Sono una scrittrice, una persona la cui esistenza è interamente determinata dalla scrittura.
Icona dell’intellettuale “engagée”, scrittrice, filosofa, saggista, femminista, amante, Simone è stata una donna poliedrica che ha incarnato lo spirito esistenzialista della Francia del Novecento e consegnato al mondo alcuni dei libri che più hanno contribuito alla lotta dei movimenti femministi del secondo dopoguerra a partire dal celebre motto “Donne non si nasce, lo si diventa”. La sua opera e la sua vita hanno influenzato generazioni di studiose in tutto il mondo come nessun’altra scrittrice del Novecento, forse più ancora nel mondo anglosassone che in quello francese.
Simone, Lucie, Ernestine, Marie Bertrand de Beauvoir è nata il 9 gennaio 1908 in una famiglia borghese di inizio secolo. Cresciuta in boulevard Montparnasse al numero 103, nel piccolo edificio d’angolo con boulevard Raspail, dove due anni dopo avrebbe aperto i battenti il ristorante La Rotonde. A causa di imprese fallimentari del nonno materno, il banchiere Gustave, la famiglia cadde in rovina con lui e non poté mantenere lo stile di vita cui riteneva di avere diritto per nascita. Il padre Georges e la madre Françoise Brasseur, si erano incontrati durante una villeggiatura a Houlgate e si erano sposati per passione nel giro di pochi mesi, ma il sodalizio matrimoniale, benché duraturo entrò ben presto in crisi sia a causa delle ristrettezze economiche, che dello stile di vita di Georges che amava il teatro e le belle donne, passione che fece vivere la moglie in uno stato di costante gelosia.
Un paio di anni dopo di lei nacque la sorella Hélène, detta Poupette, con la quale il sodalizio durerà tutta la vita, anche se ci fu un brusco allontanamento durante l’appassionata amicizia di Simone con Elisabeth Lacoin, nelle memorie chiamata Zaza, durante le scuole elementari. La futura scrittrice mostrò sin da bambina un temperamento appassionato e vivace e l’acutezza di uno spirito critico che la sosterrà sempre e la condurrà a far diventare sé stessa e le persone che facevano parte della sua vita, materiale primario sia della nota autobiografia in più volumi, a partire dalle Memorie di una ragazza perbene, che dei romanzi che la consacrarono regina delle lettere francesi con I Mandarini. Accovacciata sul balconcino di casa la bambina amava osservare il via vai dei passanti e dei lavoratori, ascoltare le loro voci, immaginare le loro vite. Prediletta della madre che si occupava personalmente della sua educazione, Simone dimostrò sin da piccola di essere destinata a una vita eccezionale. Anche il padre, seppure in maniera meno diretta della madre, appoggiava le passioni intellettuali della bambina e aveva composto per lei, in un quadernetto in similpelle nera, un’antologia che conteneva anche brani di Racine, Corneille, Molière e Hugo; fu proprio Georges a trasmetterle l’idea che al mondo non esisteva niente di più bello del mestiere di scrittore. La durezza e la povertà della vita parigina non minarono mai la fiducia in sé stessa di Simone e venivano comunque mitigate durante le belle estati che la famiglia trascorreva nel Limousin dal nonno paterno Ernest. Con lui, la bambina andava a passeggiare nel bosco di castagni e nei prati della vasta tenuta, e imparava a riconoscere fiori, piante e specie animali. Questa cesura tra la vita cittadina e quella campagnola si confacevano a Simone che amava vivere a Parigi e al contempo voleva esplorare il mondo e che fu per tutta la vita una camminatrice formidabile. Se l’infanzia e l’adolescenza furono segnati dall’amicizia amorosa con Zaza, i cui confini vennero tratteggiati dalla scrittrice nel romanzo Le inseparabili, è la fine tragica di questo rapporto che segna l’ingresso di Simone nell’ “età forte”.
