altri Impressionisti, Berthe faceva uso più frequente di studi e bozzetti preparatori; inoltre lavorò più sulle trasparenze che sulle proprietà ottiche del colore.
Secondo quanto disse di lei Paul Valery, la pittura di Morisot esprimeva "la volontà di ridurre tutte le cose ad un'allusione". In effetti nei quadri di Berthe il particolare e la forma sono per lo più subordinati al colore e alla sua stesura veloce; le pennellate vanno in ogni direzione e sono ampie, i colori luminosi e vibranti sono spesso frutto di una tecnica che mischia l'olio con le trasparenze dell'acquerello.
Berthe dipingeva preferibilmente ambienti con donne e bambini, in parte perché la sua condizione di donna le precludeva di girovagare liberamente come i colleghi dell'altro sesso: l'esperienza cosÏ importante nella sensibilità ottocentesca del flaneur resta una prerogativa maschile. Eppure il suo punto di vista non appare ristretto; anzi, si potrebbe definire come meglio ravvicinato, dato che permette una vera e propria partecipazione alle sensazioni dei personaggi: in effetti i bambini e le adolescenti di Berthe esprimono stati d'animo specifici e un'ottica propria. Con la sua tecnica nervosa e diretta, la pittrice indagava non solo il fenomeno percettivo, ma anche un'attenta varietà di emozioni. Probabilmente proprio la ricerca di una funzione più espressiva la indusse a recuperare, negli ultimi anni, un disegno più marcato e la plasticità delle forme.
Voce pubblicata da Miriam Di Marco - Progetto Intrecci, Rozzano.