Parlare di Trotula – scrive Ferruccio Bertini noto studioso di testi medievali – non è facile: «le due opere che le sono attribuite, sulle malattie femminili e sui cosmetici, non furono scritte materialmente da lei anche se contengono elementi che si riferiscono esplicitamente al suo insegnamento e, d’altra parte, paradossalmente, la sua opera sicuramente autentica è inedita …Bisogna restituire a Trotula il posto che le spetta nella storia della scienza basandosi sui pochi dati storici a disposizione».
La Scuola Salernitana attiva già nel IX secolo era un crogiuolo di culture dove maestri greci, ebrei, arabi e latini impartivano il loro sapere e esercitavano la medicina.
C’è una Trotula leggendaria e una Trotula storica: la prima nata da nobile famiglia, i De Ruggiero, moglie del famoso medico Giovanni Plateario e madre di due medici illustri, sarebbe stata famosa per la sua bellezza oltre che per la sua scienza e abilità diagnostica.
Sono notizie difficili da verificare che hanno alimentato sia l’entusiasmo delle storiche femministe sia lo scetticismo e l’ironia degli storici più o meno misogini. Ma sulla notorietà che il personaggio Trotula ebbe per secoli non si può dubitare: parla di lei (Madame Trotte de Salerne) il trovatore Rutebeuf (I metà del secolo XIII), Chaucer nei Racconti di Canterbury e fino al XV secolo circolano traduzioni in irlandese, francese, tedesco, middle english, fiammingo e catalano dei due trattati attribuiti alla quasi magistra Salernitana mentre terapie specifiche, come la cura delle lacerazioni dovute al parto, vengono praticate con la garanzia del suo nome.
Ma guardiamo a Trotula al di là della leggenda. Un dato è sicuramente documentato: le donne erano presenti e operanti nell’ambiente medico salernitano. Dal XII secolo in avanti abbiamo testimonianza di un nutrito numero di donne esperte nell’arte di Ippocrate: Abella, Rebecca Guarna, Francesca di Romana, fino a Costanza Calenda che nel XV secolo divenne dottore in medicina all'Università di Napoli. Inoltre ricordiamo che secondo il medico e scienziato spagnolo Arnaldo da Villanova non poche mulieres salernitanae aiutavano le partorienti e curavano malattie femminili (Arnaldo deplora tuttavia la inclinazione di alcune di loro alla magia e alle formule propiziatorie estranee alla scienza). Quanto a Trotula il documento fino a oggi più interessante è stato scoperto circa quarant’anni fa: è un breve testo manoscritto, inserito in una raccolta madrilena, indicato con il nome Practica secundum Trotam, secondo Bertini opera sicuramente autentica. Lo scritto contiene osservazioni sulle mestruazioni, sulle terapie atte a favorire il concepimento, ma anche suggerimenti pratici contro il vomito, la pazzia, i morsi dei serpenti, ossia consigli più generali che riguardano gli uomini come le donne.
La teoria e la pratica medica di Trotula, tramandate e scritte, si inseriscono comunque nel contesto della medicina dell’epoca ma presentano alcune particolari caratteristiche. La teoria di base è quella ippocratica dei quattro umori che rispecchiano i quattro elementi: il sangue caldo e umido come l’aria prevale in primavera, il flegma che è freddo e umido come l’acqua è tipico dell’inverno, la bile gialla calda e secca come il fuoco è caratteristica dell’estate e infine la bile nera fredda e secca come la terra dell'autunno. È la prevalenza di uno dei quattro umori sugli altri a determinare il carattere degli individui. Il “temperamento” è la mescolanza equilibrata dei quattro elementi: quando l’equilibrio viene a mancare insorge la malattia. Vediamo il caso delle mestruazioni troppo abbondanti e quindi debilitanti: esse, come appare nel III capitolo del testo sulle malattie delle donne, sono causate secondo Trotula dall’eccessivo calore del sangue che mescolandosi alla bile gialla o al flegma, trabocca dalle vene; «se il sangue che fuoriesce è giallognolo questo dipende dalla bile, se tende al bianco dipende dal flegma».
Sembra che Trotula preferisse interventi e cure “dolci” ossia impacchi, bagni, pozioni e massaggi là dove i suoi colleghi maschi praticavano cure chirurgiche, ma va detto a parziale discolpa di questi che la loro diagnosi dei disturbi femminili era ostacolata dal comune pudore delle donne, mentre era facilitata a Trotula dalla confidenza che una donna poteva suscitare. La quasi magistra dimostra in alcuni passi delle opere a lei attribuite di non avere preconcetti morali su temi come la frigidità femminile o l’impotenza maschile che tratta con sereno distacco scientifico a differenza di altri testi dell’epoca (ad esempio I segreti delle donne falsamente attribuita a Alberto Magno). Trotula considera il desiderio sessuale femminile un fenomeno naturale che, quando è impedito e represso da alcune particolari condizioni sociali (vedovanza o appartenenza a regola religiosa), può recare sofferenza e persino infermità. In questi casi Trotula consiglia rimedi pratici che allevino le sofferenze: «Prendi del cotone imbevuto di olio di muschio o di menta e applicalo sulla vulva… È un buon calmante e placa il desidero e il dolore che ne deriva».
Troviamo le due Trotule, quella della leggenda e quella della storia, unite nelle significative parole di un anonimo autore francese del XIII secolo:
«In primo luogo vi dico che una donna filosofa di nome Trotula - che visse a lungo e che fu in gioventù assai bella e dalla quale i medici ignoranti traggono grande autorità e utili insegnamenti - ci svela una parte della natura delle donne. Una parte può svelarla come la provava in sé, l’altra parte perché a lei donna, tutte le donne rivelavano più volentieri che non a un uomo ogni loro segreto pensiero e le aprivano la loro natura» (Placide et Timeo, ed. A. Thomasset, Ginevra 1980).
J. Agrimi e C. Crisciani, Malato, medico e medicina nel Medioevo, Torino 1980
J. Benton, Trotula, Women’s problems and the Professionalization of medicine in the Middle Ages, in «Bulletin of the history of medicine», 59, 1985
M. Oldoni, La scuola medica di Salerno nella cultura europea fra IX e XIII secolo, in «Quaderni medievali», 23, 1987
F. Bertini, Trotula il medico in Medioevo al femminile, Bari-Roma 1989 (ristampa 2010)
Referenze iconografiche: Disegno di una guaritrice, probabilmente Trotula, mentre impugna una fialetta di urine. Immagine tratta da Miscellanea medica XVIII, pubblicato nei primi anni del 14esimo secolo. Fonte: Wellcome Collection, London. Creative Commons CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023