La nascita del Castoro - Il primo volume delle memorie si chiude con un’amara riflessione sulla sorte dell’amica: “… Zazà era stata vittima d’un eccesso di stanchezza e d’angoscia? Spesso, la notte mi è apparsa, tutta gialla sotto una cappellina rosa, e mi guardava con rimprovero. Insieme avevamo lottato contro il destino melmoso che ci aspettava al varco, e per molto tempo ho pensato che avevo pagato la mia libertà con la sua morte”.
Dotata di una forza di volontà implacabile decise sin da giovanissima di non seguire il destino borghese e tradizionale che l’attendeva, Simone studiò per diventare insegnante e potersi così affrancare dalla famiglia. Durante gli anni di studio l’amico René Maheu aveva iniziato a chiamarla Castor, per l’assonanza del cognome Beauvoir con la parola inglese Beaver e le aveva scritto su un quaderno “I castori si muovono in branco e hanno spirito costruttivo”. Da allora e per sempre Simone venne chiamata “Castoro”.
Nel 1929 agli esami finali di “agrégation” in filosofia alla Normale si piazza seconda dopo Jean-Paul Sartre, una delle prime donne a raggiungere questo traguardo. Anni dopo avrebbe dichiarato in un’intervista: “D’altronde, professionalmente, ai miei tempi, c’erano meno donne che completavano i loro studi. Riuscire una ‘agrégation’ in filosofia, significa situarsi come una privilegiata tra le donne. Di conseguenza, mi sono fatta riconoscere dagli uomini. Ero la donna eccezionale e l’ho accettato”.
L’incontro con Sartre fu la svolta decisiva, la relazione che aveva sempre desiderato. Lui fu il compagno prediletto di tutta la vita e il loro impegno reciproco - preso subito all’epoca dell’incontro - di essere l’uno per l’altra “l’amore necessario” che avrebbe sempre vinto su qualunque “amore contingente” - venne rispettato. Neanche la grande passione - quell’“amore transatlantico” per lo scrittore americano Nelson Algren che le chiese di sposarlo - riuscì a infrangere quell’alleanza basata sulla “trasparenza” e sull’impegno di “dirsi tutto”.
Non mi domandavo più: che fare? C’era tutto da fare; tutto ciò che in passato avevo desiderato di fare: combattere l’errore, trovare la verità, dirla, illuminare il mondo, magari contribuire addirittura a cambiarlo. Ci sarebbe voluto tempo e fatica per mantenere anche solo una parte delle promesse che mi ero fatta, ma questo non mi spaventava. Nulla era risolto, tutto restava possibile. E poi, avevo avuto una grande fortuna: di fronte a quest’avvenire, d’un tratto, non ero più sola. Fino ad ora gli uomini cui avevo tenuto erano stati d’una specie diversa dalla mia: disinvolti, sfuggenti, un po’ incoerenti, marcati da una storia di grazia funesta; impossibile comunicare con loro senza riserva. Sartre rispondeva esattamente al sogno dei miei quindici anni: era l'alter ego in cui ritrovavo, portate all’incandescenza, tutte le mie manie. Con lui avrei potuto sempre condividere tutto.
Gli amori e l’amicizia - Così come non si può scrivere di Simone de Beauvoir senza scrivere di Sartre, è necessario almeno elencare anche le altre persone con cui ebbe un legame importante e costellato da una fitta corrispondenza. Oltre al già citato “amore transatlantico”, lo scrittore americano Nelson Algren, vanno ricordati quanto meno i legami amorosi con Jacques-Laurent Bost - dal luglio 1938 e per i dieci anni successivi - che faceva parte con il fratello Pierre della “famiglia” esistenzialista e Claude Lanzmann con cui convisse sette anni. Le lettere della scrittrice sono state vendute nel 2018 dal regista all’università di Yale in aperto contrasto con Sylvie Le Bon de Beauvoir che era contraria alla loro pubblicazione, così come alla pubblicazione di quelle di lui, a causa di un’antica diatriba tra i due. Sylvie è stata per Simone amica devota, compagna e poi figlia adottiva; entrata nella sua vita nel 1962 come timida ammiratrice non la lasciò mai più. Al contempo anche Sartre era coinvolto in numerose relazioni “contigenti” che a volte minarono la fiducia in sé stessa di Simone, ma non fecero mai venire meno il loro patto giovanile, il loro amore “necessario”.
