Teresa Sarti nasce a Sesto San Giovanni, città operaia della cintura milanese denominata “La Stalingrado d’Italia”, il 28 marzo 1946; padre idraulico, madre casalinga. Pare che i genitori, che avevano già due figlie, avessero fatto un fioretto: se finisce la guerra facciamo un “fiulin” e, a conti fatti, sia pure a pelo potrebbe starci.

La famiglia abita in piazza Petazzi, all’ombra del campanile della chiesa di Santo Stefano; la domenica la mamma abbassa le tapparelle perché le figlie non vedano lo scandaloso spettacolo delle coppie che ballano nel sottostante Circolo Progresso, frequentato da comunisti e socialisti e Teresa mal sopporta questa religiosità bigotta. Alla morte prematura della madre, essendo le sorelle maggiori già sposate, dovrà prendersi cura del padre e della casa.

Questo non le impedisce di laurearsi nei termini in Lettere Moderne all’Università Cattolica di Milano, con una tesi sulla didattica della storia. È il 1968, ma il vento della rivoluzione non la sfiora perché contraria ad ogni forma di violenza.

La sua presa di coscienza sulle ingiustizie economiche, culturali e sociali avviene sul campo, quando comincia a insegnare nella Scuola Media Statale Giolli nel quartiere Bicocca di Milano, periferia confinante con quella di Sesto. Si tratta di un quartiere dove vive un sottoproletariato costituito in buona parte da immigrati provenienti dal Sud del Paese, dominato dalla criminalità organizzata e dove vige la mistica del fuorilegge fico, che veste firmato. Le macchine degli insegnanti che cercano di sottrarre i ragazzi al degrado, inventandosi di tutto per trattenerli a scuola anche nel pomeriggio, vanno a fuoco.

Il principio su cui si basa l’insegnamento di Teresa è: cercare sempre chi c’è dietro i re, i grandi conquistatori e in genere chi detiene ricchezze e potere. La sua bibbia è la poesia di Bertold Brecht Domande di un lettore operaio, ai tempi famosissima (tradotta in italiano da Franco Fortini) cui si ispirò, tra gli altri, Dario Fo nella Canzone del faraone (1971) e nello spettacolo El vilano e el faraon (1977).

Teresa è un’insegnante severa, che sa farsi rispettare, ma è anche disponibile ad ascoltare e aiutare gli studenti in difficoltà, protraendo il proprio impegno ben oltre l’orario e le mura scolastiche; qualcuno, dopo la sua morte, scriverà a Cecilia su Facebook: “tua madre mi ha salvato la vita”.

Nel 1971 incontra Gino Strada, studente di medicina e militante del Movimento Studentesco; si sposano e, nel 1979, hanno la loro unica figlia: Cecilia. Dopo la laurea Gino comincia a lavorare per la Croce Rossa e Teresa deve fare i conti con un marito assente per periodi lunghissimi, prendendosi cura da sola della casa e della figlia; questa situazione continuerà anche dopo la costituzione di Emergency.

Teresa ha sempre accettato con grande modestia che il merito e gli onori della fondazione di Emergency andassero solo al marito, convinta che il lavoro più importante e pericoloso lo facesse lui, che tagliava e cuciva, salvando vite umane.

In effetti l’idea di creare un presidio medico in zone di guerra è proprio di Teresa, che butta lì la cosa mentre chiacchierano seduti al tavolo della cucina (che ora si trova nello studio di Cecilia) con alcuni amici tra cui Carlo Garbagnati. Detto e fatto: nel 1994 nasce Emergency, di cui Teresa è la prima presidente. Inizialmente chiede un congedo dal lavoro (nel frattempo è passata ad insegnare nelle scuole medie superiori, prima all’Agnesi poi al Gentileschi), al termine del quale decide di andare in pensione. Infatti, il ruolo che ricopre è molto impegnativo, specialmente dopo il lancio della campagna per la messa al bando delle mine antipersona, di cui l’Italia è produttrice ed esportatrice nel mondo.

L’attività dei medici e paramedici sui luoghi di guerra viene documentata tramite migliaia di lastre, conservate negli armadi della ONG/ONLUS, e fotografie, che vengono esposte al pubblico nei banchetti e nelle scuole, dove Teresa vuole un grande impegno dei volontari, convinta che sia da lì che si debba partire per creare una nuova coscienza e mettere le basi per un mondo migliore. Per gli studenti viene prodotto un fumetto ad hoc, protagonista il Lupo Alberto, molto amato da bambini e adolescenti. Il motto è: sopra la guerra c’è chi campa, sotto la guerra c’è chi crepa.

Diffondere una cultura della pace diventa una priorità ed ecco le campagne Uno straccio di Pace (2001) e Fuori l’Italia dalla guerra (2002).

“Col tempo sono arrivati gli attacchi – dice Teresa in un’intervista – con l’accusa di essere pericolosi estremisti. Eppure nel 2002 abbiamo ottenuto il massimo dei consensi con la fiaccolata della pace in 270 città”. Dell’incontro col Papa dirà: “È stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita”. Ma la pace non si costruisce solo manifestando contro la guerra: in primo luogo bisogna dare prospettive per il futuro alle persone, garantendo a tutti in primo luogo casa e lavoro. È il diritto alla salute, anche in Paesi “difficili”, che diventa un impegno concreto a Kartum, nei cui ospedali vengono garantite le cure gratuite per donne e bambini: “l’obiettivo è incidere sulla struttura sanitaria del Paese, affermare i diritti praticandoli: questo è il modo di fare politica di Emergency, il cui assioma è la neutralità” dirà in una delle ultime interviste. Questa posizione viene attaccata sia da destra che da sinistra, ma Teresa risponde denunciando gli “effetti collaterali” delle guerre in corso: “Il 30% delle vittime sono bambini, ingente il numero delle vedove e degli orfani di padre. Ad Emergency non è stato perdonato di avere dato queste informazioni”. Parlando dei rifugiati dai paesi in guerra, denuncia la cattiveria e l’ignoranza di molti italiani contro i migranti, e sogna uno sciopero di una settimana delle badanti, che si prendono cura degli anziani.

Teresa muore nella sua casa di Milano il primo settembre del 2009 per un tumore al pancreas.

Classificata tra le tredici donne che hanno fatto l’Italia, cittadina onoraria di Pontedera, insignita del premio Art. 3 “per il suo impegno quotidiano vòlto a sollevare dal dolore le vittime della guerra e i meno fortunati”, è ricordata dalla figlia anche come una donna gioiosa e allegra, che amava ridere e scherzare in primo luogo di se stessa e delle proprie gaffe, per la sua capacità di reinventarsi ogni volta che succedeva qualcosa.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Teresa Sarti

Interviste a Cecilia Strada realizzate dall’autrice il 17.12.2018 e l’11.1.2019 a Milano

Interviste di Teresa Sarti a ARCOIRIS TV, Firenze, nel giugno 2005 e nel settembre 2008

Rassegna stampa dei giorni successivi alla morte di Teresa Sarti

Sito web di Emergency

Wikipedia

Referenze iconografiche: Ritratto di Teresa Sarti. Foto di Davide Venturi.  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license.

Voce pubblicata nel: 2019

Ultimo aggiornamento: 2023