L’intensità della vita amorosa e amicale del Castoro va di pari passo con quella intellettuale, di studiosa e di lettrice così come di scrittrice. Scrittura, relazioni e viaggi sono dunque il fulcro della sua esistenza. Tra le numerose scrittrici citate nel suo saggio più famoso - Il secondo sesso - vanno ricordate almeno Edith Wharton, Mary Wollstonecraft, Madame De Lafayette, Colette che conobbe di persona, Katherine Mansfield e Virginia Woolf, di cui aveva amato in particolar modo Una stanza tutta per sé, tanto da citarla lungamente anche nella conferenza Le donne e la creatività che tenne in Giappone nel 1966.
Il decennio dell’età forte la vede a Marsiglia nel 1931 dove ottiene il suo primo incarico e inizia quei vagabondaggi nella natura che sempre l’appassioneranno. Sartre viene mandato a insegnare a Le Havre dove resterà anche quando Simone verrà trasferita a Rouen dove tra le colleghe si legherà alla scrittrice Colette Audry. Il legame con l’allieva Olga Kosakievicz e la passione non ricambiata che la giovane scatenerà anche in Sartre, verrà trasposto nel romanzo L’invitata che sarà poi pubblicato nel 1943.
Nel 1938 Beauvoir conclude la raccolta di racconti Lo spirituale un tempo - dove possiamo leggere tra le righe le vite che furono di Zaza e Simone da giovani. Il libro sarà rifiutato sia da Gallimard che da Grasset e verrà pubblicata solo nel 1979. Nel 1936 torna a Parigi, il suo luogo d’elezione, per insegnare al liceo Molière, Sartre l’anno successivo otterrà l’incarico al liceo Pasteur. Vivranno a Montparnasse nello stesso hotel ma in camere separate e approfitteranno di tutto quanto la città poteva offrire loro: libri, incontri con altri giovani intellettuali, l’opera, il jazz, la pittura, il cinema e la filosofia.
Nel 1938 esce La nausea di Sartre che lo consacrerà scrittore e intellettuale impegnato. La libertà e l’intensità della vita nel decennio 1929-1939, segnata anche dalla guerra di Spagna, vengono strappate dallo scoppio della Seconda guerra mondiale. Sartre e Bost, con cui Simone ha iniziato una relazione che cercheranno di tenere sottotraccia, vengono arruolati il primo nel servizio meteorologico e il secondo mandato subito al fronte. Simone difenderà con forza in ogni situazione la sua ricerca della felicità per cui “riteneva di essere dotata come nessun altro al mondo” e si impegnerà nella scrittura quotidiana di lettere a entrambi. Sono anche gli anni di un diario di guerra che verrà pubblicato nel 1990 e della stesura del suo primo romanzo pubblicato. Nonostante i divieti troverà il modo di andare a trovare i suoi amori al fronte sino a quando Sartre nel 1940 viene fatto prigioniero e recluso in Germania, mentre Bost resterà ferito a maggio dello stesso anno. Parigi è occupata dai nazisti, per continuare a insegnare Simone deve firmare una dichiarazione di non essere “massone” e “ebrea”. Perderà comunque il lavoro nel 1943 a causa della denuncia di una famiglia che la accusa di corruzione di minorenne, per avere avuto una relazione con una giovanissima studentessa. Nel 1941 Sartre viene rimpatriato e il padre di Simone muore. L’inverno freddissimo e la scarsità di risorse spingono i giovani intellettuali e artisti a rifugiarsi nei caffè dove trascorrono la maggior parte del loro tempo. Per scoprire quegli anni si può leggere il racconto in presa diretta della Parigi conquistata dai nazisti nella prima parte di Suite francese di Irène Némirovsky.
Con la pubblicazione de L’invitata è la volta di Simone di essere consacrata nel mondo della letteratura. Nonostante la scarsità della carta, il romanzo venderà ben ventiduemila copie. Nuovi amici entrano nella cerchia: Albert Camus, Michel Leiris, Raymond Queneau, Alberto Giacometti, Pablo Picasso e poi Jean Cocteau che introdurrà Jean Genet. Dopo lo sbarco degli alleati in Normandia nel giugno del 1944, è in agosto che i tedeschi si arrendono e Parigi è di nuovo una città libera.
L’attività letteraria e filosofica della coppia è frenetica, Sartre ha pubblicato nel 1943 L’essere e il nulla, nel 1945 Simone pubblica Il sangue degli altri, i due amanti sono pronti a diventare la coppia regale dell’esistenzialismo parigino che attrarrà in città centinaia e centinaia di giovani seguaci e di semplici curiosi che affollano insieme ai giornalisti a caccia di scandali i caffè e le cave parigine. Nell’ottobre 1945 esce il primo numero della rivista Les Temps Modernes che accoglierà anche scritti di Merleau-Ponty e Lévi-Strauss.
Nel novembre 1946 uscirà il terzo romanzo Tutti gli uomini sono mortali, al contempo una favola filosofica e un racconto fantastico ambientato in Italia tra il XIII e il XX secolo, dove il protagonista Raimondo Fosca beve un elisir e diventa immortale, una trama che non può non evocare l’Orlando di Virginia Woolf. Il 1947 è l’anno della pubblicazione del saggio filosofico Per una morale dell’ambiguità e, soprattutto, della personale scoperta degli Sati Uniti dove Beauvoir si recherà per un giro di conferenze e dove incontrerà un altro degli uomini importanti della sua vita, lo scrittore Nelson Algren. Il “marito” americano non si rassegnerà a essere sempre dietro a Sartre, nonostante Simone nel ricchissimo epistolario gli racconti con grande vivacità la bellezza della vita parigina e l’amore che prova per lui. Il “coccodrillo” americano e la “ranocchia” francese viaggeranno insieme anche in Messico e Guatemala.
Donne non si nasce, lo si diventa - Nel primo biennio di questa relazione Simone finirà le ricerche e scriverà il primo dei libri che la renderà famosa in tutto il mondo e così scandaloso da essere messo all’indice dal Vaticano. La pubblicazione de Il secondo sesso scatenerà reazioni violente sia contro il libro che contro la scrittrice e scandalizzerà la Chiesa, i borghesi e i benpensanti, ma anche molti intellettuali che si scateneranno contro Simone, tra cui Mauriac e Camus che l’accusò di avere ridicolizzato il maschio francese. In Italia il saggio, che racconta la donna e la condizione femminile attraverso la storia, la biologia, la psicoanalisi e l’esperienza vissuta, vedrà la luce solo nel 1961 anche per via di una certa ostilità da parte degli intellettuali di sinistra. Grazie al successo anche economico del libro, Beauvoir deciderà di abbandonare la vita in hotel e di trasferirsi a vivere in un piccolo appartamento dalle parti di Notre-Dame. Qui ospiterà anche Algren che, però, senza avergliene dato nessun segno, la lascerà dicendole che ha deciso di risposare la ex-moglie. Anche Sartre interrompe una sua relazione “americana” nello stesso periodo e le scrive che così potranno iniziare la loro vecchiaia “felici”. Simone non è ancora pronta a lasciarsi alle spalle la vita amorosa - cosa che comunque farà intorno ai cinquant’anni, quando disse di iniziare a vergognarsi del suo corpo - e nel 1952 inizierà la relazione con Claude Lanzamann che ha diciassette anni meno di lei.
I mandarini al Deux Magots - La vita felice di quegli anni trova compimento nel romanzo I Mandarini che le valse il premio Goncourt nel 1954. Ambientato nell’immediato dopo guerra, racconta le vicissitudini di un gruppo di intellettuali di sinistra, mentre la storia e la politica iniziano a mostrare il significato della guerra fredda tra le due super-potenze vincitrici della guerra e la scoperta dei campi di lavoro sovietici. Il libro, dove viene evocata anche la loro relazione, è dedicato a Nelson Algren che mal reagisce alla sua pubblicazione. Negli anni Cinquanta il Castoro matura la decisione di scrivere le proprie memorie di cui usciranno i primi tre volumi tra il 1958 e il 1964: “sono io stessa la materia del mio libro”. Le Memorie di una ragazza perbene coprono il periodo dalla sua nascita al 1929, anno della morte di Zaza e raccontano lo slancio di una vita dedicata all’emancipazione. Il secondo volume L’età forte è dedicato al periodo 1929-1944, cioè dall’inizio della relazione con Sartre sino alla Liberazione ed è a lui dedicato. Il libro “brilla delle fiamme della giovinezza” come ci ricordano Jacque Deguy e Sylvie Le Bon de Beauvoir in un loro conciso ma fondamentale libro dedicato a Simone: “Pagine liriche evocano l’ubriacatura della libertà, lo splendore degli inizi, di tutte le prime volte: il Mediterraneo, le rovine romane, le città della Toscana… altre pagine dicono degli smarrimenti, delle illusioni e degli eccessi e follie della giovinezza, la sua e quella dei numerosi amici e conoscenti”. Il Castoro è consapevole che “è impossibile conoscersi, ma solo raccontarsi”.
L’inizio degli anni Sessanta vede la morte prima di Camus nel 1960 in un incidente automobilistico e poi di Merleau-Ponty nel 1961. Camus era uscito dalle loro vite già nel 1952 dopo la pubblicazione del saggio L’uomo in rivolta, che fu la causa della lite e della rottura definitiva con Sartre per insanabili e incompatibili concezioni dell’uomo e della libertà. La guerra d’Algeria, combattuta tra indipendentisti algerini ed esercito francese, si concluderà nel 1962 con la dichiarazione d’indipendenza. Per via delle loro posizioni politiche in merito, Sartre e Beauvoir saranno costretti ad allontanarsi dai rispettivi appartamenti che verranno saccheggiati e in parte distrutti. L’impegno politico della coppia non viene meno e i due si recheranno di nuovo in Unione Sovietica, viaggi che continueranno sino al 1966.
La forza delle cose, terzo volume delle memorie che copre il periodo 1944-1962, esce nel 1963. La prima parte è dedicata agli anni della Liberazione sino al 1952, mentre la seconda racconta soprattutto della relazione con Lanzamann, dei loro viaggi e di quelli con Sartre, per arrivare sino alla fine della guerra d’Algeria. “L’invasione definitiva e crescente della forza delle cose nella storia personale è definitiva… così come il tempo che passa e l’accompagna nell’ingresso alla terza età”.
Nel 1964 Simone pubblica anche Una morte dolcissima, un racconto dedicato all’agonia di sua madre e ai giorni trascorsi al suo capezzale sino alla sua morte. Anche questo scritto è un grido di rivolta contro la morte e, paradossalmente, riporta in vita la donna giovane e bella che sua madre è stata e il loro rapporto madre-figlia. Altri due prove narrative escono negli anni Sessanta: Le belle immagini nel 1966 e Una donna spezzata nel 1968. Con Sartre sarà coinvolta in prima persona nelle lotte operaie e studentesche e insieme continueranno i viaggi a sfondo politico in Egitto, Giappone, Paesi Scandinavi, Israele. Nel giugno 1970 la coppia viene arrestata mentre sta distribuendo il periodico La cause du peuple, organo della Sinistra proletaria, una formazione maoista che verrà sciolta dal governo.
Ci si sente giovani in un corpo vecchio - Beauvoir ha dedicato in quegli anni le sue ricerche al nuovo saggio La terza età dove si interroga sul senso dell’invecchiare a livello personale e sociale. Come sempre denuncia l’ipocrisia, le menzogne, i miti e i silenzi che circondano la fase ultima della vita umana con la medesima forza e lucidità con cui scrisse Il secondo sesso. “Invecchiare è una tragedia più per gli operai che per i professori, più per le donne che per gli uomini”. È al capitalismo che la pensatrice imputa questa tragedia, il capitalismo che tratta le persone come materiale di scarto quando invecchiano. Oltre che denunciare il significato della vecchiaia, Simone entra in contatto con i movimenti femministi e si dedica con uno sguardo diverso ai problemi delle donne.
In un libro di interviste rilasciate ad Alice Schwarzer tra il 1972 e il 1982 - purtroppo mai tradotto in italiano - Simone riconosce che fino a un certo punto della propria esistenza aveva erroneamente creduto che la questione femminile si sarebbe magicamente risolta grazie alla vittoria del socialismo, ma poi comprende che “la lotta di classe non emanciperà le donne”. Il movimento femminista francese si rafforzerà nel biennio 1970-1971 sino alla famosa manifestazione dell’11 novembre indetta per rivendicare il diritto di aborto. Simone scende di nuovo in piazza e firmerà nell’aprile del 1971 anche il Manifesto dove 343 donne si autodenunceranno per avere abortito. La definitiva svolta femminista di Beauvoir avverrà con una famosa intervista del 1972 apparsa sul settimanale le Nouvel Observateur. “Sono femminista”, questa semplice dichiarazione sarà il preludio a un attacco contro tutti i partiti politici, sia socialisti che capitalisti. Anche la riscoperta del mito della maternità e della natura 'femminile' che contraddistingue le donne. “Agli uomini non viene mai chiesto se non si sentono meno uomini per non essere diventati padri”. La posizione di Simone è radicale e scandalosa come sempre: sostiene che la maternità non deve essere l’obiettivo principale della vita di una donna. Che la possibilità biologica di diventare madre non dovrebbe significare il dovere sociale di allevare i bambini. Che la maternità non è, in sé e per sé, un atto creativo. Che nelle condizioni di vita attuali, la maternità è una delle forme di schiavitù cui le donne sono condannate. Per questi motivi bisogna contestare l’ideologia della maternità e la divisione del lavoro domestico tra donne e uomini. In nome dell’amore romantico, altra costruzione sociale, le donne si lasciano sfruttare. Più di mezzo secolo è passato dalle sue affermazioni, ma possiamo sostenere che la condizione femminile è cambiata molto poco per la maggior parte delle donne e dobbiamo constatare, con amarezza, che donne in posizioni apicali nelle aziende e in politica, non significano che il patriarcato sia stato sconfitto, che le relazioni tra uomini e donne siano davvero cambiate. La radicalità delle sue idee e posizioni politiche non significava, però, che lei volesse rifiutare gli uomini in generale, il cambiamento, individuale e sociale, doveva investire sia donne che uomini. A partire dalla sua stessa vita, Simone sapeva che la collaborazione e il sostegno reciproco erano possibili, anche se riconosceva di essere stata molto fortunata, soprattutto per essere sfuggita alle servitù femminili della maternità e del lavoro domestico e incita in queste interviste le donne a lavorare e a rifiutare il matrimonio. Ma non la vita di coppia, quella avuta con Sartre, una vita che non è stata di influenza reciproca ma di “una pura specie di osmosi” tra due esseri umani.
La cerimonia degli addii - Sartre stava morendo. Aveva afferrato il polso di Simone de Beauvoir e, senza aprire gli occhi, le aveva detto: “Vi amo molto mio piccolo Castoro (…)”, aveva teso le labbra che lei aveva baciato. Poi si era addormentato. Immobile, lo aveva guardato intensamente, per lunghe, interminabili ore. Sartre morì alle 9 di sera. “Volevo distendermi accanto a lui, sotto il lenzuolo. Ma un’infermiera mi ha afferrata: “ No... è pericoloso... la cancrena”. “Ho capito allora la vera natura della necrosi diffusa nella sua epidermide mi sono sdraiata accanto a lui, sopra il lenzuolo e ho dormito, un breve sonno greve. Alle 5 sono giunti alcuni infermieri. Hanno disteso con cura un lenzuolo sul corpo di Sartre e l’hanno portato via. Era il 15 Aprile 1980”.
Tre giorni dopo una folla immensa lo accompagnò al cimitero. Circa 50 mila persone si accalcavano per assistere alle esequie. Amici, ammiratori, curiosi, giornalisti invadevano il cimitero di Montparnasse: alcuni si arrampicavano sui monumenti funebri... uno sconosciuto cadde all’improvviso da un albero sulla bara di Sartre. Simone viene fotografata seduta sul ciglio della fossa lo sguardo perso, il viso una maschera di dolore. A vent’anni scriveva: “Sapevo che non sarebbe mai uscito dalla mia vita” e cinquantuno anni dopo, nello struggente e al contempo spietato ultimo volume delle memorie, La cerimonia degli addii, pubblicato nel 1981, che così inizia: “È questo il primo dei miei libri - e probabilmente l’unico - che voi non avrete letto prima che venisse dato alle stampe. Vi è interamente dedicato, e non vi tocca”.
E si chiude con:
Ci separa la sua morte. La mia morte non ci riunirà. Così è; ed è già bello che le nostre vite abbiano potuto tanto a lungo procedere all’unisono.
AA.VV. Les Temps Modernes. La transmission Beauvoir, 2008 E. Badinter – J. Savigneau – S. Le Bon de Beauvoir e alt., Simone de Beauvoir, les clefs de la liberté, Editions de l’Aube, 2019
D. Bair, Simone De Beauvoir, Fayard, 1991
S. Bakewell, Al caffè degli esistenzialisti. Libertà, Essere e Cocktail, Fazi, 2016
G. Bonal - M. Ribowska, Simone De Beauvoir, Seuil, 2001
S. Carquain, Trois filles et leur mères. Duras, Beauvoir, Colette, Charleston, 2014
J. Deguy et S. Le Bon de Beauvoir, Simone de Beauvoir. Ecrire la liberté, Gallimard 2008
F. d’Eaubonne, Une femme nommée Castor. Mon amie Simone de Beauvoir, L’Harmattan, 1986
I. Frain, Beauvoir in Love, Mondadori, 2014
C. Francis e F. Gontier, Les écrits de Simone de Beauvoir. La vie - L’écriture, Gallimard, 1979
C. Francis e F. Gontier, Simone de Beauvoir, (Librairie Perrin 1985) Bompiani, 1986
K. Fullbrook - E. Fullbrook, Simone de Beauvoir and Jean-Paul Sartre. The Remaking of a Twentieth-Century Legend, Harvester Wheatsheaf, 1993
I. Galster, Beauvoir dans tous ses états, Editions Tallandier, 2007
F. Jeanson, Simone de Beauvoir ou l’entreprise de vivre¸ Editions du Seuil, 1966
L. Gagnebin, Simone de Beauvoir ou le refus de l’indifférence (préface de S. de Beauvoir), Editions Fischbacher, 1968
J. Kristeva, Simone de Beauvoir. La rivoluzione del femminile, Donzelli 2018
B. Lamblin, Mémoires d’une jeune fille dèrangée, Balland, 1993
S. Le Bon de Beauvoir, Album Simone de Beauvoir, Gallimard, 2018
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M. Le Doeuff, Simone de Beauvoir. La biografia di una vita e di un pensiero (E. du Seuil 1989), Christian Marinotti, 2013
A. Madsen, Una vita in comune, Milano, Dall’Oglio, 1977
Scritti di Simone de Beauvoir
Romanzi
L'invitata (L'Invitée, 1943), Mondadori, 1980
Il sangue degli altri (Le Sang des autres, 1945), Mondadori, 1985
Tutti gli uomini sono mortali (Tous les hommes sont mortels, 1946), Mondadori, 1949
I mandarini (Les Mandarins, 1954), trad. F. Lucentini, Einaudi, Torino, 1955 e 1979
Le belle immagini (Les Belles Images, 1966), Einaudi, 1968
Malinteso a Mosca (Malentendu à Moscou, 2013), Ponte alle Grazie, 2014
Le inseparabili, (Les Inséparables, 2020), Ponte alle Grazie, 2020
Racconti
Una donna spezzata (La Femme rompue, 1967), Einaudi, 1969
Lo spirituale un tempo (Quand prime le spirituel, 1979), Einaudi, 1980
Saggi
Per una morale dell'ambiguità (Pour une morale de l'ambiguïté, 1947), Garzanti, 1975.
L’America giorno per giorno (L’Amérique au jour le jour, 1948), Feltrinelli, 1955
L'Existentialisme et la Sagesse des nations (1948)
Il secondo sesso (Le Deuxième Sexe, 1949), Il Saggiatore, Milano, 1961-1979-2008 (con la prefazione di J. Kristeva e la postfazione di L. Rampello)
S. de Beauvoir - G. Halimi, Djamila Boupacha, 1962
Bruciare Sade? (Faut-il brûler Sade? 1955), Lucarini, 1989
La lunga marcia (La Longue Marche, 1957), Mondadori, 2006
La terza età (La Vieillesse, 1970), Einaudi, 1971
Quando tutte le donne del mondo..., a cura di C. Francis e F. Gontier, Einaudi, 1982
La donna e la creatività, (a cura di T. Villani) Mimesis, 2001
Sulla liberazione della donna, E/O, 2019.
La femminilità, una trappola. Scritti inediti 1927-1982, L'Orma editore, 2021
Memorie
Memorie d’una ragazza perbene (Mémoires d'une jeune fille rangée, 1958), Einaudi, 1960
L’età forte (La Force de l'âge, 1960), Einaudi, 1961
La forza delle cose (La Force des choses, 1963), Einaudi, 1966
Una morte dolcissima (Une mort très douce, 1964), Einaudi, 1966
A conti fatti (Tout compte fait, 1972), Einaudi, 1973
La cerimonia degli addii; seguita da Conversazioni con Jean-Paul Sartre, (La cérémonie des adieux suivi de entretiens avec Jean-Paul Sartre, 1981), Einaudi, 1983
Mémoires: tome 1, Bibliotèque de la Pléiade, 2018
Mémoires: tome 2, Bibliotèque de la Pléiade, 2018
Teatro
Le bocche inutili (Les bouches inutiles, 1945), Le Lettere, Firenze, 2009
Epistolari
Lettres à Sartre, tome I: 1930-1939, Gallimard, 1990
Lettres à Sartre, tome II: 1940-1963, Gallimard, 1990
Lettres à Nelson Algren, traduction de l'anglais par S. Le Bon, Gallimard, 1997
Correspondance croisée avec Jacques-Laurent Bost, Gallimard, 2004
Lettres d’amitié avec Elisabeth Lacoin e Maurice Merleau-Ponty, 1920-1959, Gallimard 2022
Diari
Journal de guerre, septembre 1939 - janvier 1941, Gallimard 1990
Cahiers de jeunesse, 1926-1930, Gallimard, 2008
Voce pubblicata nel: 2024